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US Open, i campioni a New York annullando match point
Orantes-Vilas, Djokovic-Federer, Navratilova-Graf. Alcune delle più grandi partite di sempre, delle rivalità più importanti della storia, teatri di tali imprese

L’ultimo Slam dell’anno, che ha segnato l’inizio di una nuova era, – anche rappresentata dal fatto che per la prima volta nella storia dell’ATP hanno detenuto il primo posto della classifica, nella stessa stagione, tre giocatori nati in altrettanti decenni differenti: Djokovic classe ’87, Medvedev classe ’96 e Alcaraz generazione Z – è stato ormai salutato. Prima però di concentrare tutte le attenzioni sui gironi di Coppa Davis, con la squadra azzurra pronta ad incendiare gli spalti della Unipol Arena di Casalecchio di Reno, è tempo di autoinfliggersi un’ulteriore “coltellata” riesumando i freschissimi ricordi scaturiti da quella strabiliante, magnifica, dirompente, sublime – scegliete gli aggettivi che più vi aggradano – sfida, che è stata la quinta puntata della saga Val Pusteria versus Murcia, destinata in futuro ad occupare le prime pagine delle cronache sportive per diverse stagioni. Un duello che tuttavia ha delineato una vasta e profonda ferita nel cuore “tennistico” di Sinner, raffigurata da quel match point mancato sul 5-4 del quarto set con l’aggravante del servizio a diposizione.
La speranza è che quel lacerante dolore possa presto affievolirsi, cicatrizzando la ferita e facendo ripartire il nostro Pel di Carota più forte di prima. Per aiutare, e consolare, il giocatore italico nel suo percorso di ripresa; ci addentriamo in una disamina statistica che dimostra come Jan non sia stato l’unico nella storia di Flushing Meadows – e Forrest Hill prima ancora -, ad essere vittima del perfido sacrilegio di dover perdere contro un avversario che poi avrebbe alzato al cielo la coppa di New York. Nel tennis per un giocatore questa è la punizione peggiore, che lascia quel senso di incompiutezza e di rimpianto difficilmente scalfibile, al contrario è il sollievo più grande nonché la gioia più limpida per chi riesce ad uscirne incolume. Due facce di una stessa medaglia che, a seconda di dove si collochino i protagonisti assume sfumature diverse, il tutto in questo caso enfatizzato dal raggiungimento dell’Eldorado tennistico.
In 142 edizioni dello Slam di scena nella Grande Mela, fondato nel 1881, sono stati ben sette, prima di Alcaraz, i tennisti capaci di ottenere il “colpo grosso” del trionfo all’Open degli Stati Uniti, raggiungendo tale traguardo dopo aver cancellato almeno un match ball durante il loro cammino nel torneo. Sette atleti della racchetta, per un totale complessivo di 15 punti partita frantumati – 16 considerando anche quello non sfruttato dal 21enne di San Candido. Svisceriamo, dunque, tutti i nomi di quelle leggende che hanno mostrato sangue freddo e abilità nel raffreddare l’emozioni e la tensione, nel momento per antonomasia in cui sono più palpabili, cominciando dal tennis maschile e seguendo pedissequamente l’ordine cronologico.
M. Orantes b. G. Vilas, semifinale US Open 1975 (cinque match point)
Il primo di sei a compiere un’impresa di cotale importanza e rilevanza fu un altro spagnolo, in quella circostanza un andaluso, nativo di Granada: Manuel Orantes. Correva l’anno 1975, semifinale dello US Open, Manolo incrociava la racchetta con l’argentino Guillermo Vilas, di tre anni più giovane. L’albiceleste da Mar de Plata, si portò avanti di due set con lo score 6-4 6-1. Ma ecco materializzarsi l’imponderabile, il sudamericano – testa di serie n. 2 del torneo – dopo la reazione di Orantes che aveva vinto il terzo parziale per 6-2, non sazio decise che era arrivato il momento di azzannare la partita: così salì ferocemente sul 5-0, 0-40 con tre match point consecutivi sulla racchetta per chiudere la contesa. Ad un solo punto dalla vittoria, però, il mancino inventore del tweener subì una surreale ed inspiegabile rimonta cedendo il passo per 7-5 6-4, e mancando oltre ai tre match ball in fila del sesto game anche due nel successivo settimo gioco. Nonostante in seguito dichiarò di aver sofferto di una lesione addominale accusata alla fine della terza frazione, quella remuntada rimane tutt’ora una delle più grandi imprese della storia del tennis. In finale Manolo sublimò un torneo eccezionale sconfiggendo la prima forza del tabellone, un altro mancino, Jimbo Connors per 6-4 6-3 6-3. Il tennista di casa nel penultimo atto aveva estromesso l’orso svedese Bjorn Borg con un triplice 7-5. Per Orantes quella fantastica cavalcata si concluse con il suo primo titolo Major, l’unico di tutta la carriera.
