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Martina Navratilova e Chris Evert, quando il tuo “peggior nemico” diventa un’ancora di salvezza imprescindibile
80 scontri diretti non sono bastati per scalfire uno dei rapporti umani più intensi che si possano trovare tra due rivali. Martina c’è sempre stata per Chris, chiamata ora a “ricambiare” affetto e vicinanza

Martina Navratilova e Chris Evert hanno dato vita alla più grande rivalità della storia del tennis. A livello prettamente numerico, infatti, nessuno può (e chissà se qualcuno mai potrà) eguagliare le loro 80 partite disputate una contro l’altra. Con 18 titoli del Grande Slam a testa – tenendo conto solamente del singolare – il bilancio degli h2h pende leggermente a favore della 66enne di origine cecoslovacca: 43-37.
Oggi, però, i numeri sono sicuramente l’aspetto meno importante da tenere in considerazione. Se ad inizio 2022 era stata Evert ad annunciare un cancro alle ovaie, ieri è purtroppo toccato a Navratilova rivelare che, in seguito ad esami specifici, le sono state riscontrate forme tumorali nella gola e al seno.
Non è la prima volta che Martina si trova a combattere una simile disgrazia, visto che nel 2010 aveva già affrontato e sconfitto un altro tumore al seno. Trovato e curato in tempo grazie ad una mammografia, l’appello a tutte le donne della leggenda naturalizzata statunitense era stato quello di sottoporsi frequentemente ai controlli, perché “Io non ho fatto la mammografia per quattro anni e se avessi aspettato un altro anno ora sarei nei guai” – affermava allora Navratilova.
La diagnosi odierna non è certo incoraggiante – tanto al seno quanto alla gola le è stato scovato un tumore al primo stadio – ma, perlomeno, si tratta di una delle forme più curabili di cancro, come spiegato a wta.com. L’agente della classe 1956 ha riferito che “Per fortuna entrambi i tumori sono stati trovati con celerità, quindi siamo fiduciosi che le cure possano funzionare al meglio”.
Navratilova sarebbe dovuta volare in Australia per commentare il primo Major dell’anno, ma resterà negli Stati Uniti (principalmente a New York) per intraprendere il percorso di cure. Non sono ovviamente mancati i messaggi di vicinanza ed incoraggiamento da tutto il mondo del tennis, primo fra i quali un tweet di Chris Evert, grande amica prima ancora che rivale.
“Oggi i miei pensieri sono rivolti a Martina, la supporterò durante il suo viaggio come lei ha fatto con me, con amore e preghiere. È una donna che affronta le sfide con forza e resilienza… Ce la puoi fare, Martina!” – questo il toccante messaggio di Chrissie che, come ben ricorda, ha potuto contare sul supporto della sua rivale di sempre quando ne aveva davvero bisogno.
Come detto in precedenza, infatti, lo scorso gennaio ad Evert era stato scoperto un cancro alle ovaie, fortunatamente curato in circa quattro mesi grazie a sei cicli di chemioterapia. “È stata meno brutale di quanto temevo. Mi mancano la forza e il tennis giocato, ma ogni giorno va meglio” – commentava al Corriere della Sera la fuoriclasse statunitense. “Devo ringraziare il tennis per avermi intrattenuto, sono stata incollata alla TV per molto tempo. Sono fortunata ad essere ancora qui, mia sorella Jeanne non c’è più per via della mia stessa malattia”.
Una delle persone che più è stata vicina a Chris è stata proprio Martina Navratilova, che oggi può di certo contare su un appoggio ricambiato e incondizionato. E dire che, all’inizio, la relazione tra le due non è che fosse sbocciata immediatamente: “All’inizio per me lei era solo un’avversaria: dovevo batterla, niente di più – diceva Evert. “Lei (Navratilova, ndr) aveva un’allenatrice che le diceva che per battermi avrebbe dovuto odiarmi. In queste condizioni, logicamente, non è facile essere amiche. Poi però con il passare del tempo ci siamo rilassate e la Fed Cup ci ha unite. Il resto lo abbiamo fatto noi. Ci tengo a sottolineare che quando è morta mia sorella Jeanne, Martina non mi ha lasciato sola un momento. Nel momento in cui la competizione è sfumata, siamo diventate inseparabili“.
