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L’eredità di Caroline Wozniacki
Uno Slam, un Masters e altri 28 titoli WTA. Ma al di là dei numeri, che segno ha lasciato Wozniacki dopo il ritiro?

Questa settimana concludo i temi collegati all’Australian Open 2020 con una notizia annunciata: il ritiro di Caroline Wozniacki. Giocando per l’ultima volta nello Slam vinto nel 2018, Wozniacki ha messo fine a una carriera davvero importante, che ha caratterizzato tutti gli anni ’10 del circuito femminile (vedi QUI).
Ho deciso di affrontare il tema seguendo la traccia proposta da Fede, che in un post di due settimane fa aveva avanzato questa domanda: “Wozniacki si è ritirata, giocando nemmeno così male (ha eliminato Yastremska e contro Jabeur avrebbe anche potuto farcela). Qual è la sua eredità nel tennis?”. L’articolo è esattamente il tentativo di rispondere al quesito di Fede.
Wozniacki in campo
Qualche dato in sintesi. Wozniacki è nata l’11 luglio 1990 e ha avuto due picchi di carriera: il primo fra il 2009 e il 2011, il secondo (leggermente inferiore per continuità e forse anche per livello di gioco) nel biennio 2017-18.
Caroline è stata numero 1 del mondo al termine delle stagioni 2010 e 2011. Dunque ha raggiunto i vertici del ranking WTA quando aveva appena 20 e 21 anni. La critica che l’ha inseguita in quel periodo era che il suo primato fosse quasi usurpato, perché vinceva i tornei di livello medio-alto, ma “falliva” negli Slam. Affrontiamo subito la questione, così poi si può andare oltre, e fare un ragionamento più ampio sulle sue caratteristiche di giocatrice.
Innanzitutto né Wimbledon nè il Roland Garros erano adatti a lei. Wimbledon era troppo favorevole alle attaccanti, e infatti a Londra non è mai riuscita ad andare oltre il quarto turno. Mentre la terra le è sempre rimasta parzialmente indigesta, molto probabilmente perché lontana dal suo imprinting tecnico, che non è quello delle tenniste latine abituate fin da piccole a misurarsi con il rosso. Almeno, questa è la mia spiegazione, perché forse la terra avrebbe potuto anche esaltare le sue doti di resistenza e tenuta mentale, ma i risultati hanno dimostrato che il Roland Garros non faceva per lei (al massimo due quarti di finale).
Rimangono quindi i due Major sul cemento. Ma nel periodo migliore di Wozniacki c’erano alcune giocatrici in grado di offrire un tennis di qualità altissima sul duro: Serena Williams, Victoria Azarenka, Li Na e Kim Clijsters. E infatti a batterla a Melbourne e New York nei suoi anni di picco sono state proprio Williams, Clijsters e Li. Il maggior rimpianto potrebbe forse essere legato alla eliminazione nella semifinale degli US Open 2010 contro Vera Zvonareva, che era comunque nella migliore stagione della carriera (non per niente era reduce anche dalla finale di Wimbledon).
Naturalmente queste sono valutazioni che solo la distanza storica ci consente di stabilire con chiarezza: allora i valori non erano così evidenti e definiti, per cui le argomentazioni dei suoi accusatori suonavano più motivate di quanto non risultino oggi. Sia come sia, in quegli anni le tante critiche avevano inciso sulla considerazione di molti appassionati, e forse anche sul carattere e la psicologia di Caroline.
Come è noto, Wozniacki cancella lo zero alla casella degli Slam soltanto nel 2018, quando vince a Melbourne. Probabilmente la concorrenza in quel torneo era un po’ meno qualificata rispetto al 2009-2011, visto che si stava vivendo una fase di transizione generazionale. E non dico questo per sminuirla, quanto piuttosto per sottolineare che quando ha avuto una occasione concreta per vincere lo Slam, Caroline ha saputo coglierla, oltretutto battendo in finale la allora numero 1 Simona Halep.
