Wawrinka: "Nel tennis abbiamo un grosso problema di ridistribuzione dei ricavi"

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Wawrinka: “Nel tennis abbiamo un grosso problema di ridistribuzione dei ricavi”

“Sui circa 500 milioni di euro di introiti viene restituito ai giocatori, che teoricamente sarebbero i protagonisti, solamente il 10%” dice il veterano svizzero. “I giocatori non vengono ascoltati, nemmeno sulla programmazione dei tornei, infatti Sinner ha fatto bene a ritirarsi da Bercy”

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Stan Wawrinka - Parigi 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Stan Wawrinka (38 anni, numero 50 del ranking ATP) ha concluso la sua stagione con un brutto infortunio alla caviglia nel corso del match di ottavi di finale del torneo ATP 250 di Metz con Luca Van Assche: un 2023 tutto sommato positivo per il 38enne di Losanna che nel corso dell’anno ha guadagnato un centinaio di posizioni in classifica sfiorando il diciassettesimo titolo della carriera (dolorosa sconfitta con Popyrin in finale a Umago). Nel corso di un’interessante intervista concessa a L’Equipe il veterano svizzero – come una specie di vecchio saggio del circuito – ha affrontato soprattutto temi che possiamo definire più politici che tennistici, partendo ad esempio da una vicenda recente che l’ha colpito in prima persona e che, per ovvi motivi, ha appassionato anche la maggior parte dei tifosi italiani: ovvero la folle programmazione del torneo 1000 di Parigi-Bercy, che ha costretto Sinner a terminare il proprio match d’esordio con McDonald a notte fonda e a ritirarsi il giorno successivo dal torneo francese.

“Per quattro serate consecutive hanno terminato la programmazione oltre la mezzanotte. Se n’è parlato solamente quando un top player come Jannik ha avuto il coraggio di prendere e andarsene dal torneo, ha fatto benissimo. Quella notte gli spettatori della sessione serale hanno dovuto aspettare tre ore fuori dall’arena prima di poter entrare…Io un paio di sere prima ho terminato il mio match con Thiem alle 2.30 del mattino e il giorno successivo mi hanno messo in programma un doppio alle 3 del pomeriggio. Non sono ingenuo, so perfettamente che le sessioni serali garantiscono ai tornei ulteriori introiti, però bisogna anche ragionare col buon senso e piazzare addirittura sei partite dalle 11 del mattino- considerando la durata media dei match- non è una grande idea…”

Soldi maldistribuiti e troppe sigle

Sempre a proposito di introiti Stan crede che nel tennis ci sia un grosso problema a livello di redistribuzione del denaro generato dal circuito: “Sui circa 500 milioni di euro di introiti viene restituito ai giocatori, che teoricamente sarebbero i protagonisti,  solamente il 10%. In particolare le federazioni più ricche, quelle che organizzano i quattro tornei dello slam, non comunicano tra di loro, pensano solamente a ciò che gli conviene. In effetti negli ultimi anni il montepremi delle qualificazioni e dei primi turni di uno slam è aumentato in maniera esponenziale, ma semplicemente perché prima era ridicolo, e in ogni caso stiamo comunque ancora parlando di un montepremi piuttosto basso se paragonato all’incremento dei ricavi degli ultimi anni dei quattro Grandi Slam”.

E poi aggiunge: “La verità è che nel tennis ci sono troppe governance, troppe entità diverse (ITF, tornei del Grande Slam, ATP, WTA) e se ognuna bada solamente ai propri interessi diventa inevitabile andare a schiantarsi contro un muro.” Wawrinka lamenta soprattutto una scarsa considerazione delle opinioni dei giocatori, che raramente vengono interpellati al momento di prendere qualsiasi tipo di decisione: “Non abbiamo bisogno di un sindacato dei giocatori, abbiamo bisogno di giocatori seduti ai tavoli dove si decidono le cose. Non dico debbano essere esclusivamente i giocatori a decidere, non spetta a loro farlo, ma devono essere parte delle decisioni o perlomeno hanno il diritto di avere dei rappresentanti credibili”.

Gli fanno eco Pospisil e Ruusuvuori

Stan nel corso dell’intervista cita due temi concreti, quello delle palle (una delle polemiche che hanno caratterizzato il 2023: molti giocatori si sono lamentati perchè nel circuito, anche tra tornei ravvicinati, si utilizzano marchi di palline diverse e questa mancanza di uniformità andrebbe a stressare il braccio del giocatore, aumentando il rischio di infortuni) e quello della prima domenica dell’Australian Open (che dal 2024 comincerà appunto con un giorno di anticipo): “Nessuno ci ha chiesto cosa ne pensassimo, non c’è stato alcun rappresentante di Tennis Australia che ci abbia interpellato, in teoria dovremmo lavorare insieme alle istituzioni ma in pratica è come se parlassimo due lingue diverse e anche la vicenda della Coppa Davis ne è un esempio”.

Quello delle palline è un argomento molto spinoso e attuale (nel corso del 2023 sono stati utilizzati undici marchi di palle per un totale di sedici modelli diversi) e infatti è stato affrontato anche da due dei protagonisti della settimana di Finals di Coppa Davis di Malaga: Ruusuvuori ha dichiarato che col suo team preparano la programmazione dei tornei in base alla marca delle palle: “Ci informiamo di volta in volta, l’obiettivo è quello di cercare di giocare almeno un paio di settimane consecutive con le stesse palle, perchè cambiare tutte le settimane le condizioni di gioco diventa davvero troppo rischioso per il nostro fisico e le palle fanno ovviamente parte delle condizioni di gioco” mentre Pospisil, ai margini della sconfitta decisiva nel doppio con la Finlandia, ha raccontato dei suoi problemi al gomito.

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