US Open 2020, scontro generazionale - Pagina 3 di 5

Al femminile

US Open 2020, scontro generazionale

Naomi Osaka e Jennifer Brady da una parte, Victoria Azarenka e Serena Williams dall’altra. A New York la gioventù ha prevalso sull’esperienza

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Naomi Osaka - Finale US Open 2020 (via Twitter, @usopen)
 

Jennifer Brady
Nata nell’aprile 1995, per la prima volta in carriera Jennifer Brady ha partecipato a uno Slam da testa di serie: numero 28. Posizione frutto di due fattori. Da una parte il già citato forfait di diverse giocatrici ai vertici del ranking. Dall’altra il progresso compiuto in classifica grazie agli ultimi risultati, inclusa la vittoria a Lexington (prima in un torneo WTA) ottenuta senza perdere un set.

A cose fatte, possiamo dire che anche da numero 28 Brady fosse comunque molto sottostimata, perché probabilmente nessuna giocatrice era in forma quanto lei. Dieci set vinti di fila a Lexington e altri dieci di fila a Flushing Meadows per raggiungere la sua prima semifinale Slam contro Osaka. Questi i risultati: 6-3 6-2 a Blinkova, 6-1 6-2 a Bellis, 6-3 6-3 a Garcia, 6-1 6-4 a Kerber (campionessa del 2016), 6-3 6-2 a Putinsteva.

Di Brady ho già scritto di recente (vedi QUI). È però interessante sviluppare ulteriori valutazioni alla luce degli ultimi match. Sicuramente in confronto al passato ha compiuto un fondamentale progresso nella mobilità; e questa penso rimarrà una conquista definitiva del suo tennis. Ma a livello esecutivo ha stupito anche per la solidità del rovescio. Questo è l’aspetto che mi incuriosisce di più in chiave futura, perché non sarebbe la prima volta che una giocatrice in condizioni di forma strepitosa maschera i propri deficit su uno specifico colpo.

Tutti per esempio conosciamo il limite di Wozniacki dalla parte del dritto, eppure nella settimana del Masters vinto a Singapore nel 2017 non si notava poi molto. In quel torneo Caroline era riuscita addirittura a “inventarsi” un cross stretto di dritto particolarmente insidioso, dal quale aveva ricavato punti importanti. Situazione simile per il rovescio di Madison Keys quando raggiunse la finale allo US Open 2017, o di Dominika Cibulkova nelle due settimane che la portarono alla finale all’Australian Open 2014. Poi però certe prestazioni non si rivelano durature: molto spesso nelle giocatrici marcatamente asimmetriche riaffiora la differenza di efficacia fra la parte destra e la parte sinistra. Scopriremo più avanti se la nuova Brady saprà mantenere il rovescio ai recenti livelli.

Una cosa è certa: al di là del dal rovescio, Jennifer ha dimostrato di possedere notevole qualità negli altri due colpi base: servizio e dritto in topspin. La completezza in battuta emerge ancora di più se consideriamo il rendimento sulla seconda di servizio. Nei tornei WTA del 2020 è al primo posto per percentuale di punti vinti davanti a Petra Martic, Jennifer e Petra sono le uniche ad aver superato il 53% di punti vinti sulla seconda (53,9% e 53,5% rispettivamente). A New York Brady ha quasi sempre superato questi valori, e solo contro Garcia non ha vinto almeno il 50% di punti con la seconda.

In semifinale contro Naomi Osaka abbiamo assistito a uno scontro fra due grandi battitrici, che ha prodotto un match equilibrato e di qualità molto alta, deciso da due soli break (7-6, 3-6, 6-3). Una partita che mi ha ricordato il confronto tra Venus Williams e Petra Kvitova a Wimbledon 2014, ugualmente deciso da due soli break (allora finì 5-7, 7-6, 7-5 per Kvitova). Forse rispetto a quella memorabile partita londinese quella di New York è stata leggermente inferiore perché Brady a mio avviso avrebbe potuto rispondere meglio sulle seconde di Osaka, che sono l’aspetto meno forte nel colpo di inizio gioco di Naomi. Ma si tratta davvero di andare a cercare il pelo nell’uovo di un match che ha registrato per entrambe un ottimo saldo vincenti/errori non forzati: +10 Brady (35/25) +18 Osaka (35/17).

Le partite offerte da Brady negli Stati Uniti sono quel tipo di prestazioni che fanno alzare le antenne alla concorrenza. Dopo un rendimento del genere, sono sicuro che un po’ tutti i team avversari si metteranno a studiare con attenzione i possibili punti deboli di Jennifer, per cercare di arginare l’efficacia dei suoi fondamentali. Per esempio sarebbe interessante vederla alla prova contro una giocatrice in grado di farla colpire con regolarità di rovescio in uscita dal servizio, cosa che a Osaka non è riuscita nel loro confronto. Ma naturalmente queste opzioni tattiche sono più facili da definire sulla carta che da attuare sul campo, visto che gestire una battuta come quella di Jennifer non è affatto semplice.

a pagina 4: Victoria Azarenka

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