Caruana: "Milano punto di partenza, sarà dura giocare i tornei minori"

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Caruana: “Milano punto di partenza, sarà dura giocare i tornei minori”

L’azzurro, battuto nettamente da De Minaur, è alle prese con un contesto complicato per il suo livello di 622 del mondo. “Non mi riusciva nulla”. Il padre allenatore guarda al futuro

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L’effetto Quinzi non si è replicato, almeno per ora. L’alchimia che alle Next Gen ATP Finals, un anno fa, portò l’azzurro da 294 ATP a giocarsela alla pari (pur perdendo) con avversari molto più quotati non ha ancora coinvolto Liam Caruana. L’azzurro, oggi 622 del mondo con un solo match ATP in curriculum, ha fatto fatica a rimanere in partita contro Alex De Minaur che gli è avanti di gran lunga (31 del ranking), sotto ogni punto di vista. Chiaramente, la distanza di livello che separa Caruana dai suoi coetanei serve a fare la tara della prestazione. Il livello delle Finals di Rho non sarà stratosferico, specie senza Zverev e Shapovalov, ma è comunque molto alto per chi è di casa nei circuiti minori.

Ci tenevo a far bene – le parole di Liam diffuse dalla FIT – ma oggi non mi riusciva proprio nulla. Sapevo di dover essere aggressivo con uno come lui, e avrei dovuto commettere pochi errori per rimanere nel match. Invece è accaduto il contrario e mi dispiace. In queste occasioni non si ha molta voglia di parlare“. C’è però anche la giusta consapevolezza di dover trarre il meglio dall’occasione, navigando di solito le acque basse dei Futures e dei Challenger. “Ci tengo a continuare nel migliore dei modi la mia avventura qui a Milano. Proverò a trasformare la delusione in energia per i prossimi due incontri del girone“, la promessa in vista della seconda sfida che lo vedrà opposto a Taylor Fritz.

La Gazzetta dello Sport ha raccolto anche il punto di vista di papà Max, che è uno dei coach del ventenne che si divide per gli allenamenti tra il Texas, l’Argentina e Tirrenia. “Con la sua classifica il calendario è per forza compresso – analizza – e fare base in due continenti gli ha sottratto energie, facendolo scivolare all’indietro dopo aver raggiunto il 375 del ranking. Ma non serve a nulla piangersi addosso, oggi il giocatore di livello deve essere forte soprattutto fuori dal campo, gestendo i viaggi e le situazioni complicate da solo“.

Ciò che interessa di più, al netto della settimana milanese, è capire le prospettive: “Non sappiamo ancora a quali tornei parteciperemo a gennaio“, spiega il genitore che a sei anni lo portò negli USA per farlo vivere insieme ai figli di un precedente matrimonio. “Dopo la bella soddisfazione di qualificarsi qui a Milano, dovrà ributtarsi nel circuito minore e non sarà facile passare dalle Finals al torneino in Grecia senza vitto e alloggio. In qualche partita quest’anno – conclude – Liam è stato alla pari contro avversari top 100, l’obiettivo è dare continuità a quel livello riuscendo a vincere anche quando si gioca male“.

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