B. Becker b. D. Rostagno, 2°T US Open 1989 (due match point)
Compiamo un balzo di quattordici anni, e voliamo al 1989. La cornice è sempre la stessa, ma questa volta il “più grande spauracchio che esista per un tennista” giunse già nei primi giorni dell’evento: 2°T, in campo il tre volte vincitore di Wimbledon Boris Becker. Dall’altra parte della rete lo statunitense Derrick Rostagno, di famiglia italiana che dopo il tennis ha abbracciato la vocazione di avvocato. Bum Bum, anche se per Clerici era una definizione da incompetenti, partì a rilento andando sotto 6-1 7-6. Tuttavia riuscì a ritrovarsi in tempo per completare la rimonta, vincendo gli ultimi tre set dell’incontro 6-3 7-6 6-3. Quel successo, arrivato dopo essere stato sull’orlo del baratro, diede lo slancio necessario al tedesco per raggiungere la finale, dove superò in quattro set Ivan Lendl – il ceco era alla sua ottava finale consecutiva dello US Open, record a pari merito con Bill Tiden – e conquistò il quarto Major della carriera.
P. Sampras b. A. Corretja, quarti di finale US Open 1996 (un match point)
Passano altre sette stagioni, prima che la storia si ripeta. Quarti di finale dell’edizione del 1996, uno di fronte all’altro Pete Sampras e Alex Corretja. Colui in possesso del servizio più devastante di sempre aveva già messo in bacheca la metà dei suoi 14 titoli Slam, trionfando in tre occasioni nello Slam casalingo – ’90, ’93, ’95 -. Un match point salvato da Pistol Pete, che s’impose sul catalano 7-6(5) 5-7 5-7 6-4 7-6(7). In seguito l’ex n. 1 del mondo si aggiudicò l’ottavo successo in un torneo del Grande Slam, il quarto a New York, maramaldeggiando in tre partite sul campione del Roland Garros 1989 Michael Chang, in un confronto a tinte states tra un greco e un taiwanese.
A. Roddick b. D. Nalbandian, semifinale US Open 2003 (un match point)
Chiuso il capitolo degli anni novanta, entriamo nel nuovo millennio e l’anno da evidenziare con il circoletto rosso è il 2003. Ancora semifinale, David Nalbandian ha fatto il carico di fiducia eliminano il n. 2 del seeding Roger Federer – che arrivava dal primo trionfo Major, nonché primo di 8 Wimbledon -. E questa piena consapevolezza nei propri mezzi lo fa partire a razzo, scaraventando Andy Roddick ad un solo set dalla sconfitta – 7-6(4) 6-3 -. Ma l’allora 21enne del Nebraska non ci sta, e dà fondo a tutte le sue energie per compiere il rimontone portandolo a compimento con il punteggio di 7-6(7) 6-1 6-3, regalandosi grazie a quel match point sventato la su prima finale Slam. Ultimo atto che lo vide vittorioso su Juan Carlos Ferrero, che in semifinale eliminando Andre Agassi aveva impedito lo scontro tra connazionali in un derby generazionale.
N. Djokovic b. R. Federer, semifinale US Open 2011 (due match point)
Arriviamo ad un’epoca tennistica più recente, undici stagioni orsono: si danno battaglia per la 24esima volta, in un romanzo che finora – e probabilmente ormai giunto ai titoli di coda – conta un cinquantello di capitoli, Novak Djokovic e Roger Federer. Una delle grandi classiche del nostro sport, in quella che è stata forse una delle versioni più al cardiopalma. Nel penultimo atto dell’Open americano del 2011, il cannibale serbo che in quella stagione si era già assicurato due titoli Slam in Australia e a Londra, dominando in lungo e largo il circuito in quei mesi, con la sua solita resilienza mentale annichilì alla distanza il Re svizzero. Roger vinse 7-6(7) 6-4 i primi due set, per poi subire la furia da Belgrado che rimontò per 6-3 6-2 7-5 in quasi quattro ore di match frantumando le due possibilità di mettere la parola fine avute a disposizione da Federer. Si trattò del quarto titolo Slam per l’uomo di gomma.
S. Wawrinka b. D. Evans, 3°T US Open 2016 (un match point)
L’ultimo prima di Alcaraz a potersi fregiare di una simile “navigata” negli Slam, è Stan Wawrinka. Il 37enne di Losanna si laureò campione per la terza volta in una prova Major nel 2016, quando superò Nole Djokovic (1)6-7 6-4 7-5 6-3, tuttavia la vera impresa di Stan The Man fu quella messa a segno nel 3°T quando uscì indenne da una maratona, e un match ball contro, al cospetto di Dan Evans perdendo il tie-break del terzo per 7 punti a 5 ma facendo suo quello del quarto per 12 a 10 – 4-6 6-3 (6)6-7 7-6(8) 6-2, il punteggio finale.
M. Navratilova b. S. Graf, semifinale US Open 1986 (tre match point)
Tra le donne, una sola regina è stata capace di vincere lo US Open riuscendo a fronteggiare abilmente una palla della partita per l’avversaria senza rimanerci scottata. Il suo nome è Martina Navratilova, a 30 anni aveva già trionfato per 14 volte in un torneo del Grande Slam, due anche a Ne York nel biennio ’83-’84. Ma dall’altra parte del campo si presenta una rampante 17enne tedesca, “miss dritto” Steffi Graf, tuttavia Martina è implacabile e rifila alla collega un ko per il secondo anno consecutivo nella semifinale dello US Open. Tre i match point cancellati dalla ceca, naturalizzata statunitense, che vinse 6-1 (3)6-7 7-6(8) prima di sigillare il suo terzo trionfo nella Grande Mela sulla connazionale Sukova
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Per Leylah Fernandez l’equilibrio è tutto nel gioco mentale del tennis
La giocatrice canadese avrà un ruolo di primo piano nel progetto sull’inclusività Come Play nato dalla partnership tra WTA e Morgan Stanley

di Andy Frye, pubblicato da Forbes il 6 marzo 2023
La stella nascente del tennis Leylah Fernandez ama ricordare agli appassionati e agli osservatori del tennis un particolare che è lampante per chiunque si guadagni da vivere in campo. Che il tennis è mentale quanto fisico.
“Io credo che, quando la mente decide, il corpo la segua”, ha detto la giocatrice canadese durante un’intervista la scorsa settimana. “L’aspetto mentale di questo sport è estremamente importante e sono estremamente fortunata. Cerco di godermi l’opportunità il più possibile.
Fernandez si è affacciata per la prima volta alla ribalta mondiale durante la finale persa agli US Open del 2021 e aveva fatto il suo debutto negli Slam all’Australian Open del 2020, che si è svolto tra la fine di gennaio e il primo weekend di febbraio 2020. Una settimana dopo quel primo grande debutto sul palcoscenico mondiale, Fernandez ha conquistato la più grande vittoria della sua carriera alla Billie Jean King Cup, battendo l’allora numero 5 del mondo Belinda Bencic nel turno di qualificazione.
Tuttavia, essendo una delle giocatrici più giovani del circuito, Fernandez afferma che nessun numero di ore in campo sia mai troppo, sia che si tratti di perfezionare il suo swing oppure di lavorare sulla forma generale. “Ho sempre voluto giocare a tennis (professionalmente) e non credo che questo sport abbia un impatto fisico negativo su di me”. Attualmente, la ventenne professionista WTA è classificata tra le prime 50, precisamente al numero 49 della classifica WTA. Ha anche in bacheca due titoli di singolare.
Alla fine della scorsa estate, la giocatrice canadese ha raggiunto il suo best ranking, al numero 13, dopo una serie di buone prestazioni, tra cui i quarti di finale raggiunti al Roland Garros del 2022. Sempre lo scorso anno anno fa ha vinto l’Abierto GNP Seguros 2022 a Monterrey, in Messico.
Fernandez, insieme a Coco Gauff e Qinwen Zheng, è una delle poche professioniste del circuito di età inferiore ai 21 anni. È forse per questo motivo che è stata scelta come portavoce principale nella nuova partnership della WTA con Morgan Stanley.
La scorsa settimana, la WTA e il gigante finanziario globale hanno annunciato una nuova partnership pluriennale per celebrare il 50° anniversario della WTA. L’associazione ha affermato in una dichiarazione che l’obiettivo della partnership consiste nell’evidenziare la crescente inclusività del tennis, nonché l’impegno nel far crescere la partecipazione delle donne al gioco.
“Con una visione condivisa per promuovere l’inclusività e ampliare l’accesso al gioco del tennis, entrambe le organizzazioni sono orgogliose di accelerare il loro impegno per promuovere il progresso delle donne nello sport”, ha affermato la WTA. Morgan Stanley diventa anche il partner di presentazione esclusivo dell’iniziativa Come Play della WTA, che propone programmi di tennis per incoraggiare le ragazze di tutte le età e abilità a condurre una vita sana e produttiva dentro e fuori dal campo.
Il programma Come Play fa leva sulla scelta da parte di Morgan Stanley di fare di Leyla Fernandez il suo Brand Ambassador in qualità di volto della pubblicità “See It To Be It” dell’azienda.
L’iniziativa ha lo scopo di ispirare i giovani a visualizzare il successo offrendo loro un modello con cui identificarsi.
“Sostenere la prossima generazione e dare a tutti una possibilità di successo sono impegni che condividiamo sia con Leylah che con la WTA”, ha affermato Alice Milligan, chief marketing officer di Morgan Stanley. “Questa nuova partnership rappresenta i nostri continui sforzi per aiutare le ragazze nello sport deltennis con gli strumenti vitali di cui hanno bisogno oggi per essere le nostre stelle di domani”. “Siamo veramente lieti di annunciare questa partnership con Morgan Stanley”, ha dichiarato il presidente della WTA, Micky Lawler. “Mentre ci sforziamo di creare un ambiente più diversificato e inclusivo per donne e ragazze, le nostre due organizzazioni non vedono l’ora di fare la differenza attraverso gli eventi della community Come Play durante l’HologicWTA Tour e nella creazione di contenuti che amplifichino questo importante messaggio”.
“Il tennis non è per sempre”, ha detto Fernandez parlando apertamente della sua carriera di atleta. Fernandez, che ha guadagnato poco più di 3,4 milioni di dollari in premi alla carriera dal 2019 ad oggi, ha affermato che, nonostante la sua giovane età, costruire la stabilità finanziaria è fondamentale. “Questa partnership darà ai giocatori fiducia, nell’educarci sulla stabilità finanziaria, e darà ai giocatori la fiducia di trovarsi in un ambiente stabile.
Inoltre, dopo lo sport e le nostre carriere, per aiutare i giocatori nel loro futuro.
In particolare, il programma Come Play invita le attuali giocatrici WTA, stelle in pensione e allenatori a partecipare a corsi di tennis e attività per ragazze al fine di “aiutare a costruire la prossima generazione di leader”, ha affermato la WTA.
L’iniziativa include anche l’alfabetizzazione finanziaria e le risorse di pianificazione per i giocatori, oltre a una serie di contenuti in eventi WTA selezionati e altro ancora.
Fernandez ha aggiunto di essere onorata di essere coinvolta nei continui sforzi della WTA per coinvolgere più ragazze nel gioco e di essere scelta come modello per i giovani interessati a questo sport.
Equilibrio: la chiave per un grande tennis?
La mancina, diventata professionista nel 2019, ha un bilancio impressionante di vittorie e sconfitte a partire da marzo 2023 con 130-82. Fernandez è anche un’appassionata tifosa di calcio e durante la nostra intervista dell’anno scorso ha dichiarato di essere cresciuta giocando a quello che il defunto Pelé una volta chiamava “o jogo bonito”.
Fernandez sottolinea anche che ha una vita al di fuori del tennis che, secondo lei, contribuisce al suo successo in campo. “Cerco di bilanciare un po’ la mia vita.Sì, gioco a tennis, ma sono anche una studentessa universitaria, e questo mi aiutato a separarmi dall’idea di essere solo una giocatrice di tennis”, ha aggiunto “Mi ha aiutato a rimettere a fuoco le priorità e a godermi le piccole parti della vita che non sono il tennis”.
Ma Fernandez riesce ancora a mantenere i rapporti con il suo primo altro amore sportivo, il calcio? “Sì, mi è permesso giocare”, ha detto, con un accenno di risata. “Sono fortunata ad avere allenatori che mi incoraggiano a praticare diversi sport.Diversificare aiuta nel tennis.Ogni volta che torno su un campo, tirare calci a un pallone con mia sorella aggiunge benefici al mio tennis”.
Traduzione di Alessandro Valentini
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Coco Gauff, dal tennis alle scarpe personalizzate: “Mi sento una privilegiata”
La 19enne americana ha espresso la sua opinione sulla musica in sottofondo durante le partite: ” Forse un po’ di rumore, lo gradirei”

E’ stata una vittoria autoritaria quella di Coco Gauff contro Rebecca Marino. La statunitense, che a Miami è di casa, affronterà al prossimo turno la russa Anastasija Potapova. Ecco la conferenza stampa post partita.
D: Coco, puoi parlare della partita e dei tuoi pensieri generali sulla tua prestazione?
COCO GAUFF: “Sì, oggi è stata una partita altalenante, onestamente. Molte pause. Ho fatto bene in risposta, considerando che è una grande battitrice. Sono davvero contenta di come ho giocato. Non è un’avversaria facile. Fa un sacco di colpi importanti, non ti dà molto ritmo. In un certo senso devi solo resistere”.
D. Quattro anni fa hai vinto la tua prima partita. Sei sorpresa di quanto hai ottenuto in così poco tempo?
COCO GAUFF: “Sì e no. Mi sento in un certo senso come se mi avvicinassi a ogni partita credendo di poter vincere. Quindi non sono sorpresa. Ma se faccio un passo indietro e guardo alle cose nell’insieme, sì. Sento di aver lavorato molto duramente. Quindi, quando vinco partite, sento decisamente di meritarmelo. Ma anche chi mi conosce sa che voglio sempre di più. In un certo senso, non sono soddisfatta”.
D. Come è nato ‘Homecoming’? Hai memorizzato le tue battute? Parlaci dell’intero processo.
COCO GAUFF: Quel processo non è stato come immaginavo. Siamo stati lì dalle 5 del mattino fino alle 8 di sera. Non mi ero resa conto di quante volte dovessi ripetere ogni scena più e più volte. Soprattutto nella prima scena dello spettacolo, che tecnicamente è l’ultima scena che abbiamo girato, ero davvero stanca. Fanno davvero un ottimo lavoro. Era tipo, Oh, mio Dio, è Coco Gauff. Sono solo seduta lì, l’abbiamo fatto tipo 20 volte, ti ho già incontrato tipo 30 ore fa (risate). Quindi sì. Ma penso che abbiano contattato e il mio agente abbia aiutato a organizzarlo. C’è il tennis incorporato nello spettacolo. È stato piuttosto interessante. Mi hanno descritto in modo non tennistico. Penso che la sceneggiatura fosse completamente adattata a come sono fuori dal campo, quindi è per questo che ero disposta a farlo. Era quasi meglio. So che la prima volta che avremmo dovuto filmare, avrei dovuto giocare a tennis. Ma mi sono qualificata per le finali WTA, quindi abbiamo dovuto cancellarlo e poi fare questo episodio. È stato davvero bello. Il cast erano persone davvero simpatiche. Geffri, Camille, tutte persone con cui lo rifarei solo per incontrarle di nuovo. Non so se lo rifarei per la parte della recitazione. Guardarmi in TV è stato probabilmente il dolore più straziante che abbia mai dovuto provare. Lo odiavo (risate). Mia madre ha un mio video”
Q. Per quanto riguarda Jimmy Butler, ami gli sport qui nel sud della Florida. Cosa ti viene in mente quando giochi sul campo dello stadio davanti a lui?
COCO GAUFF: Non lo so. Sento solo che entrare in campo è proprio una pazzia perché ho guardato le partite qui per tutta la vita. Beh, quando ho visto Jimmy Butler, voglio dire, è stato davvero bello perché adoro guardare gli Heat, sono la mia squadra. Ha quella mentalità, quella ferocia in lui, qualcosa che ammiro davvero molto. Spero che lui lo veda in me. Sì, ho anche incontrato un paio di giocatori della NFL che giocavano per i Bulls. Sono contenta che siano rimasti a guardare la mia partita. Non lo so, oggi onestamente penso che sia stata davvero una bella giornata, non per la vittoria, ma mi sento come se avessi il privilegio di quelle persone che mi guardano. Per loro volerlo fare, specialmente per uno sport come il tennis che generalmente la maggior parte di loro non capisce, è davvero fantastico.
D. Quanto è importante per te sentire la palla che colpisce le corde di un avversario per il modo in cui vuoi giocare il tuo colpo? Lo chiedo perché Frances Tiafoe ha sostenuto che dovrebbe esserci più libertà di movimento per gli spettatori.
COCO GAUFF: Ho visto quello che ha detto.
D. Come ti senti a riguardo?
COCO GAUFF: Dirò che in realtà ho fatto una esibizione con Ash Barty. Avevamo della musica in sottofondo per una parte dell’incontro. Sicuramente influenza il modo in cui segui la palla e il suo suono, di sicuro. Non so se saremmo in grado di farcela con la musica costante. Ma ho sempre detto che il tennis non ha bisogno di essere completamente silenzioso. Inoltre, crescendo, ho giocato al Pompey Park. Loro hanno sempre partite di baseball, allenamenti di basket, nuoto. Era così rumoroso laggiù. Mio padre mi ha sempre detto, fin da quando avevo otto o nove anni: non voglio mai sentirti lamentarti del rumore durante una partita. Non sono la giocatrice particolare che si lamenterà del rumore. Non so se potremmo usare musica a tutto volume. Ma è molto interessante quello che ha detto Frances. Sicuramente penso che sarebbe più divertente per i tifosi, specialmente allo stadio, ma non so come i giocatori potrebbero fare.
D. Che dire delle persone che si alzano e si muovono, l’aspetto del rumore da un lato, ma il movimento?
COCO GAUFF: Penso che il movimento sia sicuramente fattibile per me. Per me personalmente, non mi dà fastidio. Non mi importa se c’è qualcuno in giro o altro. A volte, se dico qualcosa, forse è solo per rallentare il ritmo della partita, ma non perché la persona sia effettivamente in piedi. Sarò onesta, a volte hai solo bisogno di un reset. Penso che il movimento sia sicuramente più tollerabile del rumore.
D. C’è qualcosa della tua ultima partita contro la Potapova che ricordi e che terrai in mente per la prossima partita?
COCO GAUFF: L’ultima volta che penso di averla affrontata è stata a Montreal. Sono abbastanza sicura che si sia ritirata in quella partita. Non la conto davvero perché non era completamente al 100%. Non ricordo quale fosse il punteggio. Non credo di poter davvero prendere qualcosa da quello nella partita di sabato.
