WTA Roma: Kalinina continua a sognare, è in finale. Niente stretta di mano con Kudermetova

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WTA Roma: Kalinina continua a sognare, è in finale. Niente stretta di mano con Kudermetova

Avanti 5-3 già nel secondo set la ragazza ucraina perde 16 punti di fila e si ritrova al terzo che però domina. Nessuna giocatrice con un ranking così basso (è n. 47) si era mai qualificata per la finale degli Internazionali a Roma

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Anhelina Kalinina - Roma 2023 (foto Francesca Micheli, Ubitennis)
 

 [30] A. Kalinina b. [11] V. Kudermetova 7-5 5-7 6-2

Le due settimane più belle della carriera di Anhelina Kalinina non sono ancora finite. Domani l’ucraina, attuale numero 47 del mondo, giocherà infatti la finale degli Internazionali BNL di Roma, conquistata al termine di una partita intensa e godibile vinta al terzo set contro Veronika Kudermetova, 11esima testa di serie del torneo. La giocatrice ucraina, che non ha stretto la mano all’avversaria di nazionalità russa alla fine dell’incontro e che ha dedicato la vittoria al suo Paese, era stata a un game dalla vittoria già nel secondo parziale prima di perdere 16 punti consecutivamente. E’ riuscita però a resettare immediatamente e infatti è partita decisamente meglio nel set decisivo, chiuso sul 6-2, dopo quasi tre ore di gioco (un’altra maratona dopo quella contro Haddad Maia – il match più lungo della stagione WTA con 3 ore e 41 minuti).  

 

Contro Rybakina o Ostapenko, Kalinina disputerà la seconda finale della carriera (ovviamente la prima in un ‘mille’) dopo quella persa a Budapest nel 2021 e proverà a eguagliare la connazionale Svitolina, trionfatrice agli Internazionali d’Italia nel 2017 e nel 2018. Anhalina, che lunedì sarà come minimo numero 25 del mondo, è inoltre la giocatrice con il ranking più basso ad essersi qualificati per la finale femminile di Roma. Le semifinali, invece, si confermano maledette per Kudermetova che adesso ha un bilancio di 3 vittorie e 12 sconfitte, di cui tre in questo 2023.

Primo set – 9 palle break per Kudermetova ma il parziale è di Kalinina

L’approccio al match di Kudermetova è a dir poco arrembante: dopo un primo turno di servizio tenuto con autorità, Veronika spinge senza remore anche in risposta dando l’impressione di avere qualche marcia in più di Kalinina sulla diagonale di dritto. L’ucraina, però, è lucida e riesce a rallentare il ritmo, trovando allo stesso tempo angoli interessanti che le permettono di sventare il rischio di una partenza ad handicap. La numero 47 del mondo mostra poi ottime doti difensive che la portano a giocarsi la prima palla break del match. Kudermetova, però, non lascia chance all’avversaria scagliando una prima di servizio imprendibile. Veronika, allora, torna all’attacco sulla battuta dell’ucraina e si procura due occasioni di break consecutive: sulla prima la russa prende bene l’iniziativa ma Anhelina si salva con un dritto in corsa strepitoso; sulla seconda la numero 11 del mondo cambia strategia ma è fin troppo attendista. C’è anche una terza opportunità per Kudermetova ma questa volta è la risposta a tradirla.

Kalinina, però, non riesce a ritagliarsi alcun momento di tranquillità e nel sesto game il numero di palle break da fronteggiare sale a cinque: anche in questa situazione si alternano demeriti di Kudermetova (colpevole di un paio di gratuiti da fondo campo e di un errore in fase d’attacco forse provocato da un falso rimbalzo) e meriti di Kalinina (autrice di un ace nel momento di maggiore difficoltà) e dunque quest’ultima riesce nuovamente a resistere. Dopo otto occasioni sprecate, per la legge del contrappasso è la russa a subire il primo break della partita: sul 3-3 Anhelina risponde alla grande e soprattutto riesce a prendere in contropiede l’avversaria con il dritto lungo linea portandosi sullo 0-40. Le basta il primo break point perché, sorprendentemente, Veronika pasticcia a rete.

