Le pillole di Pat Remondegui: "Non si costruisce un giocatore come un robot"

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Le pillole di Pat Remondegui: “Non si costruisce un giocatore come un robot”

Pillole di saggezza tennistica: la costruzione di un tennista passa anche dal modo con cui l’allenatore fa intendere lo sport al suo allievo

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Su segnalazione di Pat Remondegui, Direttore di Tennis Accademy Ravenna

Il tennis e la formazione di un campione è il tema che affronteremo in questo appuntamento. Ecco alcuni spunti molto interessanti di Arnaud Clement sul programma di formazione giovanile della Federazione francese, tratti da un’intervista a L’Equipe:

“Non si stanno costruendo bene i giovani giocatori. Si cerca di farli diventare assolutamente i migliori a 8-9 anni, 9-10 anni, 11-12 anni, mandandoli sistematicamente nei tornei internazionali. È la mia opinione. Non si costruisce un giocatore come un robot. Oggi la FFT ha un piano: a questa età si fa così, sono tante ore e tanti tornei, in questa categoria sono ancora più ore e più tornei. Si parla addirittura d’aumentare le ore di lavoro per bambini di 6-7 anni… Il tennis si sta evolvendo, lo so, ma non si sta pensando ai ragazzi. Con l’idea di volere assolutamente un ragazzo che vinca il Roland Garros, si riesce a disgustare bambini che probabilmente scompariranno molto velocemente. Il calo dei praticanti potrebbe essere dovuto anche a questo”.

(…)

“11-12 anni sono 11-12 ore di allenamento di tennis settimanale per i migliori, con pressioni sugli aiuti che verranno cancellati o ridotti nel caso il bambino non volesse participare a tale programma. Non si può fare uguale con tutti, non può essere una regola”.

(…)

“Ci si dimentica anche di educare e spiegare ai genitori che nel 95 % dei casi il bambino non diventerà professionista e non si guadagnerà da vivere giocando a tennis. Non siamo abbastanza onesti su questo. Si può generare frustrazione e portare a distacchi, senza che sia un’esperienza formativa”.

(…)

“Bisogna dimenticare il campione che si vuole assolutamente avere. Nel discorso federale, le parole “gioco” e “divertimento” non sono più usate. Lo scopo è vincere, tutto qui. Ma il tennis alla base non è questo. E non è incompatibile nemmeno il gioco, il divertimento è vincere! Bisogna ritrovare la passione, fare in modo che sia un percorso piacevole e formativo. Non si fa sport per guadagnare milioni e per forza diventare pro.”

Questo invece il pensiero di Fernando Meligeni, ex professionista brasiliano.

“Fare il tennis ad alto livello è persistere, resistere e ripetere. Quando prendiamo la decisione di diventare tennisti dobbiamo capire molto bene queste tre parole. Nel nostro quotidiano, ci guidano e mostrano una semplice strada: “La via dell’eccellenza”. La vita è una Ripetizione. Quando volevo migliorare un colpo, lo ripetevo migliaia di volte. Gli allenamenti a volte erano noiosi e ripetitivi ma ho imparato che la fiducia viene dalla ripetizione ben fatta! Persistere è qualcosa di così poco di moda nella nuova generazione del “Reset”, ma cadere e sollevarsi, sbagliare e cercare soluzioni, cercare di capire come fare meglio e mettere ancora maggiore attenzione mi hanno fatto arrivare in un luogo quasi impossibile o inimmaginabile.

Resistere a tutto e tutti è complicato. Ogni giorno cercano di farci desistere dai nostri sogni. Appaiono piani alternativi, scorciatoie, dei facilitatori. Il vero cammino verso il successo deve essere lungo, faticoso e con molte difficoltà. Alcune che passiamo sopra, altre che spingiamo più in là e le più difficili che ci fanno cambiare la strada e rapidamente tracciare un’altra nuova. Non c’è niente di più meraviglioso del cammino verso il nostro obiettivo. Non fare comparazioni o misurazioni con altri. Goditi il tuo viaggio e credici!”

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Pat Remondegui, direttore Tennis Academy di Ravenna, ci inoltra “pillole di saggezza tennistica” diffuse da grandi coach, giocatori ed ex tennisti, a uso e consumo dei giovani che sognano di diventare professionisti. Ma anche dei loro coach e genitori.

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