Binomi coach-tennista nel circuito ATP: chi i più rappresentativi del 2023 e previsioni per il 2024

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Binomi coach-tennista nel circuito ATP: chi i più rappresentativi del 2023 e previsioni per il 2024

Vagnozzi e Cahill premiati per il fruttuoso lavoro con Sinner. Ivanisevic sfiora le stelle con Djokovic, confusione nell’angolo Tsitsipas, sicurezza paterna nel box di Shelton. Berrettini in cerca di stimoli e continuità con Roig

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Jannik Sinner e il suo team - ATP Finals 2023 (foto: X @atptour)
 

Manca poco all’inizio della nuova stagione. Come ogni anno il tour ripartirà dall’Australia e ogni tennista cercherà di mettere quante più partite, o allenamenti, sulle gambe per arrivare allo Slam oceanico nella migliore forma possibile. Ma non basta semplicemente giocare molto per sentirsi quanto più pronti per le grandi occasioni. Occorre farlo bene. Ed è qui che entra in gioco chi solitamente sta dietro le quinte, o nel cosiddetto ‘box’, ovvero il team del tennista e nello specifico il coach. Il circuito è colmo di storie avvincenti di allenatori – talvolta super coach con esperienza da vendere – che hanno portato il proprio pupillo dall’essere sconosciuto al pubblico sino all’élite del tennis mondiale, o quantomeno a raggiungere risultati che neanche l’atleta stesso si sarebbe mai immaginato. Di esempi così ce ne sarebbero da citare a decine nel corso degli anni (qui un articolo di approfondimento sul tema), ma concentriamoci su chi si è fatto notare in questo 2023 e chi con un proficuo e saggio lavoro sulle spalle potrebbe iniziare a brillare nel 2024.

Il team azzurro stacanovista, la coppia serbo-croata senza limiti e le lezioni di esperienza tra spagnoli

Jannik Sinner – Simone Vagnozzi/Darren Cahill
Partiamo da questa squadra non tanto per sentimento patriottico (un po’ forse sì), quanto per il successo esponenziale della stagione 2023, iniziata con le sempre importanti conferme da parte di Sinner e terminata con un vero e proprio salto di qualità dello stesso. E non è un caso che Vagnozzi e Cahill siano stati riconosciuti dai propri colleghi allenatori come ‘Coach dell’anno’ del ‘Giocatore più migliorato dell’anno’. C’è chi fa i complimenti e poi ha da ridire… ma solo un folle affermerebbe che 20 partite vinte – e tra queste: 2 su Djokovic, 1 su Alcaraz, 3 su Medvedev, 1 su Rublev, 1 su Tsitsipas e 1 su Rune – su 22 post US Open appartengono a un buon periodo di forma a cui mettere un fiocco e poi… punto e a capo. I miglioramenti sono innegabili ed evidenti, e questi premi di fine anno ne sono la prova.

Nello specifico, il tennista altoatesino ha lavorato molto dal punto di vista fisico potenziando la sua struttura corporea; ha trovato più stabilità, potenza e maggiori percentuali al servizio cambiando più volte il movimento sino a trovare quello più efficace; ha acquisito maggior confidenza nei pressi della rete; ha migliorato la velocità negli spostamenti, la resistenza in campo e ha anche rinforzato la sua mentalità e il suo approccio già ferreo e ultra-concentrato al match (qui Vagnozzi spiega nel dettaglio i vari miglioramenti). Chiaramente sono tutte migliorie che Jannik è riuscito ad apportare a mano a mano col passare dei mesi e che hanno ancora ampi margini di miglioramento come affermano entrambi i suoi coach. L’anno prossimo sarà quello della conferma per Sinner, capace quest’anno di scalare il ranking sino alla quarta piazza, di vincere un 1000, di raggiungere la prima semifinale Slam e di portare in Italia la Coppa Davis dopo 47 anni da trascinatore indiscusso della nazionale azzurra. Non sappiamo se riuscirà a fare altrettanto o persino meglio nel 2024, ma i suoi prematuri e volenterosi allenamenti ad Alicante lasciano presagire che lui, da stacanovista qual è, ce la metterà tutta, cascasse il mondo.

