Roland Garros 2019: conferme, delusioni, sorprese - Pagina 3 di 5

Al femminile

Roland Garros 2019: conferme, delusioni, sorprese

Seconda parte di analisi dell’ultimo Slam: da Anisimova a Martic, da Halep a Stephens, da Williams a Osaka, chi ha stupito e chi deluso al Roland Garros

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Amanda Anisimova - Roland Garros 2019 (foto via Twitter @rolandgarros)
 

Petra Martic
Indipendentemente da quanto accadrà nei prossimi mesi, già oggi si può considerare il 2019 di Petra Martic come la migliore stagione della sua carriera. A 28 anni compiuti (è nata nel gennaio 1991) ha vinto il primo torneo WTA (Istanbul), raggiunto il primo quarto di finale Slam e anche il proprio best ranking, al numero 24 della classifica. E al momento è diciassettesima della Race. Terra ed erba sono storicamente le migliori superfici per il suo tennis, quindi per mantenere questi standard dovrà cercare di far bene soprattutto nelle prossime settimane sui prati, più che nella estate americana sul cemento, dove dovrà provare a difendere le posizioni acquisite.

Negli Slam sembrava che per lei fosse impossibile andare oltre il quarto turno, un limite raggiunto quattro volte in passato e mai superato, anche dopo sconfitte dolorose. Ricordo per esempio che al Roland Garros 2017 contro Elina Svitolina si era trovata a condurre per 5-2, 30-0 nel terzo set prima di perdere cinque game consecutivi.

Ma quest’anno è riuscita a sfatare il tabù, grazie al successo in rimonta contro Kaia Kanepi, in una delle due giornate calde del torneo (5-7 6-2 6-4). Una vittoria arrivata al termine di un match giocato malino, sicuramente su livelli inferiori rispetto a quelli della prima settimana. Martic è infatti partita forte nei primi turni, offrendo un tennis di qualità molto alta, ma che poi si è un po’ spenta alla distanza. Forse anche il sorteggio non l’ha aiutata, visto che le ha subito proposto avversarie non banali: Jabeur, Mladenovic, Pliskova ai primi tre turni per una testa di serie (era la numero 31) non sono certo il miglior sorteggio possibile. Petra ha avuto il merito di superarle con punteggi molto netti. Nell’ordine: 6-1 6-2 a Jabeur, 6-2 6-1 a Mladenovic, 6-3 6-3 alla testa di serie numero 2 Pliskova.

Dopo il successo contro Kanepi, Martic ha perso nei quarti contro Vondrousova in un match che probabilmente si è deciso nel dodicesimo game del primo set: in vantaggio per 6-5, Petra non è riuscita a sfruttare tre set point consecutivi sullo 0-40 servizio Vondrousova. Ha poi perso il set al tiebreak e non ha più trovato la forza di risalire per rovesciare il match (7-6, 7-5). La mia sensazione è che mentalmente fosse ormai provata, e meno fresca della sua avversaria.

Del suo torneo ci rimane una interpretazione molto varia del tennis su terra battuta, in un mix del tutto particolare di colpi. Petra infatti è un caso raro di tennista dotata di un ottimo servizio che poi però sviluppa lo scambio da fondo più sul piazzamento della palla che sulla potenza. E così se non vince lo scambio rapidamente offre poi schemi molto articolati, che prevedono spesso la costruzione sulla verticale, sia attraverso la palla corta che con le discese a rete.

Il suo problema è che per servire con tanta incisività più che sulla forza bruta fa leva sulla spinta della schiena. L’avevo sottolineato in un vecchio articolo, dedicato a lei nel 2012, pubblicando questa fotosequenza:

Dalla quinta e dalla sesta immagine si capisce quanto conti la schiena per l’efficacia del suo servizio. Dopo aver sofferto di problemi alla colonna vertebrale oggi Martic deve centellinare gli impegni per non sollecitarla troppo. Insomma, i suoi servizi in kick “alla Edberg” le hanno forse causato problemi simili a quelli che ha incontrato anche Stefan nella seconda parte di carriera.

a pagina 4: Stephens, Keys e Halep

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