Tennis e pandemia: le sfortune di Muguruza e le fortune di Krejcikova - Pagina 3 di 3

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Tennis e pandemia: le sfortune di Muguruza e le fortune di Krejcikova

In finale nel WTA 1000 di Dubai si sono affrontate due giocatrici per cui la pandemia ha probabilmente influito in modo opposto sulla carriera

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Garbiñe Muguruza – Dubai 2021 (via Twitter DubaiTennisChamps)
 

L’inattesa Barbora Krejcikova
Il caso di Barbora Krejcikova è davvero sorprendente, perché sembra che una ragione importante della sua crescita sia collegata alla pandemia. È stata la pandemia, infatti, che ha costretto le migliori giocatrici a smettere di giocare tornei in giro per il mondo, rimanendo bloccate dentro i confini nazionali; e questo problema si è trasformato in una fortunata opportunità per Krejcikova. Ma prima di raccontare del recente passato, forse occorre riprendere le cose un po’ più alla lontana.

Per raccontare di Krejcikova il primo concetto che penso vada sottolineato è che si tratta di una giocatrice ceca. Sembra una pura indicazione didascalica, ma in realtà la sua vicenda è la testimonianza di quanto possa contare per la carriera di una singola giocatrice la cultura e la forza di un movimento sportivo particolarmente solido e radicato.

Barbora è nata nel dicembre 1995 a Brno, seconda città della Repubblica Ceca e capitale della Moravia. La stessa città di Jana Novotna, ex numero 2 del mondo e vincitrice a Wimbledon nel 1998, scomparsa nel novembre 2017 per un tumore, ad appena 48 anni. Le strade di Krejcikova e Novotna si incontrano nel 2013, quando Barbora, dopo essere stata una ottima junior (numero 3 del ranking), decide di rivolgersi a Novotna per avere dei consigli in vista del suo definitivo passaggio al professionismo. In fondo abitano nella stessa città, perché non cercare di ereditare qualche conoscenza da una campionessa di quel livello?

A sorpresa Novotna non si limita a darle dei consigli: le propone di diventare la sua allenatrice a tempo pieno. Jana la seguirà per tre anni, nei difficili inizi del circuito ITF, prima che la salute precaria, minata dall’avanzare del tumore, le impedisca di continuare l’attività di coach. In singolare Barbora fatica a sfondare, ma nel frattempo, in coppia con Katerina Siniakova, comincia ad affacciarsi ad alti livelli nel doppio. Siniakova ha sei mesi più di lei, e insieme costituiscono una coppia sempre più forte, che si completa tecnicamente e caratterialmente.

Viste da fuori, sono davvero molto differenti: Siniakova è la giocatrice estroversa, che comanda il dialogo prima di ogni punto ed esterna di più le emozioni. Krejcikova è l’opposto; rappresenta il lato tranquillo e riflessivo del team. In singolare Katerina si afferma prima, entrando fra le prime 100 del mondo sin dal 2016 e sfiorando più volte la Top 30; Barbora invece non riesce ad andare oltre la posizione 120. Ma a dispetto della differenza di classifica in singolare, insieme nel 2018 diventano campionesse del Roland Garros e di Wimbledon, oltre che numero 1 del mondo a fine della stagione.

Anche in questo caso devo rimarcare sempre lo stesso concetto: sono una coppia ceca, cresciuta progressivamente all’interno di un movimento che continua a rinnovarsi e a proporre tenniste di vertice. Anche se Krejcikova fatica a sfondare da sola, nel frattempo ha la possibilità di viaggiare, imparare e guadagnare nel circuito WTA grazie al traino degli impegni di coppia.

Una insegnante come Novotna, una compagna come Siniakova, sono due grandi opportunità che aiutano Krejcikova a inserirsi nel tennis che conta. Il terzo momento di maturazione, sempre strettamente legato al milieu ceco, arriva nel 2020, con il lockdown che ho citato in apertura. Lo ha raccontato la stessa Barbora in una delle interviste rilasciate a Dubai. Ha detto all’incirca: “Durante la pandemia, con i tornei internazionali sospesi, ho avuto la fortuna di poter giocare con grande frequenza con le mie connazionali, in allenamenti e tornei locali. Misurarmi con giocatrici come Kvitova, Pliskova, Muchova, Strycova, Vondrousova mi ha aiutato molto. Per me è stata una grande occasione di crescita”.