Novak Djokovic – Goran Ivanisevic
A trentasei anni non si capisce come si possa ancora migliorare e men che meno vincere così tanto. Nole e il suo fidato coach Goran, però, sono ancora lì ad alzare trofei, insaziabili. Tre Slam vinti su quattro, un’amarissima finale di Wimbledon persa sul filo del rasoio, due 1000 messi in saccoccia giusto per mostrare di saperci fare anche nel due set su tre, le Finals di fine anno a Torino bissate dopo la benedizione di Sinner e per concludere il trofeo di numero 1 al mondo a fine stagione. Meglio ripeterlo, trentasei anni.

Il nocciolo della questione sta nella spasmodica brama di aggiungere il proprio nome in quante più caselle possibili della storia e Nole, insieme a Goran, ce la sta facendo settimana dopo settimana. Record di Slam messi in tasca, di ATP Finals portate a casa e di settimane come numero 1 al mondo. Giusto per citare qualche record raggiunto dalla belva serba in questo 2023. Una ricerca continua di stimoli individuali e condivisi quindi, senza fondo, perché ci sarà sempre qualche motivo per lottare. E Djokovic lo troverà. Bisognerà capire per quanto riuscirà ancora a farlo, perché gli anni passano e la concorrenza si fa sempre più agguerrita nelle retrovie. Certo è che, se si vincono tre Slam su quattro, due 1000 e se si finisce l’anno ancora come numero 1 al mondo, non c’è motivo di smettere, ma anzi si cerca di porre l’asticella sempre più in alto. E Nole non ha sicuramente paura di farlo.

Carlos Alcaraz – Juan Carlos Ferrero
L’anno della conferma è sempre il più difficile. Eppure, Alcaraz ha superato a pieni voti l’esame del ‘devo difendere punti un po’ dappertutto’, nonostante un inizio stagione posticipato a causa infortunio e una fine dell’anno un po’ più in sordina rispetto agli standard a cui ci sta abituando. Rimane il fatto che ha chiuso la stagione nel secondo scalino della classifica. “Ferrero mi ha aperto la mente”ha rivelato il giovane murciano qualche settimana fa a Torino, e i risultati lo confermano senza ombra di dubbio. Spicca il titolo Slam a Wimbledon in chiusura di una stagione sull’erba da imbattuto, i 1000 conquistati in quel di Indian Wells e la conferma nella propria terra a Madrid, le due semifinali Major al Roland Garros e allo US Open – oltre a quella alle ATP Finals – da cui trarre insegnamenti importanti e in chiusura i trofei 500 a Barcellona e al Queen’s.

Un ragazzo iper-motivato, molto amato dal pubblico, apprezzato dai suoi avversari – non a caso il premio Sportmanship è stato assegnato a lui quest’anno – e che “crede di poter vincere con chiunque” ha svelato qualche mese fa coach Ferrero. Quest’ultimo guida e sprona il proprio allievo dall’alto della sua esperienza, esaltando e limando le sue doti innate di talento e prestanza fisica che nei migliori giorni di forma lo portano a essere quasi ingiocabile per la stragrande maggioranza degli avversari. Staremo a vedere cosa combinerà Alcaraz nella prossima stagione – nella quale partirà senza Ferrero -, ma con il suo sorriso e la sua voglia di performare al massimo in tutti i tornei a cui partecipa ne vedremo delle belle.

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Stefanos Tsitsipas – Apostolos Tsitsipas
Ben Shelton – Bryan Shelton
Holger Rune – Boris Becker
Arthur Fils – Sebastien Grosjean/Sergi Bruguera
Rafael Nadal – Carlos Moya
Matteo Berrettini – Francisco Roig
Altre novità nelle squadre degli italiani

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