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23/01/2012 02:27 CEST - Australian Open

Le 'sofferenze' del 'giovane' 'cronista'

TENNIS - Racconto in prima persona dell'esperienza di un inviato in Australia in una tipica giornata di sole e tennis. Tra sveglie da puntare, corse per seguire tutti i match e immancabili inconvenienti tecnici. Ogni riferimento a persone e cose realmente esistenti è puramente casuale. Da Melbourne, Daniele Malafarina

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le sofferenze del giovane cronista
le sofferenze del giovane cronista

Il virgolettato in 'sofferenze' è dovuto al fatto che per quanto uno debba correre come un matto da un campo all'altro cercando di seguire cosa succede, non perdere le interviste, risolvere i 3000 problemi tecnici che ogni giorno si presentano, bè, per quanto uno debba fare tutto questo sta pur sempre avendo una giornataccia all'Australian Open. Che pare essere meglio di una giornataccia al catasto di Quarto Oggiaro.

Il virgolettato per 'giovane' è dovuto a... vabbè, non importa.

Il virgolettato per 'cronista' è dovuto al fatto che per quanto si sia qui per il terzo anno a riportare quanto più fedelmente e dettagliatamente le vicende dello slam australiano si fatica a considerarsi cronisti. Un nome che richiama alla mente ben altre personalità e voci.

Le sofferenze del giovane cronista dunque cominciano con un prodromo la sera di sabato, prima di andare a dormire.  Quella sera infatti si conclude con un vago pensiero che aleggia nelle retrovie della consapevolezza. Credo di aver dimenticato qualcosa ma non so cosa. Sarà il cellulare italiano lasciato al desk, niente di grave. Ed invece ho dimenticato di puntare la sveglia!

Alle 8.40 di domenica mi sveglio di soprassalto sapendo che è tardi. Il primo fondamentale appuntamento di questa mattina era con la lavatrice. Ed era previsto per le 7! Ella, cortesemente, non mi porta rancore, solo mi fa aspettare qualche minuto per terminare un precedente impegno. Uso questi minuti per correre come un matto (contante quante volte viene ripetuto 'correre come un matto' nell'articolo. Il primo che commenta col numero giusto vince una bambolina raffigurante un koala) su e giù per l'albergo.

Giù per procurarsi le monete per far funzionare la lavatrice. Su per trovarne una che sia libera. Giù per tornare in stanza, prendere i capi da lavare e chiamare velocemente la fidanzata. Ovviamente in ascensore il 3g non funziona. E così via. Nel frattempo il tempo passa. E l'inizio della giornata tennistica si avvicina.

Finalmente esco dall'albergo per andare ai campi, sono le 10.30, il che significa che c'è tempo in abbondanza. I tram sono frequenti e ci vogliono al massimo 15 minuti per arrivare. Di solito. Oggi è domenica. Tutti vanno al tennis, a quanto pare anche i conducenti dei tram. Il primo che passa è così pieno che neanche apre le porte. Il secondo fatico a vederelo perchè c'è troppa gente davanti a me. Il terzo lo lascio sfilare con noncuranza facendo finta di aver sempre avuto intenzione di andare a piedi.

Foto 1

In fondo è una passeggiata piacevole. Sulle rive dello Yarra, insieme agli altri appassionati che voglion esser presenti dall'apertura. Non fosse per il fatto che ci sono 35 gradi, è tardi e porto uno zaino con computer, tablet e quant'altro.

All'arrivo in sala stampa ecco la sorpresa della giornata: internet è down e nessuno sa cosa sia che non va. Sembra una di quelle scene da film in ospedale con un personaggio moribondo. 'Sono in riunione per cercare di capire cosa non va. Appena escono vi sapremo dire qualcosa.' La prognosi è riservata.

