Francia vs Francia: quando i panni sporchi non si lavano in casa

Coppa Davis

Francia vs Francia: quando i panni sporchi non si lavano in casa

Dopo l’eliminazione in Coppa Davis contro la Gran Bretagna nel 2015 e l’esonero di Arnaud Clement da capitano, sono scoppiate numerose polemiche all’interno del tennis francese, che non accennano a placarsi. Per vincere l’insalatiera la priorità ora è ristabilire la serenità nell’ambiente

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Finale di Coppa Davis 2014. La Francia ospita allo Stade Metropole di Lille la svizzera di Roger Federer e Stan Wawrinka. L’obiettivo per il capitano transalpino, l’ex Top10 Arnaud Clement, è riportare l’insalatiera a Parigi dopo 13 anni. Un’impresa ardua contro i due fenomeni rossocrociati. Clement comunque ha a disposizione tutto il meglio della generazione nata alla metà degli anni ottanta all’interno del “hoctagone”: il potente Jo-Wilfried Tsonga, il talentuoso Richard Gasquet, l’imprevedibile Gael Monfils e l’intelligente Gilles Simon – tutti a caccia della consacrazione in carriere prive di Major. Arnaud si prende pure il lusso di escludere Simon in favore del duttile Julien Bennetau.

Nel primo match Tsonga delude, perdendo in 4 set da Wawrinka. A riportare inaspettatamente il tie in parità ci pensa Gael Monfils che sorprende un Federer palesemente acciaccato. Il doppio è decisivo per i francesi. Ma Gasquet e Bennetau crollano sotto i colpi degli elvetici. Federer chiude poi i conti dominando un timido Gasquet. Prima dell’ultimo incontro si viene a sapere che Tsonga era in realtà infortunato. Non avrebbe dovuto giocare nemmeno il singolare. Clement, dovendo giustificare l’esclusione in doppio, aveva sostenuto che Gasquet/Bennetau era comunque un’opzione. Il presidente della federazione francese Jean Gachassin smentisce però a mezzo stampa il suo capitano, rivelando il problema fisico di JWT.

Ma in fondo la Svizzera era più forte, a prescindere dalla superficie, dal pubblico e dai malanni di Federer. La Gran Bretagna nei quarti di finale nel 2015 però ha un solo top player tra le sue fila: Andy Murray. Gli altri sono dei perfetti sconosciuti. Tanto basta. Simon piega Ward nel primo singolare poi sull’erba del Queen’s si scatena i guerriero scozzese che, con la collaborazione del fratello Jamie, stende i galletti. La Francia è ancora fuori. Sconcertante l’arrendevolezza in doppio di Tsonga e Mahut, i quali dopo un buon primo set si sciolgono come neve al sole.

È evidente che qualcosa non funzioni all’interno dell’Equipe transalpina: giocatori che dovrebbero dare il massimo e che invece sembrano demotivati e poco uniti tra di loro. La denuncia arriva da un uomo Davis come Michel Llodra il quale accusa Tsonga, sulla carta il leader tecnico ed emotivo della squadra, di non aver sostenuto abbastanza Mahut, giocatore non certo celebre per la sua solidità mentale.

Ma secondo i vertici federali il problema non è il tennista di LeMans bensì Clement. Cominciano a girare le prime voci su un suo imminente esonero a favore di Yannick Noah, ultimo francese a conquistare il Roland Garros e già due volte vincitore della Davis da capitano, nel 1991 e nel 1996. Le voci si trasformano in realtà il 18 settembre con il licenziamento di Clement e, quattro giorni dopo, con la nomina di Noah a nuovo capitano.

Quelle crepe nascoste tra capitano e giocatori e tra gli stessi giocatori si tramutano immediatamente in enormi voragini, sbandierate con eccessiva nonchalance ai media francesi. È Clement a scagliare la prima pietra accusando la federazione di aver peccato di “rispetto, etica, integrità e onestà” e ipotizzando che la sua testa sia stata reclamata da qualche tennista. E parte una sorta di Cluedo in cui si cerca di indovinare l’assassino. I sospetti presto convergono proprio su Tsonga che un paio di giorni dopo ammette di “aver avuto delle divergenze” con il suo ex capitano e spende parole di assoluta venerazione per Noah. In seguito viene il turno di Gasquet che si assume le proprie responsabilità per la debacle in terra d’Albione e nega le accuse di complotto. C’è anche chi sta decisamente dalla parte di Clement come Simon e, ancora, Llodra. Gilles, infila uno dei suoi precisi rovesci lungolinea, definendo la federazione “irrispettosa” e, un mese dopo, Michel conclude con la volée dalle pagine della sua autobiografia pubblicata in dicembre, affermando che “sicuramente Arnaud non se lo meritava” di essere trattato così.

