Marin Cilic: “Voglio ancora uno Slam. E sogno sempre il numero 1”

Interviste

Marin Cilic: “Voglio ancora uno Slam. E sogno sempre il numero 1”

Marin rivela i motivi della debacle australiana: “Problemi al ginocchio, stavo per ritirarmi”. E dice la sua su chi tra i Big Three vincerà più Slam: “Non ne ho idea, però Djokovic è lanciatissimo”

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Marin Cilic - Australian Open 2019 (foto @Sport Vision, Chryslène Caillaud)
 

Un Australian Open da dimenticare quello di quest’anno per Marin Cilic, dato che il finalista 2018 ha dovuto salutare Melbourne anzitempo, sconfitto da Bautista Agut negli ottavi di finale. Rientrato in patria, il n. 10 del mondo ha ripreso la preparazione a Zagabria e proprio prima di un allenamento è stato intervistato in esclusiva dal giornale croato Sportske Novosti, di cui riportiamo un’ampia traduzione. Nella capitale croata Cilic sta anche effettuando delle terapie per cercare di risolvere l’infortunio al ginocchio che lo tormenta da diversi mesi, una delle cause che non gli hanno permesso di esprimersi al meglio in Australia e che lo ha costretto anche a rinunciare al torneo di Rotterdam un paio di settimane fa.

L’inizio della stagione è stato pregiudicato da un problema al ginocchio. Cos’è accaduto esattamente?
Il ginocchio si è leggermente infiammato. Si tratta dello stesso ginocchio che mi ha fatto male alla fine della scorsa stagione. Avevo fatto delle sessioni di radioterapia, ma evidentemente non a sufficienza per prevenire il nuovo infortunio. Ho iniziato a sentire fastidio durante il secondo match a Melbourne, e dopo i cinque set giocati con Verdasco nel match successivo con Bautista ho veramente avuto problemi. Avevo anche pensato di ritirarmi quando si è messa male (era sotto due set a zero, ndr), perché non vedevo la possibilità di vincere e avrei solo potuto peggiorare l’infortunio.

Alla fine però non lo ha fatto. Forse anche perché non si è mai ritirato nel corso di una partita…
Sì, non l’ho fatto. No, non avevo pensato a questo, ma so che è una caso molto raro. Forse c’è solo Federer che anche non si è mai ritirato a match iniziato. Io sono fatto così: se gioco, allora cerco di dare tutto quello che ho. Anche se in qualche occasione avrei dovuto ritirami… Non so, forse l’orgoglio ha avuto il sopravvento.

Fa riferimento alla finale di Wimbledon 2017?
In realtà più alla semifinale contro Djokovic allo US Open 2015, dove ho raccolto solo tre game. Negli ottavi di finale contro Chardy mi ero procurato una distorsione alla caviglia e a seguire avevo battuto Tsonga giocando con una caviglia gonfia. Contro Djokovic non riuscivo a muovermi normalmente, ero completamente bloccato.

In che modo il fastidio attuale al ginocchio condiziona il suo gioco?
Il ginocchio è quello che mi ha dato più problemi nel corso della carriera, come del resto ogni giocatore ha un problema con qualche parte del corpo che si infortuna spesso. Più di tutto mi danno fastidio la scarsa flessibilità e la rigidità, che non mi consentono di essere elastico nel movimento, e a causa di questo nei cambi di direzioni, negli scatti o nei salti non posso essere al 100%. Un’altra conseguenza è anche il fatto che peggiora la velocità di reazione, cosa che in alcuni match si fa sentire. Fortunatamente ho un team che mi segue costantemente e cerchiamo di tenere la cosa sotto controllo.

Marin Cilic – Australian Open 2019 (foto @Sport Vision, Chryslène Caillaud)

Ha ripetuto spesso che vuole conquistare un altro torneo del Grande Slam. È deluso per non esserci ancora riuscito?
No, perché se guardiamo bene i risultati della scorsa stagione, si nota che per la prima volta sono arrivato almeno nei quarti di finale in ben tre Slam. Purtroppo in questo momento il ginocchio mi ha fatto rallentare, ma sono convinto di poter migliorare questi risultati. L’anno scorso è stato anche il più costante a livello di Masters 1000, con tre quarti di finale e due semifinali. Io guardo alle cose sul lungo termine, con la crescita del gioco arriveranno anche altri grandi risultati.

Ancora convinto di poter arrivare al n. 1 del ranking?
Naturalmente. Non voglio rinunciare all’idea, a prescindere da quanto forte sia la concorrenza. Abbiamo visto come le cose possono cambiare rapidamente: Nadal e Djokovic si sono fermati, Federer anche, e poi sono tornati in cima. Dei piccoli cambiamenti nel proprio gioco possono portare a dei grandi cambiamenti in classifica. Se guardiamo come è andata la stagione scorsa, Djokovic è stato il n. 1, Nadal secondo, Federer terzo, ed i giocatori dal quarto al decimo posto, tra i quali ci sono io, hanno raccolto la maggioranza dei punti restanti. L’obiettivo è quello di qualificarmi di nuovo per Londra e finire l’anno tra i primi cinque, e credo che esprimendo un’alta qualità di gioco sia raggiungibile. Il n. 1? Perché no, non ci rinuncerò mai. Ho un gioco offensivo che rappresenta un pericolo per tutti.

