Wimbledon: Williams contro Kerber, attacco contro difesa

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Wimbledon: Williams contro Kerber, attacco contro difesa

La finale di Wimbledon ripropone un confronto che ha caratterizzato gli Slam nel 2016. Cosa è cambiato da allora?

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Serena Williams contro Angelique Kerber è un confronto che si è giocato otto volte in passato, e non credo possa offrire particolari sorprese. Si fronteggiano due tenniste sopra i 30 anni molto esperte, che conoscono alla perfezione il circuito, le più forti avversarie, le loro caratteristiche, e anche se stesse. E forse quest’ultimo aspetto non è poi così scontato: chi ha poca esperienza non è detto che possa essere certa di come si troverà a reagire di fronte a un impegno di questa importanza. Ma, naturalmente non è il caso di Serena e Angelique. Rispetto al passato sarà quindi una questione di sfumature e di condizioni di forma. Cominciamo con i precedenti:

Williams 6-3 7-5 US Open 2007 (hard)
Kerber 6-4 6-4 Cincinnati 2012 (hard)
Williams 6-4 6-1 Masters 2012 (hard indoor)
Williams 6-3 6-1 Masters 2013 (hard indoor)
Williams 6-2 6-2 Miami 2014 (hard)
Williams 7-6(1) 6-3 Stanford 2014 (hard)
Kerber 6-4 3-6 6-4 Australian Open 2016 (hard)
Williams 7-5 6-3 Wimbledon 2016 (grass)

Dunque Williams è in vantaggio 6-2. In realtà Serena è più o meno in vantaggio con tutte le tenniste, e quindi non è una grande notizia. Lo è quasi il dato contrario, e cioè che Kerber sia riuscita a vincere due confronti. Il primo, a Cincinnati, se non ricordo male fu vinto contro una Williams distratta e con poca voglia di giocare: non credo sia molto importante. Tutt’altra cosa la vittoria di Melbourne, nella finale degli Australian Open 2016 che fu davvero un gran match, deciso in volata da una Kerber in grandissima forma e con Serena che regalò alcuni punti pesanti con errori a rete.

QUI c’è il link all’articolo dedicato a quel match. Un match che si potrebbe definire storico, perché rappresentava il primo successo in uno Slam di una giocatrice di impronta difensiva dopo molti anni. Allora non lo si poteva sapere, ma la vittoria in Australia di Angelique sarebbe stata l’ouverture di una stagione per lei fenomenale. In quello straordinario 2016, in un solo anno Kerber mise assieme risultati sufficienti a dare valore a una intera carriera: vittoria agli Australian Open, vittoria agli US Open, finale a Wimbledon, medaglia d’argento alle Olimpiadi e numero uno del mondo della classifica WTA.

Poi nel 2017 Angelique ha vissuto un anno difficile; e così mentre Serena si assentava per maternità, Kerber “si assentava” forse per appagamento, o per la difficoltà a ripetersi su standard massimi per due anni consecutivi. Ora nel 2018 le loro strade tornano a incrociarsi per un nuovo match di importanza assoluta, che replica la stessa finale di Wimbledon di due anni fa (QUI il link dell’articolo di allora). Inutile dire che proprio il precedente londinese è il più interessante sul piano tecnico perché disputato sulla stessa superficie e sullo stesso campo del prossimo match.
Allora, malgrado la fresca sconfitta di Melbourne, Serena riuscì a prevalere in due set, dimostrando di essere migliorata nella lettura delle intenzioni di gioco della sua avversaria. Dalla partita australiana aveva appreso la lezione sulle direzioni preferite di Kerber nei passanti. Il risultato fu per Serena un rendimento di volo molto più efficace, di maggiore precisione e accuratezza.

Questa è dunque la terza finale Slam che Serena e Angelique affrontano insieme. Tre finali Slam non sono poche: un dato che nobilita il confronto. Per la finale 2018 credo che la prima difficoltà interpretativa sia capire il livello raggiunto da Serena dopo il suo rientro. A me sembra sulla buona strada, ma è difficile dire se basterà: sicuramente è enormemente progredita rispetto a Indian Wells e Miami. Ma già al Roland Garros  a mio avviso qualcosa di buono si era visto, in particolare nel match contro Ashleigh Barty. E da allora Serena è migliorata ancora. Kerber potrebbe rappresentare un ulteriore “step”, che forse nemmeno Serena sa se sarà in grado di raggiungere o magari anche di scavalcare.

