Emma Raducanu, una impresa senza precedenti - Pagina 4 di 4

Al femminile

Emma Raducanu, una impresa senza precedenti

Come è stato possibile che una giocatrice diciottenne, sconosciuta fino a tre mesi fa, sia riuscita a vincere lo US Open in un modo mai riuscito prima?

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Emma Raducanu - US Open 2021 (Pete Staples/USTA)
 

Le caratteristiche del tennis di Emma Raducanu
Per concludere rimane da affrontare l’argomento più difficile, il più complicato e controverso, stando anche a quanto ho letto e sentito in questi giorni tra appassionati, giornalisti e commentatori. Quanto vale e come gioca Emma Raducanu? La mia sensazione è che non si sia ancora riusciti a spiegare sino in fondo il suo tennis e il valore che esprime. E non si sia nemmeno riusciti a spiegare sino in fondo come una giocatrice con le caratteristiche di Raducanu sia stata capace in una impresa letteralmente senza precedenti.

Perché sembrerebbe logico pensare che una impresa così straordinaria possa essere portata a termine soltanto da una giocatrice altrettanto straordinaria. Uno Slam vinto partendo dalle qualificazioni e sconfiggendo qualsiasi tipo di avversaria abbia trovato davanti in due set, perdendo al massimo 8 game a match. Fenomenale.

Il tennis di Raducanu è altrettanto fenomenale? Prima di provare ad approfondire il tema, dichiaro subito, senza mezzi termini, che la mia risposta è: “Non lo so”. Se arrivati a questo punto attendete una descrizione organica e completa del tennis di Emma rimarrete delusi. Da una parte l’esiguità delle partite che ho seguito rende molto difficile tracciare un quadro preciso. Ma in più, almeno per me, non è nemmeno risultato semplice provare a individuare che cosa l’abbia resa così efficace ed ostica per tutte le avversarie che ha incontrato a Flushing Meadows. E in parte anche già a Wimbledon.

Mettiamo pure in conto certi aspetti più generali e quasi ovvi che derivano dalla sua condizione: è giovanissima, pochissimo conosciuta dalle altre giocatrici, che probabilmente non l’hanno ancora inquadrata del tutto e quindi non hanno avuto il tempo e la possibilità di prenderle le misure per attuare le soluzioni più adatte contro di lei. A questo proposito ho ricordato sopra il precedente di Clara Tauson, ultima giocatrice capace di sconfiggerla qualche settimana fa, che l’aveva già affrontata (e battuta) tre volte da junior.

Ho anche ricordato la spiegazione autobiografica di Chris Evert: il timore che attanaglia le giocatrici più anziane e celebrate quando si trovano di fronte una giovanissima che sulla carta è obbligatorio sconfiggere.

Infine un po’ tutti, per prima la stessa Raducanu, hanno fatto presente che alla sua età parecchie giocatrici hanno la capacità di scendere in campo piene di coraggio, con la testa libera da ansie e pensieri, vivendo una condizione di leggerezza irripetibile che permette loro di dare il meglio.

Ma bastano questi elementi per spiegare una impresa unica nella storia? Forse sì, ma forse no. Per questo mi piacerebbe portare qualche contributo che riesca a entrare nel merito di alcuni aspetti più tecnici. Perché la “testa” conta moltissimo ed è indispensabile nel tennis, però alla fine sul campo non vanno dei monaci zen, ma degli atleti.

Nel tentativo di trovare qualche chiave di lettura, in questi ultimi giorni sono andato a rivedermi le sue tre vittorie a Wimbledon. E, sommate alle partite di Flushing Meadows, qualcosa credo di avere individuato. Intanto ho scoperto che la sicurezza e il killer instinct di Raducanu si sono sviluppati match dopo match, frutto di un accumulo di risultati positivi.

La giocatrice che ha esordito sui prati di Londra non era certo così sicura. Basti dire che nel match di esordio contro Diatchenko sul Court 18, nel primo turno al servizio disputato a Wimbledon non solo ha perso la battuta, ma lo ha fatto compiendo nel game tre doppi falli consecutivi. Tre doppi falli consecutivi sono un segno di ansia al limite del terrore. Eppure Emma ha saputo risalire la china, dall’1-4 del primo set ha preso le misure alla avversaria e ha finito per vincere quel match con il punteggio di 7-6, 6-0.

Già qualche giorno dopo, nel terzo turno contro Cirstea, è scesa in campo sul Court One (capace di ospitare oltre 10mila spettatori) una giocatrice mentalmente trasformata. Segno che davvero, come lei stessa ha detto più volte in conferenza stampa, è stata capace di imparare e crescere nel giro di qualche settimana. Perfino nel giro di qualche giorno.

Sul piano tecnico la cosa che mi ha colpito di più, e che ha seguito un andamento simile alla crescita psicologica appena descritta, è la qualità del suo movimento. Dal primo match di Wimbledon, disputato da una giocatrice ancora un po’ incerta, mi sono ritrovato a scoprire già contro Cirstea una giocatrice con piedi sempre più rapidi e reattivi; per arrivare infine alle partite di New York nelle quali ha mostrato di possedere un footwork di qualità eccezionale. Anche di fronte a palle pesanti e lontane, la Raducanu americana sembrava sempre capace di coordinarsi ed eseguire la preparazione che precede il colpo con una velocità superiore, in questo modo facendo sembrare facilmente gestibili parabole che per la maggior parte delle giocatrici sarebbero risultate destabilizzanti.

