US Open, Berrettini punta Djokovic: "Mi conosce ma io l'ho messo in difficoltà e la fiducia c'è"

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US Open, Berrettini punta Djokovic: “Mi conosce ma io l’ho messo in difficoltà e la fiducia c’è”

Tutto sotto controllo per tennista romano contro il qualificato Otte: “Sentivo di avere delle marce ulteriori in caso di bisogno”. Passi avanti anche mentalmente: “Credo ancora di più in quello che so fare”

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Matteo Berrettini - US Open 2021 (Andrew Ong/USTA)
 

Negli Slam ogni match nasconde delle insidie al di là del ranking dell’avversario. Matteo Berrettini ne era ben conscio prima di scendere in campo negli ottavi di finale di questo US Open contro il qualificato Oscar Otte, e alla fine ha superato tutte le difficoltà con una vittoria arrivata di testa prima che di braccio.

“È stato un match molto insidioso, contro un giocatore complicato, all’inizio non mi sentivo molto a mio agio” ha confermato Matteo in conferenza stampa. “Ovviamente sapevo che era un match alla mia portata e quando è così non è mai facile perché sentivo la pressione. Lui ha giocato bene e nel modo giusto, non facendomi giocare il mio miglior tennis. Ha fatto un bel torneo e si è meritato di essere lì. Mi aspettavo un giocatore che toglie ritmo e poi accelera. Sulla seconda rispondeva bene e aggressivo; io sono stato attaccato a ogni punto e anche se non mi sentivo granché, sentivo comunque di avere delle marce ulteriori se ce ne fosse stato bisogno. Sono stato bravo a gestire tutto soprattutto sotto l’aspetto mentale.

Dopo tre turni giocati sul Grandstand, per la prima volta in questa edizione il giocatore romano ha messo piede sul Louis Armstrong Stadium, secondo stadio per capacità dell’impianto che arriva a ospitare oltre 14.000 spettatori. “C’era un brusio di sottofondo al quale non ero più abituato” ha ammesso con un sorriso.Lo scorso anno avevo giocato sullo stesso campo contro Rublev ed era proprio un deserto, quindi all’inizio facevo fatica a sentire proprio me stesso, i passi, il mio verso quando colpivo la palla. Quindi all’inizio era difficile ma ho cercato di prendere tutte queste situazioni e metterle da parte, e concentrarmi sulle cose importanti. Volevo gestire la cosa da giocatore, pensando solo alle cose che mi fanno vincere i punti, vincere i game”.

In questo torneo finora solo una volta Matteo ha vinto in tre set a zero, due volte ha chiuso al quarto e una volta è finito al quinto set. Tuttavia restare in campo così a lungo non rappresenta per lui un problema considerando anche la natura del suo gioco, e soprattutto l’esito dei match. Con una risata ha detto: La lunghezza dei match non mi preoccupa… anche perché li ho vinti“.

L’esperienza sua e del suo team a questo punto della carriera è profonda abbastanza da lavorare anche su questi aspetti del gioco.All’inizio del torneo non ero sicuro al 100% di averceli nelle gambe, quattro, cinque set a questa intensità. Infatti in uno degli allenamenti, giovedì prima di iniziare il torneo, sono rimasto in campo per tre ore e ci eravamo detti di fare una cosa del genere. Inoltre quel giorno c’era un’umidità pazzesca. Mi sono forzato di stare in campo perché sapevo che sarebbe potuto succedere; poi la tensione del match è sempre diversa da gestire. Ma mi sento bene e in forma. Oggi dal punto di vista fisico è stata la partita meno impegnativa perché non c’erano scambi lunghi”.

Appena pubblicato il tabellone degli US Open tutte le attenzioni dei giornalisti, soprattutto italiani, si erano concentrate sul possibile quarto di finale tra Berrettini e Djokovic, rivincita della finale di Wimbledon. Ebbene il pronostico è stato rispettato da entrambi e adesso il prossimo ostacolo per il serbo verso il Grande Slam è il n. 8 del mondo. “Da tutti i match che ho giocato contro di lui ho sempre imparato qualcosa” ci ha tenuto a specificare Matteo, e come aveva affermato prima dell’inizio di questo torneo, ora c’è maggior consapevolezza in lui.

Ci ho giocato su tutte le superfici, indoor, cemento, Slam, non Slam ecc. Sicuramente conosco abbastanza quello che gli piace fare e lui conosce me, visto che mi ha sempre battuto. Penso che mi conosca meglio. Ma dal punto di vista mentale penso di aver fatto uno scatto mentale in più: quello di credere ancora di più in quello che so fare e di poterlo battere. Lui comunque è il giocatore più forte in attività però l’ho messo in difficoltà le ultime volte che ci siamo incontrati e la fiducia c’è. Novak ha lasciato tre set per strada finora, e chissà che non ne possa lasciare altrettanti proprio nel prossimo match.

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