L'enigmatico Karatsev: dall'exploit alla mediocrità e ritorno. E la sfida con Struff a Madrid è un déjà vu...

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L’enigmatico Karatsev: dall’exploit alla mediocrità e ritorno. E la sfida con Struff a Madrid è un déjà vu…

Da debuttante a livello Slam a 27 anni, il russo raggiunse la semifinale dell’Australian Open nel 2021. Ritornato nell’anonimato, ora si ritrova in semifinale a Madrid. Ma forse una spiegazione c’è

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Aslan Karatsev - Madrid 2023 (foto Twitter @MutuaMadridOpen)
 

L’Australian Open del 2021 non ci consegnò solo il 18esimo titolo Slam di Djokovic ma regalò anche un nuovo giocatore al tennis di vertice – o almeno così sembrava: Aslan Karatsev, all’epoca 27enne e numero 114 del mondo prima di quelle due settimane epiche. Era il suo primo Slam, se lo guadagnò superando le qualificazioni e si spinse fino alla semifinale (dove fu battuto proprio da Djokovic), mettendo a segno una serie spropositata di record. Primo giocatore a raggiungere una semifinale Slam al debutto in un tabellone Major nell’Era Open; quinto a raggiungere le semifinali in uno Slam da qualificato; il secondo a farlo all’Australian Open; semifinalista con la classifica più bassa da Wimbledon 2001 (il torneo di Ivanisevic, per intenderci). E così via. Non tutti, però, erano convinti che Aslan si sarebbe confermato e ci si chiedeva quindi se, a posteriori, quell’exploit sarebbe rimasto un fuoco di paglia o diventato la prima tappa di un’ascesa ancora lunga.

Sono passati quasi due anni e mezzo e, incredibilmente, non abbiamo ancora una risposta univoca. Pensavamo di essere arrivati alla soluzione dell’enigma fino a qualche giorno fa e, invece, come in un romanzo giallo, ecco un nuovo colpo di scena che rimette tutto in discussione in attesa di indizi più solidi.

Il percorso di Karatsev

IL DOPO AUSTRALIAN OPEN – I mesi successivi alla semifinale a Melbourne parlavano di un giocatore che, dopo un’accelerazione improvvisa, si stava assestando a ritmi meno vertiginosi ma comunque ottimi in un contesto totalmente nuovo: l’élite del tennis mondiale. Vittoria dell’ATP 500 di Dubai a marzo (dopo aver eliminato, tra gli altri, Sinner e Rublev), finale a Belgrado persa contro uno splendido Berrettini dopo l’affermazione su Djokovic in semifinale, altri successi qua e là su top 10 e trionfo nel torneo di casa a Mosca a fine stagione, conclusa addirittura da numero 18 del mondo (il suo best ranking è salito poi fino al numero 14).

 

UN 2022 DA DIMENTICARE – Questi risultati gli valsero anche il premio di “Most Improved Player” (il più migliorato) del 2021. Nella scorsa stagione, però, se ci fosse stato anche il titolo di “più peggiorato”, Aslan avrebbe concorso per quello. Se nel 2021 aveva collezionato 37 vittorie a fronte di 20 sconfitte, l’anno scorso il russo ha chiuso con un bilancio disastroso di 18 successi e ben 31 partite perse. La sua stagione, a dire la verità, era iniziata anche bene, forse grazie a quella stessa aria australiana che lo aveva fatto conoscere al mondo del tennis 12 mesi prima: 6 vittorie consecutive di cui 4 a Sydney, dove ottenne il suo terzo titolo ATP. Da lì in avanti praticamente nessun altro momento positivo (solo tre quarti di finale, tutti persi) e una discesa in classifica irrefrenabile, proseguita fino a due settimane fa.

NESSUNA INVERSIONE DI TENDENZA A INIZIO 2023 – Prima del torneo di Monaco di Baviera di metà aprile, Karatsev era finito alla posizione numero 129 del ranking: la più bassa per lui dall’agosto del 2020 (!). Dopo un discreto risultato a Pune – semifinale – nella prima apparizione del 2023 e prima di arrivare a Madrid, dove sta stupendo tutti per la seconda volta, Aslan aveva vinto cinque partite di cui solo una in un main draw ATP (proprio a Monaco). Sei eliminazioni al primo turno, di cui una addirittura nel Challenger di Sanremo per mano del qualificato belga Coppejans, e 8 sconfitte su 10 nei match giocati contro giocatori della top 100.

