L'eredità di Caroline Wozniacki - Pagina 3 di 3

Al femminile

L’eredità di Caroline Wozniacki

Uno Slam, un Masters e altri 28 titoli WTA. Ma al di là dei numeri, che segno ha lasciato Wozniacki dopo il ritiro?

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Caroline Wozniacki - Australian Open 2020 (via Twitter)
 

Wozniacki fuori dal tennis
Nel momento in cui una sportiva così popolare si ritira, c’è da chiedersi cosa ha lasciato non solo in senso tecnico, ma anche umano e caratteriale. E questo vale in particolare nel caso di Wozniacki, perché alcune sue vicende personali hanno travalicato i confini della vita privata, diventando di dominio pubblico. Non che Caroline abbia cercato pubblicità, ma semplicemente le sono capitate situazioni che era impossibile tenere riservate.

E non si tratta di ricordarle con lo spirito del gossip (altrimenti lo eviterei, perché credo che ogni persona, anche se famosa, abbia diritto alla propria privacy), quanto piuttosto di prendere atto come certi aspetti extra-campo abbiano finito per diventare parte integrante della sua immagine di tennista.

Va anche detto che Wozniacki ha trascorso praticamente metà della sua esistenza sotto i riflettori dei media. Caroline vince Wimbledon junior nel 2006, quando ha ancora 15 anni, e da allora vive come un personaggio pubblico; prima come grande promessa nazionale, poi come campionessa affermata. Ecco per esempio un documentario realizzato dalla TV danese:

Non è facile essere sempre all’altezza di questa condizione, soprattutto quando si è tanto giovani. E diventa ancora più complicato da numero 1 del mondo, con l’attenzione di media e social moltiplicata. Cito un paio di episodi in proposito.

Australian Open 2011. Wozniacki si presenta per la prima volta in uno Slam da testa di serie numero 1. Ma qualcosa non va: circola la voce che i giornalisti la considerino noiosa, banale; dicono che durante le conferenze stampa non offra mai spunti interessanti.

La critica colpisce Caroline, che non ha ancora la scorza sufficientemente dura per non farsi ferire da certe opinioni. E così capita che si presenti in sala stampa con un cerotto alla gamba (ha urtato un tapis roulant in allenamento), e invece che raccontare cosa è successo per davvero, si inventa una storia lì per lì: dice che il cerotto copre dei graffi che le ha procurato un canguro.

La storia diventa subito virale, e a quel punto Wozniacki si rende conto che la situazione le è sfuggita di mano. Prima che si indaghi più a fondo sulla vicenda, scoprendo che è una sua fantasia, Caroline ritratta via Twitter, descrivendo il tutto come uno schierzo.

Altro episodio, US Open 2011. Nadal accusa dei crampi durante la conferenza stampa; il video dilaga su Internet, e lo vede anche Wozniacki. Mentre è seduta a sua volta in sala stampa, in attesa che i giornalisti comincino a intervistarla, imita Rafa:

Apriti cielo! I fan di Nadal si inalberano, e allora Wozniacki deve di nuovo intervenire con un tweet di scuse per chiarire la sua posizione. (Had a bit of fun last night b4 my press conference. Hope it was not taken the wrong way. I have the upmost respect and admiration of Rafa!!!!).

A 20-21 anni si potrebbero considerare episodi irrilevanti, ma se li compie una sportiva famosa le cose diventano più complicate. Tifosi accaniti, media, sponsor: tutti aspettano al varco, e occorre essere impeccabili se si vuole essere alla altezza del ruolo.

Anche perché, in quel 2011, Caroline è molto vicina a proporsi come testimonial quasi perfetto, a maggior ragione quando annuncia il fidanzamento con un altro sportivo famosissimo come il golfista Rory McIlroy. Giovani, vincenti e innamorati: la vita di Wozniacki sembra sempre più quella di una fiaba (del resto lei è nata a Odense, come Hans Christian Andersen). Anche per questo Turkish Airlines la mette sotto contratto e invade i canali sportivi con uno spot sognante:

Sappiamo però che la storia d’amore tra Caroline e Rory non avrà il lieto fine: il promesso sposo non è esattamente il principe azzurro, e si tira indietro a un passo dal matrimonio. Nel maggio 2014 la cerimonia è ormai organizzata, ma quando McIlroy si trova in mano i cartoncini delle partecipazioni, scopre di non essere pronto per il grande passo. E pianta Wozniacki per telefono. Quella telefonata è anche l’ultima volta in cui si parlano.

È una di quelle circostanze in cui né il denaro né la fama possono lenire la ferita. Anzi, si può immaginare che per una figura pubblica come Caroline la situazione sia perfino più dolorosa. La vicenda è tanto profonda che avrà delle conseguenze in campo. Mi è rimasto impresso il suo match al Roland Garros 2014 contro Wickmayer: Caroline perde al primo turno, alternando buone cose a errori per lei inconcepibili. L’impressione è che non riesca a rimanere con la mente nel match.

Poi però arriva la reazione, e nel giro di qualche settimana si presenta una Wozniacki diversa, sorprendentemente forte e risoluta. Nella difficoltà si rende conto che nel mondo del tennis non ci sono solo rivali ma anche amiche: è Serena Williams che la invita a casa sua e la distrae nei momenti più difficili. E nel mese di settembre Caroline è addirittura capace di raggiungere la finale Slam a Flushing Meadows, proprio contro Serena. Subito dopo arriva la decisione di correre la maratona di New York, con il tempo strepitoso già citato prima.

Insomma, come capita a tutti, ai momenti felici nella vita di Caroline si alternano momenti difficili. E lei non si tira indietro: li affronta con orgoglio. Nel 2018 vince il suo primo Slam, ma qualche mese dopo scopre di soffrire di artrite reumatoide. Quando la diagnosi è certa, la comunica in conferenza stampa, subito dopo l’ultimo match stagionale al Masters. Racconta tutto con precisione e senza giri di parole:

Oggi, a trent’anni da compiere fra qualche mese, Wozniacki è lontanissima dalla tennista del 2011, la giocatrice fresca numero 1 che desiderava essere più divertente e spiritosa in conferenza stampa. Quella non era la sua natura e l’ha confermato nel tempo: quando parla dei match, nelle risposte tende sempre a “giocare in difesa” e molto difficilmente supera i confini della routine.

E non è nemmeno diventata particolarmente brillante, anche se di recente ha dimostrato di saper fare dell‘ironia su se stessa, al momento del suo ultimo match, perso a Melbourne contro Ons Jabeur (7-5, 3-6, 7-5). Nella intervista a bordo campo ha commentato la prestazione con una critica al suo cronico problema con il dritto: “Penso fosse giusto che la mia ultima partita si concludesse con un match in tre set molto combattuto, e che la mia carriera finisse con un errore di dritto. Sono le cose su cui ho sempre lavorato: immagino non potesse che andare così”.

Ecco, direi che questo atteggiamento realista è il suo miglior lascito extra-campo: ha abbandonato l’immagine illusoria dei primi tempi, in favore di una figura di donna molto più autentica, che dà prova di quanto vale proprio nei momenti più difficili e rivendica con fermezza la sua capacità di superarli.

Si dice che Anna Magnani chiedesse al suo truccatore: “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. C’ho messo una vita a farmele venire”.
Affrontare le avversità apertamente e con coraggio, senza nascondere le cicatrici della vita. Non è facile, ma è quello che Caroline Wozniacki ha dimostrato di saper fare.

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