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10/10/2011 14:11 CEST - L'ARGOMENTO

One Slam Winner: un trionfo e via...

TENNIS - Mettiamo insieme alcuni dei più significativi "One Slam Winners" degli ultimi 20 anni. Giocatori e storie diverse, ma accomunati da un unico picco di gloria che però non si è mai più ripetuto. Ivanisevic e Novotna hanno vissuto le loro vittorie a Wimbledon come il coronamento di un lungo inseguimento, ma c'è chi prometteva di vincere molto di più, e invece....Stefano Pentagallo

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I tornei dello Slam rappresentano il non plus ultra del tennis, il sogno per chiunque prenda in mano per la prima volta una racchetta da tennis. Per gran parte dei giocatori, però, questo sogno è destinato a restare una chimera, altri, invece, hanno fatto di questi successi il "leitmotiv" della propria carriera, altri ancora hanno raggiunto l'apice del loro successo e della loro popolarità per mezzo di uno di questo quattro major, entrando così a far parte dell'olimpo del tennis, senza però riuscire a dare un seguito al loro primo grande, nonché unico, trionfo. Andiamo a rammentare insieme alcuni dei più grandi "One Slam Winner" della storia recente.

Goran Ivanišević
Come non iniziare questa rassegna con "Cavallo Pazzo" Ivanišević e con la sua commovente vittoria di Wimbledon 2001, conclusa tra le lacrime e l'abbraccio al padre, a cui dedicò il trofeo che lo stesso croato definì "non mio, ma nostro". Una vittoria inaspettata per lo stesso Goran, che su quei prati, prima d'allora, ci aveva sbattuto il muso per tre volte, contro Agassi, nel 1992, e Sampras, nel 1994 e nel 1998. Ma quell'anno fu diverso, quello era il suo anno. Reduce da un infortunio alla spalla che ne surclassò le annate 1999, 2000, 2001, causandogli un crollo verticale in classifica, fino a scendere alla posizione numero 125, Goran entrò in tabellone grazie ad una wildcard. E con quella stessa wildcard mise in fila Jonsson, Moya, Roddick, Rusedski, Safin, Henman e per finire Pat Rafter in una delle finali più memorabili della storia dei Championships, conclusasi al quinto, dopo tre ore e due minuti di spasmodico serve and volley. Un grande momento di tennis e di sport, tanto da valergli la 16esima posizione nella classifica dei 100 migliori momenti di sport.

Gabriela Sabatini
La prima donna argentina a vincere un torneo dello Slam, agli Us Open 1990. Il successo a New York, però, non rappresenta il primo Slam, a livello assoluto, in carriera per l'argentina. Prima d'allora vinse a Wimbledon, in doppio con Steffi Graf, nel 1988. La stessa Steffi Graf con la quale ha disputato le sue "uniche" tre finali Slam, di cui due perse, nel 1988 sempre agli Us Open e nel 1991 a Wimbledon, dando vita ad una delle rivalità più sane ed intense della storia del tennis, collisa in 40 scontri diretti con un bilancio di 29-11 per la tedesca.

Thomas Muster
A Livorno si dice "la minestra riscaldata 'n fu mai bona". Preferisco sinceramente ignorare la versione 2.0 di Thomas Muster, quella in grado di raccogliere, una dietro l'altro, una serie di imbarazzanti sconfitte. Piuttosto prediligo Thomas Muster vecchia maniera, quello in grado di battere Michael Chang al Roland Garros nel 1995, nella sua unica finale Slam, arrivando a guadagnarsi l'appellativo di "The King of Clay". Il giocatore che, numero 2 al mondo, preferiva disertare Wimbledon per concentrarsi sulla stagione estiva sull'amata terra battuta, terreno fertile sulla quale vanta ben 40 titoli in carriera, alle spalle del solo Guillermo Vilas, primo a 45. A Vienna ad ottobre dovrebbe arrivare il suo ritiro, quello definitivo...si spera.

Michael Chang
Il più giovane campione Slam della storia del tennis maschile, vincitore al Roland Garros, alla sua seconda apparizione, all'età di 17 anni e 3 mesi. La finale vinta su Edberg ha avuto un'importanza vitale nella sua carriera, ma come affermato da lui stesso a restare memorabile è il suo incontro, in quello stesso torneo, con Ivan Lendl, in cui Chang recuperò uno svantaggio di due set a zero, per poi vincere, al quinto, con un triplice 6-3. Indimenticabile, in uno dei punti, il servizio da sotto, come risposta ai crampi. Quella del 1989, però, non sarà l'unica finale giocata a Parigi da Chang, sconfitto nel 1995 da Thomas Muster. Il 1996, poi, rappresenta, forse, la miglior stagione dell'americano, con altre due finali Slam raggiunte, e perse, agli Australian Open con Boris Becker e agli Us Open con il connazionale Pete Sampras. Nello stesso anno raggiunse anche il suo best ranking al numero 2. Resta uno dei più grandi esempi di difensori da fondocampo, un giocatore in grado, come pochi, di rivoluzionare il gioco del tennis. A lui si deve l'introduzione del rovescio bimane con salto.

