Conosciamo meglio Andrea Gaudenzi

Interviste

Conosciamo meglio Andrea Gaudenzi

L’ex numero uno d’Italia, prossimo presidente ATP, si è raccontato all’imprenditore tech Marco Montemagno in un’intervista molto interessante

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Unire le capacità imprenditoriali al passato da tennista professionista. Così Andrea Gaudenzi, ex numero uno d’Italia negli anni novanta e ora attivo nel campo dell’imprenditoria, ha convinto l’ATP ad affidargli il ruolo di chairman che ricoprirà dal primo gennaio 2020 succedendo a Chris Kermode, che ha rilasciato a Ubitennis una delle ultime interviste da presidente.

Al momento occupato all’interno della start-up Musicxmatch, ma in passato impegnato anche con Real Fun Games, Soldo e con l’agenzia di scommesse sportive Bwin, Gaudenzi collabora con alcune delle grandi aziende che gestiscono i principali affari del mondo digitale: Spotify, Amazon e Apple. Il suo curriculum di studi si compone della laurea in giurisprudenza e di un Master in Business Administration conseguito presso l’Università di Monaco.

Come detto il ruolo di Gaudenzi sarà quello di Chairman, ovvero di Presidente del Consiglio di Amministrazione, che solitamente si occupa di mantenere le relazioni con i membri del Board (Consiglio di Amministrazione). Non è ancora chiaro a chi verrà invece affidata la carica di CEO (Amministratore Delegato), le cui mansioni sono più focalizzate sulla gestione operativa dell’organizzazione su base quotidiana; fino ad ora, compreso il mandato di Kermode, i due incarichi sono sempre stati ricoperti dalla stessa persona in ATP.

Per approfondire meglio lo spessore culturale di una persona che a molti potrebbe essere nota ‘soltanto’ per i ragguardevoli risultati sportivi, riproponiamo una recente intervista curata da Marco Montemagno, volto noto del web che dialoga e collabora con diversi personaggi dell’imprenditoria soprattutto in ambito digitale. Gaudenzi ha parlato della sua carriera da tennista e della sua voglia di mettersi in gioco anche al di fuori dal circuito ATP, già evidente dalla scelta di intraprendere il percorso di studi in giurisprudenza (all’Università di Bologna) durante la carriera agonistica.

C’è un passaggio importante dell’intervista che descrive alla perfezione il successore di Chris Kermode alla presidenza ATP. Si parla di innovazione nello sport e il discorso non può che vertere sulle nuove regole di punteggio, già in fase di collaudo nelle categorie tennistiche minori: “Io non sono tradizionalista dice Gaudenzi, “e sono aperto all’innovazione. Va ovviamente rispettato il core (ovvero l’essenza dello sport, ndr). Quello che mi piace molto sono i set a quattro. Noto che i momenti importanti sono tutti sul 4-4, 5-5. Perciò anziché fare un due su tre a sei game fai un tre su cinque ai quattro; non fai altro che aumentare i momenti cruciali e rendere lo sport più divertente. L’ATP ha però preso la strada giusta: lo testo, tutti devono essere d’accordo e poi provo a lanciarlo“.

Con Andrea Gaudenzi nel board il circuito potrebbe prendere una svolta epocale con i Fast4? Il cambiamento sarà meno radicale, ma comunque significativo? Ancora è presto per pensarci, ma l’intervista ci mette davanti una persona determinata, con idee chiare e al passo coi tempi. Infatti Gaudenzi è già legato all’Association of Tennis Professionals in quanto membro board di ATP Media, la divisione che si occupa della vendita dei diritti delle partite alle diverse piattaforme.

Non solo vendita dei diritti, però: Gaudenzi ha contribuito alla gestione della piattaforma OTT TennisTV che offre in streaming tutti i tornei del circuito maggiore esclusi i 4 Slam. Sul valore del tennis a livello di TV e streaming la sua stima è chiara: “Tutto il tennis in questo momento vale circa 1 miliardo, 1 miliardo e mezzo di dollari, siamo ancora molto lontani dal calcio. Ma la crescita è costante e nei prossimi 10 anni sarà tutto digital bypassando quindi il modello classico della pay-tv come sta già succedendo per musica, film e serie TV”.

Riguardo al tennis giocato non gli manca niente: “Mi pesava dover dormire in hotel 360 giorni all’anno senza una casa, una dimora con la mia famiglia e soprattutto mi pesava tanto dover giocare col dolore fisico. Oggi quando guardo i match mi chiedo come abbia fatto a fare quella vita per tutti quegli anni”.

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