Sul 5-4, però, quando Kalinina ha la possibilità di servire per il primo set, emergono più chiaramente le abilità di doppista di Kudermetova che vince un paio di scambi ravvicinati nei pressi della rete prima di tornare a spingere con convinzione e precisione da fondocampo. L’ucraina non regge il ritmo e questa volta è costretta a cedere la battuta. Riesce però ad assorbire bene il colpo e sul 5-5, mentre l’orologio si avvicina a segnare la prima ora di gioco, dà un altro saggio delle sue capacità di disegnare il campo. Quando lo scambio si sposta nelle fasce laterali del campo, Kalinina fa la differenza con colpi chirurgici sia dalla parte del dritto che con il rovescio. La testa di serie numero 30 torna così in vantaggio di un break e questa volta lo capitalizza chiudendo il parziale sul 7-5.  

Secondo set – Kalinina a un game dalla finale, poi blackout

Kudermetova rientra in campo portandosi dietro una buona dose di nervosismo e la situazione sembra peggiorare ulteriormente dopo una serie di risposte sbagliate nel primo turno di battuta di Kalinina del secondo parziale. In qualche modo, comunque, Veronika riesce a restare in partita e nel quarto game torna anche ad avere una chance di break. Come già successo nel primo set, però, la russa paga dazio sulla diagonale di rovescio. La sorte sembra poi schierata con la 26enne ucraina che fa suo il game grazie a un passante colpito male che assume una traiettoria illeggibile: è questa la goccia che sembra far traboccare il vaso pieno di nervosismo di Kudermetova che, sul 2-2, incappa in due doppi falli oltre che in un errore con lo schiaffo al volo. La russa regala così una chance di break all’avversaria che sfrutta l’ennesimo gratuito della numero 11 del mondo per portarsi a soli tre turni di servizio dalla finale.

Kalinina gestisce bene il primo e fa ancora meglio nel secondo. Intanto, però, Veronika rimanda il più possibile la conclusione del match e costringe l’avversaria a servire per chiudere sul 5-4. La pressione sulle spalle di Anhelina si manifesta tutta nel gratuito di rovescio sul primo punto. Segue poi un nastro molto favorevole per Kudermetova che, avanti 0-30, decide saggiamente di aspettare gli errori figli della tensione dell’avversaria che puntualmente arrivano. In un amen, allora, la giocatrice di Kazan non solo controbrekka ma si porta anche sul 6-5. Il cambio di direzione preso dal set è fin troppo evidente e infatti Veronika non fa giocare l’avversaria nemmeno in questo dodicesimo game: la russa si apre il campo con decisione fin dalla risposta e chiude il punto con grande sicurezza. Arriva così un altro break che vale anche il set, chiuso dalla numero 11 del mondo con un inimmaginabile parziale di 16 punti a zero a partire dal 3-5.

Terzo set – Kalinina sorprende Kudermetova e piazza la fuga decisiva

In una partita dall’andamento tutt’altro che lineare, non può sorprendere che il parziale decisivo inizi con tre palle break consecutive in favore di colei che aveva perso gli ultimi quattro game del secondo set. Kudermetova reagisce annullandole tutte, ma non basta perché Kalinina se ne procura una quarta tornando a fare gioco (e che gioco) con il rovescio. Questa volta Veronika sbaglia con il dritto ed è quindi break per l’ucraina. La giocatrice russa sembra sorpresa dalla reazione dell’avversaria dopo il set perso e non riesce a scuotersi. Anhelina, invece, sente l’odore del sangue e ogni volta che può colpire il rovescio prendendosi il tempo necessario, il punto è nelle sue mani. La testa di serie numero 30 allora azzanna la preda e, con il secondo break, va in fuga.

