Opelka senza filtri: "Vincere un 250 è il lavoro più difficile del mondo. Djokovic? Ama il tennis"

Interviste

Opelka senza filtri: “Vincere un 250 è il lavoro più difficile del mondo. Djokovic? Ama il tennis”

Farà discutere questa intervista di Reilly Opelka a Racquet Magazine: “Anversa è il peggior torneo che abbia giocato. Sembrava che stesse per crollare tutto. E non sarei andato in pareggio neanche vincendo”

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Reilly Opelka alle Davis Cup Finals 2019 a Madrid (foto Kosmos Tennis)
 

Non si fa sentire tanto spesso come altri suoi colleghi, Reilly Opelka. Quando lo fa, però, non va troppo per il sottile e alcune sue battute verbali schioccano come quelle che scaglia in campo aiutato dai suoi 211 cm di altezza. Attualmente staziona al n. 39 del ranking, dopo un avvio di seconda parte di stagione segnato dal problema al ginocchio che lo ha costretto al ritiro nei quarti di “Cincinnati”. Un problema quasi annunciato dai primi quattro mesi dello stop nei quali non è potuto andare in palestra. Proprio durante la pausa forzata del circuito, Reilly aveva criticato i vertici dell’ATP; ora, rispondendo alle domande di Giri Nathan su RacquetMag, fornisce spunti sempre interessanti, anche se a volte il punto di vista parziale sembra prendere il sopravvento.

ANCHE I RICCHI SUDANO – Riguardo alla gestione della ripartenza, ammorbidisce un po’ i toni capendo che “molte cose non sono sotto il controllo dell’ATP”. Tuttavia, nei margini delle possibilità di azione, i nostri dirigenti avrebbero potuto fare un lavoro migliore. Se chiedi ai tennisti di giocare e metti in piedi gli eventi, dovresti almeno farti vedere. A parte gli aspetti per così dire simbolici, sollevati mesi fa anche da Gilles Simon con un tweet poi cancellato, Opelka pensa che l’Associazione abbia fatto “un buon lavoro mantenendo l’interesse sul tennis, battendosi senza un un grosso budget; non ci sono molti soldi”. È rimasto però positivamente colpito da alcuni colleghi: I Thiem, gli Schwartzman, gli Agut, gli Zverev, i Medvedev, ragazzi che hanno 20 milioni in banca e che non avrebbero bisogno di giocare, certo non un 250 con un premio di 12.000 dollari per il vincitore, ma lo hanno fatto, quasi per beneficenza, esprimendo un gran tennis come se giocassero per un milione a settimana. Penso che l’ATP sia loro molto grata per questo”.

QUERREY-GATE – A proposito delle varie bolle, il giudizio di Opelka è positivo, sia a New York nonostante “la sfortunata situazione di Guido Pella e Hugo Dellien, sia a Parigi e a San Pietroburgo, città dove era altissimo il numero di contagi. Del torneo russo, occasionalmente promosso ad ATP 500, si è molto parlato soprattutto per il caso Querrey, sul quale Opelka ha pochi dubbi: “Il comunicato redatto su quella situazione contraddiceva completamente ciò che ci era stato messo per iscritto” vale a dire che chi fosse risultato positivo avrebbe fatto la quarantena presso l’hotel, mentre pareva che i Querrey dovessero andare in ospedale, notizia poi smentita senza convincere troppo. Se ce lo avessero detto subito, Sam non avrebbe portato la famiglia. Sembrerebbe quasi che il californiano non fosse preoccupato tanto di viaggiare con moglie e figlio in piena pandemia né di andare in una città con un alto numero di contagi, quanto del fatto che ci fosse un ospedale pronto ad accoglierli. Inoltre, secondo Opelka, questa discrepanza tra le regole e il rischio di essere ricoverati se malati costituisce una valida giustificazione per aver violato la legge e messo in pericolo la salute, se non la vita, di altre persone.

