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Al femminile

Gli Internazionali di Iga Swiatek

Al ritorno sulla terra battuta più tradizionale è di nuovo emersa la stella della campionessa in carica del Roland Garros

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Iga Swiatek -WTA Roma 2021- via Twitter-@InteBNLdItalia
Iga Swiatek - WTA Roma 2021- via Twitter-@InteBNLdItalia
 

I dritti di Iga Swiatek
Senza pretendere di fare una analisi completa del tennis di Swiatek, per chiudere torno sulla questione dei dritti, accennata prima. Non ricordo una giocatrice in grado di fare tanto male alle avversarie con un “semplice” dritto incrociato. O meglio: con quel genere di dritto incrociato carico di topspin; un colpo che Iga non esegue sistematicamente, quanto piuttosto una opzione che diventa particolarmente “cattiva” nelle giornate in cui trova il miglior equilibrio tecnico e mentale.

Nel tennis recente ci sono state giocatrici capaci di caricare di molto topsopin il dritto, avvicinandosi a una meccanica maschile. Citerei Polona Hercog e soprattutto Samantha Stosur. Ma il loro miglior dritto è quello anomalo da sinistra, impostato sulla diagonale dei rovesci, per mettere in difficoltà l’esecuzione bimane delle avversarie.

Invece Iga riesce a produrre parabole tanto cariche e profonde da spingere fuori campo le avversarie non solo con l’inside-out ma anche sulla pura diagonale del dritto. A livello femminile per me questa è una novità; qualcosa che ero abituato ad associare agli uomini, per esempio al dritto di Nadal. Ricordo una intervista di Flavia Pennetta (che si allenava in Spagna ed è amica di Nadal), nella quale aveva raccontato di avere avuto occasione di scambiare con lui. Le sue parole per descrivere il dritto di Rafa erano state all’incirca queste: “È come fronteggiare una tempesta”.

Naturalmente nessuna donna può produrre qualcosa di simile a Nadal (per evidenti ragioni fisiologiche), però oggi di fronte a certi dritti incrociati di Iga vedo problemi simili. Quando Swiatek riesce a eseguire il suo dritto più carico, le avversarie si trovano in difficoltà anche solo a decidere il timing sulla palla. Colpire di controbalzo per non perdere campo è difficilissimo, anche perché spesso il colpo è improvviso e non si ha il tempo di prepararsi. D’altra parte se si arretra e si cerca di impattare quando la parabola ridiscende dopo il rimbalzo, ci si trova a ridosso dei teloni. E poi a volte la palla dopo il rimbalzo rimane così veloce da risultare incontrollabile.

Guardate per esempio in questo punto del Roland Garros 2020 i numeri atletici che deve compiere Simona Halep per tenere vivo lo scambio, soprattutto quando Iga spinge verso l’angolo destro. E stiamo parlando di una delle giocatrici che si muove meglio di tutto il circuito:

Già il rebus che propone questo colpo di per sé è quasi irrisolvibile. Ma se poi lo inseriamo in un contesto nel quale Swiatek riesce a trovare con la stessa facilità anche i colpi incrociati stretti, non ugualmente pesanti ma geometricamente molto “infidi”, si capisce che diventa difficilissimo decidere quale sia la migliore posizione da tenere in campo contro di lei. Aggiungiamoci che il tipo di preparazione dello swing non permette di capire con molto anticipo da quale parte indirizzerà la palla, e che in più è capace di variare attraverso l’utilizzo dello slice profondo o della palla corta, e il quadro è completo.

In sostanza coprire le diverse opzioni di gioco che Swiatek utilizza significa dover coprire moltissimo campo: non solo in larghezza, ma anche in profondità. Virtualmente molti metri di campo in più rispetto alla media di quasi tutte le avversarie.

Si capisce quindi perché una giocatrice come Pliskova, che non ha certo nella mobilità la dote migliore, sia risultata tanto in difficoltà, al punto da apparire quasi impotente. Durante molti scambi ho avuto la sensazione che Karolina non riuscisse proprio a trovare una adeguata posizione in campo; di conseguenza spesso la palla le scappava via, al di fuori della sua portata.

Per le caratteristiche di Pliskova questo genere di tennis era peggio della kryptonite per Superman, e per lei deve essere stato terribilmente frustrante rendersi conto di non avere risposte efficaci di fronte a una avversaria così ispirata. In sostanza: per Karolina il problema era strutturale, e davvero non aveva le risorse per uscirne fuori. Per questo fargliene una colpa mi sembra ingeneroso e anche un po’ crudele.

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