Prendiamo questo tempo per bere un caffè e sbirciare i quotidiani cercando qualche spunto per le pillole. Intanto Azarenka è in campo. La connessione non c'è e non ci sarà per un po'. Per fortuna ho una sim card e posso usare internet dal tablet. Per sfortuna sono l'unico del gruppo ad avere una connessione così, quindi il live è tutto per me (a meno che non voglia tenere sveglio qualcuno in Italia, cosa improponibile visto che già stanno aiutando tutti così assiduamente che mi sentirei davvero vile a costringere qualcuno a fare la notte per Azarenka - Benesova). E così mi trovo a correre su e giù come un matto tra i campi per seguire i match principali e gli italiani che oggi iniziano il torneo junior. E il sole picchia, dicono quasi 35 gradi.

Foto 2

C'è Pietro Lucciardi, 18 anni, mancino, qualificato, che sta conducendo 5-0 con il giapponese Uchida. Il giapponese gli prende le misure e rimonta infilando un parziale di 20 punti a 1. Mosè Navarra che segue i giovani qui mi dice che anche queste esperienze fanno parte del processo di apprendimento. Che è importante capire che devi cambiare qualcosa prima di perdere 20 punti su 21.

Foto 3

Facciamo una capatina sulla Hisense Arena giusto in tempo per vedere il secondo set di Radwanska - Goerges. La tedesca non capisce cosa fare mentre la Radwanska la sposta a destra e a manca con le sue pregiatissime geometrie. La tedesca corre come una matta (mentre io mi riposo un poco) ma non c'è niente da fare.

Rientro in salsa stampa per scoprire che internet continua a non funzionare. Intanto il materiale della giornata comincia ad accumularsi. C'è un altro italiano in campo nel torneo junior. Si tratta di Donati, anche lui qualificato, anche lui mancino che gioca col campione di Wimbledon junior Liam Broady. Andiamo a dare un'occhiata. L'inglese è più forte, più completo. Ma l'italiano ha un dritto che quando entra fa i buchi per terra. Donati lotta ma non ce la farà.

Foto 4

Mentre sul centrale Nadal strapazza Lopez sulla Hisense scendono in campo Almagro e Berdych. Ci piacerebbe andare a seguirli da subito ma in sala stampa ci sono diverse cose da fare (non ultima mettersi in lista per il match di domani di Djokovic contro Hewitt, a meno che non vogliamo guardarlo in tv).

Finalmente possiamo andare da Berdych. Sulla strada ci scappa l'occhio su un volto noto che si sta allenando,

Foto 5

e su una giovane csorella di tanto fratello (Sara Tomic),

Foto 6

Il match di Berdych è tosto. Randellano come fabbri e Almagro sta tenendo il campo egregiamente. Berdych come sempre ha i suoi fan. Li invita lui comprandogli i biglietti per tutte le sue partite e qualche volta se ne vanno anche insieme a bere una birra. Non è una storia bellissima?

Foto 7

Seguiamo Berdych per un po', tenendo d'occhio gli altri campi. Nadal vince senza fatica. Berdych trascina Almagro al tie break del secondo set e lo vince. La partita è una battaglia ma noi dobbiamo abbandonare il campo per andare a dare un'occhiata a Napolitano, 16 anni, numero 8 del mondo juniores che sta vincendo con agio il suo incontro di primo turno.
Arrivato in sala stampa mi sento chiedere.
"Com'è Napolitano?"
"Chi?"
"Napolitano. Il ragazzino. Non dovevi andarlo a vedere?
"Oh c****o!"

E qui segue una scena con il cronista che corre come un matto su e già per i campi arrivando al campo 11 giusto in tempo per vedere la stretta di mano tra Napolitano ed il suo avversario.

Mosè Navarra gentilissimo mi racconta un poco del ragazzo, molto alto che sta imparando ad approfittare delle sue doti atletiche e mi spiega che la maturazione di un tennista è una cosa delicata. Non si può aspettare che uno abbia 24 anni perchè diventi un vero professionista, ma non si può neanche buttare un ragazzino di 15 anni nella bolgia vendendolo come un fenomeno. Ci vuole misura ed equilibrio. Cosa che in Italia manca in tante cose. Per quanto possa valere una prima impressione mi pare che Mosè sia la persona ideale per lavorare con i giovani.

