Come compete il tennis per l'attenzione degli utenti?

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Come compete il tennis per l’attenzione degli utenti?

Il tennis valorizza appieno il suo potenziale commerciale? Un’analisi dei principali driver da tenere d’occhio

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Seconda parte dell’articolo sulle possibili evoluzioni del “prodotto” tennis, dando una visione d’insieme di come si posiziona il nostro sport nei confronti del resto del panorama dell’intrattenimento sportivo.

Come punto di partenza la domanda è: “Qual è la posizione del tennis rispetto agli altri sport, nei principali mercati di interesse”? Per rispondere a questa domanda facciamo affidamento agli studi di società specializzate.

Fonte: Altman Solon 2022 Global Sports Survey

Come possiamo vedere dal grafico in alto, il tennis è ben posizionato in diversi mercati di riferimento: negli Stati Uniti è nella fascia degli sport di secondo livello, in termini di seguito del pubblico, dietro alle principali leghe NBA, NFL e MLB, mentre in vari paesi europei è addirittura al secondo posto dietro il calcio, inarrivabile. Una posizione quindi tutto sommato assolutamente non disprezzabile, ma che per ovvi motivi va coltivata. In termini assoluti, il tennis con oltre 25 milioni di giocatori in Europa è lo sport individuale più popolare del vecchio continente (fonte study on the european sport model – European Commission 2022). Passiamo allora ad esaminare quali sono i trend principali che possiamo riscontrare a livello di coinvolgimento e fruizione dei fan, diritti e nuove tecnologie.

 

Fruizione e coinvolgimento dei fan

La proliferazione di contenuti tra le piattaforme televisive e di streaming ha provocato un aumento del consumo di contenuti sportivi aggiuntivi, correlati o meno agli eventi in diretta. È importante sottolineare che la domanda di contenuti relativi a un evento dal vivo (commenti pre-partita, dietro le quinte, momenti salienti, video di riepilogo, ecc.) ormai ha assunto un rilievo notevole, che genera attenzione e visione da parte degli utenti quasi paragonabile all’audience degli eventi live veri e propri; anche il fenomeno dei contenuti non collegati ad eventi live (divenuto manifesto in particolare con la docuserie Netflix “The Last Dance” sui mitici Chicago Bulls di Michael Jordan) è appena meno rilevante degli eventi live. Inoltre i contenuti live-unrelated hanno il potere di attrarre un pubblico “nuovo”, che in precedenza magari non era stato esposto a quello sport. Rientra in questo genere di contenuti la serie “Drive to survive”, che nelle prime due settimane di programmazione ha raggiunto le 50 milioni di ore visualizzate (la metrica utilizzata da Netflix per il rating delle audience degli spettacoli proiettati; in media l’intero flusso di visualizzazioni su Netflix è stimanto nell’ordine delle 200 milioni di ore giornaliere).

Fonte: Nielsen Fan Insight 2021

A livello di fruizione si sta assistendo ad un ribilanciamento nella visione degli eventi verso forme in streaming mediante piattaforme come DAZN e le tradizionali programmazioni delle TV con palinsesto. Se da un lato gli eventi sportivi rimangono uno dei cardini della TV “tradizionale”, con un nucleo maggioritario di utenti che continua a preferire modalità di fruizione standard, l’aumento dell’importanza nella fruizione su altri device connessi a internet diventa sempre più importante.

Fonte: Nielsen Global sports marketing report 2022

Tuttavia, con la disponibilità sempre più diffusa di smart TV nel grande pubblico anche i confini tendono a sbiadire, e in generale emerge un trend chiaro. Indipendentemente dal substrato tecnologico una direttrice sarà quella di proporre contenuti arrichiti per supportare il coinvolgimento dei fan (fan engagement). L’integrazione di data, statistiche e l’integrazione con finestre/second screen potrà consentire un nuovo livello nell’esperienza dei fan, che si tradurrebbe sia in un maggior appetito verso il mondo del live betting, sia in termini di community engagement. Non a caso i social network che rappresentano una maggiore crescita percentuale anno su anno sono quelli che tipicamente fanno premio sugli user generated content.