In più Wozniacki vince il torneo da campionessa in carica del Masters (Singapore 2017), titolo che ha ulteriormente impreziosito il suo palmares. In sostanza le vittorie nel 2017-18 sono state inferiori di numero rispetto alla prima fase di carriera, ma più rilevanti come prestigio.
Wozniacki si toglie il rovello più grande affermandosi in Australia, ma di sicuro lo Slam in cui mediamente si è espressa meglio è quello americano. A New York vanta tre semifinali (2010, 2011, 2016) e due finali, battuta da Clijsters nel 2009 e da Serena nel 2014.
Tolto di mezzo l’argomento Slam, arriva il tema più interessante: la sua qualità di giocatrice. Sono convinto che il segno più profondo sul circuito Caroline lo abbia lasciato nel biennio 2010-2011, quello delle 67 settimane in cima al ranking. In quelle stagioni si impone grazie a un modo di stare in campo in cui emergono soprattutto queste doti: superiori qualità difensive, grande resistenza atletica, abilità nel leggere in anticipo le decisioni di gioco delle avversarie, e una eccezionale applicazione agonistica.
In quel periodo giocare contro di lei è davvero duro, sotto tutti gli aspetti: tecnici, tattici, fisici e mentali. L’unico modo per non soffrire è essere una grande attaccante in giornata di grazia, in grado di sfoderare vincenti a ripetizione. Altrimenti contro Caroline sono dolori. Ricordo molti suoi match in cui le avversarie dovevano dare tutto per fare partita pari, ma prima o poi sentivano la necessità di rifiatare, finendo per essere inesorabilmente sopraffatte da una Wozniacki che molto difficilmente andava incontro a cali di rendimento.
Nel suo momento d’oro, Caroline dà veramente la sensazione di essere una iron-woman, non solo perché con quel modo di giocare è durissima da battere, ma anche perché è in grado di sostenerlo per un eccezionale numero di partite stagionali. 80 match (59-21) nel 2008, addirittura 93 nel 2009 (68-25), 79 nel 2010 (62-17) e di nuovo 80 nel 2011 (63-17).
Ecco, a mio avviso la principale eredità strettamente tennistica che lascia Wozniacki al circuito femminile è legata al suo modo di stare in campo con impressionante continuità fisica. Sulla scorta dei risultati di Caroline, diventa sempre più evidente a un vasto numero di giocatrici che per esprimersi ad alto livello è indispensabile una estrema cura nella preparazione atletica. E sono convinto che molte sconfitte subite contro di lei si siano trasformate in uno stimolo per affrontare con più professionalità il lavoro sul fisico con i fitness trainer.
In sostanza penso che Wozniacki abbia davvero contribuito a far alzare la qualità atletica media di tutto il circuito WTA. Può piacere o meno, ma il tennis si è evoluto nel tempo da “gioco” a “sport”, e Caroline ha avuto un ruolo non marginale in questa evoluzione.
Insomma Wozniacki è stato un modello di riferimento, anche se probabilmente in poche potevano pensare di eguagliarla, perché lei partiva da qualità naturali superiori. Lo ha dimostrato quando ha affrontato la maratona di New York senza specifica esperienza sulle corse lunghe, e l’ha conclusa sotto le 3 ore e 30 minuti (3 ore, 26 minuti, 33 secondi).
a pagina 2: Wozniacki tra campo e fuori campo
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WTA Strasburgo, il tabellone: le prime due teste di serie sono Linette e Mertens, nessuna italiana presente nonostante l’ottima tradizione
A seguire, terza e quarta forza del seeding francese rispettivamente, la cinese Shuai Zhang e la croato-statunitense Bernarda Pera. Impossibilitata a difendere il titolo conquistato nel 2022 Angelique Kerber, impegnata con il primo bebè

E’ in procinto, a partire dalla prossima settimana, di prendere piede quella che si prospetta una sette giorni ricca di bellezza tennistica sulla terra rossa del capoluogo della regione francese dell’Alsazia: il WTA 250 di Strasburgo.
Il torneo, che si svolge nello storico impianto del Tennis Club de Strasbourg, è giunto a quella che sarà la sua 37esima edizione dato che la fondazione e la conseguente introduzione nel Tour professionistico risale al lontano 1987.
