Corentin Moutet, tra i problemi con la federazione e le buone prestazioni: "Non sono perfetto, ma..."

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Corentin Moutet, tra i problemi con la federazione e le buone prestazioni: “Non sono perfetto, ma…”

Il francese, espulso dalla propria federazione, parla con onestà della situazione dopo la sconfitta, dove ha ben figurato, con Tsitsipas

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Corentin Moutet, Napoli 2022 - Credit: Riccardo Lolli - Tennis Napoli Cup
 

Nella povertà attuale del tennis francese, ieri costretto ad affrontare un altro duro addio come quello di Gilles Simon, ad emergere con sempre più forza è il volto di Corentin Moutet. Il 23enne di Neuilly-sur-Seine è una delle poche note liete per i transalpini, con un 2022 in cui per la prima volta ha raggiunto il quarto turno in uno Slam (allo US Open, perdendo da Ruud), e in questa settimana anche il primo ottavo 1000, perso a testa alta contro un solido Tsitsipas. Da lunedì Moutet sarà n.51 al mondo, best ranking, ma, soprattutto, non sarà più un membro della FFT (Fédération française de Tennis), a causa delle sue intemperanze dentro e fuori dal campo, tanto inadatte e bizzose quanto il suo tennis sa essere esplosivo ed estroso in campo, specie quando può giocare con l’amato dritto.

La notizia dell’espulsione da parte della Federazione francese è arrivata un paio di giorni fa, dopo la vittoria su Coric, con le motivazioni purtroppo plurime, ma alcune che spiccano: la rissa con Andreev durante il Challenger di Orleans, che il transalpino ha anche proseguito sui social, e l’interruzione volontaria, con annesso brutale lancio di racchetta, del match contro Kecmanovic a Napoli per lamentele riguardanti il campo. La FFT ha spiegato che non può più accettare questi comportamenti da parte di Moutet, che non potrà dunque neanche più viaggiare con l’allenatore Laurent Raymond, allenarsi nelle strutture messe a disposizione, o avvantaggiarsi del sostegno finanziario federale. In breve il transalpino dovrà cavarsela totalmente da solo e, gonfio anche di rammarico, ma decisamente onesto, ha ben illustrato la situazione in conferenza stampa dopo la partita contro Tsitsipas, in cui, nonostante tutto, il pubblico era ampiamente schierato dalla sua parte.

La cosa più triste non è per forza non lavorare più con la FFT“, spiega Moutet, “in realtà io sono solo in campo. Poi ci sono i genitori, che non si vedono, e fanno davvero parte della mia prestazione. La cosa più triste è che non lavorerò più con Laurent, con cui stavamo facendo un ottimo lavoro. Non sono perfetto, nessuno lo è, ho dei difetti che non apprezzano. È una loro scelta, se vogliono supportarmi lo facciano, altrimenti lo farò con persone che credono in me. Il futuro è lo stesso. Continuerò ad andare in campo, ad allenarmi, a fare soprattutto quello che posso. Me lo hanno annunciato due giorni prima di Bercy, quindi non è stato facile organizzarsi. Non me lo aspettavo, eppure erano nel mio box in qualificazione, spesso lì con me a dirmi che stavo facendo le cose bene. In termini di comportamento, di certo sono espressivo, a volte mi lascio trasportare dalle mie emozioni. Ma posso vincere partite difficili andando al mio limite. Sono un combattente, passionale e chi mi conosce sa che lavoro molto. Ero nel mio torneo, non era il momento giusto per pensare a tutto questo“.

Eppure, nonostante il chiaro affetto per il torneo, nonché per la gente di Parigi, sempre ben disposta quando gioca un francese, alcune frasi pronunciate da Moutet sono decisamente dure e piuttosto disilluse. “Mi accadono molte cose“, spiega il n.51 al mondo, “mi ero detto che ci avrei pensato dopo il torneo. A nessuno piace l’ingiustizia. In verità ho conosciuto tante persone che credevano in me, altre no, altre che dicevano entrambe le cose… L’importante sono i miei parenti. Ho avuto la possibilità di incontrare il mio preparatore atletico. Lungo la mia strada, incontrerò molte persone che crederanno in me quando ne avranno bisogno e poi mi lasceranno. Non è proprio ingiusto, questa è la vita, questo è il business, ecco com’è“. Queste parole comunicano chiaramente i sentimenti di un ragazzo che dà tutto in campo, ma troppo spesso evade dalla dimensione agonistica producendo comportamenti non adatti a sportivi che dovrebbero anche fornire un esempio.

QUI IL TABELLONE AGGIORNATO DEL MASTERS 1000 DI PARIGI-BERCY

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