Bolelli e Vavassori: dopo Sinner un'altra eccellenza made in Italy a caccia di primati

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Bolelli e Vavassori: dopo Sinner un’altra eccellenza made in Italy a caccia di primati

Simone e Andrea sono secondi nella Race verso le Finals di Torino. Con loro l’Italia ha un’altra coppia affidabile per la Davis e una carta da medaglia per sfatare i tabù olimpici

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Simone Bolelli (ITA) e Andrea Vavassori (ITA) TENNIS AUSTRALIA/ ALEX COPPEL
 

Basterebbe, e avanzerebbe, un titolo Slam e un ATP 500 per affermare senza paura di essere smentiti che il primo scorcio di 2024 è stato ottimo per il movimento maschile italiano. Basterebbe Sinner per essere soddisfatti, insomma. Eppure concentrarsi su un unico giocatore, per quanto forte possa essere, potrebbe essere fonte di distorsioni nei discorsi e nei giudizi che si propongono di valutare l’intero settore. Non è però il caso dell’Italia.

Sia chiaro, non è tutto oro: il periodo horror che sta attraversando Musetti e la discesa – per il momento senza freni – di Berrettini in classifica sono note negative rumorose. Ma nella sezione delle buone notizie non compare solo il nome di Jannik. Senza dimenticare, infatti, i progressi di Cobolli e Darderi (lui si sente argentino, ma sta di fatto che l’Italia è l’unico Paese a quota tre tornei di singolare vinti nel circuito maschile quest’anno anche per merito suo), ciò di cui possiamo andare più orgogliosi è che, al 21 febbraio, abbiamo non solo il singolarista ma anche la seconda coppia di doppio più in forma del mondo.

Se ciò che sta facendo Sinner è senza precedenti o quasi nella storia del tennis italiano, i risultati che stanno ottenendo Bolelli e Vavassori – reduci dal successo in quel di Rio dopo la finale all’Australian Open – hanno sicuramente un peso specifico diverso ed è sicuramente più facile risalire a traguardi simili negli almanacchi – nemmeno troppo impolverati – del nostro movimento. Allo stesso tempo, però, ci sono solidi presupposti per scrivere pagine del tutto inedite anche nei capitoli dedicati al doppio. Quella di Bolelli e Vavassori, insomma, non è soltanto la combinazione di due storie personali da cui trarre ispirazione per la passione e per l’impegno messi al servizio di questo sport. Simone e Andrea rappresentano una risorsa di enorme valore per il tennis italiano, di cui forse non ci si è ancora resi pienamente conto. E lo sono per tre ordini di motivi diversi.

1) Olimpiadi: una carta da medaglia per fare la storia

Mancano ancora quattro mesi al momento in cui la classifica di doppio determinerà i primi qualificati alle Olimpiadi di Parigi, a cui seguiranno le candidature presentate dalle Federazioni nazionali per occupare i posti rimanenti. Già ora possiamo però dire che non ci dovrebbero essere ostacoli alla presenza di Vavassori e Bolelli nel tabellone olimpico. Rientrare tra le prime otto teste di serie o comunque tra i dieci accessi diretti sarà difficile visto che attualmente Andrea – il primo dei due nel ranking – occupa la 23esima posizione (il suo miglior piazzamento) ed è a più di 2500 punti dalla zona qualificazione automatica. La classifica combinata degli azzurri (Simone è al momento numero 28) rappresenterà però con tutta probabilità il loro lasciapassare.

Oltre a Sinner nel singolare maschile (e perché no Paolini/Errani nel doppio femminile), l’Italia disporrà quindi di un’altra importante carta da medaglia, come non ha mai avuto nelle ultime edizioni. Per risalire a una coppia italiana presente nell’elenco delle teste di serie bisogna tornare a Sydney 2000 con Bertolini/Brandi. Nel 2016 a Rio, invece, il tandem Fognini/Bolelli fu rotto dall’infortunio al ginocchio di Simone e Fabio giocò con Seppi: furono sconfitti ai quarti da Nestor/Pospisil. E proprio i quarti di finale hanno fin qui rappresentato il “non plus ultra” per il doppio italiano alle Olimpiadi. Per questo una medaglia sarebbe un risultato storico che segnerebbe una prima volta nella specialità e che andrebbe a rimpinguare a 100 anni di distanza il medagliere olimpico del tennis italiano, fermo al bronzo di De Morpurgo ottenuto nel 1924 proprio a Parigi.