Questo notevole footwork unito a una ottima reattività fanno di lei una “returner” di primo livello; e questa dote l’hanno già individuata e riconosciuta un po’ tutti. Ma footwork e reattività, come ho provato a spiegare a pagina 2, fanno di lei anche una giocatrice di superiore qualità nel colpo in uscita dal servizio.

Nella conferenza stampa successiva al match contro Bencic lei stessa ha indicato la mobilità come uno degli elementi importanti della sua crescita recente (unita a una capacità di scivolare ancora in fase di apprendimento):

Inoltre penso che Raducanu possieda una dote misconosciuta che però si è rivelata fondamentale soprattutto contro le giocatrici più forti in difesa: la capacità di articolare i tempi dello scambio. Credo che tutto derivi dalla fluidità con cui decide la sua posizione di impatto con la palla. Non arriva a giocare con la costante aggressività di Leylah Fernandez (fissa con i piedi attaccati alla linea di fondo), però, quando vuole, Raducanu è capace di “tagliare” gli angoli aggredendo le parabole con un movimento di avvicinamento alla palla in diagonale. Dote rara nel tennis, visto che la maggior parte delle tenniste tende a muoversi in modo più rigido, quasi ortogonale (vale a dire o in senso orizzontale o in senso verticale).

Tagliare gli angoli con spostamenti diagonali significa contrarre i tempi di gioco, con l’obiettivo di sorprendere le avversarie fuori tempo e fuori posizione. In fondo la stessa Raducanu ha dichiarato che da ragazzina le sue giocatrici di riferimento sono state Li Na e Simona Halep. Era proprio tipico di Li Na la capacità di contrarre i tempi dello scambio, finendo alla lunga per soffocare l’avversaria. Raducanu non lo fa così sistematicamente, ma forse il fatto di ricorrere a questa soluzione in modo meno continuo l’ha resa ancora più imprevedibile per le avversarie.

Li Na ed Halep sono le migliori giocatrici della storia di Cina e Romania, le nazioni dei suoi genitori: che diventassero i suo “idoli” era una scelta quasi scontata e del tutto comprensibile. Per questo sarebbe eccessivo considerarle coma una fonte diretta di ispirazione del tennis di Raducanu. Anche perché in Emma non ritrovo molto del gioco di Simona, se non forse una certa tendenza a utilizzare il lungolinea non solo come colpo per chiudere lo scambio, ma come opzione di manovra. E mi pare che che a volte Emma tenda a utilizzarlo per due volte di fila, con l’intento di prendere in contropiede l’avversaria. Questa osservazione dovrebbe portarci a ragionare sui suoi schemi di gioco ricorrenti (i patterns, per gli anglosassoni); però al momento non mi sento in grado di individuarli con chiarezza. Lascio il compito a chi ha capito più di me.

Per concludere con gli aspetti tecnico-tattici, devo riconoscere che al momento non riesco a definire con sicurezza nemmeno quanto possano valere in assoluto i suoi tre colpi-base. Segnalo questo articolo del Guardian che ha provato a farlo. Concordo con la tesi che il rovescio appare più sicuro, e ho già raccontato come fino allo scorso anno Raducanu abbia lavorato sul dritto per migliorare quello che considerava un suo punto debole. Però durante i due Slam il colpo di attacco che mi è sembrato utilizzasse con più convinzione ed efficacia è stato il dritto lungolinea, grazie al quale ha ottenuto punti determinanti in diversi match, finale inclusa…

Infine il servizio: in tutta onestà la sua prima mi sembra buona ma non di primissimo livello (non comparabile a quella di tenniste come Serena, Osaka, Pliskova o Barty). Mentre la seconda si è rivelata tutto sommato abbastanza decisa, e questo le ha permesso di evitare che risultasse troppo attaccabile.

Con queste basi di conoscenza cosi incerte, per me è impossibile prevedere se questa impresa tanto straordinaria vada considerata come l’esordio di una giocatrice in grado di ripetere risultati simili o se invece rimarrà una gemma solitaria della sua carriera. E non ci aiutano nemmeno i precedenti storici perché, come ho avuto più volte occasione di dire, quasi tutte le grandi campionesse sono state precoci, ma non tutte le giocatrici precoci si sono poi rivelate grandi campionesse.

Una cosa però è certa sin d’ora. Raducanu ha saputo diventare un personaggio popolare e apprezzato nel giro di pochissimo tempo. Perfino la Regina le ha ufficialmente fatto i complimenti, mentre i manager di Emma si fregano le mani pensando ai contratti con gli sponsor che sembra in grado di attirare. In Gran Bretagna i pubblicitari dicono che negli ultimi dieci anni nessuna figura emergente dello sport si era affacciata sulla scena con un simile potere di “commerciabilità”, con all’orizzonte una fama che potrebbe non conoscere confini. C’è chi sottolinea come la varietà di culture che è capace di racchiudere in se stessa, oltre che le lingue che già parla (inglese e cinese), potrebbero fare di lei un’altra superstar, come è accaduto a Naomi Osaka.

Abbiamo assistito alla nascita di una nuova stella? Raducanu sarà una prossima eroina dello sport mondiale? Quando ci si trova nella sua situazione, l’incognita nei confronti del futuro è duplice: un problema deriva dalla capacità di confermarsi sul campo, di fronte alle difficoltà strettamente tecniche del tennis. Ma, in più, Emma dovrà essere in grado di resistere alla enorme pressione che arriva dell’extra campo. Perché, a 18 anni, l’esplosione di popolarità che sta cominciando ad affrontare rischia di assumere dimensioni difficilissime da gestire.

P.S. Al prossimo martedì per un secondo articolo dedicato alle altre protagoniste dello US Open 2021.

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