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08/12/2011 13:38 CEST - IL DIBATTITO

Giù le mani dal ranking ATP!

TENNIS - Durante il Master di Londra, che ha dato l'occasione di riunire i giocatori più forti del mondo, tra le altre cose si è parlato anche del ranking, ed è rispuntata l'idea di Nadal di spalmarlo su due anni. Molti top player sono d'accordo, mentre Federer è contrario. Cerchiamo di analizzare i pro e i contro della questione. Il punto è questo: i migliori sarebbero favoriti, mentre chi sgomita per crescere farebbe ancora più fatica. Francesca Sarzetto

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Un paio di mesi fa, alcuni giocatori, capitanati da Murray, cominciavano a ventilare la possibilità di uno sciopero per far accorciare il calendario. Dovevano discuterne a Shanghai, ma poi diversi top player hanno disertato quel torneo e non se n'è più parlato.
Tra i corridoi della O2 Arena di Londra, durante il Masters appena concluso, pare che tra i giocatori più forti del mondo si sia parlato di un altro metodo per far rifiatare i giocatori e allungarne la carriera, e stavolta il promotore sia Nadal, che aveva già buttato là la sua proposta durante il Roland Garros.
Secondo il campione spagnolo, infatti, un modo per favorire la permanenza al vertice dei top player, pur avendo la possibilità di saltare qualche torneo in più, sarebbe rappresentata da un ranking basato sul rendimento non delle ultime 52 settimane (come è sempre stato da quando è nato questo parametro oggettivo e universalmente accettato, nel 1973), ma delle ultime 104, quindi di due anni.
L'idea era nata, tra le altre cose, vedendo Del Potro affrontare Djokovic al terzo turno dello slam parigino, incontro certo poco gradito da entrambi i contendenti, ma reso possibile dalla classifica bassa dell'argentino dopo la sosta forzata di quasi un anno.

Nadal sosteneva che, in un caso come questo, un top player infortunato che salta diversi mesi di gioco precipita in classifica, e si ritrova poi a dover affrontare i migliori in fasi "premature" dei tornei. Se la classifica fosse basata su due anni, invece, un giocatore scenderebbe sì, ma magari un top 5 arriverebbe ad essere 14-15 in classifica, non fuori dai top 100 (curiosamente, Del Potro al Roland Garros aveva già recuperato buona parte della sua classifica ed era testa di serie n.25, quindi il problema era quasi risolto).
L'idea prendeva spunto dal golf, che ha una classifica basta appunto su questo lasso di tempo, con l'accortezza che i punteggi accumulati vengono progressivamente ridotti a seconda di sono quanto lontani del tempo. Ma è davvero positivo questo? Il recente caso di Tiger Woods, che ha mantenuto la testa della classifica per buona parte del 2010 pur non giocando per diversi mesi (e non facendo grandi figure al rientro) dovrebbe far riflettere.

Questo sistema infatti favorirebbe molto i top player, che potrebbero restare nelle zone alte della classifica più a lungo e più facilmente, ma sarebbe un'insopportabile zavorra per tutti coloro che invece sgomitano per arrivarci. Anche Roger Federer la pensa così, e lo ha manifestato durante una conferenza stampa del Masters. Tutto il sistema sarebbe più ingessato, discese e (ri)salite sarebbero molto più lente. Lo stesso Del Potro, per restare sulla causa scatenante, nel 2012 potrà usufruire di un ranking che lo vede ora ai bordi della top 10, mentre con una classifica basata su due anni avrebbe ancora tutti i buchi del 2010 da portarsi dietro.
Senza contare svariati effetti collaterali, come il fatto che tutti i record riguardanti il ranking siano basati sulle 52 settimane e sarebbe impossibile fare confronti, o il Masters di fine anno risulterebbe un po' falsato.

C'è anche da considerare che il regolamento prevede la classifica protetta per i giocatori assenti da più di sei mesi, che possono così accedere ai tornei consentiti dalla loro classifica prima dell'infortunio, anche se questo non dà diritto a teste di serie. Un giusto compromesso che salvaguarda un giocatore sfortunato, ma non gli concede diritti magari non giustificati da una ancora precaria situazione fisica. Anche se ovviamente questo può creare appunto incontri ai primi turni tra giocatori che per blasone dovrebbero incontrarsi solo molto più avanti. Sarebbe però più sensato dare una testa di serie n.1 o 2 a chi magari è fermo da mesi?
Pare che in generale i top player siano favorevoli, e questo non stupisce, ma Federer invece non sia per niente contento di questa idea. Il sistema dovrebbe essere meritocratico, favorendo prestazioni di eccellenza e stati di forma quando questi ci sono, non fino a due anni dopo! Tenendo comunque in considerazione un lasso di tempo abbastanza lungo, così da non favorire solo l'exploit isolato e considerando i risultati su tutte le superfici e in diversi periodi dell'anno; insomma, è sempre stato un anno e ci pare che vada benissimo così.

Già il cambiamento dei punteggi nel 2009, coi 2000 punti assegnati al vincitore di uno Slam e 1000 per i tornei più importanti, ha ridotto l'importanza dei punti dei tornei minori, in particolar modo Challengers e Futures. I giocatori che bazzicano in zone meno tranquille della classifica non hanno nessun bisogno di quest'altra trovata che ostacolerebbe la loro ascesa.
Un altro cambiamento di cui si è parlato e sembra invece attuabile è la diversa composizione dei 18 migliori risultati considerati per ogni giocatore: ora i primi trenta devono obbligatoriamente inserire i quattro Slam, gli otto Masters 1000 obbligatori, quattro 500 tra cui può essere considerata la Davis (con l'optional Montecarlo inserito idealmente tra i 500, in questo caso si hanno nove Masters 1000 e tre 500, di cui uno deev'essere dopo lo US Open), e infine due tra 250 e tornei minori. Per i giocatori fuori dalla top 30 a inizio anno, dopo Slam e Masters 1000 (obbligatori per il conteggio solo se il giocatore fa parte della entry list per il tabellone principale del torneo) si possono considerare i migliori risultati tra tutti gli altri tornei. Il cambiamento estenderebbe la situazione dei giocatori non-top 30 anche ai primi della classe, così chi magari vince due tornei 250 a inizio stagione, e non potrebbe più migliorarsi in questa categoria col sistema in vigore, sia invece invogliato a partecipare ancora a questi tornei.

Francesca Sarzetto

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