US Open e la guerra dei telecomandi

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US Open e la guerra dei telecomandi

Fumata nera per l’accordo tra Warner Bros Discovery e la USTA per i diritti dello US Open. La Federazione americana cerca di ottenere il massimo, ma potrebbe dover chinare la testa

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Louis Armstrong Stadium - US Open 2019 (Photo by Allison Joseph/USTA)
 

Lo avevamo anticipato poco più di una settimana fa, e la parziale conferma è arrivata negli ultimi giorni: il rinnovo del contratto tra la USTA e Warner Bros Discovery (la holding proprietaria dei canali di Eurosport) per i diritti esclusivi dello US Open a livello pan-europeo non c’è stato.

L’annuncio effettuato dalla Federazione americana e riaffermato alla sede italiana di Discovery ha confermato un’estensione del contratto che riguarda “solamente” 45 paesi Europei, ma che lascia fuori i cinque mercati più importanti del Vecchio Continente: Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Italia.

In realtà la partita per il Regno Unito si era già conclusa da qualche tempo: dopo la decisione da parte di Amazon Prime Video di non rinnovare l’accordo quinquennale scaduto al termine dell’edizione 2022, era stata Sky UK a firmare il contratto e a riprendersi i diritti che invece aveva lasciato andare nel 2016. Quindi i quattro mercati europei per cui i diritti dello US Open rimangono ancora da definire sono quelli dei quattro paesi certamente più importanti, ovvero Francia, Germania, Italia e Spagna.

I quattro gioielli della corona

Ovviamente a livello ufficiale non si sa ancora nulla di come andranno le cose per questi “pezzi da 90”, Discovery Italia ha fatto sapere che le trattative sono ancora in corso, ma il fatto che sia stato diramato un comunicato per la firma dell’accordo per tutti i mercati minori lascia supporre che i negoziati non stiano andando troppo bene.

Come avevamo già detto, la USTA sembra orientata a mungere la mucca il più possibile, e l’offerta economica di WBD (Warner Bros Discovery) non è stata ritenuta soddisfacente. Ci sarà quindi una “gara” a parte per ognuno dei quattro mercati, che certamente potrebbe vedere Eurosport continuare a trasmettere lo US Open, ma che quasi sicuramente vedrà anche altri attori fare offerte competitive, soprattutto dopo il colpaccio messo a segno da Sky che dal 2024 trasmetterà tutti i tornei ATP e WTA in tre dei Paesi esclusi da quest’ultimo accordo.

Si vocifera la possibilità di un consorzio di emittenti che potrebbero spartirsi la torta e ognuna trasmettere una parte del torneo, ma si fatica a vedere come una soluzione di questo tipo potrebbe fornire alla USTA il ritorno economico che stanno cercando: le ricompense più elevate, infatti, sono solitamente legate ai contratti in esclusiva, e una soluzione in comproprietà è di per sé un’antitesi di qualunque esclusiva.

Grandstand – US Open 2022 (foto Twitter @atptour)

Certo in Italia il tennis è uno sport “caldo” in questo momento: con Berrettini, Musetti e Sinner tutti in zona Top 20 e con ambizioni più o meno dichiarate di raggiungere le Nitto ATP Finals di Torino (già trasmesse per più di metà in chiaro dalla Rai), i diritti dello US Open potrebbero risultare appetibili a più di un pretendente, anche in considerazione del fatto che il fuso orario offre un’abbondante quantità di tennis in prima serata durante l’ultimo Slam della stagione.

Con la Francia alla ricerca di nuovi protagonisti e aggrappata alla sola Caroline Garcia per il tennis di vertice, con la Spagna in mezzo ad un passaggio generazionale nel quale solo Alcaraz sembra aver svoltato in anticipo, e con la Germania trascinata dal solo Zverev, potrebbe essere l’Italia l’elemento più pregiato sul piatto di questa partita.

A pagina 2: la USTA stretta nella morsa dalle altre leghe professionistiche

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