La rivalità sul campo da gioco è ormai un lontano ricordo per due persone – ancor prima che tenniste – eccezionali, che non si sono mai fatte mancare una grande dose di supporto reciproco. Ora toccherà a Chrissie stare vicino a Martina che, in ogni caso, non abbiamo dubbi su come affronterà anche questa battaglia. All’attacco, senza paura, aggressiva e a testa alta. Come in fondo ha sempre fatto, non soltanto nella sua carriera ma per tutto l’arco della sua vita.
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Intervento chirurgico per Rafa Nadal
Venerdì pomeriggio, il 22 volte campione Slam è stato operato in artroscopia al muscolo ileopsoas dal dottor Cotorro. Sabato mattina i dettagli

Tramite il suo team, Rafa Nadal ha comunicato che nel pomeriggio di venerdì si è sottoposto a un intervento in artroscopia. Lo scopo era quello di riesaminare la lesione al muscolo ileopsoas sinistro. L’operazione è stata eseguita dal medico di fiducia di Rafa, il dottor Ángel Cotorro.
Il campione maiorchino non gioca da quando si era infortunato all’Australian Open e, dopo aver ripetutamente rinviato il rientro, il 18 maggio scorso aveva annunciato la rinuncia al Roland Garros e una pausa di diversi mesi prima della sua ultima stagione. Sabato mattina sarà ancora lui stesso a spiegare nei dettagli l’esito dell’operazione.
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Roland Garros: Djokovic supera Davidovich Fokina con molti errori ma con grande temperamento
Per l’asso serbo, che ha discusso più volte con gli spettatori, negli ottavi Hurkacz o Varillas

[3] N. Djokovic b. [29] A. Davidovich Fokina 7-6(4) 7-6(5) 6-2

Nella sesta giornata del Roland Garros 2023 una versione nervosa (beccato più volte dal pubblico), fallosa e scostante di Novak Djokovic ha ragione di un Alejandro Davidovich Fokina ben messo in campo e preparato su come affrontare il campione serbo, ma che alla prova dei fatti non ha saputo approfittare delle amnesie dell’illustre contendente.
Lo spagnolo non ha prevalso in nemmeno uno dei primi due set, entrambi decisi al tie-break, e ha ceduto per stanchezza e frustrazione mentre il match entrava nella quarta ora di gioco, appena l’inizio della confort zone per l’inesauribile Nole.
Djokovic centra in questo modo il sessantesimo ottavo di finale in un torneo dello Slam, in un incontro che non dirada i dubbi sulla condizione generale del favorito numero tre della manifestazione ma che ne conferma l’ineguagliabile consistenza agonistica. Se poi tutto quanto visto di positivo oggi basterà anche con avversari più ostici, lo scopriremo presto: forse già negli ottavi di finale, quando per lui ci sarà uno tra il peruviano Varillas e Hubert Hurkacz.
Primo set: Davidovich varia tantissimo e con intelligenza ma cede al tie-break
Lo spagnolo parte con le idee ben chiare ed evidentemente studiate a tavolino. Cerca di tenere sulla diagonale dei rovesci e propone al numero tre del seeding frequenti variazioni in slice e con la palla corta con l’obiettivo di tenere Djokovic sulla corda, non lasciandolo tranquillamente sulla sua zona di campo preferita.
Le strategie vengono tradotte sul campo perfettamente dall’iberico di origini russe che risulta da subito il più vivace ed energico tra i due attori, mentre il due volte campione (2016 e 2021) inizialmente si limita ad imbastire una solida regolarità.
Il primo ad avere una palla-break è proprio l’outsider della contesa, che sull’1-1 approfitta di un comodo dritto di Nole in rete. Lo stesso rimedia con un servizio vincente, ma gli insistiti mutamenti di ritmo e l’obbligo di scendere a rete frequentemente infastidiscono l’asso di Belgrado. Degno di nota nel game un passante di dritto di Davidovich che aggira il paletto del net e rientra in campo.
Il break per la testa di serie numero 29 giunge sul 2-2 e si materializza in un gioco che è la summa di quanto visto nel primo quarto d’ora, con a chiusura un mirabile dritto a sventaglio a rientrare. L’inconveniente è, come si può immaginare, il dispendio di energie profuso per togliere la battuta al serbo. Fokina gioca il game successivo con un solo polmone, si spende ammirevolmente ma subisce due palle corte in risposta a due sue invenzioni analoghe e chiude il game con due errori consecutivi di rovescio.
