A proposito di Karolina Pliskova e Sascha Bajin - Pagina 2 di 4

Al femminile

A proposito di Karolina Pliskova e Sascha Bajin

Cosa possiamo dire, oggi, del nuovo team tecnico formato dalla tennista ceca? I precedenti di Carlos Rodriguez con Henin, Li Na e Anisimova, di Tomasz Wiktorowski con Radwanska, e le molte collaborazioni di Wim Fissette

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Karolina Pliskova con il preparatore atletico Azuz Simcich e Sascha Bajin (via Twitter, @KaPliskova)
 

Carlos Rodriguez
Carlos Rodriguez è diventato famoso come “storico” allenatore di Justine Henin: tutta una gradissima carriera (7 titoli Slam), dal 1995 al 2011, costruita in collaborazione. Le strade di Rodriguez ed Henin si incontrano quando Justine ha 14 anni, e da allora scalano il mondo insieme; a entrambi viene riconosciuta una totale dedizione alla professione, una applicazione quasi feroce. Dopo il ritiro definitivo di Justine, nel 2012 Rodriguez diventa l’allenatore di Li Na, che ha appena compiuto 30 anni e già vinto uno Slam (a Parigi).

Proprio perché Henin ha praticamente sempre collaborato con Rodriguez, è impossibile capire quanto del tennis di Justine fosse “innato”, e quanto invece frutto degli stimoli del coach. Paradossalmente possiamo intuire di più delle capacità dell’allenatore argentino analizzando il suo lavoro svolto insieme a Li Na. Nel corso dei circa due anni trascorsi insieme, Li Na cambia parzialmente l’esecuzione del dritto, caricandolo di maggiore top spin rispetto al periodo precedente, e introduce negli schemi di gioco molti più movimenti sulla verticale del campo. Non solo in termini di discese a rete, ma anche attraverso una posizione di impatto con la palla più flessibile, sotto forma di piccoli “avanti e indietro” che sostituiscono il rigido atteggiamento della Li Na precedente, sempre attaccata alla linea di fondo.

Sintetizzando agli estremi, è come se Rodriguez allontanasse un po’ Li Na dal tennis “ping pong” delle origini, per indirizzarla verso un tennis non solo più classico, ma anche di impronta più maschile. Perché al ritmo si sostituisce, in parte, la ricerca di una maggiore potenza su singoli, specifici colpi.

Nelle interviste di Li Na, un mix di grande sincerità e senso dell’umorismo, Rodriguez viene descritto come un allenatore molto duro ed esigente, stile addestratore dei marines, che nella preparazione la spinge al limite delle possibilità fisiche. L’aspetto interessante, però, è che Li Na racconta di averlo scelto in totale consapevolezza: dopo tanti anni passati con il marito come coach, desiderava lavorare con qualcuno “spietato” durante gli allenamenti, che ogni volta le chiedesse il 100% di quanto poteva dare; ma che una volta finito il lavoro sul campo, non influisse sulle vicende sentimentali.

Dato che in WTA esiste da alcuni anni (esattamente dal 2009) la possibilità del coaching al cambio campo, ricordo durante i match di Li Na alcuni interventi molto precisi e mirati sul piano tecnico- tattico da parte di Rodriguez. Interventi che hanno contribuito ad aumentare la mia stima nei suoi confronti.

Perché racconto di vicende ormai lontane? Dopo il ritiro di Li Na, Rodriguez ha aperto una serie di Academy con fulcro in Cina, e sembrava avere abbandonato l’idea di seguire una sola giocatrice. Poi, nel dicembre 2019, l’annuncio a sorpresa: nuovo coach di Amanda Anisimova. Ricordo che Anisimova aveva perso il padre, Konstantin Anisimov, nell’agosto 2019, e la perdita per lei era stata doppia, visto che il papà era anche il suo coach.

Il nuovo team Rodriguez-Anisimova, teenager di grande talento, ha suscitato moltissime aspettative. Invece è durato circa due mesi. Alla fine del febbraio 2020 un comunicato annuncia: “Purtroppo le parti coinvolte – l’accademia cinese e il team di Amanda – non sono riuscite a trovare un accordo”. Ha aggiunto Rodriguez: “I mesi passati insieme sono stati gratificanti, ho imparato molto. Anche lei, penso”. Quindici anni con Henin, due mesi con Anisimova. Sarebbe facile fare ironie, e invece, per tutto quanto ho provato a spiegare prima, credo sarebbe sbagliato trarre conclusioni o cercare di addebitare colpe. Si tratta semplicemente di un tipico caso di collaborazione che non è decollata, anche se le premesse sembravano ottime sotto tutti gli aspetti.

Tomasz Wiktorowski
Ripercorro brevemente il caso di Tomasz Wiktorowski con Agnieszka Radwanska perché ci testimonia quanto possa essere forte una relazione tecnica. A volte così forte da superare anche le fasi di crisi e i terremoti più profondi e insidiosi. Radwanska si afferma con Wiktorowski come coach; poi però, nel 2014, prova a cambiare qualcosa nel suo team. Aga sta vivendo la prima seria flessione di risultati dopo un lungo tratto di carriera piena di soddisfazioni, e decide di iniziare a collaborare con Martina Navratilova.

Probabilmente a Radwanska comincia a pesare il mancato successo nello Slam, e allora prova a cercare nuova linfa chiedendo aiuto a una “super-coach”. Ma al contrario delle aspettative, il rendimento peggiora. Difficile dire se perché Navratilova non è all’altezza del ruolo, o perché Radwanska sta attraversando una fase di comprensibile riflusso, che avrebbe comunque reso poco propizia qualsiasi novità. Fatto sta che Martina e Aga si separano dopo pochi mesi, e Wiktorowski torna ad essere l’unico coach di Radwanska.

È l’inizio del 2015, ma i risultati non risalgono subito, tanto che perfino il padre di Aga chiede pubblicamente a Wiktorowski di farsi da parte: innanzitutto da tecnico del team di Fed Cup della Polonia, e poi anche da coach della figlia. Va sottolineato che Radwanska decide di non seguire i consigli del padre: prosegue la collaborazione, e alla fine del 2015 raccoglie il più importante successo di carriera, la vittoria al Masters di Singapore.

In sostanza Wiktorowski e Radwanska percorrono insieme un unico cammino, e questa continuità si riconosce anche sul campo, perché il team di Aga proporrà coerentemente sempre lo stesso tipo di tennis, senza sostanziali cambiamenti tecnico-tattici. A carriera ormai conclusa, ciascuno può trarre le proprie valutazioni. Come sarebbero andate le cose se Radwanska avesse deciso di cambiare? Collaborando con altri coach avrebbe vinto di più o di meno?

a pagina 3: Wim Fissette, attuale coach di Naomi Osaka

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