Insomma, dopo un anno tra i grandi, Aslan era tornato in una dimensione molto simile a quella vissuta fino ai 27 anni: anonimato, seppur con in tasca i 550 mila euro della semifinale all’Australian Open e i guadagni successivi, derivanti anche dall’aver vinto, nel frattempo, una Coppa Davis, un ATP Cup e un argento olimpico nel doppio misto.

IL NUOVO EXPLOIT – La sentenza su Karatsev sembrava così passata irrimediabilmente in giudicato: meteora, senza appello. E invece no, Aslan si è meritato con forza la revisione del processo. Ancora una volta partendo dalle qualificazioni, il russo ha raggiunto una semifinale molto più che semplicemente inaspettata (approfittando sì di un tabellone favorevole ma battendo anche teste di serie come Van de Zandschulp, De Minaur e soprattutto Medvedev) e in questo caso le prospettive di arrivare in finale sono concrete: sul centrale della Caja Magica di Madrid non avrà di fronte un numero uno del mondo come gli era successo sulla Rod Laver Arena a Melbourne, ma un outsider come lui, Jan Lennard Struff, ripescato dopo essere stato eliminato al turno decisivo delle quali proprio da Aslan: un incredibile scherzo del destino (per chi se lo stesse chiedendo era già successo che un match giocato nelle qualificazioni avesse una replica nella semifinale del main draw: l’ultima volta è capitato nel 2020 a Rio con protagonisti il nostro Gianluca Mager e Attila Balazs).

Come spiegare il mistero Karatsev?

Posto che, a questo punto, è impossibile fare pronostici sul futuro dell’imprevedibile Karatsev, la domanda diventa un’altra: questo secondo passaggio dall’anonimato, dalla mediocrità a un risultato di grandissimo livello e prestigio è spiegabile in qualche modo o va categorizzato come uno dei misteri del tennis?

LA TERRA DI MADRID – Senza voler accantonare a tutti i costi la componente irrazionale, qualche spiegazione logica c’è. Partiamo da quella meno esaustiva: le condizioni di gioco di Madrid sono le migliori, almeno per quanto riguarda i tornei sul rosso, per il tennis del russo. Grazie anche all’altura, la terra è piuttosto rapida, forse anche di più rispetto ad alcuni campi in cemento su cui si gioca durante l’anno. Come detto, però, questo dato di fatto non spiega tutto il mistero Karatsev, che nella scorsa edizione del Mutua Madrid Open era stato eliminato al primo turno da Goffin.

I PROBLEMI PERSONALI – Possiamo provare quindi ad affidarci alle dichiarazioni dello stesso Aslan: “Ci sono sempre degli alti e dei bassi anche se nel mio caso i bassi sono stati… molto bassi, anche perché c’erano di mezzo delle questioni personali che non voglio svelare pubblicamente. Quando ti ondeggia in testa questo genere di pensieri poi sul campo è difficile pensare al tennis [ricordiamo anche che secondo la tv tedesca ZDF, il russo era stato indagato per possibile match-fixing, ndr]. Quando tutto si è sistemato mi sono potuto rilassare, e alla fine dell’anno scorso sono riuscito anche ad allenarmi e giocare meglio insieme al mio vecchio coach, quello degli Australian Open 2021 [Yahor Yatsyk, ndr]. Questi due anni sono stati una grande esperienza per me e ora sono più calmo e concentrato”.

LO STILE DI GIOCO – Insomma, le difficoltà del 2022 sono state legate (anche) a problemi personali e al cambio – decisamente infruttuoso – di allenatore. Neanche queste due spiegazioni, però, esauriscono la questione. Manca infatti l’elemento probabilmente più rilevante: lo stile di gioco di Karatsev, il suo tennis piatto, potentissimo e per questo motivo insostenibile sul lungo periodo. Con un gioco così è piuttosto naturale che non ci siano vie di mezzo tra la caterva di errori e quella di vincenti (se state pensando a Camila Giorgi è normale) e quindi anche tra le tante sconfitte e gli exploit di questo genere. Contro De Minaur, Medvedev e Zhang, Aslan ha messo insieme un totale di 93 vincenti, mentre nessuno di questi avversari è andato in doppia cifra. Siamo di fronte a numeri che ricalcano quelli dell’Australian Open 2021 e che dimostrano che quando Karatsev è in giornata e in fiducia vale i primi 20/30 giocatori del mondo.

