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27/12/2011 20:25 CEST - IL PERSONAGGIO

"Roger, siediti composto!"

TENNIS - Intervistata da "Le Matin", Lynette Federer svela alcuni retroscena sul figlio. La voglia di fare beneficenza che si è concretizzata nella fondazione. Il talento del figlio: oltre al tennis, eccelleva anche in calcio, tennis tavolo e squash. Le inquietudini giovanili, con qualche sconfitta di troppo. Il fondamentale ruolo di Mirka Vavrinec. "Sarò sua madre per sempre: se domani verrà a casa mia, gli dirò di sedersi composto!". Laura Guidobaldi

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È una delle mamme più famose del circuito ma, a differenza di altre, non lascia (quasi) mai trasparire emozioni o atteggiamenti particolari. Lei non manifesta, ad esempio, l'esultanza grintosa di Judy Murray né la gioia incontenibile della mamma di Djokovic ad ogni colpo vincente di Novak, e neppure l'ansia e lo sconforto che spesso, in caso di partite sofferte, si leggeva sul volto della mamma di Elena Dementieva. No. Lynette Federer, come del resto tutto l'entourage del campione svizzero, si distingue sempre per il grande aplomb ed un'estrema serenità quando assiste ai match del figlio. Ciò non significa, pertanto, che non "soffra" durante gli incontri o non gioisca per le vittorie di Roger, al contrario: c'è un aneddoto curioso secondo il quale il padre di Roger, Robert, preferisca assistere agli incontri del figlio seduto leggermente distante da Lynette - sebbene nello stesso box - perché pare che la moglie tenda a parlare un po' troppo durante le partite. Molto spesso l'abbiamo vista, dopo match importanti vinti dal figlio, e com'è naturale che sia, esultare e manifestare la propria felicità con grandi sorrisi e abbracci. Tuttavia, durante lo svolgersi degli incontri, la mamma di Roger riesce sempre a mantenere (almeno in apparenza) una certa serenità e pacatezza degne del fair play svizzero. E la pacatezza ed una certa obiettività caratterizzano le dichiarazioni rilasciate alcuni giorni fa da Lynette Federer al quotidiano svizzero Le Matin.

Ma Lynette, oltre che madre orgogliosa di un giocatore idolatrato e ormai leggendario, è anche nonna felice di quattro nipotini. Infatti, anche la sorella di Roger, Diana, ha messo al mondo due gemelli : "Da quando mia figlia ha avuto anche lei dei gemelli, adoro stare con loro, come con Roger e la sua famiglia. Ed è vero che a volte dico a me stessa che sarebbe meglio se avessi meno lavoro, potrei trascorrere più tempo con i miei nipoti e i miei figli. Ma sono molto impegnata nella fondazione e adoro andare in Africa a visitare i nostri progetti [...]". I progetti di cui parla Lynette Federer riguardano, infatti, la Roger Federer Foundation, l'organismo a scopo benefico per il quale il giocatore svizzero e la sua famiglia si sono impegnati già da parecchi anni, per favorire l'istruzione di quei bambini che non hanno la possibilità di studiare ed essere seguiti. Lynette parla volentieri del loro impegno in seno a questo ampio progetto: "[...] l'obiettivo della Fondazione è permettere a bimbi meno fortunati di accedere ad un'istruzione di qualità affinché possano costruirsi un futuro. La nostra priorità strategica è, dunque, sostenere strutture già esistenti ma senza risorse finanziarie - centri di cura per l'infanzia, asili e scuole primarie per bambini dai 3 ai 12 anni - e il miglioramento della loro efficacia [...]". La signora Federer sottolinea come la paternità di Roger l'abbia reso ulteriormente sensibile verso quei bambini che si trovano in condizioni precarie e meno fortunate: "Le sue figlie hanno quasi due anni e mezzo e si rende conto dei loro progressi giorno dopo giorno. Adesso stanno imparando due lingue e assimilano molte cose. Perché? Perché si parla loro. Ma in Africa, se una donna deve occuparsi di una classe di 30 o 40 bambini, non può prendere il tempo di parlare ad ognuno. Le scuole mancano, inoltre, di materiale didattico e Roger capisce sempre di più l'importanza di aiutare le scuole materne [...]". L'impegno nella Fondazione è un aspetto che ha caratterizzato il campione svizzero fin dall'inizio, dopo i primi successi che l'hanno portato alla ribalta nel circuito: "la voglia [di dedicarvisi] è nata nel corso del 2003" precisa Lynette, "quell'anno giocava benissimo e ha cominciato a guadagnare molti soldi". Infatti, il 2003 è stato l'anno della consacrazione di Federer: arriva la prima vittoria a Wimbledon in finale contro Mark Philippoussis e la seconda posizione in classifica alla fine dell'anno. "Mamma, sono molto fortunato" disse Roger alla madre "e quindi vorrei restituire qualcosa in cambio. Gli ho risposto" continua Lynette "che, per questo, gli ‘bastava’ creare la propria fondazione [...]. La Fondazione Roger Federer è nata così nel Natale 2003 e abbiamo lanciato il primo progetto a Port Elisabeth nel 2004. Conoscevamo bene la situazione, le esigenze del luogo perché sono originaria del Sudafrica e mio marito ed io ci recavamo laggiù due volte l'anno. La nostra famiglia ha un legame molto forte con quel paese. Roger e sua sorella vi hanno trascorso numerose vacanze". La signora Federer sottolinea inoltre come Roger abbia ripreso, dal suo côté sudafricano, il carattere "easy going" mentre, dal padre Robert, "l'aspetto disciplinato" nonché il forte senso dello humor.

