Quale futuro per Ekaterina Alexandrova? - Pagina 2 di 4

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Quale futuro per Ekaterina Alexandrova?

La vicenda anomala di una tennista russa che si è perfezionata nella Repubblica Ceca e che è arrivata a un momento cruciale della carriera

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Ekaterina Aleznadrova dopo la vittoria nel torneo International di Shenzhen 2020
 

Gli inizi e il trasferimento da Mosca a Praga
Ekaterina Alexandrova è nata il 15 novembre 1994 a Chelyabinsk, città siberiana di circa un milione e 200 mila abitanti situata a est degli Urali, vicina al confine con il Kazakistan. Dall’alto della mia ignoranza, sono andato su Wikipedia per avere qualche notizia in più: fondata alla fine del ‘700 attorno a una fortezza militare, la città si sviluppa a partire dal ‘900 come centro per la costruzione della ferrovia transiberiana e diventa in seguito uno dei poli della espansione industriale sovietica.

Wikipedia cita poi Chelyabinsk per altri due avvenimenti: un grave incidente accaduto nel 1957 a un vicino sito nucleare militare, così grave da rendere sino al 1992 tutta la regione off limits per gli stranieri. E un meteorite caduto nel 2013. Nel 2013, però, Ekaterina ha già lasciato la città natale da parecchi anni, proprio per ragioni tennistiche.

Alexandrova si avvicina al tennis durante una vacanza in Spagna: ha cinque anni, accompagna al campo i genitori che giocano fra loro, e insiste per provare anche lei. E così scopre che non solo le piace, ma che è anche dotata. Più passano gli anni e più affronta la cosa con serietà, ma avere base a Chelyabinsk non è l’ideale per chi ha l’obiettivo di competere ad alti livelli. Il padre, Evgeny Alexandov, le fa da allenatore, e per dedicarsi al tennis Ekaterina si trasferisce prima a Mosca e poi a Praga.

Racconta lei stessa in due interviste del 2016 e del 2017 come sono andate le cose: “Mi allenavo a Mosca, ma una volta con tutta la mia famiglia siamo andati a Praga per un torneo, e siamo subito rimasti affascinati. La città è bellissima e ci sono tantissimi campi per poter giocare. Siamo rimasti così incantati che abbiamo deciso di spostarci nella Repubblica Ceca”. E alla domanda su quando sia accaduto, risponde: Siamo a Praga da dieci anni, forse più”. Visto che non ha indicato la data precisa, facendo i conti, dovremmo datare il trasferimento attorno al 2007, quando Ekaterina aveva circa 13-14 anni. Però nel 2009 risulta abbia giocato un torneo junior a Praga; fosse quello il riferimento, bisognerebbe ritardare lo spostamento di un paio d’anni.

Da quando si trasferisce a Praga vive in una condizione un po’ anomala. Essendo russa non può essere una giocatrice di rilevanza nazionale per la federazione ceca, quindi niente raduni e addestramenti federali; però questo non le impedisce di allenarsi e crescere in un ambiente di grande e storica cultura tennistica (in questi ultimi anni soprattutto al femminile), con tante giocatrici di vertice e una larga base a livelli molto alti. Il padre continua a seguirla come coach di riferimento, e la accompagna come tecnico nei tornei in giro per l’Europa, ma quando non viaggia viene affiancato da allenatori locali, come l’ex numero 138 ATP Petr Kralert.

Nei primi anni cechi, Ekaterina per la sua condizione non può sperare in wild card utili per entrare in tornei di fascia superiore. Significa che le mancano occasioni importanti per misurarsi in anticipo con avversarie di livello alto. Però può giocare nella Czech Extraliga, che è la competizione per club che vede al via tutte le più forti tenniste ceche (Kvitova, Pliskova, Strycova, Siniakova, Vondrousova etc.) ma anche forti straniere come Sevastova. Proprio Sevastova, per esempio, è stata sua compagna di club dal 2017 per il team “RPM Oaza Ricany” (Oaza Ricany si trova a una ventina di chilometri da Praga).

Altro tipico aspetto del tennis boemo: si sa che quasi sempre l’addestramento e la formazione tecnica si svolgono su due superfici molto lontane fra loro: nella (breve) stagione calda sulla terra battuta; durante la stagione fredda sui terreni rapidissimi indoor. Alexandrova ha sempre dichiarato di non amare molto la terra battuta e di preferire i campi rapidi, che le permettono di praticare un gioco nel quale tenere il più possibile l’iniziativa, con meno fasi difensive.

Ma non c’è solo l’anomalia della nazionalità: nei primi anni Alexandrova gioca anche poco a livello junior (soltanto 20 partite ufficiali), per dedicarsi invece agli ITF aperti a tutti, da professionista. Prima classifica nel 2012 a diciassette anni (numero 782) e poi una progressione abbastanza costante, con un paio di pause di assestamento. Ecco le posizioni di fine stagione dal 2012 in poi: numero 782, 380, 228, 234, 108, 69, 71, 35, 25 (fine 2020). Nel corso dei primi anni nel circuito ITF, vince tornei non particolarmente rinomati, però alcuni li conquista battendo in finale avversarie di nome importante come Bacsinszky, Paszek, Muchova.

Si arriva al 2016. In giugno è attorno alla posizione 230 e sta per compiere il primo passo verso i grandi palcoscenici del tennis: finalmente ha la classifica per entrare nelle qualificazioni di uno Slam, Wimbledon. Per la verità nella entry list sarebbe la prima esclusa, ma poi all’ultimo momento si libera il posto per affrontare le partite di Roehampton (le qualificazioni non si disputano sui prati di Church Road, per preservare i campi). Batte al primo turno Ons Jabeur (sua coetanea), poi al secondo turno supera Stephanie Vogt per 6-4, 4-6, 14-12, dopo aver salvato un match point sull’11-12.

Senza giorno di riposo è dura affrontare la partita decisiva prevista per il giorno dopo; ma accorre in suo aiuto la pioggia, che impedisce lo svolgimento di qualsiasi match: programma rimandato di ventiquattro ore. Contro la giocatrice di casa Harriet Dart è un’altra maratona: 2-6, 7-5, 13-11, vinta dopo aver salvato di nuovo un match point sul 10-11. (QUI potete vedere molte foto, da cui traspare tutta la gioia di chi ha appena raggiunto la possibilità di giocare per la prima volta sui campi di Wimbledon).

La favola non finisce qui. Al primo turno del tabellone principale è sorteggiata contro la numero 25 Ana Ivanovic. È l’ultimo anno sul Tour di Ana, che ha anche qualche problema al polso. Ekaterina rovescia le gerarchie e da numero 223 del ranking vince il match per 6-2, 7-5. Il percorso si ferma al secondo turno contro Anna Lena Friedsam. A conti fatti, in un solo torneo ha guadagnato 110 punti WTA e oltre 76mila dollari, più di quanto raccolto sino a quel momento in tutta la carriera.

In novembre Alexandrova vince a Limoges il WTA125 (categoria a metà strada tra un International e un ITF), battendo tre Top 100 francesi come Parmentier, Cornet e Garcia. Il torneo di Limoges diventerà quasi un suo feudo, con altri due successi nel 2018 e 2019, a dimostrazione di quanto si trovi bene indoor.

a pagina 3: L’approdo nei tornei WTA

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