Jana Novotná
Uno degli ultimi rari "casi" di serve and volley nel mondo del tennis, "Cuor di Coniglio", così la soprannominò Gianni Clerici, vinse il suo primo ed unico Slam a Wimbledon nel 1998 ai danni della francese Nathalie Tauziat, alla soglia dei 30 anni, divenendo così la più anziana giocatrice a vincere per la prima volta uno Slam. Soltanto un anno dopo lascerà il tennis giocato. Grandissima doppista, specialità nella quale ha vinto 12 titoli dello Slam (2 Australian Open, 3 French Open, 4 Wimbledon, 3 Us Open) raggiungendo anche la prima posizione mondiale; in singolare ha raggiunto, anche, altre tre finali Slam, in Australia nel 1991 (sconfitta da Monica Seles) e a Wimbledon nel 1993 (sconfitta da Steffi Graf) e nel 1997 (sconfitta da Martina Hingis).

Pat Cash
Con la sua inconfondibile bandana a scacchi bianco-nera, il "pirata" Pat Cash ha raggiunto l'apice del suo successo tra il 1987 ed il 1988, anni in cui ha raggiunto tre finali Slam, arrivando anche a toccare il suo best ranking alla posizione numero 4. Vincitore a Wimbledon nel 1987, in finale su Ivan Lendl, si è invece sempre dovuto arrendere in Australia, dove, prima nel 1987 e poi nel 1988, ha sempre perso in cinque set per mano di due svedesi, Stefan Edberg e Mats Wilander.

Michael Stich
Il tedesco è stato uno dei pochi giocatori a vincere tornei su tutte le superfici, merito del suo gioco a tutto tondo, ma non negli Slam dove è riuscito nell'impresa soltanto a Wimbledon nel 1991, prevalendo sul tre volte campione ai Championships, Boris Becker. Ha comunque raggiunto altre due finali a livello Slam, sul cemento degli Us Open nel 1994 (sconfitto da Andre Agassi) e sulla terra del Roland Garros nel 1996 (sconfitto da Yevgeny Kafelnikov). Di lui il sommo scriba, Gianni Clerici, disse "Stich è un giocatore polivalente: sulla terra è un terraiolo, sull'erba è un erbivoro e sul cemento è un cementaro".

Conchita Martínez
L'unica giocatrice spagnola in grado di vincere a Wimbledon, nel 1994, battendo, peraltro, in finale la più forte giocatrice di sempre su erba, Martina Navratilova. Non sarà questa, però, l'unica finale Slam giocata dalla Martínez, sconfitta quattro anni più tardi agli Australian Open da Martina Hingis e nel 2000 ai French Open da Mary Pierce. La Martínez resta una delle ultime esponenti di un gioco vecchio stampo, in cui variazioni e cambi di ritmo venivano sapientemente alternati per spezzare il ritmo alle proprie avversarie.

Carlos Moya
Il maiorchino è stato il primo giocatore spagnolo a raggiungere la posizione numero 1 nella storia del ranking ATP, nel marzo del 1999, pur essendoci rimasto solamente per due settimane. Il giusto premio ad uno straordinario 1998, concluso con la vittoria del suo unico titolo dello Slam, ai French Open, sconfiggendo in finale Alex Corretja, che si vendicherà, poi, all'ATP World Championships (le attuali ATP World Tour Finals), vincendo in finale al quinto parziale, dopo aver rimontato da due set sotto. Prima d'allora, però, già nel 1997, Moya aveva raggiunto l'atto conclusivo di un major, agli Australian Open, dove venne sconfitto dall'allora numero 1 del mondo, Pete Sampras. In carriera ha vinto 20 tornei, compiendo il percorso esattamente inverso al compaesano e amico, Rafael Nadal: mancino naturale, ha imparato a giocare a tennis con la mano destra.

Giocatori in attività:

Juan Carlos Ferrero, Andy Roddick
Ferrero e Roddick hanno saputo approfittare, più di chiunque altro, dell'interregno intercorso tra il ritiro di Pete Sampras e la definitiva consacrazione di Roger Federer. Questo però non deve ridimensionare le loro carriere e le loro vittorie. "Mosquito", infatti, vinse il suo primo titolo in carriera, soltanto alla quinta partecipazione in un torneo professionistico, sulla terra rossa di Maiorca. E proprio sull'amata terra rossa, superficie sulla quale ha vinto 13 dei suoi 16 trofei, raggiunse la sua prima finale Slam, nel 2002, perdendo dal connazionale, Albert Costa, anch'egli vincitore di un solo Slam in carriera. Un trofeo, la Coppa dei Moschettieri, soltanto rimandato all'anno successivo, quando raggiunse nuovamente la finale e batté, in uno dei match più a senso unico della storia dei French Open, l'olandese Martin Verkerk. In quello stesso anno arrivò in finale anche agli Us Open, dove venne sconfitto dal padrone di casa, Andy Roddick. Una vittoria, quella di "A-Rod", che resta l'unica in un major, nonostante annoveri nel suo palmares 30 titoli ed abbia raggiunto altre tre finali Slam, tutte a Wimbledon e tutte perse dal sei volte vincitore dei Championships, Roger Federer. Un giocatore troppe volte sottovalutato che, come dichiarato da Ivan Ljubicic, è stato, forse, il miglior giocatore su erba di questa generazione, alle spalle dello svizzero, e che almeno una volta nella vita avrebbe meritato di vincere sui sacri prati inglesi. Un sogno però, che è destinato a morire vista una carriera, come per Ferrero, sempre più sul viale del tramonto.