D. Volevo chiederti della tua scarpa firmata, le CG1. Cosa ti ha spinto a dedicarti specificamente alle calzature?
COCO GAUFF: “Penso che soprattutto nel tennis non molte persone lo abbiano fatto. Ci sono pochissimi tennisti con la propria sigla. New Balance, onestamente, me l’ha portato. Ovviamente sono d’accordo se qualcuno vuole darmi la mia scarpa. È stato davvero bello. Non volevo che sembrasse una scarpa da tennis. Volevo avere, tipo, un po’ di atmosfera da campo da basket. Onestamente, le adoro. Non lo dico perché è la mia scarpa, perché ero una grande detrattrice quando è uscito il primo prototipo. Hanno funzionato molto bene con me. Il team di gioco di New Balance è incredibile. Sono stati in grado di apportare tali modifiche. Cercano sempre costantemente di evolversi”
D. Sei l’unica tennista in attività con la sua scarpa. Come ti fa sentire?
COCO GAUFF: Molto privilegiata. Voglio dire, sento che molti atleti in questo tour se lo meritano sicuramente, quindi mi sento molto privilegiata che New Balance mi stia dando questa opportunità, e lo apprezzo molto. Non so se forse un altro marchio l’avrebbe fatto, soprattutto per il mio impatto. Tutto ciò che indosso in campo, praticamente tutto ciò che ottengo da loro, probabilmente l’ho visto con un anno di anticipo e ho praticamente individuato ogni dettaglio che non mi piaceva. Sono molto felice che siano così accoglienti in quello che voglio. Molti marchi non sono sempre così con tutti i loro atleti. Sono grata di poterlo fare. Le persone che acquistano il prodotto possono in qualche modo capire quando un giocatore mette tutto se stesso in qualcosa. Penso che sia ciò che rende speciale il rapporto che ho con New Balance.
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Jessica Pegula: “Se il pubblico potesse camminare durante i punti non sarebbe un problema”
Le parole dell’americana da Miami: “Sono d’accordo con Tiafoe, allentare le regole per i tifosi potrebbe portare più gente alle partite”

Il tennis americano in quel di Miami, quantomeno sul versante femminile, ha avuto un debutto di teste di serie che più soddisfacente non si poteva. Sia Coco Gauff che Jessica Pegula, n.2 e n.1 USA, hanno vinto senza problemi contro due canadesi. Nello specifico, la n.3 del mondo ha inflitto un netto 6-3 6-1 a Katherine Sebov, trovando giusto un po’ di resistenza nel primo parziale prima di fare il vuoto. L’analisi del match, insieme ad altri interessanti pensieri sul torneo, Pegula le ha espresse in una serena conferenza stampa.
D: Parlaci del primo set, perché è proprio lì che Sebov ti stava dando qualche problema. Cosa ti faceva soffrire?
Pegula: “Colpisce un po’ come me, palla molto bassa e molto piatta. E su questi campi la palla viaggia più velocemente. All’inizio stavo provando a seguire il suo diritto, poi ho cambiato e ho iniziato a giocare sul suo rovescio, e sembrava funzionare; strategia molto semplice. Penso anche di aver servito abbastanza bene, ho ottenuto molti punti gratuiti. Sul suo servizio, mi sentivo come se potessi brekkare ogni volta. Non stava davvero colpendo così forte, ma stava più servendo in kick per lavorare sulle traiettorie. Quindi una volta che ho letto meglio e ho iniziato ad rispondere più avanti, questo mi ha aiutato“
D: Al prossimo turno hai Danielle Collins. La conosci da molti anni; è complicato, è una finalista dell’Australian Open.
Pegula: “È strano che ci affrontiamo al terzo turno, sembra molto presto. Penso che anche oggi abbia superato una partita difficile. È sempre pericolosa, soprattutto sul cemento, soprattutto negli Stati Uniti e in queste condizioni. Conosciamo molto bene il gioco l’una dell’altra, quindi sì, sarà una partita molto dura“
D: Frances Tiafoe ritiene che per attirare più giovani a guardare il tennis dovrebbe esserci la possibilità di camminare sugli spalti durante i punti. Tu cosa ne pensi?
