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Al femminile

La conferma di Ashleigh Barty

Al via dei Championships c’era una giocatrice che partiva come numero uno per i pronostici ma anche per le gerarchie ufficiali. E questa volta è stata all’altezza delle aspettative

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Ashleigh Barty con il trofeo - Wimbledon 2021 (credit to AELTC_Thomas Lovelock)
 

Il sorteggio di Wimbledon 2021 ha riservato ad Ashleigh un primo turno con una avversaria speciale: Carla Suarez Navarro, all’ultimo impegno a Londra, visto che ha già annunciato che si ritirerà a fine stagione. È stata una partita inconsueta, nella quale tutti si sono emozionati: le due protagoniste, il pubblico e, credo, anche gli spettatori davanti alla TV. Più che per il match in se stesso, per la consapevolezza dell’addio di una giocatrice come Suarez Navarro, che nel corso degli anni ha raccolto un profondo rispetto grazie alle sue qualità tecniche e umane, e che recentemente ha anche dovuto affrontare una malattia seira come il linfoma di Hodgkin.

Ha spiegato Barty in conferenza stampa: ”Carla è una persona eccezionale: una grande combattente, una grande giocatrice, ed è molto amata e rispettata nello spogliatoio. Ci mancherà molto. L’ho applaudita a fine match perché volevo riconoscerle sino in fondo tutto l’apprezzamento che merita. E il pubblico è stato eccezionale, le ha riservato un’accoglienza straordinaria alla sua uscita dal campo”.
Forse anche per questo Barty non è stata granché cinica, faticando a chiudere il match nel secondo set, quando si è trovata a servire sul 6-1, 5-4. Alla fine ha comunque superato il turno in tre set: 6-1, 6-7, 6-1.

Di questa partita però c’è stato un altro aspetto extra tecnico da sottolineare: Barty si è presentata con un vestito (che avrebbe indossato per l’intero torneo) che costituisce una rivisitazione di quello indossato da Evonne Goolagong nel 1971, in occasione del suo primo successo a Wimbledon. Ricordo che Goolagong ha vinto sette Slam in singolare, di cui due a Londra (1971 e 1980). Il vestito sottolineava il legame con l’ultima giocatrice australiana capace di primeggiare sui prati di Church Road non solo in termini tennistici, ma ancora di più culturali, visto che Ash ed Evonne sono accomunate dall’origine aborigena. Barty lo ha poi ha ribadito nell’ultima conferenza stampa: “Evonne è una persona molto speciale nella mia vita. È un’icona nell’aver mostrato la via ai giovani indigeni, come credere ai loro sogni e riuscire a realizzarli. È quello che ha fatto anche con me. È straordinario condividere con lei queste vittorie“.

Superato un primo turno così particolare, al secondo Barty ha sconfitto Anna Blinkova per 6-4, 6-3. Non mi chiedete di parlare di questo match perché confesso che ho seguito troppi pochi punti per averne una idea compiuta: è un destino degli Slam avere tanti eventi che si sovrappongono nelle fasi iniziali, ed è inevitabile perdere alcune parti del torneo. Dunque, su questo match, passo.

Ho invece seguito con più attenzione il terzo e il quarto turno, che hanno proposto a Barty la sequenza Katerina Siniakova – Barbora Krejcikova; non si tratta soltanto di due giocatrici ceche, ma insieme costituiscono uno dei più forti doppi del panorama contemporaneo.

Apparentemente Siniakova poteva rappresentare un ostacolo meno impegnativo rispetto alla fresca vincitrice del Roland Garros Krejcikova. Però inviterei a non sottovalutare la attuale Siniakova. Dopo la profonda crisi vissuta con l’inizio della pandemia (che l’ha vista retrocedere oltre la posizione 70 nel ranking) Katerina infatti ha recuperato una forma migliore: al Roland Garros è andata molto vicino a sconfiggere la futura semifinalista Zidansek (0-6, 7-6, 6-3) quindi a Parma aveva eliminato Serena Williams, infine alla vigilia di Wimbledon aveva raggiunto la finale sull’erba di Bad Homburg (superando fra le altre Sorribes Tormo e Pegula).

Contro Siniakova, Barty ha controllato con autorità la situazione fino al momento di servire per il match nel secondo set. Sul 6-3, 5-4, in modo simile a quanto accaduto contro Suarez Navarro, Ashleigh ha perso la battuta. Non le sono bastati nemmeno 3 ace consecutivi (sfoderati a partire dal 15-40) per salvare il game. E così ha dovuto lottare duramente nel gioco successivo per ottenere il controbreak e infine chiudere sul 6-3, 7-5.

Superato lo scoglio del terzo turno, nel lunedì dei quarti di finale Barty ha incrociato la tennista che l’aveva succeduta nell’albo d’oro del Roland Garros, Barbora Krejcikova. Krejcikova si presentava al confronto con una striscia aperta di 15 vittorie consecutive, e quindi era in piena fiducia. A conti fatti Barty non ha fatto preferenze tra le due compagne di doppio: 6-3, 7-5 a Siniakova, 7-5, 6-3 a Krejcikova. Punteggio che dimostra come il vero confronto con Krejcikova si sia avuto soprattutto nel primo set, quando le geometrie di Barbora hanno creato più di un grattacapo ad Ash, che infatti inizialmente si è trovata sotto 1-3.

Poi però ha saputo risalire la corrente, e vincere il set grazie ai break ottenuti nell’ottavo e nel dodicesimo gioco. Un dato tecnico per me abbastanza inatteso: soprattutto nel primo set Krejcikova si è rivelata la giocatrice che ha servito nel modo più insidioso fra tutte le avversarie del torneo di Barty, mettendola in difficoltà sulla risposta. Infatti è riuscita a limitarla al 76% di risposte in campo, a fronte di una media generale (tutto il torneo) risultata dell’85,1%.

E così, fermando al sedicesimo match la serie positiva di Krejcikova, Barty si è presentata ai quarti di finale sempre più da favorita, a maggior ragione considerando l’avversaria che le aveva riservato il tabellone per i quarti di finale: una giocatrice non testa di serie “sopravvissuta” al Manic Monday, la connazionale Ajla Tomljanovic.

a pagina 4: I match degli ultimi tre turni

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