James Blake tra passato e futuro: "Ferrer un esempio, Felix con calma"

Interviste

James Blake tra passato e futuro: “Ferrer un esempio, Felix con calma”

Il direttore del torneo di Miami, entusiasta della prima edizione del rivoluzionato evento,pensa in grande e guarda al futuro con ottimismo. “Auger-Aliassime diventerà grande se sarà capace di gestire aspettative enormi”

Pubblicato

il

 

Dritto devastante e cervello fino, oltre a una visione delle cose del Mondo libera e di ampio respiro: non sorprende affatto che James Blake un anno fa sia stato scelto per dirigere il torneo di Miami. Un’edizione di passaggio, quella andata in archivio nel 2018; un passaggio storico, è opportuno dire. Dopo trentadue anni il secondo Masters 1000 stagionale ha completamente cambiato pelle, traslocando dalla storica e suggestiva sede di Crandon Park al parcheggio, etimo simile ma cotesto ben diverso, dei Miami Dolphins, per liberale capriccio del magnate Stephen Ross, proprietario della suddetta squadra di football americano. Personaggio non necessariamente famoso per valutazioni prudenti e circospette e richiesto di una valutazione sulle potenzialità di crescita del rinnovato evento, Ross ha sottolineato in tempi non sospetti come il bersaglio delle proprie mire espansionistiche non fosse certo Indian Wells, figuriamoci, ma l’Open degli Stati Uniti.

Una bella pressione, tutto sommato, sulle spalle del dirigente incaricato Blake, il quale, intervistato dal sito ufficiale dell’ATP, è apparso molto soddisfatto di come le cose si stanno mettendo in Florida. “L’ottimismo che si respira è alla base del nostro conforto e una grande spinta per le sfide che ci aspettano. Tutto sta procedendo alla grande e una cosa che mi fa particolarmente piacere è la qualità dell’organizzazione, la capacità di risolvere ogni piccolo problema quotidiano che i giocatori si trovano ad affrontare“. E l’opinione pubblica, scioccata dall’annuncio del trasferimento nell’odioso parcheggio, sembra stia cambiando rapidamente idea. “Capivo lo scetticismo, era più che giustificato. Passare dallo spettacolare scenario naturale di Key Biscayne a un centrale costruito all’interno di uno stadio da sessantamila posti poteva sembrare un azzardo eccessivo, ma i riscontri davanti ai fatti sono stati entusiastici. Pensate: l’altro giorno parlavo con alcuni tifosi provenienti da Indian Wells e mi hanno detto che non hanno mai vissuto un’esperienza legata al tennis di questo livello, nemmeno in California“. Considerati gli investimenti profusi e le referenze di cui gode il primo Mille stagionale la considerazione ha un certo valore, ma non ditelo a Larry Ellison.

Tutti contenti dunque, anche se i protagonisti, le star, ancora non hanno compreso del tutto la portata della rivoluzione: “I giocatori sono impressionati dalla qualità e dal comfort delle zone a loro dedicate, in primis dalle suite riservate alle prime teste di serie, ma non tutti si sono presi il tempo per dare un’occhiata a quello che abbiamo costruito per i tifosi, ne sarebbero impressionati. Grazie a ciò stiamo battendo ogni giorno il record di presenze, e se ci sono più tifosi il torneo diventa più prestigioso, a loro esclusivo beneficio“.

Un torneo che è anche un po’ il crocevia tra un passato eroico ma inevitabilmente agli sgoccioli e un futuro che si spera roseo, con tutte le cautele del caso: da un lato campioni che hanno segnato un’epoca stanno per appendere al chiodo gli attrezzi del mestiere; dall’altro sbarbati neo-maggiorenni si preparano a conquistare il mondo, o almeno se lo augurano. A Miami, per inaugurare il rinnovato evento, due giocatori fungono da simboli assoluti delle due ere, David Ferrer e Felix Auger-Aliassime. Blake conosce molto bene Ferru: i due hanno condiviso un bel tratto di carriera, disputato tre testa a testa – l’ultimo allo US Open 2011 – e dalle parole del direttore traspare un’ammirazione genuina e sconfinata per le gesta sportive ma soprattutto per l’etica del tennista valenciano prossimo al passo d’addio.

Si parla molto delle ambizioni dei giovanissimi, del prossimo fenomeno, della cosiddetta next generation, ma tutti, nessuno escluso, dovrebbero ripassare la carriera di David Ferrer. A parte la retorica sull’umiltà e il comportamento irreprensibile dell’uomo, qualità che ovviamente gli sono riconosciute, è importante ricordare la questione più importante tra tutte: David è un professionista che quando va al lavoro dà il cento per cento, sempre, e questo lo renderà immortale. Concedergli una wild card per il terzultimo torneo della sua carriera è stata una delle idee migliori che potessimo avere“.

Difficile raccogliere il testimone da personaggi del genere, eppure i giovani ci sono e scalpitano; uno su tutti, oggigiorno: Felix Auger-Aliassime, primo duemila a conquistare la semifinale in un Masters 1000. “È veramente forte e sembra un ragazzo con la testa sulle spalle. Garantisce spettacolo ed è la stella del momento, ma adesso arriva il difficile. In un anno è passato dal giocare le qualificazioni a Miami con una wild card a giocarle per meriti di classifica, e se il torneo fosse iniziato qualche settimana più tardi nemmeno avrebbe avuto bisogno di disputarle. Ora tutti parlano di lui e si aspettano che ogni giorno tiri fuori una prestazione eccezionale: dev’essere bravo a non forzare, a crescere gradualmente senza ascoltare troppo le voci, i media, gli sponsor. Gestire le aspettative è di gran lunga il problema più difficile da gestire nel nostro sport, come in quasi tutti gli altri“.

Cautela da veterano che qualcuna ne ha vista e saggi consigli da babbo amorevole. Semplicemente James Blake, ce ne fossero di direttori così.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement