I migliori colpi in WTA: le qualità agonistiche - Pagina 3 di 4

Al femminile

I migliori colpi in WTA: le qualità agonistiche

Penultima puntata della serie dedicata all’analisi dei colpi in WTA. Da Kvitova a Serena Williams, da Yastremska a Mertens e Andreescu: quale giocatrice riesce a mettere in campo il meglio di sé nelle occasioni più importanti?

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Sofia Kenin - Australian Open 2020 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

LE PROTAGONISTE AL DI FUORI DAGLI SLAM

3. Dayana Yastremska
Da quando si è affacciata nel circuito WTA, Dayana Yastremska si è messa in luce per una tigna agonistica ben sopra la media. Dà l’impressione di vivere una vera e propria idiosincrasia nei confronti della sconfitta, che emerge sia per come combatte senza mai risparmiarsi, sia nel body language fra un punto e l’altro.

Yastremska è stata accusata di chiamare Medical Time Out strategici per provare a girare le sorti di match che si sono messi male. A volte con esiti favorevoli (per esempio la finale a Hua Hin contro Tomljanovic), a volte meno (Australian Open 2020 contro Wozniacki). Sta di fatto che i suoi MTO sono diventati molto discussi, tanto che il suo attuale coach Sascha Bajin si è speso pubblicamente per difenderla.

Qui non si tratta di decidere se sia fondata l’accusa di poca sportività nei MTO (non c’è lo spazio per dirimere la questione), quanto piuttosto sottolineare che in ogni istante dei suoi match traspare l’idea del rifiuto della sconfitta. E questo paga anche in termini di risultati effettivi, come testimoniano i numeri. Al primo anno di Tour Dayana ha vinto un torneo International (Hong Kong 2018), mentre nel 2019 ha raggiunto tre finali perdendone una sola, peraltro contro la numero 1 del mondo Ashleigh Barty. Significa che ad appena 20 anni (compiuti il 15 maggio) nelle finali vanta il 75% di successi in carriera (3-1).

2. Elise Mertens
Nelle ultime stagioni Elise Mertens si è dimostrata una delle giocatrici più affidabili del circuito attuale. Difficilmente soffre di controprestazioni, e se ha l’occasione di vincere è molto raro che non ne approfitti. Di conseguenza quando gioca contro avversarie di classifica inferiore quasi sempre ha la meglio, e questo le ha permesso di scalare le classifiche sino a sfiorare la Top 10 (grazie anche alla semifinale all’Australian Open 2018). Poi è andata incontro al classico problema della conferma di quei progressi, perdendo qualche posizione in classifica, ma lo ha affrontato con il suo tipico equilibrio, senza cioè vivere crisi profonde.

Spesso le migliori partite sul piano agonistico di Mertens partono dalla difesa, ma poi nello sviluppo del match riesce a crescere anche nelle fasi di attacco. A conti fatti, il dato più evidente della sua solidità è quello relativo alle finali, con un ottimo 83,3% di successi (5 vinte, 1 persa). Unica occasione mancata quella di Istanbul 2017 contro Elina Svitolina.

La capacità di sfruttare le opportunità Elise l’ha confermata lo scorso anno quando è riuscita a sconfiggere Simona Halep nel Premier di Doha 2019. Forse non aveva di fronte la miglior Halep possibile, ma in fondo è proprio in queste partite che una giocatrice sulla carta meno forte deve dimostrare di saper cogliere l’occasione. E lei puntualmente ci è riuscita.

1. Alison Riske
Per quanto ha saputo fare alla soglia dei 30 anni (è nata il 3 luglio 1990) Alison Riske merita per forza un posto in questa classifica. Ma ancora più che per i risultati raggiunti, le spetta un posto per come li ha ottenuti: passando spessissimo attraverso lotte di estrema intensità, nelle quali ha saputo rovesciare il pronostico di partenza che regolarmente la vedeva soccombente.

La sua fioritura tardiva probabilmente ha visto il momento della svolta in occasione della finale di ‘s-Hertogenbosch 2019, quando ha sconfitto la beniamina di casa Kiki Bertens ribaltando un punteggio disperato. Sotto 0-6, 1-4 ha cominciato a risalire la corrente. Ha annullato 5 match point nel secondo set, riuscendo poi a vincerlo al tiebreak e finendo anche per vincere il torneo grazie al successo per 0-6, 7-6(3), 7-5. Da quel momento qualcosa deve essere scattato nella sua mente, perché ha cominciato ad infilare vittorie in rimonta, spesso partendo da situazioni complicatissime.

Gli statistici di Wimbledon ci hanno detto che negli ultimi dieci anni nessuna era stata in campo quanto lei nel 2019. Questi i suoi punteggi sino al quarto di finale:
3-6, 6-3, 7-5 a Vekic
6-2, 6-7(3), 9-7 a Jorovic
4-6, 6-4, 6-4 a Bencic
3-6, 6-2, 6-3 alla numero 1 Barty
6-4, 4-6, 6-3 nella sconfitta subita contro Serena Williams.

Poi di nuovo a Toronto ha ingaggiato due partite tiratissime. Una vinta contro Maria Sakkari per 4-6, 6-2, 7-6(7), e una persa contro Karolina Pliskova: 6-4, 6-7(4), 6-2

Infine ha raggiunto la finale a Wuhan dopo avere sconfitto Kozlova, Puig, Wang, Svitolina e Kvitova. Solo Sabalenka in finale l’ha piegata per 6-3, 3-6, 6-1, quando ormai Alison aveva finito la benzina.

Lungo questa straordinaria seconda parte di 2019, Riske aveva anche fatto in tempo a sconfiggere Angelique Kerber a Zhengzhu per 5-7, 6-4, 7-6(6). Una serie di battaglie impressionanti, che le sono valse a fine stagione il best ranking di tutta la carriera: numero 18, a ventinove anni compiuti.

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