C’è un altro russo, con uno stile simile, che è riuscito a stabilirsi nella top 10 ed ha recentemente vinto un 1000: Andrey Rublev. Se ce la possa fare anche il nostro amico Aslan rimane impossibile da dire. Intanto, però, è a due partite dall’imitare il connazionale per quanto riguarda il secondo traguardo.

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ATP Zhuhai: trionfa la testa di serie numero 1 Karen Khachanov, battuto Nishioka

Il 27 enne russo batte il giapponese Yoshito Nishioka per 7-6(2) 6-1, tornando a vincere un titolo in singolare dal 2018

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Karen Khachanov - US Open 2022 (foto Twitter @atptour)

K. Khachanov b. Y. Nishioka 7-6(2) 6-1

Karen Khachanov vince il quinto torneo della sua carriera. Il russo attuale numero 15 del mondo, ha battuto nella finale dell’ATP 250 di Zhuhai il giapponese Yoshito Nishioka per 7-6(2) 6-1 centrando il quarto alloro a livello 250, interrompendo un digiuno che durava dall’ottobreo 2018 quando trionfò al Masters 1000 di Bercy. Il tennista russo ora ha un giorno di “riposo”, prima di volare in direzione Pechino, dove affronterà al primo turno l’italiano Lorenzo Musetti (qui il tabellone del 500 cinese).

Khachanov ha raggiunto questa finale giocando solo tre turni, essendo la prima testa di serie. In questi tre match ha avuto la meglio su Alex Bolt, Mackenzie Mcdonald e Sebastian Korda. Yoshito Nishioka, invece, ne ha dovuti giocare quattro, essendo la testa di serie numero otto. Ha avuto qualche difficoltà solo nel primo turno con il francese Terence Atmane, che ha sconfitto in rimonta 0-6 6-4 6-2. Negli altri turni ha sconfitto in scioltezza Lloyd Harris, Jan-Lennard Struff e Aslan Karatsev, prima di arrendersi al russo in quella che era la quinta finale della carriera (due vinte e tre perse).

 

Priomo set: Karen piazza l’allungo nel tiebreak

L’inizio del primo set è caratterizzato da un grande equilibrio tra i due giocatori che nei primi quattro game non concedono palle break. Il tennista giapponese classe 1995, inizia a subire l’aggressività in risposta del numero 15 della classifica mondiale, che gioca molto profondo costringendo Nishioka ad accorciare la preparazione dei suoi colpi. Khachanov riesce dunque a strappare il servizio al tennista giapponese, confermando poi il suo turno in battuta grazie alla sua prima di servizio, che non è assolutamente mancata nel primo set (7 ace). Yoshito Nishioka non si vuole arrendere e riesce a riprendere il break portando il set al tiebreak. Nel tiebreak il tennista russo vince 6 punti di fila e porta a casa il set con il punteggio di 7-6(2).

Secondo set: il russo prende il largo contro il mancino giapponese

Nel secondo parziale Karen Khachanov gioca un tennis pulito, sbagliando poco ed aggrappandosi ai tanti errori del tennista giapponese, che, dopo aver tenuto il servizio nel primo game del set, inizia a subire i colpi del russo sulle due diagonali. Il rovescio di Khachanov riesce a fare molto male al dritto del mancino nipponico. Nishioka perde due volte il servizio, portando il set sul parziale di 5-1 e concedendo l’occasione a Khachanov di servire per il torneo. Il russo si fa trovare pronto e al secondo match point chiude con il punteggio di 7-6(2) 6-1.

Renato Nunziante

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ATP Pechino, il tabellone: Sinner torna in campo, possibili duelli con Rune e Alcaraz. Ci sono anche Musetti e Sonego

Tra gli altri protagonisti spiccano Medvedev, Rune, Tsitsipas e Rublev: il 500 cinese è di altissimo livello

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Jannik Sinner - US Open 2023 (foto Twitter @usopen)

Giovedì 28 settembre avranno inizio le sfide del tabellone principale dell’ATP 500 di Pechino, che torna a far parte del circuito dopo 3 anni di assenza. Ai nastri di partenza troviamo molti giocatori di alto livello, con ben 8 dei primi 10 tennisti del mondo (Djokovic e Fritz unici assenti). Gli italiani direttamente in tabellone sono Jannik Sinner, testa di serie numero 6, Lorenzo Musetti e Lorenzo Sonego. Inoltre, Matteo Arnaldi affronterà l’ultimo turno delle qualificazioni per raggiungere i connazionali nel tabellone principale, che vede moltissimi primi turni davvero interessanti.