FUORI PER UN SOFFIO – Dopo San Pietroburgo, il ventitreenne del Michigan si è diretto ad Anversa dove avrebbe perso all’esordio con Taylor Fritz. Ma non è stata quella sconfitta il punto dolente. Il peggior torneo che abbia giocato spiega Opelka, quella settimana 33° della classifica. “Non voglio essere quello insensibile che si lamenta, ma è il mio lavoro e voglio essere testa di serie in Australia. Non voglio volare fino là e trovare al primo turno Novak [Djokovic]. Gioco per fare soldi e voglio evitare Novak, Fabio, Isner, Goffin”. Quest’anno, Fognini e David lo hanno battuto rispettivamente a Melbourne e allo US Open, al primo turno. L’obiettivo al torneo belga era quindi di entrare nei primi 32.

Eliminato a San Pietroburgo ai quarti in singolare e in semifinale nel doppio, fa così rotta su Mosca, da lì a Londra. Bruxelles, Anversa, si sottopone al test e “arrivo finalmente all’hotel, ma devo giocare il giorno dopo”. Nonostante il volo privato che gli ha dato l’opportunità di di arrivare in anticipo e le buone misure di sicurezza al torneo, non c’erano campi per allenarsi. Giocavo sotto un tendone, il vento soffiava forte, le luci oscillavano: una follia. Ero al chiuso, ma sembrava che stesse per crollare tutto. E poi perdo al primo turno. Non si fanno molti soldi così – va bene, sono qui per giocare, voglio essere nei top 32. Torno a casa e ho perso un sacco di soldi. Non sarei andato in pareggio neanche vincendo il torneo.

Reilly Opelka – Delray Beach 2020 (foto Twitter @delraybeachopen)

Ricordiamo che, nonostante la riduzione del montepremi complessivo dei tornei, l’assegno per i primi turni era rimasto invariato grazie ai drastici tagli sopportati da chi arrivava in fondo. E si torna allora a quanto aveva detto all’inizio: “È incredibile ciò che stanno facendo i giocatori, perché il lavoro più difficile del mondo è vincere un 250. Devi battere Zverev, Bautista, de Minaur, Auger-Aliassime e Schwartzman per fare 10.000 euro [per la precisione, ad Anversa erano trentamila, meno della metà a Colonia 2]. Consideri albergo, cibo, allenatore e rimani in rosso pur battendoli tutti. Ecco perché non posso enfatizzare abbastanza quanto questi ragazzi siano fantastici. Bautista Agut non ha bisogno di quei soldi, poi c’è il ranking congelato, non vanno da nessuna parte. E noi, con test e isolamenti, non mettiamo nessuno a rischio. È semplicemente per il bene superiore del tennis. Khachanov è stato il maggior sostenitore del taglio dei premi. Sono ambasciatori del tennis migliori di me e questo mi motiva.

TENNIS, BLEAH – Domandare cosa ne pensi dei protocolli di sicurezza che stanno approntando per il prossimo Australian Open scatena un’altra mazzata, inaspettata, al mondo dei media. “Dal punto di vista dei giornalisti, non avranno di che lamentarsi perché l’ambiente sarà il più sicuro possibile. Magari potrebbero addirittura godersi il tennis. La spiegazione arriva subito: “Ho letto degli articoli che mi hanno fatto dire ‘ma perché lavori nel tennis? Sembra che lo odi.’ Ho visto dei tweet di cui avrei fatto a meno. È difficile per me tenere a freno la lingua in questi casi. Uno di questi [su Thiem contro Zverev o Schwartzman, non ricorda] diceva, ‘siamo d’accordo su quanto sia brutto questo quinto set? È un tennis orrendo’. Questi ragazzi stanno fondamentalmente mettendoti il cibo in tavola. Ci sono 38 gradi, l’80% di umidità, giocano da quattro ore e mezza, si stanno massacrando con scambi da 30 colpi. E sono ancora in piedi. Mostrate un po’ di rispetto per i giocatori, per lo sport. Questa arriva come un primo servizio a oltre 230 km/h al corpo di qualcuno.