Sembra esagerato attribuire a questo periodo di tennis “autarchico” il progresso di Barbora, eppure devo sottolineare che quando l’ho seguita nel primo torneo ufficiale post-lockdown, sulla terra battuta di Praga, mi ha davvero stupito per la qualità di gioco. In particolare ricordo la partita eccezionale contro Simona Halep, persa soltanto 3-6, 7-5, 6-2. In perfetta forma fisica, Barbora ha disputato un match nel quale ha contrapposto al grande ritmo di Simona un tennis pieno di variazioni: colpi in back, parabole alte in topspin seguite da improvvise accelerazioni piatte, smorzate accompagnate da discese a rete, angoli stretti alternati a palle più centrali e profonde.

Tutto un repertorio di variazioni tecniche talmente ricco da far pensare che i tanti mesi senza competizioni ufficiali avessero lasciato in Krejcikova una voglia di esprimersi e sperimentare tennis in modo quasi esagerato. In quel momento Barbora era numero 118 del ranking, ed era entrata in tabellone grazie a una wild card; eppure per due set e mezzo (aveva condotto 2-0 nel terzo set) ha giocato alla pari con la numero 2 del mondo e virtuale numero 1 sulla terra. E siccome Halep avrebbe vinto non solo a Praga ma anche a Roma, la prestazione di quel giorno assume ancora più valore.

Evidentemente quella partita non era stata un caso, se un paio di mesi dopo Krejcikova è capace di arrivare al quarto turno del Roland Garros, sconfitta solo al terzo set dalla sorpresa Podoroska. A fine 2020 Barbora gioca a Ostrava e Linz, dove supera diversi turni e perde solo contro Azarenka e Sabalenka, ma sempre dopo aver strappato loro un set. Questi risultati le permettono di entrare per la prima volta in carriera fra le prime cento, malgrado il ranking ingessato, che rende molto difficile i progressi per chi risale da dietro: chiude il 2020 da numero 65 del mondo.

A Dubai Krejcikova si presenta da numero 63 della classifica (al limite della accettazione diretta, che è la posizione 67) e infila cinque vittorie contro avversarie come Sakkari, Ostapenko, Kuznetsova, Potapova, Teichmann. E lo fa senza perdere set.

Sono due le qualità che a mio avviso si sono rivelate decisive per compiere l’ultimo progresso nel rendimento: un relativamente basso numero di errori non forzati e la notevole profondità nei colpi interlocutori. Questa dote le permette di costruire gioco senza dovere troppo spesso difendersi; perché anche quando decide di non caricare di potenza la palla, puntando soprattutto sulla variazione di parabola, è proprio la profondità che impedisce alle avversarie di prendere il controllo della situazione.

Ma forse la sua caratteristica più personale è un’altra. Quando Krejcikova gioca bene, e riesce a condurre lo scambio, in campo emerge un aspetto del suo tennis inaspettatamente vicino al suo carattere, che lei stessa ha definito calmo (e simile a quello di suo padre). Non è facile spiegare, eppure la mia sensazione è questa: spesso prima di colpire sembra che trovi il tempo per un istante di riflessione; una frazione di secondo che si tramuta in una sospensione del gesto, prima che parta lo swing che impatterà sulla palla. E se pensiamo quanto si è accelerato il gioco contemporaneo rispetto al passato, ritrovare una giocatrice capace di introdurre nello scambio un istante di sospensione del tempo, risulta davvero sorprendente.

Come abbiamo visto, dopo i cinque turni superati senza perdere set, a Dubai la ferma nell’ultima partita Garbiñe Muguruza. In ogni caso per Barbora rimane comunque un torneo eccezionale, anche perché si tratta di un WTA 1000 che assegna 585 punti per chi perde in finale. E questi punti le valgono ora la posizione numero 38 in classifica, e addirittura la numero 11 nella Race. Dopo tanti anni da “spalla”, della coppia Krejcikova/Siniakova è diventata lei quella con la classifica migliore (questa settimana Siniakova è numero 69).

A 25 anni compiuti, Krejcikova è stata capace di un salto di qualità significativo e si è costruita la possibilità di affrontare con regolarità, senza passere dalle qualificazioni, tutti i tornei più importanti del circuito. Ora starà a lei dimostrare di essere in grado di offrire con continuità questo livello di tennis, aggiungendosi al nutrito gruppo di tenniste di vertice della Repubblica Ceca: 9 giocatrici fra le prime cento del monto, di cui 7 fra le prime cinquanta.

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