Diritti & media

La situazione del tennis è decisamente peculiare rispetto ad altri sport. Come noto la governance si regge su 7 regni (le 4 federazioni che gestiscono gli Slam, le associazioni professionistiche ATP/WTA e la federazione internazionale ITF), il che non consente di avere un’unica voce a rappresentare l’intero sport. Nella visione 2030, ATP sta quindi cercando di porre rimedio, cercando di aumentare la cooperazione fra tornei, rivedere gli accordi per la vendita dei diritti secondo logiche collettive e rivedere anche i modelli di condivisione dei profitti, anche se su questi punti il dibattito è aperto. Di conseguenza non esiste una vendita collettiva dei diritti, il che pone agli organizzatori dei tornei sfide aggiuntive per monetizzare adeguatamente il valore degli eventi. Ma un numero vale più di mille parole: una stima non recentissima (riportata nello study on the european sport model – European Commission 2022) parla chiaro: nel 2018, il valore totale dei diritti TV degli eventi tennistici era pari all’1,3% del totale dei diritti TV di tutti i diritti sportivi, una quota inferiore a sport quali il Golf, il Cricket e l’hockey, la cui proiezione globale e soprattuto europea è decisamente inferiore. Prima della pandemia, nel 2018, l’ammontare globale di tali diritti era di 750 milioni di euro (inferiore a quelli della sola Premier League per dare un’idea) e derivava per il 60% dai tornei del Grande Slam, ognuno gestito in modo indipendente. In un’epoca di ingresso di nuovi attori e di possibilità di costituire piattaforme di streming indipendenti, unire le forze diventerà ancora più vitale per massimizzare il potenziale commerciale del prodotto tennis.

Altre fonti di introito, per proporzioni comparabili derivavano dalla vendita dei biglietti e da accordi di sponsorizzazione, per un totale di circa 2,3 miliardi di dollari.

Nuove tecnologie

Dal lato delle evoluzioni tecnologiche la priorità è quella di individuare possibili applicazioni che vadano a migliorare sensibillmente la fruizione degli eventi sia on site che off site.

In un orizzonte di medio termine i non fungible token (NFT) e la realtà aumentata potranno essere il tassello di partenza che se usati intelligentemente potranno poi trovare il completamente del loro potenziale nel metaverso del futuro (qua però l’orizzonte è decisamente più lungo, anche per una questione di adeguatezza dei device, disponibilità di banda ultralarga e disponibilità di potenza di calcolo).

Tralasciando gli aspetti squisitamente tecnologici, gli NFT sono degli oggetti virtuali unici o in tiratura limitata, teoricamente scambiabili in modo sicuro. Al momento le applicazioni sono ancora abbastanza primitive tutto sommato, una versione aggiornata delle figurine Panini. Ma sviluppi futuri potranno consentire di applicare la tecnologia ad esempio ai biglietti degli eventi sportivi: in questo modo i biglietti diventerebbero oggetti che potrebbero contemporaneamente essere oggetto di collezionismo virtuale, essere scambiati in un ambiente sicuro, e dare accesso ad esperienze/servizi personalizzati, sia nel mondo reale che nel mondo virtuale. Ad esempio tutta l’ospitalità VIP potrebbe beneficiare di un supporto di questo genere, dare accesso a materiale pensato esclusivamente per i possessori di biglietti premium e generare un’aura di esclusività ai possessori di tali ticket digitali, garantendo al contempo piena sicurezza e autenticità agli utilizzatori finali. In un certo senso si tratterebbe di applicare principi di marketing arcinoti, avvalendosi di supporti innovativi. Il tema di generare valore aggiunta per i fortunati che assistono ad eventi live è particolarmente sentito. Parecchi eventi, sia a livello Slam che master 1000 ma anche Master 500 registrano problemi di spazio disponibile. Ormai le sessioni più prestigiose degli eventi principali vanno regolarmente sold out e l’unica strada per aumentare i ricavi è quella di aumentare il prezzo dei biglietti (che però a giudizio di chi scrive sono ormai arrivati sulla frontiera del prezzo marginale…basti vedere l’aumento dei prezzi dei biglietti per le Finals, fra Londra e Torino). E quindi inventarsi qualcosa per andare nella direzione dei cosidetti “smart venues” ormai diventa fondamentale; tale visione è abbracciata anche dalla USTA: in un recente intervento ad un simposio on-line Stacey Allaster – Chief Executive Professional Tennis USTA, ha raccontato come uno dei problemi agli US Open sia quello di trovare nuove strade per aumentare l’engagement sia di chi sta sul luogo dell’evento che per gli utenti off site:

  • Per chi sta in presenza, esperienze di fan zone più immersive nel torneo e opportunità di connessione fra utenti per chi si trova on site,
  • Per chi sta a casa espansione dei cosiddetti touch-point (letteramente opportunità di contatto) aumentando i canali di interazione. Inoltre l’idea è quella di dare più dati a disposizione per una comprensione dell’evento più immersiva, anche facendo ricorso ed esperimenti di realtà aumentata

Infine nel lungo termine quando i vari ostacoli saranno superati, si potrà pensare ad esperienze realmente immersive, nelle quali gli stessi confini fra on site e off site vadano a diluirsi, ma di questo ne potremo probabilmente riparlare fra qualche anno.

