L'eredità di Caroline Wozniacki - Pagina 2 di 3

Al femminile

L’eredità di Caroline Wozniacki

Uno Slam, un Masters e altri 28 titoli WTA. Ma al di là dei numeri, che segno ha lasciato Wozniacki dopo il ritiro?

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Caroline Wozniacki - Australian Open 2020 (via Twitter)
 

Tra campo e fuori campo: gli allenatori
Wozniacki è danese nata da genitori polacchi che si sono trasferiti in Danimarca prima che lei nascesse. Il padre l’ha seguita sui campi fin da piccola, andando incontro a sacrifici economici, visto che la loro non era una famiglia ricca.

Il legame padre-figlia è stato fondamentale per i successi sportivi della giovane Caroline. Che però, periodicamente, ha provato ad affrancarsi da questo sodalizio tecnico, cercando l’apporto di altri coach. Figure esterne chiamate a volte con il compito di collaborare insieme al padre, a volte invece con l’idea di sostituirlo.

Ho ricostruito una lista di allenatori con cui ha lavorato, anche se non sono sicuro sia completa. Dal 2006 in poi: Frederick Fetterlein, Ricardo Sanchez, Thomas Johansson, Sven Groeneveld, Thomas Högstedt, Michael Mortensen, Arantxa Sanchez, David Kotyza, Sascha Bajin, Francesca Schiavone.

Come interpretare questa lunga lista? Penso che se Wozniacki così tante volte ha provato a cambiare il suo team è perché c’era una qualche forma di insoddisfazione. Forse riteneva di non riuscire a esprimere tutto il suo potenziale. In alcune fasi della carriera, per esempio, l’abbiamo vista cercare di modificare il suo tipico gioco di rimessa: aumentando le discese a rete, accrescendo la velocità del servizio, o tentando di spingere di più con il colpo meno solido, il dritto. I progressi più duraturi penso li abbia avuti nel servizio, mentre per il resto è difficile individuare miglioramenti altrettanto stabili e significativi.

Osservando la questione da fuori, ciò che non mi ha convinto della gestione paterna è l’alto numero di tornei affrontato nei primi anni di carriera. A mio avviso le tante partite giocate fra il 2008 e il 2012 potrebbero aver contribuito al calo attraversato fra il 2013 e il 2016, quando Caroline è apparsa un po’ meno bionica e più esposta agli infortuni. Ma è una ipotesi che non è dimostrabile; non esiste controprova che possa confermarla.

Una cosa però è del tutto certa: nessuno dei nomi elencati ha resistito a lungo come coach, e la figura di Piotr Wozniacki è sempre tornata a essere quella di riferimento. Nell’agosto 2016 Caroline ha scritto in prima persona del suo rapporto con il padre. Lo ha fatto in un articolo intitolato “Lettera a me stessa più giovane”. Un pezzo in cui immagina di parlare a se stessa a 11 anni, raccontando alcuni episodi da cui traspare tutta la gratitudine nei confronti di una famiglia capace di sostenerla in ogni modo: “Tuo padre sarà con te per ogni fase del tuo viaggio. Prima di saperlo, trascorrerai più tempo con lui di quanto tu possa immaginare. Dopo che papà ti avrà visto vincere una partita dopo l’altra contro i bambini più grandi senza sudare, ti farà sedere e ti dirà qualcosa che non dimenticherai mai.

Ti farà una domanda molto importante: “Caroline”, dirà, “Posso fare tutto ciò di cui hai bisogno per aiutarti a migliorare nel tennis. Ti porterò ovunque tu abbia bisogno e ti assicurerò che tu abbia tutte le opportunità per eccellere. Ma devo sapere se è davvero quello che vuoi. Devi essere sicura. Nel momento in cui ti sto trascinando in campo, o ti infastidisco per farti alzare presto e andare agli allenamenti, tutto cambia. Devi capirlo. Ma, se questo è ciò che vuoi, ti darò il massimo”. È questo che vuoi? Ti piace il tennis? Lo ami davvero? Rispondi sì, e lui ne farà una missione. Farà tutto il possibile per aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi. (…)

E quando i tempi si faranno duri, cerca supporto nella tua famiglia. Saranno sempre lì per te. Ricorda quella volta da piccola quando, dopo aver subito una schiacciante sconfitta e versato molte lacrime, papà è uscito dall’autostrada che portava a casa per comprarti quel grosso orsacchiotto. “Questo è il premio”, ti dirà, “per essere stata la numero 1 nell’impegno”.

Ecco, penso che di Wozniacki ci rimarrà anche il suo rapporto intenso e in parte contraddittorio con il padre. Siamo spesso abituati a sentire storie di padri-padroni, di rapporti difficili tra figlie e genitori coach. La sensazione in questo caso è opposta. E cioè che il legame fosse così solido e sostanzialmente positivo che nessuna alternativa si è rivelata all’altezza.

Eppure tra Caroline e Piotr era evidentemente presente anche un tratto di insoddisfazione, tale da spingerli a cercare così tante volte una persona esterna che potesse offrire qualcosa di diverso. Arrivato il ritiro, non potremo più sapere se Wozniacki, seguita per un periodo consistente da una altro coach, avrebbe potuto fare meglio, o esprimere un tennis differente.

a pagina 3: Wozniacki fuori dal tennis

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