Jennifer Brady: "Spero di giocare altre finali. Vincere uno Slam è un traguardo raggiungibile"

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Jennifer Brady: “Spero di giocare altre finali. Vincere uno Slam è un traguardo raggiungibile”

La statunitense non si nasconde dopo la sconfitta all’Australian Open. “Credo di appartenere a questo livello. Sono fiera di me, ma andare via col trofeo di consolazione è triste”. Su Osaka: “Una grandissima tennista, forse non siamo poi così diverse”

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Jennifer Brady - Australian Open 2021 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

Negli ultimi due Slam sul cemento, Jennifer Brady ha sempre perso contro chi ha poi sollevato il trofeo, Naomi Osaka. Allo US Open lo scontro – il più complicato del torneo della giapponese – era arrivato in semifinale, a Melbourne la partita ha invece assegnato il trofeo.

Non è andata come volevo” ha esordito Jennifer in conferenza, sorridendo. “Ma direi che è stato bello. Mi sono goduta ogni singolo minuto della mia prima finale Slam. E spero che ce ne saranno molte altre“. Le chiedono quanta tensione avesse in corpo, le risponde che sì, ce n’era un po’. “Sicuramente eravamo entrambe nervose (più in là nella conferenza specificherà che ‘non siamo robot, siamo essere umani’, ndr). Io in particolar modo e sapevo sarebbe stato così. A metà del primo set ho iniziato a sentire la palla un po’ meglio ma non credo di aver giocato il mio miglior tennis, il che mi dispiace“.

Poi qualcuno le ricorda i momenti che hanno deciso – in negativo per lei – il primo set, soprattutto il dritto a rete con cui ha concesso break e set sul 5-4. “Avevo già dimenticato ogni punto e voi me l’avete appena ricordato! (e sorride ancora, ndr). Stavo provando a mischiare le carte, a fare qualcosa di diverso perché la mia percentuale di prime era solo al 40% e ho sentito la pressione che lei stava applicando. Il dritto a rete sul set point, beh… (Jen dice che il dritto è finito ‘a metà rete, o in basso, o a metà, o in basso, insomma a rete!’) non è andata come nei piani. Forse non ero del tutto concentrata. Più che altro, ho sciupato un 40-15“.

Jennifer spiega che le condizioni di gioco non l’hanno particolarmente favorita, perché la palla di sera rimbalza un po’ meno ed è più pesante – e faceva freschino, oltre ad essere ventilato. Più che trovare scuse sembra genuinamente dispiaciuta per non aver vinto, e infatti conferma la sua ambizione pochi istanti più tardi. “Credo di appartenere a questo livello. Vincere uno Slam è un traguardo raggiungibile, a portata di mano. Non sono abituata a darmi delle scadenze, direi che succederà quando deve succederà. Non sto programmando, ad esempio, di vincere Wimbledon nel 2021. Quando succederà, sarò elettrizzata“. Nel frattempo, si dice stupita del modo in cui si sta adattando al nuovo status di giocatrice di vertice a 25 anni. “In campo ero nervosa, ma quando sono uscita mi sono sentita… normale, e allo stesso tempo diversa da come mi aspettavo. Un anno fa avrei pensato che fosse come andare su Marte, adesso mi sento più a mio agio a questo livello. Sono fiera di me e di quello che ho fatto, ma allo stesso tempo andare via col trofeo di consolazione è un po’ triste“.

C’è poi il tema della quarantena ‘dura’ senza allenamenti, a cui Brady è stata costretta assieme a diverse sue colleghe. Il fatto che abbia raggiunto la finale nonostante questo handicap rende, in effetti, il risultato ancora più ragguardevole. “Voglio dire, ho raggiunto la prima finale Slam, senza la quarantena magari avrei vinto!” dice ancora sorridendo. Poi è onesta: “Non credo mi abbia ostacolato più di tanto, ma chi può dirlo. Credo che gli australiani abbiano fatto un gran lavoro, mi pare avessero zero casi. Abbiamo potuto fare una vita normale, andare fuori a cena, ed è qualcosa che non facevamo da molto tempo. Non voglio lasciare l’Australia, ma purtroppo devo farlo. Sono un po’ triste per questo“.

Quando si ottiene un risultato così importante, è pratica comune provare a quantificare l’impatto del team della giocatrice, da circa un anno e mezzo composto dal coach Michael Geserer e dal preparatore atletico Daniel Pohl. “Da quando ho cominciato a lavorare con loro, il mio ranking è solo migliorato. Stiamo facendo qualcosa di bello, di speciale. Hanno migliorato il mio gioco: ho sempre avuto i colpi, ma era questione di mettere tutto insieme e rendermi una giocatrice più solida, capace di ripetersi partita dopo partita invece di avere alti e bassi. Uno mi ha aiutato ad avere (parla del suo coach, ndr) molta più fiducia nel mio gioco, Daniel mi ha trasformato fisicamente facendomi lavorare sodo in palestra. Mi complimento con loro per avermi spinto giorno dopo giorno, e speriamo di diventare ancora più forti“.

Jennifer dimostra grande personalità, indirizzando le sue risposte più verso temi che la riguardano che verso le considerazioni rivolte all’avversaria che l’ha sconfitta, per la quale ha comunque solo parole di apprezzamento. “Ha giocato benissimo quando era necessario farlo. Quando ha bisogno, tira fuori dei gran colpi – e quelli sono i momenti più difficili in cui farlo. Ha fatto la stessa cosa a New York, contro di me. Ha fiducia nel suo servizio e riesce a giocare con successo colpi ad alto rischio nei momenti decisivi, per questo è difficile da affrontare. Ha giocato quattro finali Slam e le ha vinte tutte, credo che anche questo sia difficile da fare. Gioca in modo aggressivo e ti mette tanta pressione, ed è qualcosa che non tutti i giocatori sanno fare“.

Jennifer Brady – Australian Open 2021 (via Twitter, @AustralianOpen)

Jennifer e Naomi si conoscono sin da bambine. Le chiedono quale sia la qualità ‘intangibile’ della giapponese, quella che le consente di essere così efficace nei momenti importanti. “Non lo so, ora non la vedo spesso. Non credo ci sia qualcosa di intangibile in lei, credo sia umana – come tutti noi in questa stanza. Semplicemente tira fuori il meglio nei momenti importanti. Sa quello che deve fare, ha fiducia in se stessa, nel suo gioco e nel suo team. Ma non credo sia un Dio!” dice sorridendo, e tradendo forse un pizzico di ambizione e di voglia di riuscire a batterla, in un futuro magari prossimo. “Forse Serena lo è“, continua. “Forse ci arriverà anche lei (Naomi, ndr). Non lo so, ma ovviamente è una grande tennista. Anche se forse non siamo poi così diverse“.

Per ora ci sono quattro Slam a dividerle, e non sono pochi. Ma se questa conferenza stampa voleva essere una dimostrazione di ambizione e di personalità, Jennifer è perfettamente riuscita nel suo intento. E ha ancora tanto tempo per dimostrare che ha ragione lei. E che è destinata a vincere uno Slam, prima o poi.

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