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WTA Miami, Rybakina oltre la stanchezza: “Avevo poche energie ma sono riuscita a tirarle fuori”

Elena ringrazia l’allenatore per il supporto durante il match con Pegula e si prepara alla terza finale stagionale: “Spero di riuscire a fare quest’ultimo sforzo”

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Solo Kim Clijsters, Vika Azarenka, Iga Swiatek e Steffi Graf (quest’ultima due volte) sono riuscite a fare doppietta tra Indian Wells e Miami nella storia del tennis femminile. Non può quindi stupire che Elena Rybakina, a una sola vittoria dall’entrare, mostri a parole (e non solo) tutta la sua stanchezza in sala stampa dopo la vittoria su Jessica Pegula in due set molto equilibrati e con varie interruzioni per pioggia. In totale sono diventate oltre 20 le ore passate in campo dalla kazaka nelle 11 partite disputate tra la California e la Florida e così, come lei stessa ha ammesso, le energie residue sono tutt’altro che abbondanti: “Oggi è stata una partita difficile, e in realtà le due settimane sono state davvero dure. Forse non avevo abbastanza energia. Quando ero sotto nel punteggio, però, mi sono arrabbiata un po’ e così ho cercato di spingere me stessa oltre il limite. E anche il mio box, il mio allenatore mi ha aiutato”.

Elena potrà però sfruttare il giorno di riposo per ricaricare almeno parzialmente le batterie in vista di una finale in cui partirà in ogni caso da favorita. Contro Cirstea o Kvitova (in campo stasera non prima delle 21 italiane), infatti, sarà lei, che è diventata la sesta donna a raggiungere l’ultimo atto a Melbourne, Indian Wells e Miami nello stesso anno (dopo Seles, Graf, Davenport, Hingis e Sharapova), ad avere in mano le sorti del match: se servizio e dritto funzioneranno come nelle ultime settimane, difficilmente la stanchezza potrà diventare un fattore.

D: Non sono molti i giocatori che hanno fatto il cosiddetto Sunshine Double. Quanto è difficile affrontare un torneo per due settimane e poi andare da un’altra parte e rifare tutto da capo?

 

RYBAKINA: È davvero difficile, anche a causa delle condizioni diverse in queste due settimane, dalle partite si può vedere che è molto più difficile per me qui che a Indian Wells. La doppietta sembra vicina ma allo stesso tempo è ancora lontana. Farò del mio meglio e spero di farcela.

D: Hai detto di non essere al 100% dal punto di vista fisico, in termini di stanchezza e cose del genere ma sei riuscita a reagire dopo essere stata in svantaggio di un break. Ti sei accorta che dopo aver subito il break hai iniziato a colpire più forte, quasi più liberamente?

RYBAKINA: Sì, credo di aver iniziato a essere un po’ più aggressiva, anche perché sapevo che se si fosse arrivati al terzo set sarebbe stato molto più difficile. Quindi forse ho rischiato un po’ di più anche alla fine del secondo set. Ho cercato di spingere sulle sue seconde di servizio. Sapevo di poter vincere in questo modo nonostante i possibili errori. Pensavo che fosse l’unico modo per sfondare.

D: Quando sei arrivata a Miami dopo Indian Wells, prima di giocare il tuo primo match, se avessi saputo che saresti arrivata in finale, sarebbe stato un risultato sorprendente per te, visto come ti sentivi, o è quello che ti aspetti da te stessa ora?

RYBAKINA: No, non mi aspettavo di arrivare in finale. Sapevo che sarebbe stata molto dura fin dall’inizio, fin dalla prima partita. E così è stato, in effetti. I primi due incontri sono stati molto duri. Non mi aspettavo nulla. Ho cercato di giocare un match alla volta, di concentrarmi, di spronarmi e di lottare fino alla fine, quindi anche quando ero sotto, ho cercato di trovare una soluzione. Per ora ci sono riuscita.

