WTA, diario di un decennio: il 2017 - Pagina 4 di 5

Al femminile

WTA, diario di un decennio: il 2017

Ottava puntata dedicata agli anni ’10 in WTA: l’ultimo Slam di Serena Williams e l’avvento della nuova generazione con i successi di Jelena Ostapenko, Garbiñe Muguruza e Sloane Stephens. E altro ancora

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Le partecipanti alle WTA Finals 2017
 

Kvitova a Birmngham
Una delle caratteristiche del tennis contemporaneo, diventato molto più fisico rispetto al passato, è l’aumento del tempo necessario a tornare in forma dopo lunghi stop per infortunio. Spesso occorrono mesi e mesi per recuperare il ritmo partita e la condizione necessaria per misurarsi ai propri migliori livelli.

Ma, come si dice, ogni regola ha l’eccezione che la conferma. È il caso di Petra Kvitova, che dopo il gravissimo infortunio alla mano sinistra torna alle competizioni alla fine di maggio (con due partite al Roland Garros), e già all’inizio di giugno riesce a vincere il torneo di Birmingham, superando in finale Ashleigh Barty.

La forma atletica non è ancora quella ottimale ma il talento tennistico è sufficiente per essere vincente al secondo torneo dopo il ritorno. E questo anche se, come lei stessa ha raccontato, l’incidente alla mano le ha lasciato alcuni problemi di funzionalità alle dita.

Wimbledon 2017
Ai Championships si ha un’altra dimostrazione del grande equilibrio che caratterizza i piani alti WTA: le prime quattro teste di serie sono tutte sconfitte strada facendo da giocatrici con ranking inferiore.

La numero 1 Kerber fermata da Garbiñe Muguruza al termine di una grande partita. La numero 2 Halep dalla giocatrice di casa Johanna Konta. La numero 3 Pliskova da Magdalena Rybarikova, che possiede un tennis perfetto per l’erba. La numero 4 Svitolina è sconfitta da Ostapenko, ma la fresca campionessa del Roland Garros è poi superata a sua volta dalla grande esperienza di Venus Williams.

Si compongono così le semifinali: Muguruza contro Rybarikova e Venus contro Konta. Bastano due set in entrambi gli incontri per delineare la finale più “nobile”, cioè quella con al via le due giocatrici che possono vantare vittorie Slam nel proprio palmares. Della finale tra Muguruza e Venus riporto l’analisi scritta il giorno stesso, da inviato, in una versione abbreviata.

Muguruza b. Venus Williams 7-5, 6-0 Wimbledon, Finale
La finale di Wimbledon 2017 è stata una partita anomala: in pratica è durata un solo set, e quel set si è deciso sostanzialmente nell’arco di due game, il decimo e l’undicesimo.

Però limitare la lettura del match a quei pochi punti non sarebbe possibile, perché le due giocatrici li hanno affrontati e sviluppati sulla scorta di quanto era accaduto sino a quel momento, vale a dire i circa 35 minuti di gioco precedenti. E nei primi 35 minuti di gioco erano emersi tre temi fondamentali:

– Primo tema: Venus otteneva pochi punti rapidi con la battuta. Senza dubbio una cattiva notizia per lei, abituata nel resto del torneo a una percentuale di servizi non ritornati ben più alta.
– Secondo tema: gli errori di dritto di Muguruza. Fin dal primo quindici del match, Garbiñe ha dimostrato di essere in una giornata eccezionale con il rovescio, mentre invece il dritto era più incerto e falloso (come spesso le accade). Solo nei primi otto game del set Muguruza ha assommato 15 errori di dritto: 7 unforced error e 8 forced.
– Terzo tema: la relativa instabilità del dritto anche da parte di Venus: un colpo da cui otteneva molti più vincenti di Muguruza (7 a 2 nel primo set) ma che in alcune occasioni aveva mostrato qualche incertezza. Insomma il dritto di Venus era incisivo, ma non proprio infallibile.

La debolezza del dritto di Muguruza era così evidente che Venus aveva deciso di modificare il suo gioco per cercare di approfittarne, adottando uno schema semplice e antico quanto il tennis: insistere sul colpo debole dell’avversaria.

Questo era il quadro della situazione nel momento in cui si sono giocati i due game decisivi. Di nuovo a causa di due gratuiti di dritto Muguruza si è trovata in serissima difficoltà: 4-5, 15-40. Ma qui ha reagito da campionessa. Sul primo set point si è giocato un punto da 20 colpi nel quale Venus l’ha martellata sul dritto. Su 9 colpi da fondo, Garbiñe ne ha dovuti giocare 8 di dritto; ma non ha sbagliato. Per la verità uno ha sfiorato il nastro, ma è passato. E invece l’errore lo ha commesso Venus, proprio di dritto, al ventesimo colpo.

Sul secondo set point Muguruza si è salvata con una buona prima e poi ha pareggiato 5-5. Ora possiamo dirlo: quello scambio da 20 colpi, concluso con l’errore di Venus, ha probabilmente indirizzato il match.

Sul 5 pari si è completato il rovesciamento della partita. Sul piano psicologico ma anche tecnico. Con un gratuito di dritto Venus ha concesso la prima palla break (30-40) che Muguruza ha sprecato. Ma Venus si è ripetuta: errore non forzato di dritto e seconda palla break. E qui si è avuto il secondo punto determinante della partita: scambio da 15 colpi concluso ancora con un errore di dritto di Venus. 6-5 Muguruza, che poi avrebbe vinto i sette game successivi (in totale nove consecutivi: dal 4-5 al 7-5, 6-0).

In sostanza Williams è entrata nei due game decisivi del match con la convinzione di avere una superiorità tecnica (la maggiore efficacia del suo dritto) e ne è uscita con la sensazione opposta. Era lei quella con il colpo davvero “traditore”, che le era costato il set.

Ma oltre a questo dobbiamo tornare al primo tema: i passaggi decisivi del match si sono giocati attraverso due scambi straordinariamente lunghi per essere su campi in erba, e tutte e due le volte Venus li ha persi. 20 colpi e 15 colpi. Davvero troppo per una 37enne che aveva fatto della brevità di gioco l’arma vincente.

Sotto di un set, con la sensazione di essere in deficit tecnico rispetto all’avversaria, e dopo avere probabilmente speso più del previsto, Venus si deve essere sentita con davanti una montagna da scalare di proporzioni impossibili.

Al contrario dopo un’ora di lotta Muguruza era forte, tonica, sicura. E in vantaggio. Di dritto sbagliava sempre meno e di rovescio faceva malissimo. Era riuscita ad allungare gli scambi ed era in controllo sotto tutti gli aspetti. Una volta che Venus ha perso il servizio anche in apertura di secondo set, la partita è scivolata ineluttabilmente verso il 6-0 conclusivo.

Con questo successo Muguruza diventa l’unica giocatrice a essere stata capace di sconfiggere in finali Slam entrambe le sorelle Williams, visto che il suo primo Major lo aveva conquistato al Roland Garros 2016 battendo Serena Williams.

a pagina 5: Dal cemento americano alle WTA Finals

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