Ma Roger Federer, oltre ad essere una personalità charmante per la naturalezza, l'eleganza e il sorriso con cui si pone con gli altri, è esempio, lo sappiamo tutti, di talento infinito: già, Roger, fin da bambino dimostrava una predisposizione rara per lo sport in generale e sviluppatasi poi nel tennis: "Quando era piccolo, la gente ci diceva quanto fosse talentuoso. Ma era anche dotato per il calcio, il tennis da tavolo e lo squash. Infatti, poco importava la pallina che avesse tra le mani, ne faceva sempre qualcosa di buono" racconta Lynette. "Con Roger, ciò che era incredibile è che, pur essendo molto ambizioso per la sua carriera, restava un ragazzo che amava prima di tutto l'aspetto ludico dello sport [...] e quando fu abbastanza maturo per capire perché fosse necessario lavorare sulle sue qualità, questo è diventato [per lui] un immenso piacere. E credo che [...] se ha accumulato così tanti successi, sia per il fatto che ama infinitamente questo gioco. Non è stato facile per lui perdere la prima posizione mondiale, ma credo che, alla fine, quello che conta sia continuare ad andare in campo avendo la passione e l'amore del gioco. Perciò è così felice".
Lynette spiega, inoltre, come sia stato necessario far comprendere a Roger - quando, da ragazzo, talvolta affrontava le partite con leggerezza - la fortuna di potersi dedicare al tennis: "Quando avevo guidato un'ora da Basilea per andare a vederlo giocare e che realizzava un primo set magnifico, prima di cambiare completamente atteggiamento nel secondo, in cui si aveva l'impressione che non gliene importasse nulla, che non giocasse. E, nel terzo set, quando si rendeva conto che doveva vincere il match poiché giocava meglio, era troppo tardi, aveva perso. Sulla strada del ritorno, gli dicevo: ‘Roger, mi dispiace. Io lavoro e non posso accettare di fare un'ora di strada per venire a questi tornei e vederti agire così, senza dare il meglio di te [...]’. Mio marito ed io abbiamo continuato a ripeterglielo fino a quando è scattato qualcosa, fino a quando ha capito che più si sarebbe mantenuto calmo in campo, meglio avrebbe giocato. Verso i 17 anni, talvolta, aveva ancora questi alti e bassi e gli allenatori gli hanno suggerito che consultasse un coach mentale. È quello che ha fatto per un periodo. Ha smesso quando si è sentito bene. Ma, dopo queste sedute, è diventato quasi troppo calmo, troppo passivo [...] ed ha dovuto trovare, dunque, il giusto equilibrio che è stato raggiunto tra i 19 e i 21 anni. Dai 17 ai 19 anni ha sperimentato, ha cercato e, a 21 anni, ha battuto Sampras. Ha lavorato moltissimo per trovarsi. È così che Roger funziona". In effetti, la calma e il sangue freddo, anche nei momenti più drammatici di match cruciali per lo svizzero, sono uno dei segni distintivi di Federer. Certo, anche Roger perde e, quest'anno, alcune sconfitte sono state particolarmente amare perché avvenute dopo aver dominato per gran parte del match l'avversario o, addirittura, dopo aver avuto a suo favore dei matchpoint (pensiamo, ovviamente, a Wimbledon, sconfitto ai quarti di finali da Tsonga al quinto set e all'incontro "fatale" contro Djokovic in semifinale allo US Open). Tuttavia, la capacità di guardare avanti e "rimboccarsi le maniche", nel corso di un match o durante la stagione, costituisce uno dei punti di forza più eclatanti del vincitore di 16 Slam.