Questo è il cammino delle due giocatrici a Wimbledon. Kerber ha sofferto e perfino un po’ rischiato al secondo turno contro la qualificata Liu (la vincitrice di Wimbledon junior 2017):

Kerber d. Zvonareva 7-5, 6-3
Kerber d. Liu 3-6, 6-2, 6-4
Kerber d. Osaka 6-2, 6-4
Kerber d. Bencic 6-3, 7-6(5)
Kerber d. Kasatkina 6-3, 7-5
Kerber d. Ostapenko 6-3, 6-3

Williams invece un set lo ha perso contro Camila Giorgi:

Williams d. Rus 7-5, 6-3
Williams d. Tomova 6-1, 6-4
Williams d. Mladenovic 7-5, 7-6(2)
Williams d. Rodina 6-2, 6-2
Williams d. Giorgi 3-6, 6-3, 6-4
Williams d. Goerges 6-2, 6-4

Abbiamo anche le statistiche dettagliate sul loro torneo. Fra i tanti numeri, per quanto riguarda Serena penso vadano sottolineati innanzitutto i pochissimi errori non forzati negli ultimi match (solo 9 in tre set contro Giorgi e 7 contro Goerges). Valori che secondo me ci dicono che Serena è tornata a essere  tecnicamente “centrata”, altrimenti i gratuiti sarebbero sicuramente di più.

Recuperata la qualità tecnica, a Serena rimangono ancora spazi di crescita negli aspetti fisici, in particolare nella mobilità. Vale a dire nell’efficacia nel colpire in corsa e anche negli spostamenti nella fase del gioco di contenimento. Fase che spesso veniva sottovalutata in passato quando si parlava di Serena, ma che invece lei era in grado di attuare quando i punti diventavano davvero importanti. In occasione dei quindici che potevano fare la differenza, Williams arrivava sempre a difendere piuttosto bene. Ora quelle doti non le ha del tutto recuperate, anche se in semifinale contro Goerges alcuni progressi si sono cominciati a vedere.
Ma forse le incognite non sono solo dalla parte di Serena. Personalmente non sono così sicuro che Angelique sia allo stesso livello del 2016. O almeno: forse non ha ancora avuto bisogno di dimostrarlo.

Per quanto riguarda gli aspetti tattici, infine, credo ci sia poco da scoprire. Evidentemente molto della partita dipenderà dai colpi di inizio gioco, in cui le due giocatrici stanno agli opposti: Serena è in cima alle classifiche del servizio, ma Kerber comanda quelle della risposta.
Williams è prima
per il numero di game vinti al servizio (89%), per le prime non ritornate dalle avversarie (50%), per i punti vinti con la prima (80%) ed è seconda per numero di ace (44, dietro i 47 di Goerges).

Kerber però è prima per numero di risposte in campo (88%) ed è al 47% per i game di risposta vinti, che sull’erba è un valore di tutto rispetto. Insomma, se si voleva capire a che punto sta Serena contro una avversaria dalle doti difensive superiori, questa finale ci toglierà molti dubbi. Lo dico perché finora Williams non ha incontrato una grande “retriever”. Nei turni più probanti ha affrontato Giorgi e Goerges, che non sono certo due tenniste che fanno della difesa la loro miglior dote. Altro elemento interessante: scoprire come servirà Kerber, perchè nei game con Serena alla risposta la qualità del servizio potrebbe fare la differenza per Angelique, cioè ritrovarsi a poter prendere in mano l’iniziativa, o invece subire sin dal primo colpo avversario.

Aggiungo infine un ultimo aspetto che è stato poco considerato, anche comprensibilmente. Tutti presi come siamo stati nel vedere come serviva Serena, come rispondeva e come si muoveva durante lo scambio, ci siamo forse dimenticati che in questo torneo Williams ha preso pochissimo la rete: il movimento sulla verticale è stato raro, tanto che nelle classifiche del torneo è appena al 44mo posto per colpi di volo effettuati. In sei partite ha eseguito appena 15 colpi di volo. E visto che ha giocato 13 set, la media è facile: praticamente un colpo di volo a set. Eppure una giocatrice con il suo servizio a volte quasi naturalmente si ritrova spinta in avanti. In questo torneo, però, quasi non è accaduto.
Eppure i colpi di volo più o meno ben giocati da Serena avevano fatto la differenza nelle due finali del 2016: a favore di Kerber a Melbourne, a favore di Williams a Londra. Vedremo se torneranno ad essere un fattore importante anche nel 2018 o no.

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