Su segnalazione di Pato Remondegui, Direttore di Tennis Accademy Ravenna

RALLENTA IL TENNIS
Ricordo quando ero giovane i lunghi viaggi in treno, uno dei quali era da Barcellona a Valencia che durava più di 12 ore, con fermate in tutte le stazioni del tragitto e in ogni stazione rimaneva fermo per molto tempo. Oggi lo stesso viaggio dura 2 ore e 40 minuti. Erano altri tempi, non avevamo fretta di arrivare a destinazione e abbiamo sopportato lunghe ore senza tensioni e senza ansie. Lo stesso succedeva con i nostri genitori e gli allenatori, si comportavano in modo rilassato. Gli allenamenti per anni, un giorno dopo l’altro e per ore, consistevano in praticare sempre gli stessi esercizi, non c’era fretta. Nei fine settimana in cui non c’erano allenamenti e non avevamo tornei, passavamo le ore a giocare partite tra di noi, era in quelle partite che cercavamo di imitare alcune giocate dei grandi tennisti della nostra epoca. Da molti anni tutto è cambiato, ora è una corsa di velocità, e incontriamo molti genitori e allenatori che trasmettono molta ansia e talvolta comunicano in modo molto aggressivo verso i loro alunni e figli, per ottenere il prima possibile un campione. Vediamo alcuni giocatori tra i migliori al mondo che non sanno controllare la loro ansia e la loro fretta, vogliono tutto all’istante e quando non ce la fanno scoppiano contro l’arbitro, contro il loro allenatore o rompendo le racchette. Noi professionisti del tennis dobbiamo saper spiegare molto bene ad alcuni allenatori, ai genitori e ai nostri alunni che questo sport ha bisogno di molta calma, pazienza e tempo per imparare e per questo bisogna andarci piano piano visto che il viaggio è molto lungo. Sono sicuro che se ci riusciremo, avremo più tennisti con un comportamento migliore e con più entusiasmo di continuare ad imparare e a giocare.
Jorge Mir, allenatore spagnolo

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Pat Remondegui, direttore Tennis Academy di Ravenna, ci inoltra “pillole di saggezza tennistica” diffuse da grandi coach, giocatori ed ex tennisti, a uso e consumo dei giovani che sognano di diventare professionisti. Ma anche dei loro coach e genitori.