Sotto 4-0 Kudermetova riesce a rimettersi in partita, ma, a differenza del secondo set, Kalinina sembra riuscire a mantenersi lontana dalla tensione e continua infatti a giocare un bel tennis, trovando anche un ace provvidenziale sul 30 pari del sesto game. Dopo essere stata vicina a chiudere le ostilità già in risposta sul 5-1, l’ucraina torna a servire per il match dopo averlo fatto senza successo un’ora prima e ad aumentare la suspense ci pensa uno scroscio di pioggia. Veronika sembra crederci ma non riesce a chiudere uno smash a rimbalzo che l’avrebbe portata sullo 0-30: le sue speranze si fermano lì e Anhelina mette fine a un bel match dopo quasi tre ore di gioco con un servizio vincente. Nessuna stretta di mano tra le due a fine partita.

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Il biglietto più difficile allo US Open? Quello del raccattapalle

La strada per diventare un raccattapalle allo US Open non è per i deboli di cuore

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Raccattapalle con palla - US Open 2019 (foto Twitter @usopen)

Di Talva Minsberg, pubblicato dal NY Times il 2 settembre 2023

Trenta minuti prima dell’apertura dei cancelli dell’Arthur Ashe Stadium alle 16:00 del 22 giugno, un gruppo di persone ha iniziato a far rotolare delicatamente palline da tennis attraverso un parcheggio. Uno dopo l’altro, hanno abbassato un ginocchio fino a sfiorare il suolo, hanno esteso il braccio opposto e hanno lanciato una pallina da tennis a qualcuno a 3 metri di distanza.

Più vicino a una recinzione chiusa con un lucchetto, un gruppo di persone ha iniziato a fare ginnastica ritmica mentre altri spostano nervosamente il loro peso avanti e indietro, stringendo forte i loro fogli con le richieste di partecipazione.

 

Il gruppo di 500 persone – già ridotto da circa 1.200 candidati online – sarebbe stato in lizza per 120 posti di raccattapalle allo US Open. I provini sono durati un’intera settimana e si sono svolti al chiuso a causa della pioggia. Quelli selezionati si sono uniti ai circa 200 raccattapalle che stanno tornando sui campi nel Queens.

“Non credo che la gente capisca, è un lavoro molto ricercato”, dice Tiahnne Noble, il direttore dell’US Open Ball Crew.

Di età compresa tra i 14 e i 70 anni, gli aspiranti provengono da tutti gli angoli del paese. I candidati arrivano in aereo dalla California, in macchina dall’Indiana, prendono la metropolitana dal Bronx e il treno dal Connecticut. Alcuni sono appassionati di tennis, altri giocavano in passato e altri sono qui perché incuriositi dal vedere i raccattapalle in TV. Riusciranno ad essere selezionati? (Spoiler: per lo più no).

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Gli adulti sono generalmente molto più ansiosi rispetto ai loro colleghi più giovani. L’esperienza è stata descritta come un “sogno” da molti di età superiore ai 30 anni. Masami Morimoto, 59 anni, ha detto che era determinata a provare prima di compiere 60 anni. “Adoro il tennis”, ha detto la manhattanese, con un passo rimbalzante. “Non sono riuscita a dormire, ero così emozionata.”

I gruppi sono stati guidati attraverso una serie di esercitazioni durante provini di 30 minuti, in cui è stato chiesto loro di far rotolare, recuperare e lanciare rapidamente e silenziosamente le palline. I partecipanti erano molto rigidi e nervosi, comportandosi come se, da un momento all’altro, Novak Djokovic avrebbe guardato uno di loro negli occhi e fatto segno di volere una palla.

I membri del personale di supervisione sono molto in sintonia con il nervosismo. Quando un raccattapalle dimentica le istruzioni, lanciando una palla invece di farla rotolare, si affrettano a confortarlo. “Non preoccuparti!” dicono dolcemente, lanciando una pallina da tennis nella loro direzione.

