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Al femminile

Gli Internazionali di Iga Swiatek

Al ritorno sulla terra battuta più tradizionale è di nuovo emersa la stella della campionessa in carica del Roland Garros

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Iga Swiatek -WTA Roma 2021- via Twitter-@InteBNLdItalia
Iga Swiatek - WTA Roma 2021- via Twitter-@InteBNLdItalia
 

Iga Swiatek e il ranking
Grazie al successo di Roma, Iga Swiatek entra per la prima volta in Top 10 (numero 9). Finalmente, verrebbe da dire, visto che il meccanismo di calcolo introdotto per la pandemia ha rallentato tutti gli spostamenti di classifica, rendendo le posizioni ufficiali più distanti dalla reale fotografia dei valori tecnici più recenti. Nel caso specifico di Swiatek, però, ho il dubbio che questo ritardo non abbia avuto soltanto conseguenze negative, ma anche qualcuna positiva. Valutiamo pro e contro.

Sicuramente dalla parte dei contro ci sono gli aspetti economici e i tabelloni. Infatti oggi qualsiasi tennista di alto livello ha accordi con gli sponsor che prevedono bonus di fronte a miglioramenti significativi di classifica. Anche senza conoscere i contratti di Swiatek, è certo che l’ingresso in Top 10 le porterà guadagni maggiori, quale riconoscimento per la crescita di visibilità dei suoi sponsor. Di conseguenza avere ritardato sino a questo lunedì un salto di classifica tanto fondamentale, ha significato per Iga una perdita economica.

Secondo elemento negativo: i tabelloni. Il dato è evidente: il meccanismo delle teste di serie è concepito per tutelare chi sta più in alto in classifica, evitando scontri prematuri fra le tenniste che si ipotizzano siano le più forti. Faticare a salire nel ranking, quindi, significa non poter usufruire di questi meccanismi di tutela e rischiare di uscire prematuramente dai tornei perché il sorteggio risulta meno aderente ai valori reali.

Ma, nello specifico caso di Swiatek, il ritardo nell’ingresso in Top 10 potrebbe avere avuto anche risvolti positivi. Il primo: un effetto di ulteriore stimolo professionale. Swiatek non è nella condizione, per esempio, di Muguruza, che è ancora fuori dalla Top 10 a causa di quegli stessi meccanismi ingessati, ma che nel passato è stata anche numero 1 e quindi guarda alla classifica con molto più disincanto. No, per Iga possiamo essere certi che la Top 10 era davvero un elemento motivante, che potrebbe averla spinta a profondere il massimo impegno per riuscire a cogliere un obiettivo del genere. Durante le partite ma soprattutto negli allenamenti e nella vita da atleta di tutti i giorni.

Secondo possibile elemento positivo: il ranking tecnicamente un po’ “bugiardo” potrebbe averla fatta apparire meno forte agli occhi delle altre giocatrici, sottostimandola. Intendiamoci, avere vinto uno Slam non è cosa da poco, soprattutto dopo averlo fatto come Swiatek a Parigi, cioè dopo un vero e proprio dominio in tutti e sette match. Resta il fatto che sino alla scorsa settimana Iga aveva vissuto nel circuito con un “etichetta” da numero 15 – numero 17. E questo potrebbe averla aiutata a non diventare un target primario per le avversarie. Per la concorrenza più passa il tempo, più la vittoria in un singolo torneo risulta meno vivida, mentre la posizione in Top 10 appare come un dato di fatto fresco e tangibile, confermato settimana dopo settimana.

Altro peculiare vantaggio, a corollario di quanto appena detto: il ranking un po’ meno veritiero del solito potrebbe averla aiutata sul piano psicologico nella finale di domenica contro Pliskova. Non sono in grado di stabilire con precisione in quali posizioni si sarebbero trovate Iga e Karolina prima della finale di Roma con i vecchi i criteri di calcolo del ranking. Sono però quasi certo che Swiatek sarebbe stata in Top 10 e Pliskova al di fuori. In sostanza Karolina sarebbe stata dietro a Iga.

Al contrario, in via ufficiale si affrontavano la numero 9 del mondo (Pliskova) contro la numero 15 (Swiatek). Oltre tutto la numero 9 era anche alla terza finale consecutiva nel torneo. Insomma: i dati sembravano suggerire dei valori molto differenti. E quindi? Posso sbagliare, ma sono abbastanza convinto che da giocatrice indietro nel ranking Pliskova avrebbe affrontato il match con meno responsabilità, e forse questo l’avrebbe aiutata a reagire dopo l’inizio complicatissimo.

Per molti aspetti la prestazione di Karolina contro Swiatek mi ha ricordato il match del Roland Garros 2018 fra Pliskova e Sharapova. Allora Karolina era reduce dalla semifinale raggiunta a Parigi l’anno precedente, ed era forte della posizione numero 6 del mondo. Di fronte aveva la tennista numero 30 (Sharapova) che non aveva giocato le ultime edizioni dello Slam parigino a causa della sospensione della WADA. Dopo i primi game, però, Sharapova stava dominando la situazione, e questo aveva messo K.O. sul piano agonistico Karolina: bloccata da una tensione che aveva trasformato il match in una specie di incubo a occhi aperti. Risultato finale: 6-2, 6-1 per Maria.

A dispetto dell’atteggiamento apparentemente distaccato, sarebbe sbagliato considerare Pliskova una giocatrice incapace di lottare. In carriera ha vinto più finali di quante ne ha perse (16 a 13, più 1 non terminata per infortunio) e nelle 13 perse mai aveva lasciato strada in modo simile. (QUI si possono verificare tutti i punteggi delle finali perse).

Dunque Swiatek potrebbe avere tratto un piccolo vantaggio dal potersi presentare all’atto decisivo di Roma con un po’ meno pressione di quanto la realtà tecnica avrebbe dovuto indicare. Intendiamoci, non ho alcuna intenzione di togliere meriti a Iga, che ha offerto una prestazione stratosferica. Di sicuro con l’ingresso ufficiale in Top 10, a tutti gli effetti la aristocrazia del tennis, per lei aumenteranno gli onori ma anche gli oneri.

a pagina 3: Iga Swiatek a Roma

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