Da Vienna a Basilea: un'altra settimana magica per il tennis azzurro

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Da Vienna a Basilea: un’altra settimana magica per il tennis azzurro

Ci stiamo abituando bene. Berrettini a grandi passi verso top 10 e ATP Finals, obiettivo nel mirino anche di Fognini. E Sinner entra nei primi 100 del mondo a 18 anni, come Djokovic e Federer

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Matteo Berrettini - US Open 2019 (foto Jo Vinci)
 

La vicinanza geografica aumenta, forse, la percezione. L’ennesima grande settimana del tennis italiano scorre sui binari paralleli di Vienna e Basilea, agevolata da orari comodi per stuzzicare l’interesse anche dei media generalisti. La capitale austriaca si sta prestando, con la sua eleganza, alla costruzione dei personaggi. Restituendo alle cronache non solo il (solito, di questi tempi) Berrettini implacabile sul campo, ma anche la proiezione di un atleta che ha tutto per prendersi le copertine non solo dei quotidiani sportivi.

UN ALLENAMENTO… SPECIALE – Prima della battaglia vincente contro Dimitrov, il ventitreenne romano si è concesso l’intera giornata di riposo insieme alla fidanzata Ajla Tomljanovic, libera da impegni WTA. “Di solito non abbiamo molto tempo per stare insieme, questa è una settimana speciale”. Il suo stringato racconto è sufficiente a restituirci l’immagine della coppia in giro tra i musei e le caffetterie del centro, prima di un allenamento congiunto documentato su Instagram. Abbiamo giocato un tiebreak – racconta col sorriso – alla fine lo ha vinto lei. Tornano in mente le parole del manager di Matteo, Corrado Tschabuschnig, rilasciate al direttore Scanagatta qualche settimana fa: “Matteo, oltre che un ottimo atleta, è anche un bellissimo ragazzo. Ha il profilo di un uomo copertina. Mi ricorda Adriano Panatta, dentro e fuori dal campo.

RACE TO LONDON – Il passaggio ai quarti in Austria ha regalato a Berrettini una finestra ben aperta sul sogno Finals. Confermato l’ottavo posto nella Race con 45 punti in più, è sceso sotto i 300 punti da Zverev (eliminato al primo turno in Svizzera) nell’attesa degli sviluppi sui due fronti (Vienna e Basilea) che riguardano gli altri rimasti in corsa: Bautista Agut, Goffin, Fognini e Monfils. L’obiettivo è chiaro, così come la strategia: provare a farsi scivolare addosso la pressione di dovercela fare a tutti i costi. Le Finals? Ci sto pensando ma non è una cosa che mi distrae da quello che sto facendo, io continuo a lavorare. Non sarebbe giusto cambiare la strada, per me e per il mio team. Sarebbe un sogno però la mia carriera durerà tanti altri anni spero, quindi non si fermerà solo a questo obiettivo”.

CI PROVA ANCHE FOGNINI – Guai a dimenticare, per dare la giusta dimensione alla grandiosità del momento, che i nostri in corsa per un posto a Londra sono due. Non sarà semplice risalire per Fabio Fognini (oggi undicesimo nella Race e in campo alle 21 a Basilea contro Krajinovic), ma la settimana del torneo svizzero deve ancora entrare nel vivo e – questo vale per tutti – c’è il rettilineo finale di Bercy dove tentare il colpo di reni in volata. In ballo, anche il prestigio della top ten di fine anno: Berrettini è al nono posto, con il forfait di Nishikori per il finale di stagione che dovrebbe garantirgli di non scivolare troppo più indietro. Fognini, oggi 12, chiuderà in ogni caso l’anno con la gloria di otto settimane tra i primi dieci del mondo. Lì dove, prima di lui, erano arrivati solo Panatta e Barazzutti nel finale dorato degli anni Settanta.

E INTANTO SPUNTA SINNER – Al netto della qualificazione – in un modo o nell’altro certa – per le Next Gen Finals di Milano, il ranking diventa invece la prima unità di misura della straordinaria crescita di Jannik Sinner. Se di Berrettini si parla come di un giocatore fatto e finito, a 23 anni, è anche perché l’etichetta di “giovane” se l’è presa di peso l’altoatesino. A Vienna, a soli 18 anni e due mesi, ha conquistato la garanzia dell’ingresso in top 100 a partire da lunedì. Sarà il più giovane a tagliare questo traguardo nell’anno in corso, oltre che il più giovane italiano di sempre sopravanzando i 18 anni e cinque mesi di Diego Nargiso.

Una precocità che lo proietta nella dimensione dei più grandi – pur essendo un discorso da maneggiare con estrema cura – se si pensa a quando hanno tagliato lo stesso traguardo Nadal (16 anni e nove mesi), Djokovic e Federer (entrambi 18 anni e un mese). “Lo US Open è il primo Slam che vorrei vincereha raccontato a ViennaIl più giovane italiano di sempre in top 100? Sono felice ma il nostro obiettivo non è di entrare solo nei primi 100″. Parole che sgorgano naturali dalla bocca di un diciottenne, senza che il tono lo faccia sconfinare mai nella presunzione. Sfrontatezza, quella sì. Che contribuisce anche alla sua forza.

Il programma di giovedì: in campo Sinner e Fognini
I tabelloni aggiornati di Vienna e Basilea
La Race to London

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