WTA, diario di un decennio: il 2010 - Pagina 4 di 4

Al femminile

WTA, diario di un decennio: il 2010

Prima puntata di una serie di articoli dedicati agli anni ’10 in WTA e alle sue protagoniste: da Kim Clijsters a Vera Zvonareva, da Francesca Schiavone a Serena Williams

Pubblicato

il

Justine Henin e Kim Clijsters - Brisbane 2010
 

E Serena Williams?
Nel 2010 Serena Williams vince il dodicesimo e tredicesimo Slam, in Australia e Inghilterra. Avrei voluto inserire almeno un filmato decente della sua quarta vittoria a Wimbledon, ma in questo momento non si trova nulla in rete. Dobbiamo accontentarci di questo:

Dopo la vittoria ai Championships, Williams si ferma: deve rinunciare agli US Open per un infortunio al piede. Un infortunio mai del tutto chiarito nello svolgimento. E così la vicenda si può raccontare solo in modo generico.

Genesi. Per uno strano segno del destino, l’infortunio di Serena è collegato di nuovo al Belgio, a Cljsters ed Henin. Per l’8 di luglio, infatti, è stata organizzata nello stadio del calcio di Bruxelles una esibizione fra le due beniamine di casa, appena tornate a competere (oltre a Schiavone e Navratilova). È prevista una presenza record per il tennis, di oltre 35 mila spettatori. Poi però, come abbiamo visto, Henin si infortuna a Wimbledon e allora per sostituirla è chiamata Serena Williams.

Le partecipanti alla esibizione di Bruxelles 2010

Serena il 3 luglio vince i Championships (in finale su Vera Zvonareva); quattro giorni dopo, il 7 luglio, in un ristorante di Monaco di Baviera, Williams mette il piede sui vetri di un bicchiere rotto, caduto a terra, e si ferisce in modo serio. Il giorno successivo stringe i denti, e gioca ugualmente il match di esibizione a Bruxelles.

Ma al ritorno negli USA il piede non guarisce, e allora decide di operarsi al legamento dell’alluce destro. Un intervento che richiede circa 20 punti di sutura. In ottobre, quando sembra possa riprendere a competere, si infortuna di nuovo allo stesso legamento, ed è necessaria una seconda operazione.

Ma il peggio deve ancora venire. Il piede viene prima ingessato e poi protetto in uno stivaletto ortopedico. In febbraio, subito dopo aver tolto la protezione, compie un viaggio in aereo da New York a Los Angeles. In California Serena ha un improvviso malessere che la spinge ad andare in ospedale, e qui le viene diagnosticata una embolia polmonare che la obbliga a un ricovero d’urgenza di oltre una settimana, a partire dal 19 febbraio 2011.

Occorre tutto il mese di marzo per recuperare la salute, e finalmente nell’aprile 2011 WIlliams riprende timidamente la racchetta in mano. Poi gli allenamenti si fanno più intensi, con l’obiettivo di tornare in vista di Wimbledon, ma prendendo parte prima a un torneo di rodaggio (Eastbourne). Di fatto Serena giocherà effettivamente sull’erba, ma per tornare ai suoi standard avrà bisogno ancora del mese di agosto 2011. Quasi un intero anno di stop.

Il 2010 di Vera Zvonareva
Confesso che uno dei gesti che più mi infastidisce sui campi da tennis (più di altri comportamenti sanzionati) è le rottura della racchetta. Penso sempre che dietro ogni racchetta c’è il lavoro di qualcuno, c’è la fatica delle persone che l’hanno costruita, e distruggere la racchetta è in un certo senso non rispettare quella fatica (anche se quelle persone sono state pagate). Ma non pretendo sia un ragionamento condiviso.

Faccio questa premessa moralistica, perché di solito non mi piace sottolineare troppo questi gesti. Ma in questo caso una eccezione mi sento di farla. Finale di Charleston, aprile 2010, Stosur contro Zvonareva. La partita prende una piega imprevedibile. Stosur domina a tal punto che Zvonareva si trova sotto 0-6, 0-3, 15-30. Quando Vera, in aggiunta a questa situazione, commette un doppio fallo, accade questo:

Il pubblico, che di solito non apprezza certi sfoghi, questa volta cerca ugualmente di rincuorare una giocatrice in totale difficoltà. Dopo l’eclatante segno di sconforto, Vera conquista quattro punti consecutivi, se non altro guadagnando il primo game del suo match. La partita si sarebbe comunque conclusa 6-0, 6-3 per Stosur: non era quello il miglior momento di Zvonareva, a lungo top 10 negli anni precedenti e invece scesa fuori dalle prime 20 in primavera.

Per questo non era così prevedibile che Zvonareva avrebbe vissuto una seconda parte di stagione eccezionale: finale a Wimbledon, finale a Montreal, finale a Flushing Meadows, finale a Pechino, semifinale al Masters di Doha.