Dopo che l’equilibrio in termini di break è stato ripristinato assistiamo ad alcuni errori da parte di entrambi e ADF tiene botta soprattutto con il servizio. La battuta è invece il colpo che tradisce Nole: tre doppi falli clamorosi e 6-5 per il rivale.
Di nuovo Djokovic reagisce da par suo e si riprende quanto lasciato per strada, forzando la frazione allo jeu decisif. Il serbo è 11-4 nella disciplina mentre lo spagnolo ha un record meno brillante di 9-8. E infatti nei punti decisivi esce l’istinto del campione: dal punteggio di 1-3 Djokovic non molla più la presa e costringe Fokina a forzare e a sbagliare. In un’ora e 36 minuti 7-6 per il favorito.
Secondo set: gioco confuso e molti errori per entrambi ma il tie-break è sempre del serbo
Delusione per Davidovich, che per accettare meglio la sconfitta nel parziale chiede il toilet break. Alla ripresa del gioco lo spagnolo evita di capitolare subito e annulla tre delicate palle-break. Ma poco dopo e per lui c’è addirittura la chance di togliere il servizio al numero tre del seeding, che Nole concede ancora con un doppio fallo.
È una fase confusa del match, con Djokovic che dovrebbe raccogliere i frutti anche psicologici del successo nel primo set ma che continua a litigare con la battuta e a soffrire le variazioni di ritmo del rivale, che ha saputo cancellare i pensieri più negativi.
Così Fokina riprende a tessere il suo gioco e sale 2-0. Il campione serbo si riscatta e infila tre game con due break, ma incredibilmente incappa ancora in alcuni errori con il dritto che lo portano a restituire il break. Il set non è spettacolare e prosegue in altalena più che altro per i demeriti dei due atleti.
Così il belgradese si conquista un nuovo break sul 4-4 asfissiando il rivale con il suo pressing e la sua insuperabile resilienza che lo porta a recuperare tutto, ma non trova la continuità per rintuzzare il ritorno di Davidovich, che di nuovo reagisce e oltraggia il fuoriclasse serbo sulla propria battuta.
Il biondo andaluso gioca meno bene che nel primo set, ma il suo avversario sta facendo peggio e infarcisce di errori i due game successivi al 5-5, obbligandosi persino ad annullare un setpoint.
C’è aria di tie-break e forse nessuno dei due a ben vedere si meriterebbe una fine anticipata a proprio favore: e infatti, eccoci al tredicesimo game.
Davidovich lascia intendere di essere ben provato e commette tre errori consecutivi, ma poi reagisce e risale da 1-4 a 5-4 a ritmo di drop-shot e dritti vincenti. Il pubblico, già schierato dalla sua parte, esulta apertamente per la risalita dello spagnolo, ma i tre punti seguenti sono tutti per il trentacinquenne belgradese.
Djokovic vince il set ed esulta in maniera scomposta; il pubblico lo fischia anche durante il medical time-out da lui richiesto subito dopo la fine del parziale e lui invita tout le monde a fischiare più forte, proseguendo il trend inaugurato da Taylor Fritz. A margine di tutto questo, un’ora e 25 minuti di battaglia con 14 errori per chi ha vinto la frazione e 21 per chi l’ha persa.
Terzo set: Davidovich non spinge più e Djokovic diventa il padrone
Davidovich ha un umanissimo calo di tensione e sparisce per venti minuti; fatica a tenere lo scambio e si riprende solo in tempo per scongiurare la palla-break che lo porterebbe a 0-4. L’iberico rimette insieme il suo tennis e riprende la ruota della fuoriserie targata Belgrado riproponendo alcune soluzioni che lo hanno confortato nelle prime tre ore di gioco.
Tutto è però più difficile perché Djokovic, forte del doppio vantaggio, appare più sicuro dei propri colpi se non proprio sereno (e infatti battibecca di nuovo con i parigini). Sbaglia meno e il forcing del rivale non lo preoccupa più. Sul 5-2 si prende due palle-break che sono anche due matchpoint e il secondo è quello vincente. Giusto così.
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Roland Garros, il programma di sabato 3 giugno: Cocciaretto-Pera nel pomeriggio sul Campo 7, Zverev-Tiafoe in serata
Sullo Chatrier apre Rybakina, poi Rune e Swiatek. Sul Lenglen Ruud, Gauff, Cerundolo-Fritz e Jabeur