Tennis e pandemia: le sfortune di Muguruza e le fortune di Krejcikova - Pagina 2 di 3

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Tennis e pandemia: le sfortune di Muguruza e le fortune di Krejcikova

In finale nel WTA 1000 di Dubai si sono affrontate due giocatrici per cui la pandemia ha probabilmente influito in modo opposto sulla carriera

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Garbiñe Muguruza – Dubai 2021 (via Twitter DubaiTennisChamps)
 

Dopo lo stop della pandemia, la ripresa in WTA è solo parziale, per di più accompagnata dalle nuove regole di calcolo del ranking, che di fatto ingessano la classifica e rallentano le “scalate” delle giocatrici più in forma come Garbiñe. Non solo. Con regole del genere, che producono teste di serie sempre più lontane dagli effettivi valori in corso, possono capitare più spesso big match prematuri, o porzioni di tabellone molto diseguali. E Muguruza ne subisce le conseguenze sotto forma di sorteggi non proprio fortunati, che finiscono per rimandare il suo ritorno alla vittoria in un torneo.

Sul piano della pura qualità di gioco, direi che nel 2021 il picco di Garbiñe si è visto a Melbourne, in occasione dello Slam. Perché se è vero che è uscita in un prematuro quarto turno, lo ha fatto contro la futura campionessa Naomi Osaka, e soprattutto lo ha fatto dopo essere arrivata a un soffio dalla vittoria, con due match point a disposizione. Ricordo che il set perso da Osaka contro Muguruza rimarrà l’unico lasciato per strada da Naomi in tutto il torneo (4-6, 6-4, 7-5).

Di quella partita nello Slam sottolineerei due aspetti, molto lontani fra loro, che ci riportano ai concetti esposti sopra. Il primo è che il confronto tra Muguruza e Osaka si è svolto al quarto turno perché Garbiñe risulta, ancora oggi, molto sottostimata dai nuovi criteri di calcolo del ranking. Nell’ultima classifica, aggiornata a lunedì 15 marzo, è soltanto numero 13 del mondo, mentre è ormai da parecchio che gioca da Top 5 (ed è numero 2 nella Race).

Secondo aspetto: forse Muguruza ha giocato così bene contro Osaka perché si trovava comunque in una condizione emotiva abbastanza semplice. La favorita di quel match era Naomi, mentre Garbiñe aveva poco da perdere. Poi però, al dunque, al momento di chiudere i match point le cose si sono complicate… in fondo anche questa partita dimostra che non è facile lasciarsi alle spalle stagioni piene di delusioni come quelle vissute nel 2018-19. Sarà una frase fatta, ma spesso nello sport “vincere aiuta a vincere”, mentre le sconfitte possono trasformarsi in ferite difficili da rimarginare, perché continuano a sanguinare nella memoria di chi le ha vissute, anche a distanza di tempo.

Per esempio: Muguruza ha raggiunto di slancio la finale a Doha, dopo aver battuto Kudermetova, Sabalenka e Sakkari (e superato la semifinale per il forfait di Azarenka). Però poi, nel match clou contro Kvitova, Garbiñe non ha convinto. Aveva di sicuro alcune attenuanti: a differenza di Petra non aveva sperimentato le condizioni di vento che hanno caratterizzato la finale; e i precedenti non incoraggianti potevano intimorirla (Kvitova aveva vinto gli ultimi quattro confronti). Ma avere raccolto appena tre game è un risultato comunque deludente: 6-2, 6-1 il punteggio conclusivo.

La sconfitta subita contro Kvitova a Doha era la terza nelle ultime tre finali disputate: una statistica preoccupante e una brutta botta per il morale di Garbiñe. Che però ha saputo rialzarsi immediatamente, e ripresentarsi in finale a Dubai nel giro di sette giorni, a dispetto di un tabellone ancora una volta non semplice. Questa volta ha eliminato Begu, Anisimova, Swiatek, Sabalenka (di nuovo) e Mertens. E chissà che non sia stato un vantaggio misurarsi con una avversaria poco abituata a confronti di questo livello come Barbora Krejcikova proprio in finale, la partita emotivamente più complicata, visti i freschi precedenti negativi.

A mio avviso la prestazione di Muguruza in finale non è stata straordinaria, tipica di chi ha disputato dieci partite nell’arco di due settimane (Doha e Dubai in serie), e a causa del super-impegno ha lasciato per strada un po’ di brillantezza, fisica e mentale. Ma è comunque bastata per avere la meglio in due set (7-6, 6-3). Nel saldo finale tra vincenti/errori non forzati, Muguruza ha chiuso a zero (31/31) mentre Krejcikova a -8 (21/29). Al di là dei numeri, quello che mi ha convinto meno è che entrambe le giocatrici hanno sbagliato parecchio quando i punti si sono fatti più pesanti. E così nel tiebreak del primo set a conti fatti ha prevalso chi ha commesso meno errori.

Sappiamo che Garbiñe può raggiungere livelli molti alti, e nei tornei sul Golfo Persico lo ha dimostrato soprattutto in occasione nei due confronti contro Sabalenka, ma anche nel modo con il quale ha gestito la giornata-no di Swiatek, a cui non ha lasciato il tempo di riprendersi dall’inizio pessimo. Per questo, anche se l’ultimo match non è stato scintillante, rimane l’importanza di un risultato che potrebbe permetterle di sbloccarsi definitivamente sul piano emotivo e agonistico.

a pagina 3: L’inattesa Barbora Krejcikova

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