Nei Dintorni di Djokovic a Parigi: non è più uno Slam per donne

Nei dintorni di Djokovic

Nei Dintorni di Djokovic a Parigi: non è più uno Slam per donne

Se nel maschile Cilic e Djokovic approdano agli ottavi, spicca il flop femminile. Nessuna donna al terzo turno nello Slam vinto per 6 volte da tenniste dei paesi dell’ex Jugoslavia

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Questa volta l’analisi dello Slam di tennisti e tenniste provenienti dai paesi dell’ex Jugoslavia la facciamo direttamente sul posto, dalla sala stampa del Roland Garros. Buono il numero complessivo degli ammessi ai due tabelloni di singolare: quindici, nove uomini e sei donne, uno in più rispetto allo scorso. Buoni anche i risultati in campo maschile, con quattro giocatori arrivati al terzo turno e poi due agli ottavi. Non si può purtroppo dire altrettanto a livello femminile, dove c’è stata una vera débâcle, come direbbero da queste parti, dato che nessuna giocatrice è arrivata al terzo turno. E che sia accaduto nello Slam che storicamente ha dato le grandi soddisfazioni al tennis femminile di quelle zone – dalla vittoria di Mima Jausovec nel 1976, passando per il tris di Monika Seles dal 1990 al 1992, il successo a sorpresa di Iva Majoli nel 1997 ed infine il trionfo di Ana Ivanovic esattamente dieci anni fa – è un dato che evidenzia il momento un po’ così del tennis in gonnella ad est di Trieste. Ma vediamo com’è andata nel dettaglio la prima settimana parigina per i rappresentanti sloveni, croati, serbi e bosniaci.

SINGOLARE FEMMINILE

Tra le donne la compagine balcanica si assottiglia drasticamente già all’esordio. Fuori l’unica serba, Aleksandra Krunic, da cui ci si aspettava qualcosina di più di una sconfitta per 6-3 6-4 contro la cinese Peng che arrivava a Parigi dopo due eliminazioni al primo turno, a Madrid e Roma. Out anche le due slovene Polona Hercog e Dalila Jakupovic. Polona è rientrata da un mese e mezzo dopo l’ennesimo stop per problemi fisici e Pavlyuchenkova si è rivelato un ostacolo troppo duro in questo momento, mentre la 27enne di Jesenice probabilmente era già soddisfatta di aver fatto il suo esordio – da lucky loser – in un tabellone Slam ed ha perso in due set contro la qualificata spagnola Garcia Perez. Eliminata anche Ana Konjuh, spazzata via (6-1 6-0) da Suarez Navarro, ma ricordiamo che per la giovanissima dalmata era ferma il primo match a gennaio, dopo il nuovo stop per il terzo intervento al gomito destro.

Le ultime due rappresentanti croate venivano eliminate al turno successivo. Donna Vekic, che aveva vinto un buon match contro Bondarenko, aveva chiaramente un compito difficile contro Maria Sharapova. Sconfitta onorevole (7-5 6-4), che però ha evidenziato una volta di più i limiti della 21enne croata, specie a livello di mobilità laterale. Non è praticamente scesa in campo la n. 35 del mondo Petra Martic, che subisce un doppio 6-1 da una giocatrice ampiamente alla sua portata come la cinese Quiang Wang. n. 85 WTA. “Giornate così capitano. Il fatto è che in genere capitano in allenamento. Dispiace che sia successo al Roland Garros” ha dichiarato una Petra visibilmente infastidita per la sua (non) prestazione al termine del match, anche perché la sconfitta rischia di costarle l’uscita dalle top 50.

SINGOLARE MASCHILE

Toccata e fuga per quattro. Al primo turno hanno infatti salutato subito la compagnia il veterano croato Ivo Karlovic, che a 39 anni arriva ancora a giocarsi molto spesso le sue chances al tie break ma comincia a perderne un po’ troppi (degli ultimi venti ne ha vinti solo cinque). Così è accaduto anche a Parigi, dove ha perso entrambi quelli giocati contro il giovane francese Moutet. Ne perde due su due anche Laslo Djere che si arrende in quattro set all’esperto Martin Klizan. E un tie break lo perde anche Mirza Basic, sprecando l’occasione di passare nuovamente un turno in uno Slam, come a Melbourne nel 2016, perdendo una partita abbordabile contro il qualificato ceco Pavlasek. Senza rimpianti la sconfitta dello sloveno Aljaz Bedene, che contro lo specialista del rosso Pablo Cuevas racimola appena nove games. Al secondo turno fa i bagagli Dusan Lajovic, che lascia però il Roland Garros tra gli applausi del pubblico dopo aver costretto al quinto set Sasha Zverev e aver strappato applausi con il suo tennis d’altri tempi. L’allievo di Josè Perlas si era anche trovato in vantaggio due set a uno prima di calare fisicamente e subire il ritorno del tedesco negli ultimi due parziali.

Al terzo turno chi sfiora l’impresa è Damir Dzumhur, anche lui contro Zverev. Il bosniaco contro il n. 3 del mondo arriva a a servire per il match nel quarto set e addirittura al match point nel quinto, prima di arrendersi 7-5, probabilmente più alla paura di vincere che al suo avversario. Bocciato invece senza appello Borna Coric alla prova Schwartzman, match che doveva far capire se l’allievo di Piatti era pronto per quel salto di qualità che i buoni risultati degli ultimi mesi sembravano far presupporre. La sconfitta in tre set, in un match mai in discussione, dice invece che a Bordighera c’è ancora un bel po’ di lavoro da fare per far diventare il 21enne zagabrese quel giocatore aggressivo da fondo che vorrebbe e dovrebbe essere.

Approdano perciò agli ottavi solo i grandi nomi, cioè Marin Cilic e Novak Djokovic, entrambi apparsi in crescita con l’andare dei match. Il n. 3 del mondo nei primi due turni non aveva infatti convinto, perdendo addirittura un set nel secondo contro il qualificato polacco Hurkacz. Invece contro Steve Johnson è stato protagonista di un match convincente, chiuso in tre rapidi set (1h34’) senza concedere nenche una palla break al 28enne statunitense. E diventare così il giocatore croato che ha raggiunto il maggior numero di volte gli ottavi di finale nei tornei del Grande Slam: venti, una in più del suo ex coach Goran Ivanisevic. Idem Djokovic, che anche se proprio nei sedicesimi ha rischiato di ritrovarsi sotto due set a uno contro Baustista Agut, ha fatto rivedere a tratti l’intensità di gioco dei bei tempi. Ora i due sono attesi rispettivamente da Fabio Fognini e Fernando Verdasco, obiettivamente una buona opportunità per entrambi di tornare nei quarti di finale a Porte d’Auteuil un anno dopo. Ma anche due partite da prendere con le molle, contro due avversari capaci di tutto e del contrario di tutto.

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