D: La prossima avversaria sarà Petra Kvitova [1-1 i precedenti] o Sorana Cirstea [2-0 per Elena]. Puoi dirci quali sarebbero le difficoltà con l’una e con l’altra e quanto l’esperienza di queste grandi finali può aiutarti sabato?

RYBAKINA: Penso che entrambe siano avversarie molto difficili. Entrambe colpiscono forte, sono aggressive e hanno ottimi colpi. Contro Petra ho giocato all’inizio dell’anno [ad Adelaide, vittoria in due set per la ceca, ndr] e lei ha giocato molto bene, ma lì i campi erano molto più veloci. Penso che sarà diverso se giocherò di nuovo contro di lei, ma di sicuro sarà molto importante l’aspetto fisico, perché qui i campi sono piuttosto lenti, soprattutto dopo la pioggia. Quando è così umido, non è facile. In ogni caso sarà una finale molto dura. Spero di riuscire a fare l’ultimo sforzo e che le cose vadano per il verso giusto [sorride, ndr].

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Pietrangeli svela la sua preferenza per Sinner: “Lui è come la Meloni: ha le palle quadrate. Vincerà uno slam”

Nicola Pietrangeli fa il tifo per Sinner: “Jannik è un fuori classe. Tedesco nell’animo e nella testa. Musetti ha il gioco più bello”.

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In un’intervista rilasciata a “Libero”, il capitano della squadra italiani che trionfò in Coppa Davis nel ’76, Nicola Pietrangeli, ha svelato che Jannik Sinner, tra gli italiani della squadra di oggi, è il suo preferito: “Mi piace da morire, è miglioratissimo. Il rumore della pallina quando incoccia la sua racchetta ti fa capire che è un fuoriclasse”. In seguito, è arrivato un paragone un po’ inaspettato, che ha senz’altro chiarito il suo punto di vista politico: “Lui è come la Meloni, ha le palle quadrate e presto, vincerà uno slam. Ne sono certo”.

Quando gli è stato chiesto se paragonare il Sinner di oggi, al Djokovic che cercò di farsi spazio nel duello Federer-Nadal ormai tanti anni fa, fosse una bestemmia, Pietrangeli ha risposto: “Niente affatto. Anzi credo proprio che sia così. Questo ragazzo è tedesco nell’animo e nella testa. Vincerà uno slam, Non ho dubbi”. Il primo slam dell’altoatesino, Pietrangeli non lo immagina a Wimbledon, ma a Parigi, sulla terra battuta.

A proposito di Wimbledon, invece, Pietrangeli ha espresso qualche parola sull’ex finalista 2021, Matteo Berrettini: “Ho molto rispetto per lui perché a Wimbledon è riuscito a battere un record del sottoscritto che risaliva al 1960, quando sul Centre Court di Londra venni sconfitto in semifinale Rod Laver Berrettini mi ha superato, ha fatto di meglio ed è arrivato in finale. Un traguardo unico per un italiano”. Le colpe di questo momento negativo per il romano, Pietrangeli non le ha date a Melissa Satta come hanno fatto in molti (invidiosi), ma bensì alla troppa pubblicità: “Matteo gira troppi spot, tutta questa pubblicità gli fa perdere tempo e lo distrae dal tennis”.  

 

Non sono mancati complimenti anche per Lorenzo Musetti:Lui è quello che gioca meglio, pur non essendo il più forte”.

Nicola Pietrangeli prima di scegliere il tennis era stato un calciatore nella Lazio Primavera, come centrocampista. Nel 2011 venne istituito il Premio Barzot, un riconoscimento dedicato agli allenatori di calcio italiani. Ed il destino ha voluto che più di 60 anni dopo quella scelta, ricevesse il premio Bearzot come primo non calciatore: “Ne sono molto orgoglioso. Sono stato il primo non calciatore a ricevere questo premio, non male no?”.

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ATP Miami, Eubanks: “Sono passato al rovescio a una mano per imitare Federer, ma ora non lo rifarei”

Il giocatore statunitense entra nei primi cento del mondo grazie al quarto di finale raggiunto a Miami: “Ora so che posso stare a questi livelli”

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Christopher Eubanks - US Open 2022 (foto Ubitennis)

La conferenza stampa di Christopher Eubanks dopo la sconfitta contro Daniil Medvedev che ha interrotto la sua corsa nei quarti a Miami: l’americano commenta così la settimana migliore della sua carriera. I quarti di finale raggiunti nel Masters 1000 gli permettono l’ingresso nei primi 100 giocatori del mondo per la prima volta in carriera e si sa che questo rappresenta un traguardo fondamentale nell’ottica del prize money e dell’ingresso nei tabelloni principali di molti tornei ATP.