Un po’ troppo ingenerosamente, spesso delle finali Slam perse da Zvonareva si ricordano i punteggi molto netti: 6-3, 6-2 contro Serena ai Championships; 6-2, 6-1 contro Clijsters a New York. In realtà credo abbia avuto la sfortuna di trovarsi contro due avversarie di grandissimo valore e in super condizione: Williams vince quella edizione di Wimbledon senza perdere un set (sconfiggendo Larcher de Brito, Chakvetadze, Cibulkova, Sharapova, Li Na e Kvitova). Mentre Clijsters, imbattuta a New York dal 2003, offre nella finale newyorkese del 2010 forse la miglior prestazione della sua seconda parte di carriera.

Con due finali consecutive su due superfici diverse, Zvonareva a 25 anni (è nata nel settembre 1984) dà prova di eclettismo e di sagacia tennistica. Una giocatrice che ha nella completezza di repertorio uno dei punti forti: ottima doppista, non potentissima, ma di sicuro a proprio agio in ogni parte di campo e con ogni tipo di esecuzione. Non fosse stata martoriata dagli infortuni (in particolare alla spalla), avrebbe sicuramente potuto fare di più; in compenso, a dimostrazione della sua intelligenza, Vera riesce a prendere una laurea in relazioni internazionali nel 2013.

Ultimo dato. Se escludiamo Maria Sharapova, obiettivamente di un livello superiore a tutte le sue connazionali (basta citare il Career Grand Slam ottenuto), la finale di Zvonareva a Flushing Meadows è l’ultima raggiunta da una tennista russa in uno Slam.

Clijsters, Sharapova e la pioggia
Fra le tante partite che mi è capitato di seguire negli anni, se penso a quella in cui il clima può avere inciso di più sull’esito finale, mi viene in mente innanzitutto la finale di Cincinnati 2010.

È il 15 agosto, e per una volta non si gioca sotto il sole cocente tipico delle US Open Series. Sharapova sembra in pieno controllo della situazione: vince il primo set 6-2, poi si porta avanti di un break nel secondo. Nel frattempo il cielo dell’Ohio si copre sempre più di nuvole: quando Clijsters serve sul 3-5 il cielo è così cupo e gonfio di pioggia che quasi manca la luminosità necessaria per giocare. Tutti si chiedono se arriverà prima il temporale o la conclusione del match.

Clijsters si trova sull’orlo del baratro: salva tre match point, riesce a tenere la battuta e rinvia ancora la fine della partita. Sul 5-4 spetterebbe a Maria chiudere il match al servizio, ma a quel punto inizia il temporale: quasi un nubifragio che obbliga a una sospensione di oltre un’ora.

Alla ripresa tutto è cambiato: Sharapova perde il servizio sul 6-2, 5-4 che le avrebbe consegnato il titolo. È proprio un doppio fallo a pareggiare le cose sul 5-5. Prevedibilmente Clijsters vince il secondo set al tiebreak. Nel terzo set ci si mette anche un problema alla caviglia a peggiorare le cose per Maria, che finirà per perdere per 2-6, 7-6(4), 6-2.

È forse una delle pochissime volte in cui Sharapova dà l’impressione di arrendersi prima della fine. E infatti disputa gli ultimi game senza emettere alcun grunting: colpisce la palla in completo silenzio, ormai rassegnata alla sconfitta. Purtroppo di quei rarissimi game “silenziosi” di Maria mancano in rete buone documentazioni. Occorre accontentarsi del match point in questo video:

Wozniacki numero 1 del mondo
L’11 ottobre 2010 per la prima volta Caroline Wozniacki raggiunge il numero 1 del ranking, posizione che manterrà anche per la maggior parte dell’anno successivo. Ecco perché per affrontare questo argomento rimando all’articolo di giovedì, che tratterà della stagione 2011.

WTA Awards di fine anno
Malgrado i due Slam conquistati da Serena Williams, il premio WTA quale giocatrice dell’anno (Player of the Year) viene assegnato a Kim Clijsters, che si aggiudica gli US Open e le Finals, svolte per l’ultimo anno a Doha. Chissà, forse nella scelta ha inciso l’aver vinto gli ultimi due grandi tornei a ridosso della votazione.

Premio per la giocatrice più migliorata (Most Improved Player) a Francesca Schiavone. Premio per il miglior “ritorno” (Comeback Player of the Year) a Justine Henin.  Premio per la novità dell’anno (Newcomer of the Year) a Petra Kvitova.

Due rapide osservazioni sui nomi indicati. La prima: questo 2010 ha inevitabilmente ancora molti legami con il decennio precedente; tra le tenniste premiate solo Petra Kvitova si può individuare come una “autentica” rappresentante dei successivi anni ’10. La seconda: la presenza di Henin e Schiavone fa venire la forte tentazione di definire il 2010 come l’ultimo anno del rovescio a una mano protagonista in WTA.

P.S. Come detto, giovedì 28 novembre uscirà il secondo articolo della serie, dedicato al 2011.

Pagine: 1 2 3 4

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement