Cinque anni dopo: chi ha davvero vinto lo Slam - Pagina 2 di 3

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Cinque anni dopo: chi ha davvero vinto lo Slam

Nel giugno 2015 era uscito un articolo che provava a identificare le giovani con più possibilità di vincere un Major. È il momento di controllare come sono andate le cose

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Madison Keys e Sloane Stephens - US Open 2017
 

Prima di presentare la mia ipotesi, vediamo quali traguardi Slam avevano raggiunto sino ad allora le quindici giocatrici in questione. Eccole in ordine di risultati, da Eugenie Bouchard (che vantava già una finale e due semifinali, tutte conquistate nel 2014) a Daria Gavrilova, che non era mai andata oltre il secondo turno in un Major:

Bouchard: 1 Finale Slam + 2 Semifinali Slam
Stephens: 1 Semifinale
Keys: 1 Semifinale
Muguruza: 2 Quarti di finale
Svitolina: 1 Quarto di finale
Bencic: 1 Quarto di finale
Van Uytvanck: 1 Quarto di finale
Giorgi: 2 Quarti turni
Diyas: 1 Quarto turno
Mladenovic: 3 Terzi turni
Pliskova: 2 Terzi turni
Garcia: 2 Terzi turni
Watson: 2 Terzi turni
Vandeweghe: 1 Terzo turno
Gavrilova: 2 Secondi turni

E ora veniamo al sodo, cioè alla tabella che riassume la previsione. Per capirci: più alta era la posizione nella mia classifica, maggiori possibilità di vittoria Slam attribuivo. Sia chiaro: elencando 15 nomi non significava che ritenessi tutte e 15 le presenti in grado di vincere uno Slam. Anzi, come ho scritto nell’articolo di allora, “personalmente credo che le prime quattro siano le giocatrici con più possibilità di successo”. Mentre dalla posizione 5 in poi, la vittoria mi sembrava molto meno probabile. Ecco perché nella tabella di riepilogo ho lasciato uno spazio fra le prime quattro giocatrici e le undici successive.

La tabella sinistra è quella con la mia ipotesi di gerarchia, la tabella destra sintetizza quello che è effettivamente accaduto, con i migliori risultati ottenuti negli Slam dal giugno 2015 in poi. In pratica da Wimbledon 2015 sino al Roland Garros 2020:

Le prime quattro giocatrici
Anche se con un ordine diverso (almeno per il momento) le prime quattro giocatrici della classifica di cinque anni fa si sono effettivamente dimostrate le migliori anche nella realtà. Madison Keys, mia capolista, non è andata oltre il quarto posto, superata di un soffio anche da Karolina Pliskova (a separarle è il numero di quarti di finale raggiunti). Per entrambe il miglior risultato non è stata la vittoria ma “soltanto” una finale: Pliskova allo US Open 2016, Keys nello stesso torneo del 2017.

Avevo scritto a proposito di Keys (allora ventenne): “Madison è quasi ai vertici della sua generazione pur avendo ancora grandi margini di miglioramento. E per cominciare a vincere secondo me non occorre nemmeno che completi tutto il percorso che il suo potenziale suggerisce”. Invece a oggi non è riuscita a conquistare Major. Direi che sinora è stata tradita da due aspetti: una certa fragilità fisica (con due operazioni al polso sinistro e frequenti fastidi muscolari al quadricipite) e la paura di vincere, che l’ha troppo spesso portata a disputare match titubanti quando la posta in palio era davvero pesante. La sua controprestazione nella finale di Flushing Meadows 2017 persa contro Stephens credo sia ancora nella memoria di molti (6-3, 6-0).

È stata invece una fiducia ben riposta sia quella nei confronti di Garbiñe Muguruza (allora ventunenne) sia di Sloane Stephens (allora 22 anni). Ecco una parte del commento su Muguruza: “Nelle ultimi due edizioni del Roland Garros ha giocato molto bene, ma anche sulle superfici veloci può dire la sua. Sul piano strettamente tecnico non posso dire sia la mia giocatrice preferita, ma sarei abbastanza sorpreso se nei prossimi anni, con il declino della attuale generazione, non riuscisse a vincere uno Slam”.

Nei cinque anni successivi Garbiñe ha fatto in tempo ad affermarsi, affrontare una complessa crisi (che l’ha portata fuori dalle prima 30 del mondo) e poi risalire, grazie alla finale raggiunta a Melbourne nel 2020. A oggi Muguruza ha vinto due Slam (Roland Garros 2016 e Wimbledon 2017) e raggiunto due finali (Wimbledon 2015 e Australian Open 2020). Tutto giusto quello che avevo scritto allora? No, perché sicuramente a distanza di tempo non ripeterei questa frase: “Muguruza è il prototipo della giocatrice contemporanea di successo: forte, potente, con tre colpi di base molto solidi. In realtà abbiamo scoperto che nei momenti di difficoltà il dritto diventa molto meno solido rispetto agli altri colpi.

Invece non cambierei le parole dedicate a Sloane Stephens. Sia la parte positiva: “Secondo me la giocatrice tecnicamente più completa della sua generazione. E’ davvero difficile dire cosa non sappia fare: dotata in difesa, forte in attacco (…) E’ così completa che sulla carta non esiste una tipologia di giocatrice che la faccia soffrire particolarmente”, sia la parte meno elogiativa, incentrata sugli aspetti caratteriali: “Non è davvero chiaro se le piaccia giocare a tennis o no. O meglio: se vuole davvero fare la tennista professionista, con tutti i privilegi, ma anche i doveri che questo comporta. Avesse avuto il carattere e la volontà di applicazione di Elina Svitolina, secondo me sarebbe da tempo in top ten, e forse il suo nome comparirebbe già nell’albo d’oro di qualche grande torneo”.

Stephens è riuscita a superare un lungo stop dovuto a una frattura al piede, e subito dopo il rientro dall’infortunio ha vissuto il periodo migliore: vittoria allo US Open 2017, finali al Roland Garros 2018 e al Masters 2018. Sul piano tecnico-tattico probabilmente la maggiore differenza rispetto al 2015 è la decisione di spingere raramente la prima di servizio a favore di una battuta meno potente ma ad alta percentuale. Non condivido molto questa scelta, ma non ho argomenti sufficienti per poter criticare a fondo l’impostazione presa con il suo team tecnico.

Veniamo a Karolina Pliskova. Queste le parole su di lei: “Dotata di un grandissimo servizio e di colpi piatti da fondo campo di grande efficacia, mi ha lasciato in forte dubbio sulla precisa collocazione nella classifica. Infatti sono stato tentato di inserirla ancora più avanti, ma mi ha fermato un timore: e se anche lei avesse vissuto la stagione della spensieratezza che porta a giocare a tutto braccio senza troppi problemi?

A oggi direi che Pliskova ha confermato di possedere notevoli doti tecniche, ma forse le è mancato il “cambio di passo” nei frangenti decisivi della carriera, i frangenti nei quali un quindici conquistato può fare la differenza tra passare alla storia da vincente o da sconfitta. Rimane comunque una tennista di 28 anni (è nata nel marzo 1992) ed è quindi molto presto per considerare il bilancio al 2020 nei grandi tornei come definitivo e non più migliorabile.

a pagina 3: Le giocatrici dalla posizione 5 in poi

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