La testa di serie numero uno sarà Carlos Alcaraz, che esordirà contro un qualificato, mentre il numero due sarà Daniil Medvedev, impegnato subito in una sfida sulla carta molto difficile contro Tommy Paul.

L’ultimo a trionfare in questa competizione è stato Dominic Thiem nel 2019, avendo la meglio su Stefanos Tsitsipas nella finale. Il recordman di titoli è Novak Djokovic, con ben 6 trionfi. Gli unici altri tennisti in attività a vantare almeno un titolo a Pechino sono Rafael Nadal, che sarà ancora assente per qualche mese dal circuito, Andy Murray, che esordirà contro Alex De Minaur, e Nikoloz Basilashvili, sceso al numero 357 del ranking ATP.

 

Per quanto riguarda gli azzurri, Jannik Sinner torna in campo a tre settimane di distanza dal ko allo US Open contro Zverev. In mezzo, le note polemiche per la sua assenza dalla Coppa Davis. Jannik farà il suo esordio contro il britannico Daniel Evans. Seguendo le posizioni di classifica, si prospetta per lui un quarto di finale contro Holger Rune. Il danese dovrà vedersela però al primo turno con Felix Auger-Aliassime, e sta attraversando un momento di forma tutt’altro che positivo. Sempre ipoteticamente, Sinner potrebbe incrociare in semifinale Carlos Alcaraz, che però prima potrebbe incrociare Lorenzo Musetti, il quale si trova nel primo quarto di tabellone. Il carrarino affronterà Karen Khachanov in un primo turno ostico. Il suo probabile avversario nel secondo turno sarebbe ancora più ostico, visto che si parla appunto di Alcaraz. Nell’ultimo quarto di tabellone troviamo invece Lorenzo Sonego, che se la vedrà con Ugo Humbert per arrivare ad un possibile scontro con Rublev. Nel possibile quarto di finale, il suo avversario più quotato sarebbe Daniil Medvedev.

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ATP Astana, il tabellone: Grieskpoor e Baez primi favoriti

Nessun azzurro nel main draw kazako. Da tenere d’occhio Tallon, prossimo avversario in Davis. Presenti anche Wawrinka e Thiem

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Novak Djokovic - ATP Astana 2022 (Twitter @atptour)
Novak Djokovic - ATP Astana 2022 (Twitter @atptour)

L’Astana Open torna nella categoria ATP 250 dopo la promozione a 500 dello scorso anno, edizione impreziosita dalla finale tra Novak Djokovic e Stefanos Tsitsipas, oltre che dalla presenza del numero 1 Alcaraz e di Medvedev. A prescindere dalla categoria, dopo l’introduzione nel 2020 per far fronte alla perdita dei tornei cinesi, l’evento è diventato una presenza fissa nel calendario del Tour. Quest’anno si terrà dal 27 settembre al 3 ottobre, in anticipo di un giorno rispetto all’ATP di Pechino, e il campo di partecipazione è inevitabilmente meno nobile rispetto a dodici mesi fa.

Primo favorito sul duro indoor kazako a succedere nell’albo d’oro a Djokovic è n. 24 del ranking Tallon Griekspoor, uno degli avversari degli azzurri nei quarti di Coppa Davis tra un paio di mesi. L’olandese tenterà di mettere in bacheca il suo terzo titolo del circuito maggiore, a far compagnia ai due vinti proprio quest’anno a Pune e ‘s-Hertogenbosch. Il numero 2 del seeding è Sebastian Baez, che in questa stagione sul duro ha vinto più incontri che in tutti gli anni precedenti nel Tour – otto, cinque dei quali gli sono valsi il titolo a Winston-Salem.

Le altre due tds esentate dal primo turno sono l’uomo di casa Alexander Bublik, sorteggiato nella parte bassa, e il n. 4 Jiri Lehecka. Da segnalare anche la presenza di Sebastian Korda, Stan Wawrinka e Dominic Thiem. Wild card a Kukushkin, Shevchenko e Medjedovic. Nessun italiano in tabellone, mentre nelle qualificazioni c’è Stefano Napolitano, opposto al quarto del seeding cadetto Taro Daniel.

 

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