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Al femminile

WTA Finals: ombre cinesi

Ashleigh Barty ha confermato il primato nel ranking vincendo il Masters 2019, ma l’organizzazione WTA non è stata all’altezza dell’importanza del torneo

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Elina Svitolina e Ashleigh Barty - WTA FInals 2019 Shenzhen
 

Gli infortuni
Seconda tema inevitabile delle ultime Finals è quello dei problemi fisici. Quattro rinunce tra forfait e ritiri, tutte e due le riserve in campo (Bertens e Kenin) tanto che se fosse accaduto qualche altro piccolo guaio, il torneo sarebbe andato in crisi per mancanza di alternative sane alle protagoniste.

Queste le cause dei ritiri: Osaka problemi alla spalla; Andreescu guaio al ginocchio; Bertens malessere e debolezza; Bencic crampi al piede e al ginocchio, uniti a fastidi alla articolazione. Sembrano tutti malanni di natura differente, ma probabilmente solo quello di Osaka non è riconducibile alle condizioni di gioco. Gli altri tre hanno qualcosa a che fare più o meno direttamente con il campo di Shenzhen.

Dopo la sconfitta contro Halep, Andreescu ha dichiarato di avere avuto problemi alla schiena, che sono aumentati durante il match, togliendole potenza. (“Yeah, my back friggin’ hurts.(…) Then in the third set, I really don’t want to blame my back, but I felt like I didn’t have the same power as I did in the first and second set”).

Ma soprattutto nel match successivo contro Pliskova, Andreescu si è infortunata dopo uno spostamento laterale in risposta, con un crac al ginocchio. Conseguenza: non solo ritiro dal match al termine del primo set, ma poi anche dall’intero torneo, con una sospetta lesione al menisco.

Kiki Bertens invece si è fermata per un malessere, con problemi allo stomaco che le ha impedito di continuare. Una situazione non del tutto casuale se teniamo presenti i tanti match giocati nell’ultimo periodo (Bertens era reduce dal Masterino di Zhuahi), ma anche la stanchezza che le era rimasta nel corpo dopo il match contro Barty (“Well, I was really tired, of course, after the match against Ash”). E se ci si deve impegnare su un campo che mette a dura prova il fisico come quello di Shenzhen, aumentano le possibilità di andare oltre il limite.

Mi domando che senso abbia organizzare il torneo di fine anno, che prevede solo scontri di altissimo impegno come quelli fra Top 10, su un campo così faticoso ed esigente per il fisico delle giocatrici. E questa non è solo una idea mia. Ha dichiarato Simona Halep: “Dopo una lunga stagione tutte noi siamo stanche, e ad ogni punto siamo obbligate a un lavoro extra sui colpi per adattarci a questa superficie”.

Infine Bencic. Belinda si è ritirata nel terzo set della semifinale contro Svitolina per un problema di crampi ugualmente causato da questo strano campo, troppo “morbido”, che bloccava improvvisamente i movimenti delle giocatrici. Ho già citato la sua dichiarazione in cui lo descriveva come sabbia, e quindi dannoso per movimenti e muscoli: ”I think these courts are, like, terrible for movement of players and for the muscles because it’s like sand. You stop immediately, and it goes directly into your muscles. I think since the first practice, you can feel that in your body”.

A questo ha aggiunto una seconda frase non meno pesante: “Questi campi non sono davvero l’ideale. Avete visto che questa settimana abbiamo avuto quattro ritiri”. (“I think these courts are really not ideal. You can see there was four retirements this week, yeah”).

Mi pare ci siano abbastanza elementi per considerare eufemisticamente poco riuscito l’operato di WTA per quanto riguarda la preparazione del campo. A questo proposito va però aggiunto un piccolo aspetto. Se andate su Youtube alla pagina WTA trovate il video quasi integrale della conferenza stampa di Bencic post-semifinale. Dico “quasi” perché di quanto ha detto Belinda è riportato tutto, tranne le due frasi che ho citato. Le dichiarazioni giornalisticamente più interessanti sono quelle che WTA ha omesso. Sbaglierò, ma ne deduco che le parole di Bencic devono aver lasciato il segno, se WTA ha deciso di eliminarle dal video.

Dopo quelli di Singapore 2018, spero che i problemi di questa edizione 2019 siano davvero di insegnamento per il futuro. Nel 2020 il Masters si giocherà ancora a Shenzhen, ma se saranno rispettati i programmi dovrebbe essere pronto il nuovo impianto, appositamente costruito per questo evento, quindi con un campo del tutto nuovo.

Agli atti ci rimane anche la dichiarazione di Steve Simon, CEO di WTA, che ha detto: “WTA, in accordo con i partner del torneo e il fornitore del campo, esegue ogni anno un lavoro dettagliato relativo alla superficie e alla velocità, tenendo conto del feedback delle giocatrici, durante la stagione e dopo ogni edizione del torneo. Sulla base del feedback ricevuto quest’anno, mi aspetto che avremo un campo più veloce nel 2020“.

Si spera che alle parole seguano i fatti, dopo quanto accaduto a Singapore 2018 e Shenzhen 2019. Perché va benissimo raccogliere tanti soldi di montepremi, ma se poi lo scenario tecnico che si offre non è all’altezza, il tutto rischia di trasformarsi in un autogol.

Se invece anche nel 2020 le condizioni non saranno ideali, non resterà che consolarsi con la frase pronunciata da Simona Halep (e anche questa non presente su Youtube): C’è di buono che questo è l’unico torneo dell’anno con un campo di questo tipo”. “Well, it’s good that it’s only one tournament like this (smiling)”.

a pagina 3: Le semifinaliste: Pliskova e Barty

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