2) Coppa Davis: molto più di una semplice alternativa

Lo scorso novembre l’Italia si presentava a Malaga tra le prime favorite per la vittoria finale. E lo faceva senza ancora aver scoperto di avere una coppia di doppio veramente affidabile e affiata come poi è stata quella composta da Sinner e Sonego. Si è così apparentemente conclusa l’esasperante ricerca di un duo in grado di cancellare la sensazione di partire ogni volta da 0-1 e di dover quindi vincere entrambi i singolari per aggiudicarsi i tie ridotti a tre match invece dei tradizionali cinque della vecchia Davis (effettivamente tra novembre 2019 e settembre 2023 l’Italia aveva perso tutti i doppi giocati da una coppia diversa da Bolelli/Fognini).

Nel giro di meno di due mesi siamo quindi passati dalla penuria alla sovrabbondanza, proprio a seguito delle affermazioni di inizio stagione di Bolelli e Vavassori, di cui avremmo avuto sicuramente più bisogno nella semifinale del 2023 contro l’Australia quando Volandri fu quasi costretto a schierare un Berrettini in condizioni precarie nel doppio decisivo. Simone e Andrea, però, possono essere fondamentali anche in questo contesto. Avere due coppie di doppio collaudate è un lusso che possono permettersi pochissime nazionali (sicuramente l’Australia e in parte Croazia, Gran Bretagna e Germania) e che può risultare decisivo a fronte di assenze o infortuni che altrimenti potrebbero avere forti ripercussioni sul risultato finale.

Posto che gli infortuni non sono preventivabili per nessuno, il caso dell’Italia e della sua coppia titolare è di quelli che si portano dietro la necessità di un’alternativa affidabile: avere un top player come Sinner ha infatti tra le sue (poche) controindicazioni quella di non essere certi di averlo sempre a disposizione, specie quando ci sono gli Slam di mezzo. Come l’anno scorso, il girone di qualificazione alle Finals si disputerà nella settimana successiva allo US Open e ciò significa che non si può dare affatto per scontata la presenza di Jannik a Bologna. Oltretutto, anche dovesse esserci, non sarebbe ottimale stressarlo eccessivamente schierandolo sia in singolo che in doppio. Un giocatore come lui va infatti sfruttato ma anche preservato.

Lo stesso discorso vale per l’eventuale fase finale, in cui da un lato c’è sì la formula a eliminazione diretta, ma dall’altro anche l’esigenza di gestire gli sforzi per evitare il rischio di arrivare alla domenica della finale con giocatori spremuti nel corso della settimana. In tal senso, Volandri ha dalla sua il regolamento che permette di convocare cinque giocatori: anche in caso di presenza di Sinner, il capitano azzurro potrebbe chiamare Bolelli e Vavassori conservando così lo spazio per il secondo singolarista, che avrebbe come riserva Sonego, a sua volta pronto per il doppio con Jannik.

3) Finals: obiettivo fattore campo

Per ultimo, ma solo in ordine cronologico, c’è l’appuntamento con le Finals di Torino. Nelle sue 49 edizioni (cinque in meno rispetto a quelle del singolare), il Master di doppio ha ospitato solamente una coppia italiana: Bolelli/Fognini nel 2015 a Londra. Era l’anno che i “Chicchi” iniziarono con il successo all’Australian Open, proseguendo poi con tre finali a livello 1000 e con la semifinale al Roland Garros. Con questi risultati Simone e Fabio ottennero la qualificazione con il quinto posto nella Race. Alla O2 Arena di Londra furono poi eliminati nel round robin dopo due sconfitte e una vittoria. Da quel momento non ci sono mai state altre occasioni concrete di qualificazione alle Finals di doppio per l’Italia, se non nel 2022 nuovamente con Bolelli e Fognini che durante l’estate erano entrati per alcune settimane in zona qualificazione.

Adesso siamo appena al secondo mese della stagione ma Vavassori e Bolelli sono addirittura secondi nella Race verso Torino (+1070 punti sul nono posto). La strada è ancora lunghissima, ma l’obiettivo da raggiungere è ben definito nella testa della coppia italiana. Sarebbe un risultato storico vista la limitatezza dei precedenti (con la possibilità di compiere per la prima volta il passo oltre il girone eliminatorio) e, soprattutto, sarebbe un modo per colorare ulteriormente di azzurro un evento che dal 2021 ha trovato la sua casa a Torino (città natìa di Vavassori, tra l’altro) e che nell’ultima edizione ha assistito all’entusiasmo travolgente del pubblico di casa per le prestazioni di Sinner, pronto a tornare al Pala Alpitour per prendersi quanto sfuggitogli a novembre in finale.

Ed ecco che riemerge alla fine del nostro approfondimento il minimo comun denominatore dei discorsi sul movimento maschile italiano: Sinner da un lato e Bolelli/Vavassori dall’altro. Le eccellenze del nostro tennis.

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