Noble e il suo staff di raccattapalle veterani hanno detto di essere in grado di individuare un potenziale raccattapalle quasi immediatamente. I raccattapalle, ha detto, devono avere velocità, agilità, riflessi rapidi e capacità di mimetizzarsi con lo sfondo del campo.

Sei raccattapalle lavorano in ogni partita, comunicando in modo chiaro e silenzioso per non distrarre i tennisti o gli spettatori. Devono essere pronti ad adattarsi alle preferenze dei diversi giocatori – alcuni vogliono solo che venga lanciata loro la palla con la mano sinistra, per esempio – e agire come guardiani invisibili del gioco. Mentre i valutatori osservavano le prove di giugno, si potevano vedere molti cenni discreti di approvazione e sono stati presi molti appunti.

Le audizioni non sono per i deboli di cuore. “Sono gli US Open”, dice Aaron Mendelson, 57 anni, con un impassibile riconoscimento della posta in gioco. Arrivato in aereo da San Francisco per l’occasione, ha intenzione di andare direttamente all’aeroporto dopo aver finito.

Mendelson sapeva cosa aspettarsi. Era stato un raccattapalle allo US Open del 1992, lavorando durante la partita tra Jim Courier e Andre Agassi. Ha tirato fuori una clip di YouTube come prova. “Cerca il ragazzo dai capelli rossi”, dice.

I candidati sapranno se saranno selezionati tra una settimana, ma alcuni stanno già abbozzando con cautela piani per cercare alloggio. Sebbene lo US Open sia l’unico Grande Slam a pagare i raccattapalle – 16 dollari l’ora per la maggior parte delle persone – non forniscono alloggi. “Quale quartiere consiglieresti?” mi chiede Avani Kondragunta.

Sua figlia di 21 anni, Alekhya, era stata in precedenza una raccattapalle al Western & Southern Open vicino alla loro casa a Cincinnati. Così i due hanno deciso di fare 10 ore di viaggio per i provini. Mentre le audizioni ad alto rischio volgono al termine, i potenziali raccattapalle escono dal campo sudati e alzando le spalle. Riceveranno presto un’e-mail di accettazione – o un rifiuto.

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“Non è stato troppo difficile”, ha detto Debra Gil, 14 anni, del Bronx mentre usciva dal campo. Era una delle candidate più giovani con esperienza alle spalle. Suo fratello l’anno prima era stato un raccattapalle e lei aveva lavorato al Bronx Open.

Dopo aver finito il suo provino, Mendelson si imbatte in un altro gruppo di californiani che hanno viaggiato lì per cogliere l’occasione. Il duo padre-figlia Kuangkai ed Emily Tai di San Diego hanno provato entrambi. Quando gli domando se, selezionati, sarebbero tornati per tutta la durata degli US Open, Emily Tai, 19 anni, ha risposto con un cauto: “Vedremo!”

Gli occhi di suo padre si spalancano. “Oh, certo che torneremo.” “Se paghi”, rispose Emily.

Di quelli intervistati, solo Emily Tai ha ricevuto il biglietto d’oro: ehm, la e-mail. Si è stupita di esser stata scelta al posto a suo padre. “È molto più in forma di me“, ha detto. Kuangkai Tai intende mantenere la sua parola. Anche se non presterà servizio in campo, ha intenzione di venire a vedere all’opera sua figlia.

Traduzione di Massimo Volpati

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ATP

ATP Shanghai: Fognini e Schwartzman tra le wild card

Il tennista ligure sarà il quinto italiano presente in tabellone, dopo Jannik Sinner, Lorenzo Musetti, Matteo Arnaldi e Lorenzo Sonego

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Fabio Fognini - US Open 2023 (foto USTA/Brad Penner)

Dal 2 al 15 ottobre tornerà sotto ai riflettori il Rolex Shanghai Masters, penultimo appuntamento 1000 dell’anno, assente dal panorama tennistico da quasi un lustro. Infatti, l’ultima edizione risale al 2019 e il campione fu Danil Medvedev, che ai quarti di finale sconfisse proprio Fabio Fognini in due set.