Torno in sala stampa sudato fradicio e mi siedo a ricapitolare quanto sta succedendo. Li sta vincendo con Clijsters. Berdych sembra avviato al tie break. Tutto sotto controllo.
Piccolo quiz: di che argomento non si è ancora parlato fin qui?
No, non è la crisi economica.
Cibo!
Son quasi le 5 del pomeriggio e non si è ancora mangiato un tubo.
Per fortuna alle 5 c'è il buffet per i giornalisti. Oggi ci sono wurstel e piccole quiches e brownies. Ma niente senape. Come si fa a servire un wurstel col ketch-up? Mi tocca andare alla mensa giornalisti ed elemosinare un po' di senape, che gentilmente mi viene messa in un bicchiere di carta di quelli per il caffè (lungo). Mi trovo quindi a pucciare panini con wurstel in un bicchiere di senape come fossero brioches nel cappuccino.

Finita la pausa si torna in sala stampa.
Internet? Sì, figuriamoci.
Chiedo: "E' successo qualcosa?"
"Niente di che. Li Na ha 4 match point."
"Ora 3."
"Ora 2."
"Ora 1."
"Ora sono cavoli per la cinese."*
(*No, questo dialogo non è avvenuto sul serio ma è comunque molto plausibile)
Li Na sciupa i match point e tutti sappiamo già come andrà il terzo set. Berdych va avanti due set ad uno ed è incavolato come una biscia perchè Almagro gli ha tirato una pallata addosso. Sport da gentiluomini.
Iniziamo a scrivere di Radwanska, mentre guardiamo Berdych mentre seguiamo il punteggio di Clijsters.

Alla rete abbiamo rinunciato. Abbiamo spostato la sim dal tablet ad una chiavetta e stiamo cercando di sistemare quanto possibile così. Per fortuna in Italia quei santi che dormono tre ore a notte per due settimane si stanno alzando e ci daranno una mano (promemoria: ricordarsi di fare un monumento ai collaboratori in Italia). Berdych conclude il match e non stringe la mano ad Almagro. Giornataccia anche per lui?

Al media desk mi dicono che chiameranno i nomi della lista per andare a seguire Federer a voce. Non al microfono. Ed il mio desk ovviamente è dall'altra parte della sala stampa, a circa 4 ore di cammino. Che fare? Mi accampo con computer, taccuino e fogli vari sotto il media desk e comincio a lavorare da lì. Mossi a pietà da tanto spettacolo (ed anche perchè sono il primo della lista) mi danno il pass per il centrale quasi subito.

Un boato accoglie Federer sul campo (o forse è Tomic?) mentre mi avvio verso la Rod Laver Arena. Sembrerebbe un buon finale per la giornata e probabilemente sfumeremo in dissolvenza su Federer che entra in campo. Sorvolando sulla rete che finalemente viene ripristinata (parzialmente, lenta, a singhiozzo) proprio mentre arrivo sul centrale. Sorvolando sulla batteria del computer che si esaurisce subito dopo l'inizio del match costringendomi a correre avanti e indietro come un matto per mandare agli italiani il materiale da inserire.

Sorvolando su parecchie altre cose. Un po' come i gabbiani che ogni sera stazionano sulla Rod Laver Arena godendosi lo spettacolo senza pagare il biglietto. Senza dover correre come matti su e giù per l'impianto. Senza altre peroccupazioni per la rete che va e non va. Chissà come si sentono. Magari meno stanchi, ma vuoi mettere la soddisfazione di raccontare la una giornata all'Australian Open passata a correre come un matto su e giù per i campi giocando al cronista?


P.S.
Perchè si dice 'correre come un matto'? Mai visto un matto correre in vita mia. Mah.

Da Melbourne, Daniele Malafarina

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