La lettera aperta di Mouratoglou: "Bisogna aiutare i giocatori fuori dalla top 100"

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La lettera aperta di Mouratoglou: “Bisogna aiutare i giocatori fuori dalla top 100”

Il coach di Serena denuncia la difficile situazione dei tennisti più indietro in classifica: “Trovo rivoltante che il centesimo miglior giocatore di uno degli sport più popolari del mondo riesca a malapena a mantenersi”

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Il tennis è fermo e questo ormai lo sappiamo. Molti top player si trastullano con challenge sui social o si prodigano per raccogliere fondi, donando anche loro in prima persona. C’è però un microcosmo di giocatori che ha moltissimo da perdere da questa pausa forzata, non in termini di risultati o di stato di forma, ma proprio di guadagni. Parliamo dei tennisti che gravitano fuori dalla top 100 e che faticano a chiudere in pari i bilanci alla fine dell’anno.

La sospensione del tennis ha riportato l’attenzione su questo tema, sempre molto dibattuto. Stavolta in prima linea si è schierato Patrick Mouratoglou, allenatore di Serena Williams, sempre molto diretto nelle proprie esternazioni. Il coach francese ha diffuso sui social una lunga lettera aperta con la quale invita gli organi che reggono il tennis a rivalutare seriamente la questione. Di seguito la traduzione integrale:

Cara comunità del tennis,
il nostro sport è grande. Però il difficile periodo che stiamo affrontando sottolinea quanto sia disfunzionale. I giocatori fuori dalla top 100 a malapena riescono a pareggiare i bilanci e molti di loro sono costretti a finanziare le proprie carriere per continuare a giocare a livello professionistico. Le loro vite sono piene di problemi economici.

Al contrario dei giocatori di basket e dei calciatori, i tennisti non sono coperti da salari annuali fissi. Sono liberi professionisti. Pagano loro i viaggi. Pagano stipendi fissi al proprio staff, mentre il loro stipendio dipende dal numero di partite che riescono a vincere. Si tratta di un sistema meritocratico – il che va benissimo per me. I top player meritano al 100% i propri guadagni. Però trovo rivoltante che il centesimo miglior giocatore di uno degli sport più popolari del mondo – si stima che sia seguito da circa un miliardo di appassionati – riesca a malapena a mantenersi.

Stando a quanto dice Tim Mayotte, ex top 10, ‘dovresti guadagnare circa 200.000$ tutti gli anni di montepremi e/o sponsor per mantenerti’. Per Noah Rubin, ‘chi è fuori dalla top 50 o dalla top 100 non ha molti sponsor fuori dal campo e, se ce li ha, sono piccoli e non puoi vivere di quelli. Se non lavori, non vieni pagato’.

Quindi cosa accade quando i giocatori sono costretti a non lavorare per un indefinito periodo di tempo? Non vengono pagati. Alcuni di essi stanno rinunciando ai propri sogni e la chiamano carriera. È stato così per troppo tempo. Anche se abbiamo fatto fuori la ben radicata supremazia maschile nel campo finanziario, il tennis mantiene uno dei più elevati livelli di disuguaglianza tra tutti gli sport.

Il fatto è che il tennis ha bisogno di loro per sopravvivere. Non può reggersi solo sulle proprie elite. Il circuito si atrofizzerebbe. La riforma ITF dell’anno scorso che fortunatamente è stata cancellata pochi mesi dopo essere stata approvata, ha reso la situazione dei tennisti fuori dalla top 100 quasi insopportabile. Molti di loro hanno deciso di abbandonare il tennis semplicemente perché non c’erano altre opzioni.

Al momento stanno affrontando un’altra sfida: dal momento che il circuito è in pausa per i motivi che tutti sappiamo, non hanno nessun introito e, a differenza di molti top 100, non hanno soldi dagli accordi con gli sponsor per andare avanti. È il momento di pensare a questi giocatori e aiutarli, prima nell’immediato e poi nel lungo periodo.

Per questa ragione, mi piacerebbe molto vedere ATP, WTA, ITF e gli Slam seduti allo stesso tavolo (ovviamente virtualmente) per cercare di trovare una soluzione sostenibile. Ci affidiamo tutti a questi organi di governo che hanno il potere di proteggere l’economia del tennis professionistico e hanno anche responsabilità sociali.

Mi piacerebbe che queste istituzioni dicessero BASTA. Non possiamo più lasciare indietro i tennisti con un ranking più basso. Non è giusto. Il tennis ha bisogno di un cambiamento. Sfruttiamo questo tempo per iniziare un dibattito“.

Il messaggio è ovviamente giustissimo e riflette una realtà molto spesso evidenziata dai media e dai giocatori stessi. Il problema è appunto quello di trovare una soluzione nel breve e poi nel lungo periodo. In questo senso Mouratoglou non dà grande aiuto e si limita alla denuncia dell’ingiustizia, senza però proporre alcunché. Una prima piccola mossa l’ATP l’ha fatta recentemente, destinando ai tennisti più bisognosi (anche se non si è capito bene con che modalità) i fondi raccolti con il Mutua Madrid Open Virtual Pro, la versione virtuale del torneo madrileno. Il manager Morgan Menahem, ha avanzato un paio di proposte per tamponare nell’immediato l’emergenza: fornire una sovvenzione una tantum attingendo dal fondo pensionistico dell’ATP o ripartire il montepremi delle ATP Finals ai primi 300 tennisti del ranking (qui l’articolo completo). Il problema è ovviamente ancora apertissimo. La speranza è che questi continui sassi gettati nello stagno smuovano finalmente le acque.

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