Con un tabellone adeguatosi alle direttive ATP per quanto riguarda l’estensione, il torneo ha potuto concedere cinque wild card e una ci interessa da vicino. Dopo un periodo un po’ arduo a causa di un infortunio, del successivo rientro in campo nei Challenger e, infine, dell’esclusione dalla Coppa Davis, Fognini torna a giocare in un tabellone ATP e lo fa proprio a Shanghai con una wild card assegnatagli dagli organizzatori. Tenterà, dunque, di scalare ancora una volta la classifica, come d’altronde vorrà fare anche Diego Schwartzman, anche lui ex top ten che negli ultimi mesi non se la sta passando molto bene a livello di risultati.

Per quanto riguarda gli altri tre inviti, gli organizzatori hanno prevedibilmente concesso la corsia preferenziale a tre giocatori di casa: il primo è il giovanissimo classe 2005 Juncheng Shang, poi sarà presente il ventunenne Yunchaokete Bu, mentre per finire l’onore di esordire in un tabellone 1000 lo avrà anche Rigele Te, attualmente numero 494 al mondo. I primi due, invece, si trovano rispettivamente al 160esimo e al 187esimo scalino del ranking, e cercheranno senza alcun dubbio di onorare la wild card caricandosi con il pubblico di casa durante i loro match. Grande responsabilità, quindi, ma anche enorme occasione di brillare sotto le stelle della bandiera cinese.

 

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ATP

ATP Astana: Shevchenko vince facile, Medjedovic sfrutta il ritiro di Djere

La WC di casa Mikhail Kukushkin non sfrutta un match point nel secondo set e si arrende a Borges. Prima vittoria da fidanzato per Alexander Shevchenko

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Alexander Shevchenko - Foto Daniele Combi

Al via anche l’edizione 2023 dell’Astana Open, torneo che l’anno scorso vide alzare il trofeo a Novak Djokovic, che invece quest’anno ha preferito riposarsi e magari giocare a golf nel periodo pre Finals. I pochi match che si sono giocati nella prima giornata hanno visto sfidarsi il neofidanzato di Anastasia Potapova, Alexander Shevchenko, con l’olandese Botic van de Zandschulp non proprio nel suo miglior periodo di forma. Infatti, il n.85 ATP ha sempre mantenuto il controllo del match, imponendosi per 6-4 6-3 in un’ora e trentotto minuti, nei quali ha performato leggermente meglio dell’avversario sia in risposta che al servizio.

Dettagli che gli hanno permesso di vincere il primo scontro diretto con l’avversario – tornando al successo in una partita di un main draw ATP dopo quasi due mesi, ossia dal 500 di Washington – e di accedere al secondo turno, dove se la vedrà con il giovane serbo Hamad Medjedovic. Quest’ultimo ha sfruttato il ritiro del connazionale Laslo Djere, quando il primo era sopra 6-3 2-1 nel punteggio, per passare il turno e onorare la WC ricevuta, proprio come ha fatto Shevchenko.

Più intenso ma anche più infelice alla fine dei conti è stato l’incontro tra il beniamino di casa – sempre WC – Mikhail Kukushkin e il portoghese Nuno Borges, opposti in campo per la prima volta l’uno contro l’altro. È da tempo ormai che il tennista kazako ex n.39 al mondo si dedica principalmente al circuito Challenger, ma nonostante questo il giocatore portoghese ci ha messo quasi tre ore per arrivare al successo, che ha ottenuto con lo score di 5-7 7-6(6) 6-4.

 

Il 36enne russo, naturalizzato kazako, nel tie-break del secondo parziale era arrivato a match point, ma non è riuscito a chiudere lasciando così il passo al suo avversario, che nel terzo set gli ha strappato il servizio in apertura mantenendo poi il break fino alla fine. Per Borges sfida al secondo turno contro il vincente del match Korda-Popyrin.

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