Francesca Schiavone, Na Li
La prima italiana e la prima asiatica a vincere un torneo dello Slam. Curiosamente entrambe ce l'hanno fatta sul mattone tritato di Parigi, al Roland Garros, all'età di 29 anni, diventando rispettivamente la seconda e la terza giocatrice più anziana a vincere il primo titolo dello Slam in carriera. Questo dimostra che, ancor più di Ferrero e Roddick, sono state in grado di cogliere la loro occasione: al primo colpo Francesca, al secondo Na Li. Memorabile la cavalcata al titolo dell'azzurra, nel 2010, sospinta da un tifo sempre crescente e da un tennis mai efficace come allora. Resterà impresso nella mente di qualsiasi appassionato, al pari del cuore disegnato da Guga Kuerten, quel suo bacio sulla terra a suggellare ogni sua vittoria, dai quarti fino alla finale su Sammy Stosur. Un feeling, quello con i campi parigini, confermato dalla finale raggiunta quest'anno e persa a scapito proprio della cinese, che già a Melbourne era stata in grado di spingersi alla sua prima finale Slam, poi persa per mano della belga Kim Clijsters. Difficilmente saranno in grado di ripetersi, viste anche le recenti difficoltà e gli scarsi risultati, ma, a differenza dello spagnolo e dell'americano sopracitati, il livello del tennis femminile permette di tenere aperto un piccolo spiraglio.

Ana Ivanovic, Juan Martin Del Potro, Petra Kvitova, Samantha Stosur
Un discorso a parte meritano questi quattro giocatori. Mi sbaglierò ma, a mio avviso, hanno decisamente più chance degli altri di tornare a trionfare in un major. E se la speranza è l'ultima a morire, allora credo ancora in una Ana Ivanovic campionessa Slam, in grado di dar seguito alla vittoria ottenuta nel 2008 al Roland Garros su Dinara Safina. Del resto non si tratta dell'unica finale Slam disputata, prima ancora si era dovuta arrendere a Justine Henin a Parigi, nel 2007, e a Maria Sharapova a Melbourne, nel 2008. Giusto ieri (rispetto a quando scrivo) mi sono imbattuto nel match tra lei e la numero 3 del mondo (non una qualunque), Vera Zvonareva, ed oserei dire che si è trattato di pura mattanza, segno che le potenzialità ci sono tutte, bisogna solo dargli continuità.

Considero "Palito", più di chiunque altro, l'antitesi futura ai primi due giocatori del mondo, Novak Djokovic e Rafael Nadal, a patto che torni ai suoi livelli, quelli che l'hanno consacrato al grande tennis e reso celebre al pubblico nel 2009, con la vittoria degli Us Open a scapito di Roger Federer, allora vincitore di cinque corone consecutive a New York. Nonostante non sia, per stile, il mio modello di giocatore, gli auguro di tornare a vincere sui palcoscenici che più contano e, magari, di vederlo in vetta al ranking.

Petra Kvitova, invece, sta pagando, in questo momento, lo scotto del primo Slam vinto in carriera, quest'anno a Wimbledon in finale su Maria Sharapova. Il tempo è dalla sua, vista la giovane età, 21 anni, e viste le sue straordinarie doti di colpitrice. Vado oltre, su di lei azzarderei un pronostico: numero 1 del mondo e pluricampionessa Slam.

Per finire Samantha Stosur. Ero tentato dall'inserirla insieme a Schiavone e Li ma, onestamente, credo abbia più possibilità di loro di riaffermarsi. Sarà che il ricordo della finale degli Us Open, vinta su una spenta Serena Williams, è ancora vivido nella mia mente, ma bisogna riconoscergli di aver avuto la capacità di rialzare la testa dopo aver perso una finale, quella del Roland Garros 2010 con la nostra Schiavone, in cui era considerata favorita, per poi andare a vincere, a distanza di un anno, un torneo in cui nessuno si sarebbe mai aspettato potesse affermarsi. Per questa ragione la reputo maggiormente capace di grandi exploit rispetto alla coppia italo-cinese.

Stefano Pentagallo

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