Un albo d’oro di primissimo livello con fior fior di campionesse Slam
L’evento ha sempre goduto di un parterre de Roi – per dirla alla transalpina – grazie alla propria posizione strategica nel calendario anticipatrice del Roland Garros, l’appuntamento conclusivo di questa parte di stagione, ma soprattutto perché offre condizioni praticamente quasi del tutto assimilabili con quelle che poi si ritrovano allo Slam di Bois De Boulogne in termini di superficie e palle utilizzate.
Non a caso, infatti, l’albo d’oro può mettere in mostra nomi illustri del calibro di Jana Novotna, Lindsay Davenport, Steffi Graff, Jannifer Capriati o ancora Maria Sharapova. Ossia tutte campionesse Major che hanno scritto, di questo sport, pagine di storia eterna per poi giungere a tempi più recenti ed appurare come nulla sia cambiato: le ultime vincitrici della manifestazione sono manco a dirlo una campionessa del Roland Garros (2021) e, la detentrice del trofeo, una il cui palmares è sprovvisto proprio del “solo” Open di Francia per potersi fregiare del riconoscimento del Career Grand Slam.
Stiamo parlando di due mancine, la ceca Barbora Krejcikova e la tedesca Angelique Kerber. La 35enne di Brema, però, quest’anno non sarà ai nastri di partenza per difendere il titolo poiché affaccendata con la maternità, dato che meno di tre mesi fa è nata la figlia Liana e quindi la priorità assoluta al momento non può che essere direzionata verso la famiglia, con il tennis che inevitabilmente è scalato in secondo piano.
A guidare il tabellone dell’Internationaux de Strasbourg saranno la polacca Magda Linette, ad inizio anno spintasi clamorosamente sino alle semifinali dell’Australian Open ma ora alla ricerca di nuovi risultati che le ridiano fiducia dopo un periodo di forma abbastanza opaco, e la belga Elise Mertens.
La 31enne di Poznan ricoprendo il ruolo di prima testa di serie del tabellone, presiederà la parte alta del seeding e avvierà la sua campagna opponendosi alla rumena Cristina Bucsa; mentre a far compagnia alla 27enne di Lovanio – nella serata romana in campo per la finale di doppio (lei che è ex n. 1 di specialità) degli Internazionali BNL d’Italia in coppia con l’australiana Hunter per giocarsi il titolo al cospetto del forte duo a stelle e strisce Gauff/Pegula: n. 3 e n. 4 della classifica di doppio, prima accoppiata per quanto concerne la Race grazie anche alle due finali 1000 dell’anno con successo a Miami e KO a Madrid -. Nella metà bassa fra le altre sarà ai nastri di partenza pure Elina Svitolina, ancora in cerca della forma migliore dopo il ritorno nel Tour in seguito alla gravidanza prima e alle ripercussioni psicologiche del conflitto scoppiato in Ucraina poi.
Qualora Elise ed Elina vincessero i rispettivi match d’esordio, per Mertens l’avversaria è l’americana Katie Volynets, si incrocierebbero al 2°T.
Terza e quarta forza del main-draw, che vorranno certamente recitare un ruolo da protagoniste, saranno rispettivamente la cinese Shuai Zhang e la croata – naturalizzata statunitense – Bernarda Pera. Da segnalare anche, tra le giocatrici in odore di percorso importante, la recente semifinalista al WTA 1000 di Miami Sorana Cirstea e la svizzera Jil Teichmann, quest’ultima con l’obiettivo di dare linfa alla sua stagione dopo alcuni mesi di mero compitino: sono state sorteggiate in due lati diversi del tabellone, con la 25enne nativa di Barcellona pronta ad insidiare la favorita numero uno Linette partendo dal secondo spicchio; al contrario la rumena è stata dislocata nel terzo, il primo della parte sottostante.