Stupito dal fatto che, all’improvviso, Borna Coric sia distante poco più di 400 punti nel ranking?
No, perché sono consapevole del fatto che negli ultimi 4-5 mesi potevo ottenere risultati migliori e so quanto è migliorato Borna. Lo scorso anno ha ottenuto delle vittorie importanti, ha battuto due volte Federer nei grandi tornei e sicuramente da lui tutti ci aspettiamo ancora di più. Per quanto mi riguarda, fino a Roma non ho molti punti da difendere, quindi c’è spazio per risalire. È un’ottima cosa per tutti e due essere vicini al vertice, così possiamo motivarci a vicenda.

In base al ranking ATP, Marin Cilic è il n. 1 croato ininterrottamente da cinque anni. Non sarebbe un peccato perdere questo status?
Le cose cambiano. So che non giocherò per sempre ed è positivo che Borna abbia fatto progressi e abbia un team che l’ha aiutato ad alzare il livello del gioco di un buon 25%. Prima o dopo il sorpasso dovrà arrivare, lui raggiungerà risultati ancora migliori e più importanti.

Ivo Karlovic è vicino ai 40 anni, Roger Federer quest’anno ne compirà 38. Quanto a lungo si vede ancora nel tennis professionistico?
Onestamente, non lo so. Dipenderà da come andranno le cose e dalla salute. La cosa più importante per me è essere competitivo nei grandi tornei. Non mi renderebbe felice andare in giro per i tornei e avere come obiettivo un terzo turno o un quarto di finale. Voglio giocare fin quando potrò vincere i tornei. Quando non sarò più in grado di farlo,  caleranno anche voglia e motivazione e io non intendo smettere di giocare quando sarò 200esimo al mondo. Non avrebbe senso.

Rimarrà nel mondo del tennis al termine della carriera?
Ci ho pensato. Penso di avere una buona capacità di cogliere i dettagli tecnici nei giovani giocatori. Quei giorni sono ancora lontani, ma spero di fare qualcosa nel tennis. Anche se non so ancora dove andrò a vivere, mi piacerebbe aiutare i giovani.

Potrebbe essere interessante fare il selezionatore…
Mi interessa di più il processo di accompagnamento dei giovani e il loro passaggio attraverso gli anni critici, dai 14 anni in su. Potrei aiutarli a livello di strategie di gioco, di tattica, di tecnica, di metodi di allenamento. Sento che in questo ambito potrei dare un contributo maggiore, ma se servisse aiutare la nazionale, perché no?

In questo momento è a 18 titoli ATP, Goran Ivanisevic è a 22. Cosa significherebbe superarlo?
Non è una cosa a cui guardo. Goran è un’icona del tennis e dello sport croato. Questa statistica non è un motivo per giocare ancora più tornei, per poi arrivare a 23 e dire basta. No, il mio obiettivo è diventare un giocatore migliore in tutti i segmenti del gioco. Se domani dovessi smettere, sarei più che soddisfatto della mia carriera, ma il motivo per cui ogni mattina mi sveglio e vado ad allenarmi è la domanda: cosa posso fare per essere migliore? Ovviamente ci sono le giornate più difficili, quando non funziona niente, come in tutte le cose e per ognuno di noi, ma tutto è più facile da affrontare quando ti motivi da solo. Goran ha giocato ai suoi tempi, Ljubo ai suoi, io ai miei. Questi confronti sono solo teoria.

Vuole dire che generazioni diverse non si possono mettere a confronto?
Nessuno può togliere a Goran, Ljubo ed Ancic il fatto di essere stati tennisti di vertice, tra i migliori al mondo, e questo per la maggior parte della loro carriera. Per me non è necessario, ed è impossibile, confrontare periodi diversi.

È rimasto impressionato dal modo in cui Djokovic ha disposto di Nadal nella finale di Melbourne?
Assolutamente. Non so se l’abbia mai battuto così in un torneo del Grande Slam. In più, ha vinto molto facilmente contro Pouille in semifinale e subito prima Nishikori si era ritirato. Praticamente dai quarti di finale non ha neanche sudato. Ho guardato la finale, e la cosa che mi ha sorpreso di più è che Rafa non ha cercato, dal punto di vista tattico, di fare nulla di diverso dall’inizio alla fine del match. Per quanto riguarda Novak, ha nuovamente realizzato un’impresa incredibile, tre Slam di fila…

È sempre di attualità la questione di chi tra Federer, Nadal e Djokovic avrà alla fine conquistato più Major. Il suo pronostico?
Non ne ho idea. Sono tutti e tre delle leggende del tennis. Non sappiamo cosa accadrà domani. Djokovic in questo momento è lanciato, è tornato n. 1 e fino a Wimbledon non deve difendere punti, la sua fiducia in se stesso crescerà ancora. Al momento sembra sia in buona posizione per superare Nadal e Federer.

Che significato va dato al fatto che non c’è un giocatore in attività sotto i trent’anni ad aver vinto un torneo del Grande Slam?
Nel tennis tutto è andato avanti. Viviamo in un’era in cui tre giocatori hanno vinto più titoli di chiunque altro prima, e quando Sampras arrivò a 14 Slam tutti pensarono che nessuno sarebbe mai riuscito ad avvicinarlo.  Per questo non bisogna sottovalutare i giovani giocatori, che hanno avuto la “colpa” di  capitare nel periodo in cui giocano i migliori della storia. Chi lo sa, magari tra un paio d’anni Zverev, Borna, Tsitispas o Khacanov saranno in cima. Per il momento, manca loro ancora quel gradino o due per riuscire ad inserirsi in questa lotta.

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