Il 2011 si è infatti concluso con il guizzo brillante e vincente di un Roger ritrovatosi e nuovamente, spesso, quasi ingiocabile, dopo periodi altalenanti tra forma e défaillance. "È calmo" dice sua madre, "anche se ha una cattiva giornata e perde, non ne fa una malattia [...]". La signora Federer commenta l'immensa popolarità del figlio e il fatto di essere sempre sotto i riflettori: "Come genitori, non si ha bisogno di vedere il proprio figlio sulla scena, su un campo centrale o infilarsi un camice da medico per essere orgogliosi di lui. Sarei stata fiera di Roger e felice anche se fosse stato giardiniere o avesse fatto qualsiasi altro mestiere, dal momento che si fosse trovato bene e in fiducia. Personalmente, non vedo Roger come un modello. È mio figlio e se viene a casa domani, posso sempre dirgli: ‘Siediti composto’. Si metterà a ridere ma resterò sua madre fino alla morte, quindi avrò sempre questo privilegio...Ma certo confesso che è toccante per me sapere che si comporti bene e lo si prenda come esempio. Riceviamo delle lettere così belle! Talvolta, la gente scrive : ‘[Roger] Mi ha salvato la vita’ oppure ‘Grazie a lei, alla sua personalità ho ricominciato ad avere fiducia’. L'ascendente che ha è incredibile". Sulla tensione e il nervosismo, inevitabili quando si è tifosi e, per giunta, genitori di un grande campione, la mamma di Federer dà prova, ancora una volta, di estrema pacatezza: "[...] ormai, se Roger vuole ridiventare n.1, sappiamo che ci saranno altri match di grande tensione. Come la semifinale dello US Open in cui ha mancato il matchpoint contro Djokovic. Ha perso due partite così quest'anno. Se le avesse vinte, avrebbe avuto un'altra grande annata. Ma è passato. La vita continua ed è ritornato, al top. È importante che non si rassegni di fronte alle sconfitte [...]".

Per finire, Lynette Federer parla da suocera orgogliosa, esprimendo lodevoli apprezzamenti nei confronti di Mirka, celebre moglie di Roger e instancabile "angelo custode" del campione ormai da più di dieci anni. E, quando si dice che dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna, nel caso di Roger e Mirka, il detto si rivela particolarmente fondato. Da tempo tutti gli appassionati di tennis conoscono la devozione e la costanza della sposa di Federer che, con discrezione e tenacia, segue costantemente il marito, supportandolo e consigliandolo. E Lynette, infatti, le rivolge il giusto riconoscimento: "Mirka ha un ruolo molto, molto importante. Essenziale. Ma non è sempre facile per lei. È certamente più facile per me condividere mio figlio con il resto del mondo che per lei, in quanto moglie. Eppure lei è sempre presente per sostenerlo, consigliarlo. Quando non avevamo ancora un manager, lavoravamo tutte e due insieme, con Roger e mio marito. Questo ci ha reso forti come équipe. Poiché anche lei è stata una giocatrice professionista, conosceva i meccanismi del circuito e sapeva che strada prendere. Gran parte del successo di Roger lo si deve anche a Mirka". E dopo tante vittorie in campo, arriva anche il grande successo di diventare genitori: "Questo nuovo ruolo è una gioia immensa" afferma Lynette, "anche se non è facile viaggiare con una tale squadra. Ma le piccole ci sono già abituate. Prendere l'aereo, per loro, è come salire in macchina. È incredibile. Recentemente ho viaggiato con loro e, tranne quando sono veramente molto stanche, restano calmissime all'aeroporto e sull'aereo. È meraviglioso che Roger possa portarle con sé e vederle tutti i giorni. Hanno la chance di crescere con il loro padre perché il tempo che trascorrono insieme è di qualità".  Molta saggezza, dunque, in tutte le dichiarazioni di Lynette Federer che, "scesa in campo" a commentare la carriera del figlio, dimostra ancora una volta come, a modo suo, possa vincere la "partita" anche lei.

Laura Guidobaldi

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