Tante francesi, nessuna azzurra nonostante l’ottima tradizione
Infine evidenziamo, come sempre, la nutrita truppa francese al via: ben 6 giocatrici presenti nel tabellone principale di un torneo che in passato è stato testimone di tre conquiste casalinghe, Aravane Rezai – di origini iraniane – nel 2009, Alizé Cornet nel 2013 e l’attuale n. 1 di Francia Caroline Garcia nel 2016. L’unica di queste a ballare anche nel 2023 sarà la 33enne di Nizza, che debutterà con la bulgara Viktorija Tomova.
Mentre non ci sarà alcuna italiana a giocarsi le sua chances, nonostante l’ottima tradizione tricolore che può infatti vantare ben 5 allori: la prima in assoluto ad alzare il trofeo nella sede del Parlamento Europeo fu Sandra Cecchini nel 1988 alla seconda edizione dell’evento – e che fu finalista anche nella prima -, poi fu la volta della tripletta di Silvia Farina tra il 2001 e il 2003 e dulcis in fundo Flavia Pennetta nel 2012.
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Camila Giorgi riparte da Linz, per Trevisan doppia avventura a Doha e Abu Dhabi: il febbraio delle tenniste italiane
Dopo un Australian Open non proprio esaltante, ecco le partecipazioni azzurre ai tornei WTA di febbraio.

Mettersi alle spalle l’Australian Open, tuffarsi in un febbraio che deve servire a trovare conferme per Camila Giorgi e Jasmine Paolini, ad accumulare ancor più punti in vista di Indian Wells e Miami per Martina Trevisan e Lucia Bronzetti. Sullo sfondo c’è anche la voglia di Sara Errani di tornare tra le prime 100 nel ranking WTA.
Le belle notizie dal tennis femminile, in questo avvio di 2023, sono arrivate proprio da Giorgi e Paolini. Il cammino della n. 69 del ranking all’Australian Open si è interrotto al terzo turno per merito di Belinda Bencic, testa di serie n. 12. Un’eliminazione in due set, dopo le vittorie su Pavlyuchenkova e Schmiedlova, ma che hanno dato indicazioni importanti su un percorso positivo da intraprendere in questo 2023. Sconfitta nettamente da Ljudmila Samsonova al primo turno a Melbourne, Jasmine Paolini è in corsa per una semifinale al WTA di Lione. Avversaria odierna, Caroline Garcia, beniamina di casa.
Il gennaio di Lucia Bronzetti è stato esaltante nella United Cup, competizione che ha galvanizzato la n. 62 del ranking, uscita, però, al primo all’Australian Open Siegemund in tre set.
Il match più esaltante fin qui disputato dalla n. 1 del tennis femminile, Martina Trevisan lo ha disputato alla United Cup. La vittoria in tre set su Maria Sakkari è stato un gran sussulto in questo nuovo anno. Male all’Australian Open, uscita al primo turno contro Anna Schmiedlova.
Sarà ancora il cemento il grande protagonista nei tornei femminili di tennis del mese di febbraio.
Dal 6 al 12 si giocherà contemporaneamente ad Abu Dhabi e a Linz.
Nel tabellone principale di Abu Dhabi l’Italia sarà rappresentata da Martina Trevisan. Ons Jabeur ha, invece, annunciato il forfait: sarebbe stata la testa di serie n. 1 del ranking.
In Austria, invece, al WTA di Linz ci saranno Lucia Bronzetti e Camila Giorgi. La partecipazione di Sara Errani, invece, passerà dalle qualificazioni.
Dal 13 al 19 febbraio si giocherà a Doha. Già in tabellone Martina Trevisan, dovrà affrontare le qualificazioni Jasmine Paolini.
Il febbraio delle principali tenniste italiane.
6/12 febbraio: Trevisan ad Abu Dhabi, Bronzetti e Giorgi a Linz, Errani alle qualificazioni
13/19 febbraio: Trevisan e Paolini a Doha
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United Cup: delusione Australia, ottimo avvio per Grecia, USA e Svizzera. Wawrinka sorprende Bublik
Kvitova regala l’unico punto alla Repubblica ceca. Tsitsipas e Sakkari brillano anche in doppio. Disfatta argentina contro la Francia

In attesa dell’esordio di Nadal e Zverev in programma domani, ecco i risultati definitivi dopo le prime due giornate di gioco alla United Cup. Non c’è solo il successo dell’Italia sul Brasile, di cui vi abbiamo parlato qui.
