Sinner tenta l’impresa a Rotterdam: Hewitt l’ultimo neo campione Slam a vincere subito un titolo ATP

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Sinner tenta l’impresa a Rotterdam: Hewitt l’ultimo neo campione Slam a vincere subito un titolo ATP

Sindrome del giorno dopo: pochissimi sono riusciti nell’impresa di vincere il torneo immediatamente successivo al primo trionfo Slam. Nadal, Djokovic e Federer hanno fatto tutti cilecca, Jannik Sinner può riuscirci?

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Jannik Sinner - Australian Open 2024 (foto: X @federtennis)
 

La sindrome del giorno dopo”, cosi la chiamano. Incute un certo timore pensare ai grandi campioni che ne han sofferto: Carlos Alcaraz, Juan Martin del Potro, Novak Djokovic, Rafael Nadal…Nomi fra i più illustri del nostro sport, i più vincenti di sempre. Eppure, anche per chi è leggenda, la partita immediatamente dopo al primo trionfo Slam, è spesso un taboo invalicabile. Proprio il giovanissimo fenomeno spagnolo, classe 2003, ne è stato l’ultimo lampante esempio. Uscito vincitore dallo US Open 2022 e nuovo numero 1 del mondo, lo spagnolo è riuscito a vincere un solo set nelle due successive sfide: 6-7 6-4 6-2 in Coppa Davis con Felix Auger Aliassime, che certo era nel proprio miglior momento, e 7-5 6-3 subito dal veterano David Goffin.

Mentalmente, non deve esser semplice. Il trionfo più importante della propria vita, subito da accantonare per tornare al lavoro. I media ne giovano, vedendo in piccole sconfitte, segno di carriera già terminata: testa montata, ormai privo di umiltà, “s’è fatto i soldi” ecc.

Meno di un anno dopo, Carlos Alcaraz si riconfermava campione Slam, battendo Novak Djokovic in finale a Wimbledon.

Anche Djokovic e Nadal sono caduti dopo il 1° titolo Slam

Basti pensare a infinite leggende come Rafael Nadal e Novak Djokovic, anch’essi vittime della grave sindrome. Il primo, trionfante al Roland Garros 2005, tornò in campo sul verde di Halle, perdendo in 3 set dal numero 147 del mondo: 4-6 7-5 6-3. Da quella partita, da quella rovinosa sconfitta che per molti lasciava presagire un futuro non brillante quanto pareva alle prime impressioni, Rafa ha conquistato altri 21 titoli del Grande Slam, su ogni superficie.

Il serbo, invece, è diventato grande sul cemento di Melbourne, proprio come il nostro Jannik Sinner. Nel 2008, dopo il titolo conquistato, tornò in campo per la sfida di Coppa Davis contro la Russia. Non terminò il match, ritirandosi a inizio quarto set e sotto di due parziali a uno con Nikolay Davydenko. Alla prima apparizione ATP riuscì a superare il primo turno, vittorioso con Dodig sul campo di Marsiglia. Ci pensò poi Gilles Simon ad eliminare ogni speranza, nel match successivo. Da allora, Novak Djokovic, è diventato il giocatore più vincente di sempre.

Federer sconfitto al 5° in finale

Il punto è proprio questo. La sindrome del giorno dopo, è reale. Spesso si fa fatica a “resettare” immediatamente ogni cosa, l’intervallo è poco. C’è chi impiega più tempo, chi meno. Da evitare è il giudizio immediato, basato su impressioni a caldo di un giocatore che probabilmente ha ancora altrove i pensieri. Anche dopo un trionfo Slam, si ha diritto all’errore. I più grandi campioni del nostro sport, ne sono il più lampante degli esempi.

Lo stesso Roger Federer, un paio di settimane dopo il trofeo vinto a Wimbledon 2003, faticò non poco sulla terra di Gstaad con lo spagnolo Marc Lopez, numero 190 del mondo, riuscendo comunque a raggiungere la finale, poi sconfitto al quinto set 5-7 6-3 6-3 1-6 6-3 da Jiri Novak.

Era di una posizione appena superiore, Edouard Roger Vassellin, quando da 189° nel ranking mondiale sconfisse Juan Martin del Potro alla prima apparizione dopo la vittoria su Federer allo US Open del 2009. A Tokyo l’argentino non riuscì a portare a casa neppure un set, tutto pareva un grande fallimento.

Addirittura “Ice man”, l’uomo senza emozioni, volto solamente al tennis e alla vittoria, perse la prima partita dopo il successo al Rolland Garros 1974. Bjorn Borg, uscì sconfitto dal primo turno a Nottingham dal numero 71 al mondo, il cecoslovacco Milan Holecek. La nomea dello svedese la conosciamo, da sempre il giocatore privo di un sentimento negativo, impassibile anche di fronte alla vittoria. Eppure, lui stesso, è stato colpito dalla temuta sindrome. Difficile anche solo da pensare.

Infiniti campioni, accomunati da una grande difficoltà post trionfo. Tutti furono messi alla gogna, almeno in egual modo. E ognuno di loro, in qualche anno smentì ogni critica. Questo è su cui dobbiamo riflettere, prima di rivedere Sinner in campo.

Hewitt mosca bianca, dopo New Tork arriva Tokyo

Ad ogni modo, chi è riuscito a salvarsi dalla maledizione, c’è. Ed è proprio l’australiano Lleyton Hewitt, che nel 2001 dopo aver distrutto Pete Sampras nello Slam statunitense, vinse immediatamente i due singolari successivi in Coppa Davis con Bjorkman e Johansson, per poi confermarsi vincitore a Tokyo battendo in finale Kratochvil. La rarità dell’evento ne dimostra, quindi, la difficoltà, le statistiche sembrano renderla un’impresa impossibile.

Noi, però, conosciamo Jannik Sinner, che sulle imprese impossibile sta costruendo il proprio successo.

Già protagonista di un forfait nei confronti del torneo di Marsiglia che non sembra averla presa molto bene, è pronto a tornare sui campi olandesi indoor che tanto ama. Già in finale lo scorso anno, fu battuto proprio dall’ormai ex bestia nera, Danil Medvedev. C’è, quindi, un altro sentimento verso questo torneo: la rivalsa. La voglia di vincere un torneo che la scorsa stagione gli fu ‘rubato’, da un avversario che sembrava impossibile sconfiggere. Ora, nelle ultime 4 sfide, Jannik lo ha battuto 4 volte. L’ultima, in finale all’Australian Open. E una rivincita ora a Rotterdam, non è da escludere.

Il russo difende tanti, tantissimi, punti in questa prima fase di stagione. L’italiano è vicino come non mai alla terza posizione in classifica, serve continuare mettere pressione a un avversario spesso vittima dei suoi stessi pensieri.

Jannik, tenta l’impresa. Ma anche venisse sconfitto al primo turno da un avversario fuori dalla top 200, guai a chi urlerà al fallimento. Abbiamo un vincitore Major nel nostro paese, che non si osi ridimensionarlo in caso di prime sconfitte.

Roman Bongiorno

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