IL MODERATORE: Partita dura oggi, ma come ci si sente? Come rifletti sulla settimana?

CHRISTOPHER EUBANKS:Nel complesso, è dura parlare subito dopo una partita, una partita che perdi. Ma facendo un passo indietro, è stata una settimana da sogno per me. Iniziando con le qualificazioni, cercando solo di ottenere una vittoria, cercando di trovare un po’ di slancio. Sono stato in grado di farlo. Nella partita contro Coric ero sotto di un set e un break. Ripensandoci, ora essere seduto qui è piuttosto surreale. Nel complesso sono soddisfatto del risultato ovviamente. Non vedo l’ora di avere, si spera, altri momenti come questo”.

 

D. Cosa tiri fuori da questa partita in termini di aumento di livello? C’erano opportunità che non hai davvero colto, e poi sembrava che ogni piccolo errore fosse punito da lui.

CHRISTOPHER EUBANKS: “Ovviamente il peso degli errori viene amplificato quando si affronta qualcuno come Daniil. Quindi piccole cose come, opportunità perse, o il modo in cui è andato il primo punto nell’ultimo game, ho avuto un po’ di indecisione, non ho inseguito la pallina, pensavo fosse fuori ma ha rimbalzato dentro. Sapevo di essere nei guai quando l’ho visto preparare il rovescio. Quelle sono opportunità che forse in alcuni tornei in cui ho giocato in passato non mi sembravano un grosso problema, perché è come se potessi uscire dai problemi con una buona prima di servizio, ma contro Daniil è un’altra cosa. Penso che sia quel salto di livello per cui sai che ogni piccola pausa sarà punita”

Q. Eri al servizio, poi la pioggia ha ritardato tutto, e poi sei tornato, e lui ti è saltato addosso. Cosa è cambiato?

CHRISTOPHER EUBANKS: Ha apportato alcune modifiche tattiche. Ho iniziato ad entrare in campo sulla mia seconda di servizio, penso sia una delle cose più importanti. Ovviamente ho potuto guardare Daniil per anni e ho visto tonnellate di video anche prima di questa partita. Non mi è dispiaciuta la mia seconda di servizio. Mi piace il mio kick sulla seconda di servizio. È alto quasi 2 metri con uno dei migliori rovesci del mondo, quindi ti mette dei dubbi. Quando ho visto il suo aggiustamento tattico, ho iniziato a cercare di indovinare un po’. La mia percentuale di prima di servizio è scesa, e non è mai una buona cosa quando giochi contro un avversario che risponde bene come lui. Una volta che la percentuale della prima di servizio ha iniziato a diminuire, ha apportato modifiche alla seconda per avvicinarmi al campo. Ma al game successiva mi ha breakkato. Lui è noto per essere uno dei giocatori più intelligenti del tour. Questa è la sua reputazione, e posso capire perché, sa trovare quei piccoli aggiustamenti che servono a gara in corso. Poi se il match prende una piega del genere, inizia a darti un po’ fastidio. Penso che sia quello che è successo dopo la sospensione per pioggia. Poi, onestamente, iniziato il secondo set, mi sentivo come se stessi giocando abbastanza bene, anche se mi ha breakkato, mi sentivo come se stessi giocando nel modo giusto”.

D. In vista della partita, su quali altre partite che avevi giocato hai riflettuto per prepararti ad affrontare qualcuno del suo livello?

CHRISTOPHER EUBANKS: “Non proprio. Non ce ne sono state molte — voglio dire, ho giocato con Casper Ruud a Indian Wells, ho giocato con Jannik Sinner agli US Open. Diversi stili di gioco. È davvero difficile — non credo che nessuno in tour giochi davvero come Daniil. È difficile poter dire con chi ho giocato che può servire così e non sbagliare una palla dalla linea di fondo. Non capita così spesso. Daniil è un giocatore speciale”.

D. Ho visto sui social media che hai avuto il supporto dei tuoi amici, il supporto anche di altri tennisti. È qualcosa che pensi ti motivi ad andare oltre? O cos’altro pensi che ti motiva?