Grecia – Bulgaria 4-1
Kuzmanov – Pervolarakis 6-1, 6-1
Sakkari – Tomova 6-3, 6-2
Sakkari/Stefanos Tsitsipas – Topalova/Andreev 6-4, 6-4
La Grecia si aggiudica la sfida con la Bulgaria nel primo turno di United Cup per 4-1. La Bulgaria rispetta il pronostico nella sfida tra Dimitar Kuzmanov, n. 196 del ranking, e Michail Pervolakis, n. 504. Il doppio 6-1 dà coraggio ai bulgari che riaprono il computo complessivo della sfida. Ma poi ci pensano i rispettivi n. 1 ellenici del maschile e femminile a dare la sterzata decisiva alla sfida. Vince Maria Sakkari agevolmente in due set su Viktorya Tomova, 6-3, 6-2. Poi in coppia con Strefanos Tsitsipas, la greca dà spettacolo e con un doppio 6-4 si pensa al turno successivo. Debole nelle seconde linee, con Sakkari e Tsitsipas la Grecia può dir la sua nella competizione.
USA – Repubblica Ceca 4-1
Kvitova – Pegula 7-6, 6-4
Tiafoe – Machac 6-3, 2-4 ret Machac
Pegula/Taylor Pegula – Bouzkova – Lehecka 2-6, 6-3, 10-7
Ottimo il debutto nella competizione per gli statunitensi. La sconfitta in due set di Pegula contro Kvitova alla fine risulterà ininfluente. Decisivo il tie-break del primo set, in cui Petra annulla ben tre set point alla sua avversaria. Machac è costretto sul più bello al ritiro nella sfida con Tiafoe. Sotto di un set, ma avanti di un break, il ceco è costretto al forfait per una distorsione alla caviglia destra. Il doppio se l’aggiudica la coppia composta da Jessica e Taylor Pegula.
Francia – Argentina 4-0
Garcia – Podoska 6-2, 6-0
Mannarino – Coria 6-1, 6-0
La vittoria della Francia sa di rivincita mondiale nei confronti dell’Argentina. Dal campo di calcio a quello di tennis, dal Qatar all’Australia, stavolta sono i transalpini a gioire e anche abbastanza nettamente lasciando soli tre game ai singolari odierni. Rullo compressore Caroline Garcia, n. 4, supera Nadia Podoska, n. 195, per 6-2, 6-0. Adrian Mannarino, n. 46, la imita battendo Federico Coria, n. 75, 6-1, 6-0, il tutto in 2he10’ complessivi.
Australia Gran Bretagna 1-3
Dart – Inglis 6-4, 6-4
Kubler – Evans 6-3, 7-6(3)
Momento decisamente sfortunato per l’Australia, data da molti per favorita nella competizione. Il forfait di Kyrgios e successivamente quello di Tomljanovic, per un problema al ginocchio sinistro, hanno cambiato l’inerzia del confronto con la Gran Bretagna. In svantaggio 0-2, è toccato a Maddison Inglis, n. 180 del mondo, affrontare Harriet Dart, n. 98 del ranking Wta. Doppio 6-4 e semaforo verde per i britannici. Inutile ma comunque rocambolesca la sconfitta di Evans contro Kubler. Sotto di un set, nel secondo parziale il britannico si è fatto rimontare da 5-0, perdendo in malo modo al tie-break.
Svizzera – Kazakhistan 4-0
Teichmann – Kulambayeva 6-3, 6-2
Wawrinka vs Bublik 6-3, 7-6(3)
Tutto facile per la Svizzera. Stan Wawrinka (n. 148) soffre nel secondo set contro il talentuoso Alexander Bublik, n. 37. Ricambio generazionale? Non ditelo al buon vecchio Stan che porta a casa il punto decisivo per il passaggio del turno dei rossocrociati. Bene anche Jil Teichmann, n. 35, nel singolare femminile contro Zhibek Kulambayeva, n. 441, che viene sconfitta 6-3, 6-2.