Roger Federer, dai tornei vinti alle settimane in vetta: i numeri principali di una carriera irripetibile

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Roger Federer, dai tornei vinti alle settimane in vetta: i numeri principali di una carriera irripetibile

20 Slam, 8 Wimbledon, 103 titoli, ma anche zero ritiri a partita in corso e il record assoluto di settimane consecutive da numero 1 del mondo. Questo e molto altro è stato Roger Federer

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Roger Federer - Wimbledon 2021 (via Twitter, @atptour)
 

110 cum laude. Se c’è una cifra che più di qualsiasi altra viene evocata oggi per la carriera di Roger Federer è questa. Prima ancora dei 20 Slam e dei 103 tornei vinti nel circuito maggiore. Il 110, affiancato inevitabilmente dalla lode (e, anche se è più in uso, dal bacio accademico), è infatti il numero che indica la fine di una delle scie seguite dalla vita. Ma in questo caso non solo: il 110 e lode è un elogio alla capacità di Federer di essere riuscito a trattare nello stesso modo quei due impostori chiamati Vittoria e Sconfitta.

Grazie a questa dote, nel corso dei 24 anni passati nel tour Federer ha raggiunto tante mete portando ulteriore conferma all’affermazione di Eliot secondo cui quello che conta è il viaggio, non l’arrivo: di per sé, infatti, il cammino non è altro che un insieme di destinazioni incredibilmente sfaccettate. Le mete nella carriera di Roger sono state i tornei vinti, i record, ma anche e soprattutto l’amore dei suoi tifosi, l’ammirazione da parte del pubblico (anche quello sostenitore dei suoi antagonisti, Nadal e Djokovic su tutti) e il rispetto dei colleghi e di qualsiasi sportivo. Traguardi difficilmente quantificabili ma indiscutibili nella loro sostanza e nel loro valore. In questa sede, però, per capire cosa è stato Federer per il tennis ci limiteremo a ciò che è traducibile in numeri. Del resto, è a dir poco sufficiente.

20 – Sono gli Slam vinti dallo svizzero. Iniziamo da qui perché negli ultimi anni si è assistito a uno sbilanciamento senza precedenti verso questi tornei in termini di valore attribuito alle vittorie. I major sono sempre stati gli eventi più importanti dell’anno, ma la fantomatica corsa al GOAT tra Federer, Nadal e Djokovic ha scavato ancora più in profondità il solco tra i quattro tornei del Grande Slam e ‘il resto’. La quota raggiunta da Re Roger sembrava un miraggio fino a prima della sua affermazione sulla scena del tennis mondiale. È rimasta un sogno quasi proibito fino all’Australian Open del 2017 quando Federer salì a 18: lì si è capito che non mancava più molto. In effetti, anche Rafa e Nole ci sono arrivati e per di più non si sono fermati. Insomma, è paradossale che uno dei numeri più imponenti della carriera dello svizzero costituisca anche una sorta di rimpianto che si sostanzia nei due match point sprecati nella finale di Wimbledon del 2019 con Djokovic.

8 – Dagli Slam all’appena citato Wimbledon, come dalla matrioska più grande a quella immediatamente successiva. Il Centre Court è diventato il giardino del Re. Non ci sono voluti troppi anni: tutto è iniziato nel 2001 con la vittoria su Sampras al quarto turno. Un segno del destino inequivocabile, un match epocale a cui sono poi seguite otto affermazioni tra il 2003 e il 2017: più di chiunque altro tra gli uomini, per il momento. A prescindere da come andranno le prossime edizioni, comunque, il Centrale di Wimbledon resterà il campo di Federer per sempre (all’infinito, come quell’otto steso in orizzontale). Entrambi eleganti e armoniosi: uno a immagine e somiglianza dell’altro.

103 – Invertiamo l’ordine di apertura delle matrioske perché la voce da affiancare a questo numero è quella di ‘tornei vinti’. Ancora una volta siamo di fronte a un numero spropositato. Si è inoltrato più in là di Roger solo Jimmy Connors con 109 titoli. C’è del magico sia nel primo che nell’ultimo dei 103 di Federer: il primo, nel 2001, lo ottenne qui da noi, in Italia e nello specifico a Milano (contro Julien Boutter). Possiamo quindi vantarci di aver messo a disposizione quel terreno fertile da cui è nato il mito di Re Roger. L’ultimo, nel 2019, nella sua Svizzera, a Basilea: l’ennesimo regalo alla sua gente.

1251 – Risaliamo alla matrioska ‘madre’: il numero di partite vinte nel circuito. Se non dovesse giocare e vincere un singolare in Laver Cup (più probabile che Roger si accontenti di un doppio), l’ultima partita ufficiale conclusa da un ‘game, set and match Federer proveniente dalla voce del giudice di sedia resterebbe quella con Lorenzo Sonego (anche qui c’è l’Italia di mezzo) del 5 luglio 2021. Connors potrà esultare: anche in questa statistica rimarrà davanti, a quota 1274. In totale lo svizzero è sceso in campo per 1526 match, vincendo l’82% di essi.

310 e 237– Si tratta, rispettivamente, delle settimane passate in vetta al ranking nei 24 anni di carriera e di quelle consecutive da numero 1 vissute tra il 2 febbraio 2004 e 18 ottobre 2008. Per quanto riguarda il primo dato, solo Djokovic lo supera con 373. Il secondo numero costituisce, invece, un record assoluto e difficilmente scalfibile.

0 Le volte in cui Federer si è ritirato nel corso di un match: sì, zero. Purtroppo il motivo non è da cercare in una resistenza fisica nei confronti degli infortuni che lo svizzero ha avuto solo nei primi anni della carriera. Schiena e ginocchia lo hanno spesso condizionato ma quando Roger iniziava una partita perché convinto di potersela giocare niente poteva impedirgli poi di terminarla, per rispetto dell’avversario e del pubblico.

CARRELLATA DI ALTRI NUMERI (record assoluti):

36: l’età a cui Federer è diventato il numero uno del mondo meno giovane di sempre.

369, 46 e 58: rispettivamente le partite vinte, le semifinali e i quarti di finali raggiunti nei tornei dello Slam.

6: i tornei in cui Roger detiene il record di trionfi (Basilea, Halle, Wimbledon, Dubai, Cincinnati, ATP Finals)

23: il numero di semifinali raggiunte consecutivamente negli Slam.

 65: le vittorie di fila sull’erba tra il 2003 e il 2008.

24: la striscia di vittorie consecutive nelle finali (2003-05).

10: i tornei di cui Federer è il vincitore più anziano.

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