CHRISTOPHER EUBANKS:Non dirò che mi motiva ad andare oltre, ma è sicuramente bello averlo. Penso che soprattutto ricevere supporto dai tuoi colleghi sia probabilmente una delle cose più interessanti. Avere altri giocatori con cui ho giocato che mi contattano per congratularsi con me e dire di andare avanti, piccole cose del genere, sono quelle che probabilmente significano di più perché è come, wow, questi sono ragazzi con cui passo probabilmente più tempo che con la mia famiglia. Li vedo spesso, siamo in competizione l’uno contro l’altro, stiamo tutti lottando per la stessa cosa e si sono presi il tempo per mandarmi un breve messaggio solo per congratularsi. Mi piace pensare di avere una discreta quantità di motivazione ora, e penso che il successo probabilmente è più una motivazione ora. Ho dimostrato di poter giocare a questo livello. Mi sono sempre chiesto se il mio servizio fosse abbastanza buono, se il mio diritto fosse abbastanza buono, se mi muovo abbastanza bene, se posso colpire al volo, per competere con i ragazzi più forti. Ora che lo so, questo è più un fattore motivante per me a continuare. Ma non direi che il supporto è una forza trainante. È certamente carino, ma non direi davvero che sia così”.

D. Qual è la più grande differenza tra il Chris Eubanks del primo giorno di qualificazioni e quello di oggi?

CHRISTOPHER EUBANKS:Ora so che posso competere con alcuni dei migliori giocatori del mondo. Mi sono già allenato con dei giocatori davvero forti, ma è sempre diverso quando li affronti in una partita vera e propria. Penso che ora la convinzione per me sia più grande, perché l’ho visto, so che posso farcela, e penso che questa sia probabilmente la differenza più grande. Penso che da qui in poi, io avrò un’aspettativa più alta da me stesso e una fiducia ancora maggiore”.

D. La tua nuova classifica cambierà il tuo programma per la stagione. Come vedi il resto della stagione? Cosa devi migliorare per salire ancora?

CHRISTOPHER EUBANKS: “In teoria il piano era quello di giocare i Challenger in Corea per tre settimane fino alla fine di aprile. Ma quando ho iniziato a progredire in questo torneo, abbiamo iniziato a dire, va bene, aspettiamo e parliamone dopo il torneo. Ora devo valutare. Dobbiamo ancora parlarne. Probabilmente ne parleremo oggi o domani. Penso che la scadenza per il primo torneo su terra battuta sia lunedì prossimo. Quindi dovremo cercare di prendere una decisione abbastanza rapidamente. In termini di cose che devo migliorare, penso che stia solo continuando a fare quello che ho fatto negli ultimi forse circa sette, otto mesi. Penso che sia stato allora che ho davvero iniziato a giocare a un livello diverso. Penso che il momento chiave è stato quello degli US Open, a cui mi sono qualificato, ho ottenuto la mia prima vittoria del Grande Slam, da lì ho iniziato a mettere insieme alcune settimane davvero, davvero buone. Penso comunque che ogni area del mio gioco possa migliorare. Posso sempre migliorare il mio servizio, posso migliorare i miei movimenti, e così via Non c’è una cosa reale da individuare. Nel complesso, sto solo continuando la progressione per migliorare il mio gioco nel suo insieme”.

D. Una domanda sul tuo rovescio. Non molti giocatori americani hanno un rovescio a una mano. Hai sempre avuto il rovescio a una mano?

CHRISTOPHER EUBANKS: “No, ho iniziato che colpivo con due mani su entrambi i lati fino all’età di circa nove o dieci anni. Poi sono passato al diritto a una mano. E verso i 14 anni sono passato a un rovescio a una mano. Se potessi rifare tutto da capo, non so se manterrei quella decisione. Ci sono pro e contro. Ovviamente con il rovescio a una mano, hai molta varietà con lo slice, puoi aprire il campo, colpire un po’ più di angolo. Ma quella palla sopra le spalle, amico, con una mano sola è un po’ difficile colpirla. Lo farò funzionare. Proverò a rendere il rovescio a una mano il più efficace possibile. Abbiamo scherzato molto con i miei amici quando sono passato al rovescio a una mano. Volevo farlo perché amavo Federer. Ora vado da mio padre, e gli chiedo: perché mi hai permesso di farlo? Non avevi pensato che gli avversari mi avrebbero semplicemente tirato palle sopra la spalla per tutta la mia carriera?”

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