Pegula: “Mi piace. Anch’io sono una di quelle persone che la pensano così. Non mi preoccupo se le persone stanno in piedi o urlano o parlano (forse urlare no…). Ricordo che anche allo US Open dell’anno scorso molte giocatrici si sono lamentate di quanto fosse rumoroso. Immagino che se l’avessi notato avrei concordato, ma non lo so, quella roba non mi preoccupa molto. Posso constatare come sia un bel modo di vedere. Anche parlando con i due ragazzi del football oggi (Kaiir Elan e Dion Dawkins), non avevano idea dell’etichetta che bisogna avere su un campo da tennis. E stavano uscendo durante il punto quando si sono accorti che tutti li stavano guardando. Penso che per portare un po’ di personalità allo sport dobbiamo iniziare a valutare alcune cose diverse per toccare una generazione più giovane. E ragazzi come Tiafoe, che hanno così tanta personalità e così tanta energia, e hanno una base di fan così incredibile, ce l’hanno proprio grazie alla loro energia. Qualcosa che potrebbe davvero aiutare lo sport“
D: Che dire però di quando sei nel mezzo di un punto o stai per servire, e qualcuno urla o fa un commento?
Pegula: “Dovrebbero esserci dei parametri. Non credo che potrebbe mai essere replicato esattamente, ma penso che l’idea di pensare fuori dagli schemi sia positiva. Ho capito cosa intendi: non puoi avere persone che urlano nel mezzo di un punto, ma se le regole fossero meno restrittive per il pubblico, non sarebbe un grosso problema. Poi certo ti apri a cose che potrebbero accadere e causare problemi durante il gioco, e questo influisce davvero sui giocatori. Frances ama l’NBA e va alle partite NBA. E lì è come un continuo chiacchiericcio tra i giocatori e le persone sedute in campo, c’è molto movimento, musica. Penso che dobbiamo implementare alcune di queste cose. Ovviamente dobbiamo adattarle al nostro sport, ma penso che l’idea ci possa stare, pur perfezionandola“.
D: C’è un’altra cosa detta da un americano, Reilly Opelka, sul doppio, che ne ha sminuito l’importanza. Volevo il tuo punto di vista come una delle migliori giocatrici, che sceglie di partecipare sia al singolo che al doppio ai massimi livelli. Cosa significa il doppio per te e la tua esperienza in tour, e cosa significa per il tennis nel suo insieme?“
Pegula: “Penso che Reilly sia un po’ annoiato, è stato infortunato per un po’. Mi piace Reilly, ma gli piace sempre fare questi commenti e far parlare la gente, è una cosa di lui che mi piace. Non ha paura di dire quello che vuole, e ha diritto a questa opinione, ma personalmente amo giocare in doppio. Posso constatare il suo punto di vista, ma allo stesso tempo penso che la maggior parte dei giocatori giochino il doppio senza problemi. Tutti nel sud della Florida, nei campionati, giocano il doppio femminile, è tutta la loro vita. È molto popolare, c’è qualcosa lì che forse non abbiamo raggiunto. Ma giocando con Coco, l’anno scorso o giù di lì, abbiamo avuto grandi folle alle partite. Quindi per me è divertente perché facciamo bene, abbiamo molte persone che ci supportano.
Ma è anche perché anche la nostra classifica in singolare è molto alta. Io amo giocare in doppio, mi piace rimanere sempre in modalità competizione. Mi piace farlo in un giorno libero dai match di singolare invece di esercitarmi per un’ora senza pensare. Mi piace rimanere in quella mentalità, guardando alla prossima partita, quindi per me questo è ciò che mi aiuta davvero, ed è per questo che amo giocarlo. So che ovviamente molti giocatori di doppio sono super appassionati e sono ottimi atleti; si guadagnano da vivere giocando abbastanza bene. Quindi, personalmente non sono d’accordo con i suoi commenti avventati. Mi piace giocare in doppio, ma questa è la sua opinione, e può dirla“.