ATP Parigi-Bercy, Rune al settimo cielo ma proiettato ancora oltre: "Ho sogni anche più grandi"

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ATP Parigi-Bercy, Rune al settimo cielo ma proiettato ancora oltre: “Ho sogni anche più grandi”

Per il danese è stato il coraggio a fare la differenza: “Mi sono detto che non lo avrei mai battuto solo rimandando la palla di là”

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Holger Rune - Parigi-Bercy 2022 (twitter @RolexPMasters)
 

Non è folle pensare che tra qualche anno, di fronte a un consolidato duopolio Rune-Alcaraz (magari accompagnate da sostanziose interferenze italiane), ricorderemo il 2022 come la stagione della loro consacrazione. Se già con Carlos avevamo assistito ad un percorso di crescita a dir poco accelerato, per Rune è successo tutto ancora più in fretta: la prima svolta è coincisa con la vittoria del 250 di Monaco di Baviera in primavera, ma è in questo autunno (con quattro finali consecutive) che Holger si è preso di forza quella corsia preferenziale che gli ha permesso di arrivare in top 10 senza che nessuno potesse praticamente preventivarlo: tra i vari Hurkacz, Norrie, Sinner e Berrettini, ora è lui che rischia di giocare le Finals dei grandi a Torino (è la prima riserva).

Le ragioni di questa esplosione stanno tutte o quasi in una frase pronunciata dal 19enne danese nella conferenza stampa post-vittoria su Djokovic nella finale di Bercy: “E’ come un piccolo sogno che si realizza, anche se ho obiettivi ancora più grandi”. Che in altre parole significa che questo è solo un assaggio per uno affamato come lui.

D: Riesci a esprimere a parole quello che stai provando in questo momento?

RUNE: Sì, è davvero incredibile. Stare qui con il trofeo, è una sensazione incredibile. E’ qualcosa di assolutamente inaspettato… cioè ho iniziato la settimana dovendo annullare tre match point (nella partita con Wawrinka).

D. Hai battuto cinque top 10 per vincere il torneo. Ti rendi conto del percorso che hai fatto?

RUNE: Ora me ne rendo conto. Subito dopo la fine della partita non proprio. È stato tutto molto emozionante: probabilmente è stata la migliore sensazione della mia vita. È davvero un grande passo avanti per poter giocare questo tipo di partite contro i giocatori più forti come Novak. Riuscire a vincere l’ultimo game è stato il più grande sollievo della mia vita: avevo raggiunto un livello di tensione altissimo.

D: Holger, durante quali sono state le tue sensazioni durante la partita? Lui ha vinto il primo set, si è portato sul 3-1 nel set finale. Poi tutti i break point quando stavi servendo per il match. Cosa ti è passato per la testa in quelle fasi?

RUNE: Ho cercato di restare in partita, non potevo dire a me stesso che non è accettabile perdere alcuni game. Ho dovuto accettare la cosa, perché Novak è ovviamente un atleta straordinario. Dovevo solo andare avanti e vedere se potevo avere una possibilità nei suoi turni di servizio. Dopo aver subito il break nel terzo ero lì. Ho cercato di rispondere sempre e sono stato abbastanza bravo da ottenere il break.

D: Hai sconfitto Djokovic, una sorta di idolo per te: tutti hanno visto i selfie che hai fatto con lui quando eri più piccolo. È molto difficile, forse, pensare di poter battere un monumento, qualcuno che era il tuo idolo. Eri convinto di farcela?

RUNE: Prima di ogni partita credo sempre di poter vincere, indipendentemente da chi devo affrontare. Ovviamente oggi sapevo che era un po’ diverso. Ho solo cercato di usare la mia incoscienza giovanile, la mia forza di volontà, per fare tutto quello che potevo per metterlo sotto pressione. Ho giocato alla grande nei momenti importanti e questo ha fatto la differenza. Probabilmente è stata una delle partite più difficili che abbia mai giocato.

D: Qual è l’elemento emotivo più importante che pensi ti abbia portato a questa grande vittoria?

RUNE: Credo che sia il coraggio, perché soprattutto in questo tipo di circostanze, quando si gioca una finale – tra l’altro per me la più importante della mia vita fin qui – si tratta di cercare di essere coraggiosi e allo stesso tempo solidi. Ovviamente ero molto nervoso quindi ho dovuto dire a me stesso di calmarmi ma di credere nei miei colpi: mi sono detto che non avrei mai potuto batterlo solo rimettendo la palla in campo. Così ho fatto qualche palla corta, ho cercato di cambiare il ritmo, di essere creativo e sono contento di esserci riuscito abbastanza.

D: Domani sarai numero dieci al mondo e la prima riserva a Torino. Andrai a Milano o a Torino?

RUNE: Non lo so (in realtà lo sapeva perché pochi minuti dopo i canali ufficiali delle Next Gen Finals hanno comunicato il forfait di Rune e il conseguente ingresso di Arnaldi, ndr). Certamente andrò a Torino anche se sono una riserva. Spero di non giocare perché desidero che gli altri restino tutti in salute ma allo stesso tempo sarebbe fantastico scendere in campo: non me lo aspettavo affatto fino a quattro o cinque settimane fa, ma ora sono in questa situazione. Sono molto felice di come ho concluso ufficialmente la mia stagione e se ci saranno altre partite, non vedo l’ora di giocare.

D: Con tutti i traguardi raggiunti negli ultimi giorni (l’aver battuto cinque top 10 in cinque giorni, l’ingresso in top 10, la vittoria di questo trofeo, eccetera) se ne dovessi scegliere solo uno quale terresti e perché?

RUNE: Battere Novak oggi, direi… (sorridendo, ndr). Essere riuscito a batterlo in un’occasione del genere, come ho detto, in finale è probabilmente la sensazione più bella di tutta la settimana. Lui è probabilmente uno dei più grandi nella storia di questo sport ed è una sensazione pazzesca averlo battuto in questa finale.

IL TABELLONE DELL’ATP MASTERS 1000 DI BERCY

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