Regali di Natale: i 12 + 12 punti memorabili del 2018 WTA - Pagina 5 di 5

Al femminile

Regali di Natale: i 12 + 12 punti memorabili del 2018 WTA

Due dozzine di punti speciali, selezionati tra i migliori giocati nel 2018: la stagione che ha visto l’uscita di scena della “regina” degli Hot Shots, Agnieszka Radwanska

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Agnieszka Radwanska
 

6. Caroline Wozniacki e Angelique Kerber
(Eastbourne SF, Wozniacki def. Kerber 2-6, 7-6(4), 6-4)
Come salvare un match point in una situazione di punteggio quasi compromessa, risalire la corrente sino a vincere il match e poi finire anche per aggiudicarsi il torneo. Questa la storia di Wozniacki a Eastbourne. E il modo con cui salva il match point è davvero senza paura, al limite dell’incoscienza: spingendo sia di rovescio (cosa per Caroline del tutto naturale) ma anche di dritto (e questa è davvero una sorpresa). E proprio di dritto arriva il vincente decisivo. Guardate dove atterra l’ultima palla.

5. Petra Kvitova e Jelena Ostapenko
(San Pietroburgo QF, Kvitova def. Ostapenko 6-0, 6-2)
Una di quelle giornate in cui Kvitova scende in campo in modalità “terminator”, e non lascia scampo alle avversarie. La cosa particolarmente interessante è che qui non fa sfoggio di vincenti da fondo, ma ci offre una dimostrazione di copertura della rete: cinque volèe consecutive; di grande difficoltà soprattutto quelle basse, sotto il livello del nastro.
QUI IL VIDEO

4. Angelique Kerber e Simona Halep
(Australian Open SF, Halep def. Kerber 6-3, 4-6, 9-7)
Punto memorabile di una partita memorabile, con un terzo set pieno di rovesciamenti di fronte e di scambi durissimi. Questo scambio è stato scelto come il migliore dal sito degli Australian Open, credo a ragione: un mix di difesa e attacco, tanto duro quanto esaltante. Terzo set, sul 5-3 Halep sta servendo per il match, ma Angelique non ha affatto intenzione di arrendersi e si sta giocando una palla break. Per chi non lo ricorda, mi sembra giusto non anticipare lo svolgimento.

3. Caroline Wozniacki e Simona Halep
(Australian Open Fin., Wozniacki def. Halep 7-6(2), 3-6, 6-4)
Il punto-copertina della finale di Melbourne. Una partita non sempre di qualità massima, ma con un finale testa a testa, nel quale ogni palla poteva essere determinante. E la svolta definitiva avviene proprio su questo scambio, in cui si rivela decisivo un rovescio strettissimo di Wozniacki che ribalta improvvisamente l’inerzia del gioco. Forse in questa selezione ci sono diversi punti tecnicamente migliori, ma sul piano mentale questo ha un peso specifico speciale: è lo scambio che ha deciso uno Slam.

2. Naomi Osaka e Serena Williams
(US Open Fin., Osaka def. Williams 6-2, 6-4)
A proposito di finali Slam e di scambi dal peso specifico difficilmente paragonabile a un normale match del Tour WTA: eccoci a a Flushing Meadows. Se a Melbourne si fronteggiavano due numeri uno nel gioco di contenimento, a New York si misurano due delle giocatrici più potenti in attività. Non può che uscirne un confronto da “power tennis”. E questo scambio rappresenta, secondo me, il vertice di tutto il match.
Uno scambio di intensità massima, in cui c’è sì tanta potenza, ma non solo; perché come diceva la pubblicità “la potenza è nulla senza controllo”. E qui sia Serena che Naomi ci offrono un saggio di pesantezza di palla unita alla grande attenzione esecutiva e alla articolazione geometrica. Insomma: “Power Tennis” nel senso migliore della definizione.

1. Agnieszka Radwanska e Hsieh Su-Wei
(Australian Open R32, Hsieh def. Radwanska 6-2, 7-5)
Avete presente il “power tennis” della posizione numero 2? Ecco, questo punto è l’opposto. Due tenniste poco potenti, che costruiscono lo scambio affidandosi quasi esclusivamente al piazzamento e alla precisione. Un gioco di tocco e di misura, un tennis di cui Radwanska e Hsieh, pur con tutte le loro differenze, sono maestre.
Non so se questo punto sia in assoluto il migliore del 2018, ma ugualmente non ho mai avuto dubbi sulla sua posizione di vertice. Perché questo è il mio modo di salutare l’uscita di scena della “regina” degli Hot Shots, Agnieszka Radwanska, che ha deciso di appendere la racchetta al chiodo alla fine del 2018. Peccato: ma quando il fisico reclama lo stop, è difficile fare scelte differenti. In ogni caso Aga, anche in un momento di condizione approssimativa, era ugualmente capace di cose del genere:

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