Ma l’ex doppista parigino rincara la dose puntando ancora il dito contro Tsonga, reo di pensare di essere al di sopra di tutti gli altri compagni e rompere gli equilibri interni. A quel punto Jo non può più esimersi dal replicare alle frecciate nei suoi confronti. “Pensate che a Londra il capitano riteneva che il miglior giocatore in doppio fosse Mahut! Mi si accusa di non aver aiutato e sostenuto Nico. Ma io penso che quando si gioca un doppio così cruciale bisogna anche riuscire a cavarsela con le proprie forze”, risponde a tono su Tennis Magazine il tennista franco-congolese. Mahut non la prende benissimo e su Twitter ironizza “Io che pensavo che San Nicolas fosse il 6 dicembre. C’è stato un piccolo ritardo quest’anno”. Il riferimento alla dichiarazione di Tsonga è chiarissimo. Nicolas poi articola il suo pensiero sulle colonne de L’Equipe, dicendo di essersi sentito “ferito” dalle parole di Tsonga. Quest’ultimo a sua volta cerca di smontare la polemica addossando la colpa alla testata che, pur di vendere delle copie, avrebbe riportato in maniera errata le sue affermazioni. “Io e Nico siamo in rapporti molto buoni” aggiunge Jo e anche Gasquet e Paire cercano di stemperare le tensioni.

Mentre va in scena questa querelle tra giocatori, il carismatico a autorevole Noah si pone subito come un sergente di ferro che rimetterà ordine nell’equipe transalpina. Non tardano ad arrivare endorsement di rilievo come quelli di Henri Leconte, e Patrick Mouratoglu. Peccato che la prima frizione con i suoi giocatori sia dietro l’angolo. La decisione di disputare in Guadalupe il primo turno dell’edizione 2016 di Coppa Davis contro il Canada di Milos Raonic, suscita infatti le perplessità di Gael Monfils, il cui padre è nativo proprio dell’isola caraibica. LaMonf considera la trasferta troppo lunga dato che molti giocatori sono impegnati nei tornei indoor in Europa in quel periodo e sostiene che lo stesso Raonic gli avrebbe confidato che nel caso fosse stato scelto il vecchio continente come sede lui non sarebbe partito.Noah ha fatto tutto di testa sua, ci ha chiesto un’opinione a riguardo ma non ha per niente preso in considerazione le nostre idee” sbotta Monfils da Melbourne, con gli Australian Open in corso di svolgimento. Noah prima dà la colpa di questa invettiva al torrido sole australiano e poi lascia intendere che Gael potrebbe non essere convocato. Monfils però riceve il convinto sostegno di Simon. Il neo-capitano, consapevole di non poter rinunciare al suo miglior uomo Davis in termini di record (11-2), ci ripensa e chiama LaMonf, affermando di “non essere arrabbiato con lui”.

Se il clima è teso all’interno del team le cose non vanno affatto meglio in federazione. Gachassin in dicembre torna sull’esonero di Clement e rivela di essere stato informato della decisione praticamente a giochi fatti. Il focoso presidente della FFT lancia il suo j’accuse verso il direttore generale Gilbert Ysern che si “è attribuito delle prerogative al di là dei compiti che gli erano stati affidati”. Un tentativo di coup d’état da parte di Ysern? Una resa dei conti per il potere? Fatto sta che Ysern a febbraio viene rimosso dal proprio incarico. L’ex direttore del Roland Garros però non ci sta e, dalle pagine di Le Monde, si difende, parlando di “una campagna di calunnie” nei suoi confronti e definendo il licenziamento “brutale” e “ingiustificato”. La faccenda andrà presto in tribunale. Le grane però per l’ex rugbista Gachassin non sono finite dato che al momento è indagato per una vicenda di consulenze onerose ad amici di amici e spese ben documentate.

Purtroppo non solo la Francia del tennis è vittima di tendenze autolesioniste. Poco tempo fa la nazionale transalpina di calcio è stata scossa da un vergognoso episodio. L’attaccante e giocatore di riferimento Karim Benzema ha partecipato infatti come tramite ad un complotto ordito da alcuni delinquenti ai danni del compagno Mathieu Valbuena. E che dire dell’ammutinamento dei calciatori per protesta contro il discusso CT Raymond Domenech nei mondiali del 2010 in Sudafrica? Per non parlare del coinvolgimento di Michel “Le Roi” Platini nel recente scandalo di corruzione che ha investito i vertici del calcio mondiale.

Insomma sembra che nella Francia sportiva l’individualismo, il protagonismo e la vanità regnino sovrane. Tuttavia Noah e i suoi ragazzi farebbero meglio a ricomporre tutte le fratture in fretta e ad instaurare un clima positivo e costruttivo. Quest’anno con tutti i “Fab 4” che presumibilmente diserteranno la Davis, la Francia avrà infatti un’occasione enorme per ritornare sul tetto del mondo. Un’occasione che non può davvero essere sprecata per colpa di polemiche sterili e di qualche poco nobile trama di palazzo.

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