L’ITALIA FRA QUATTRO MURA – Alcuni tennisti, primi fra tutti Benoit Paire e Gael Monfils (rinato però su Twitch), hanno trovato particolarmente difficile esprimere il loro gioco migliore nelle condizioni imposte dalle misure per il contenimento dei rischi di contagio. Reilly è consapevole che ci sono persone con problemi ben più gravi, ma la bellezza del nostro sport è andare in posti fantastici. Come ragazzo del nord della Florida originario del Michigan – non per generalizzare, ma per la maggior parte della gente che vive in piccole città di questi Stati, l’esperienza dell’Italia si riduce a un Olive Garden [una catena di ristoranti] – sono estremamente grato per poter andare in questi posti. Quindi, è dura restare chiusi nella propria stanza. Ma la parte che richiede più sacrificio è l’allenamento. Sono in campo mi arriva un’email dall’ATP con tutte le incertezze sull’Australian Open: e allora perché sto faticando in campo? Imparando a gestire queste situazioni, impari che ci sono persone con problemi più grandi. È una curva di apprendimento, ti apre la mente ai problemi veri”.

DIEGUITO – C’è spazio anche per parlare di Diego Schwartzman e degli oltre 40 centimetri che separano i due. L’abbinamento tra il più alto e il più basso del Tour suscita un iniziale interesse, ma sul campo la realtà tende a non fare sconti. Reilly crede di essere il peggior avversario per Diego. “Fa pochi errori, trova il modo di prendere il ritmo. Poi, incontra me e non ci riesce. È un incubo per lui. In media, brekka l’avversario una volta su tre; ma, se io servo il 75% di prime, per quanto tu sia un gran ribattitore, non puoi giocare se non tocchi la palla. Il suo punto debole è la seconda di battuta, è questione di fisica. Uno o due doppi falli, io piazzo una risposta bloccata e diventa un po’ nervoso. Così sono andati i nostri due ultimi incontri, ma è stata molto difficile e i margini ridotti. Se gli chiedi quale sia stato il suo peggior match dalla ripresa del Tour, dirà contro di me a Cincinnati. E avrà ragione.

LA GRANDE MOSSA DELLA PTPA – Opelka è subito salito a bordo dell’iniziativa di Djokovic e Pospisil e non nasconde le sue simpatie per il numero 1 del mondo né le perplessità verso chi lo percepisce in modo diverso. È frustrante per me vedere come Novak riceva della stampa negativa su cose che non sono vere, giusto?Non è chiarissimo se intenda che a volte viene criticato per cose che in realtà non ha detto oppure per aver detto cose irreali – la prima, probabilmente. È davvero un tipo socievole. Ogni volta che partecipa a uno Slam, può fare la storia come il più grande di tutti i tempi. E dopo che ho giocato viene a domandarmi del ginocchio: non è da tutti. Non siamo cresciuti insieme, siamo di generazioni diverse. È molto informato sulle nuove generazioni e su molte giocatrici. Ama il tennis e se ne preoccupa.

Quello che però sorprende è che il lungo statunitense vorrebbe innanzitutto vedere la PTPA regolare le scommesse, iniziativa che “risolverebbe molti problemi”. Secondo lui, che come molti altri riceve minacce di morte quando perde, un cospicuo aumento del montepremi nel circuito minore dell’ATP sarebbe un primo, importante passo: “Avresti ogni settimana dei ragazzi che giocano per vincere un titolo Challenger da 30.000 dollari, spesati, sarebbe fantastico”. Sicuramente sarebbe fantastico, ma gli domanda che non gli viene rivolta è la seguente: come fa un challenger, con l’appeal di un torneo challenger, a offrire cifre del genere?

VERSO IL 2021 – Al netto dell’esperienza di Anversa, la vittoria su Medvedev in Russia, che da lì a poco avrebbe vinto i titoli di Bercy e Finals, gli ha dato fiducia nel proprio gioco. Ci sono aspetti positivi, come aver battuto il più forte del mondo sul duro in questo momento. Ma, senza alcun dubbio, l’obiettivo principale è il mio corpo: non perderò un giorno di palestra fino alla partenza per l’Australia”.

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